Ultimamente,
mentre trascorrevo tutto il mio tempo libero scrivendo un libro su
meditazione, consapevolezza, sonno, stress e necessità di ridefinire
la natura del successo, questi temi sono letteralmente esplosi in
ogni ambito della nostra cultura. O forse sono solo io che in questo
senso ho antenne particolarmente ricettive. Il consulente gestionale
Lee J. Colan lo definisce "il fenomeno dell'automobile gialla":
compriamo un'auto gialla, oppure la notiamo soltanto, e di punto in
bianco cominciamo a vedere macchine gialle dappertutto. O impariamo
una parola nuova, e da quel momento la sentiamo usare in
continuazione.
Io
però non credo che si tratti solo di suggestione: è un dato di
fatto che ogni giorno si discute sempre di più dei benefici della
consapevolezza, del sonno e della riduzione dello stress. Non solo
sulle riviste che di questi argomenti scrivono con regolarità, ma in
tutto il panorama dei media.
Cominciamo
dal New
York Times,
che qualche settimana fa ha messo in pagina nella sezione "Sunday
Styles" un bellissimo articolo in cui Teddy Wayne descriveva i
suoi "sette giorni di dieta digitale".
Nel
corso degli ultimi due mesi sono poi usciti diversi articoli
interessanti sul sonno e i suoi effetti: non solo sulla salute della
persona, ma su quella dell'intera società. Alcuni ricercatori della Monash University di Melbourne, per esempio, hanno scoperto che la
mancanza di buon sonno può avere effetti letali, soprattutto per gli
uomini.
Che
cosa succeda esattamente mentre dormiamo e come mai sia così
importante, sono questioni oggetto di studi e in continua evoluzione.
E anche se non sappiamo tutto ciò che il cervello fa durante il
sonno, sappiamo che è comunque molto indaffarato. Come scriveva il
mese scorso Maria Konnikova sul New
York Times,
da tempo sappiamo che dormire è fondamentale nella formazione e nel
consolidamento dei ricordi.
Un
nuovo studio, pubblicato sulla rivista Science,
aggiunge che il nostro cervello non si limita ad archiviare le cose,
ma provvede anche a eliminarle.
Come
il sistema linfatico smaltisce le tossine dei nostri corpi, il sonno
potrebbe svolgere la stessa funzione per la mente. "Pensiamo al
cervello come a un acquario", propone la dottoressa Maiken
Nedergaard, biologa presso la facoltà di medicina della University of Rochester. "Se nell'acquario non c'è un filtro, prima o poi
i pesci muoiono". Nel nostro caso, hanno scoperto la dottoressa
Nedergaard e altri studiosi, il mancato smaltimento delle neuro
tossine, potrebbe accelerare i processi degenerativi dell'Alzheimer e
del Parkinson. Un nesso particolarmente inquietante, se consideriamo
che, rispetto 50 o 1oo anni fa, gli esseri umani dormono in media
una-due ore in meno per notte, e che ben 70 milioni di americani
accusano qualche problema di sonno.
Sempre
sul New
York Times, Sendhil Mullainathan ha recentemente esaminato il sonno da un punto
di vista diverso, ma altrettanto preoccupante: se quasi il 30% dei
lavoratori dichiara di essersi appisolato o di essersi sentito molto
assonnato sul posto di lavoro, e in un momento in cui la cultura del
sovraffaticamento lavorativo non fa che peggiorare, pare logico che
la perdita del sonno abbia ricadute serie sull'economia collettiva.
E
infatti è così: secondo uno studio australiano la mancanza di sonno
sarebbe responsabile di un calo del PIL dello 0,8%. Se lo stesso
dovesse valere per gli Stati Uniti, considerato che nel 2013 il
prodotto interno lordo reale è aumentato solo dell'1,9%, si potrebbe
parlare di un effetto significativo.
Quando
si tratta di trovare soluzioni per la crescita economica, i nostri
leader sembrano spesso addormentarsi al volante, ma a dare una bella
scossa all'economia potremmo essere tutti noi, semplicemente
infilandoci sotto le coperte.
Vi
consiglio anzi un modo per cominciare: accendete la televisione,
scegliete un qualsiasi talk show di attualità, e ascoltate quel che
al giorno d'oggi viene spacciato per dibattito politico. Sarete sulla
buona strada per fare la vostra parte in un programma nazionale di
promozione del sonno.
Arianna
Huffington
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