est consulting

est consulting
Il primo portale dedicato all'investitore italiano in Rep. Ceca e Slovacchia

lunedì 23 dicembre 2013

Auguri a tutti !


Anche quest'anno è corso via più veloce di un bolide di Formula 1. Dicono che è un buon segno perché significa che e stato un anno vissuto intensamente e senza tentennamenti. Mahhh … sarà ! E' stato senza dubbio un anno particolarmente difficile, con alcune soddisfazioni e tanti grattacapi.
Ma rimango sempre un inguaribile ottimista ! Faccio l'imprenditore e non potrebbe essere diversamente.
Vi risparmio discussioni, avvenimenti, situazioni, polemiche, tutto per non scendere nel banale che non è assolutamente mia intenzione in questo post, che vuole essere, consentitemi, una piccola oasi di serenità al culmine di un anno, ripeto, particolarmente difficile.
Vi auguro un sereno Natale, a Voi e a tutte le persone che amate.
Vi auguro un formidabile anno nuovo 2014, di successi, nella vita e negli affari.
Un augurio particolare per Diego, impareggiabile ed insostituibile technological supporter del blog e del sito est consulting.

AUGURI A TUTTI !



sabato 21 dicembre 2013

W il Natale e l'albero di Natale . . . con le palle!

Ritenuto da tutte le culture il simbolo del rinnovarsi della vita, l'albero di Natale ha le sue radici in numerose pratiche e mitologie del più remoto passato, (dai babilonesi agli egiziani), testimoniando quindi una tradizione molto più antica rispetto a quella del cristianesimo.
Anche i Druidi, antichi sacerdoti dei Celti nel quarto e quinto secolo a.C., notando che gli abeti rimanevano sempre verdi durante il periodo invernale, li consideravano un simbolo di lunga vita, onorandoli nella festa del solstizio d'inverno. Nello stesso periodo, sempre tra i Celti, vi era la tradizione dei giochi di Adamo ed Eva, che prevedeva la ricostruzione dello scenario del paradiso terrestre nelle piazze proprio il 24 dicembre, con l'utilizzo di abeti decorati.
Le vere origini restano un mistero, ma l'ipotesi più accreditata per la nascita della versione moderna dell'albero di Natale, sembra essere quella che racconta di quando a Tallin, in Estonia, nel 1441, venne eretto un albero nella piazza principale, attorno al quale ballarono donne e uomini in cerca dell'anima gemella. A Riga, però, una targa testimonia come lì, nel 1510, sia stato addobbato il primo albero di Natale che ancora si erge sulla città.
L'albero entrò nelle case solo nel 17º secolo, nelle regioni a Nord del Reno e nel secolo dopo venne introdotto l'uso delle candele decorative. Il resto d'Europa continuava però a considerarla una tradizione protestante, che veniva quindi rifiutata dai cristiani. Solo nel 1800 l'albero apparve a Vienna in Francia e, poco dopo, anche in Svizzera e in Germania, dove divenne molto famoso grazie al celebre scrittore J. W. Goethe che innamorato di questa tradizione, lo citò nel suo libro "I dolori del giovane Werther".
L'uso dell'abete divenne così comune anche per i cattolici, secondo i quali rappresentava la celebrazione del legno in ricordo della croce che ha redento il mondo, similitudine peraltro già utilizzata nel passato dei missionari cristiani per convertire i popoli germanici in Europa settentrionale. In Italia, il primo albero arrivò nella seconda metà dell'ottocento al Quirinale, per volere della regina Margherita; da quel momento in poi divenne di moda.
In tempi più recenti l'albero ha ispirato numerosi designer, artisti e case di gioielli, che per beneficenza e non soltanto hanno creato vere e proprie opere d'arte in giro per il mondo, persino dove il Natale non è di casa.
L'albero più costoso al mondo infatti, è stato realizzato dal gioielliere Ginza Tanaka a Tokio nel 2011. L'abete, in bella vista nel suo negozio, è stato ricoperto d'oro sotto diverse forme, tra orchidee e cuori, per un valore totale di 2 milioni di dollari e quattro mesi di lavoro.

Sempre rimanendo in oriente e più specificatamente a Hong Kong, nel 2010 un albero realizzato con 20 milioni di cristalli Swarovski e alto 30 mt. regalava uno spettacolo di luce indimenticabile ai visitatori. Quest'anno sarà possibile osservare la nuova creazione della casa di cristalli più da vicino: a Innsbruck infatti, fino al 6 gennaio, la città verrà illuminata dai 170.000 cristalli, che contribuiranno a celebrare il Natale insieme alle 195 bancarelle e ai numerosi appuntamenti previsti, in occasione dei 40 anni di storia di questo mercatino.
Sono invece 20 gli anni che compie la manifestazione "il Natale dei 100 alberi da autore", organizzata da Sergio Valente con il supporto di Franca Sozzani a Roma. Ogni anno stilisti e personaggi del mondo della moda, realizzano alberi natalizi originali e unici da mettere all'asta. I prezzi vanno dai 300 ai 3000 Euro e il ricavato viene devoluto ogni anno a una causa diversa: questo Natale sarà dedicato alla tutela dei bambini orfani di Lampedusa.
Nel caso in cui ci si volesse concentrare solo sulle sue decorazioni c'è l'imbarazzo della scelta, soprattutto se si decide di investire nel proprio albero di Natale, concedendosi degli sfizi preziosi ma buoni. Un esempio è la pallina di alta gioielleria realizzata da Embee Jewels di Londra, in collaborazione con Hallmark Jewellers dopo oltre un anno di lavoro: vanta il prezzo di 82.000 Sterline, (circa 98.000 Euro), raggiungendo così il primato come la più costosa decorazione al mondo, fatta con oro di 18 carati e 1578 diamanti. Il 15% del ricavato viene però donato all'associazione nazionale inglese per l'autismo.
Sempre in tema di decorazioni di Natale, se si dovesse capitare a Londra nella stagione natalizia, un salto da Harrods non potrà mancare: il negozio presenta infatti una delle più vaste collezioni di addobbi al mondo. Se non ci si volesse far mancare proprio nulla quest'anno, Harrods, insieme all'esclusivo hotel Mandarin Oriental Hyde Park, offre un lussuoso pacchetto che include una notte con colazione, vista su Hyde Park, due regali firmati Harrods, una candela di Ormonde Jayne, (famoso profumiere di Londra), è un VIP pass per tutta la famiglia, per incontrare babbo Natale presso la grotta di Harrods.
Il magico soggiorno parte da 535 Sterline, (circa 640 Euro), a notte per due persone.
Se si decidesse invece di rimanere in Italia, si potrà godere di un inverno mite dell'evento "Luci d'Artista 2013" a Salerno, che fino al 19 gennaio illuminerà le piazze e le vie della città per 30 km, come da tradizione negli ultimi otto anni.
Il tema di questo Natale sarà "neve di primavera", per un inverno più floreale, //lucidartista.comune.salerno.it .
 Mercatini Di Natale.
_Guida completa ai mercatini d'Europa e d'Italia www.mercatini-natale.com
_Mercatino di Bolzano www.mercatinodinatalebz.it
_Mercatino di Francoforte www.frankfurt-tourismus.de

mercoledì 18 dicembre 2013

Non è più Natale per tutti !

Fu tutta colpa del Norad, Comando per la Difesa Aerospaziale del Nord America, quello che dovrebbe proteggerci anche dagli alieni. Ma non furono omini verdi o missili nemici quelli che mi misero nei guai. Fu Babbo Natale.
Ogni anno, per mostrare il volto buono dei generali con troppe stelle e troppi missili, il Norad usa i propri radar e satelliti per seguire la galoppata di Babbo Natale, anche noto come Santa Claus, Papà Natale o quel povero disoccupato che per cinque dollari all'ora si mette un barbone di cotone e una panzona finta per fare "Ho-Ho-Ho" nei grandi magazzini. Lo traccia religiosamente, dal Polo Nord, dove abiterà fino a quando il riscaldamento della terra non scioglierà la calotta e allargherà il suo magazzino facendo annegare le renne, al camino di ogni casa.
Sul sito del comando aerospaziale, il 24 dicembre appare un mappamondo dettagliatissimo, con l'immagine dell'immortale vegliardo e della sua carriola trainata da renne, che può essere seguita minuto per minuto.
Nella casa dove abitano tre dei miei numerosi nipoti, accesi il computer la notte della vigilia e cominciai a seguire il viaggio, circondato dai marmocchietti, in spasmodica eccitazione. Almeno impareranno un po' di geografia, mi dissi, vista la leggendaria ignoranza degli americani grandi e piccini in materia.
Tra di loro c'era un bambino biondissimo di cinque anni, compagno di primina dei miei, particolarmente eccitato, insistente e insieme scettico. "Ma viene anche a casa mia?" Mi chiedeva. E io: certamente, carino. "Ma sei proprio sicuro?". E io: sicurissimo… A meno che tu sia stato particolarmente cattivo quest'anno, mi cautelai. "No, no, buonissimo" mi gridava dopo essere corso a verificare la propria fedina penale dai genitori in un'altra stanza. "A che ora?" Insisteva. Quando tu dormi. "Ma sei sicuro?". Sicuro sicuro.
Due giorni dopo scoprii il disastro. Quando incontrai il padre, sorridendomi solo in parte mi disse: "hai combinato un bel casino". Oddio, non aveva soldi per nessun regalo? "No, noi siamo ebrei e non celebriamo il Natale. La mattina del 25 mio figlio piangeva come un disperato, gridando che quel signore, il nonno del mio amico, mi aveva assicurato che…".
Fu una lezione diretta su che cosa significhi vivere in una società multietnica, multireligiosa, multiculturale. Quello che a uno sembra ovvio e scontato, la festa comandata con le odiose jingle bells, il trippone ermafrodita in tailleur rosso, gli agnolotti con le trombe sopra la capanna e poi il cotechino a tavola, non lo è affatto per milioni di altri.
Poiché il periodo è generalmente festivo anche per chi crede che il 25 dicembre sia soltanto la festa dell'equinozio d'inverno, quando la luce ricomincia a sconfiggere il buio, si augurano sempre più Buone Feste. Una cosa che a qualcuno sembra un'inutile resa alla correttezza politica, un cedimento dei propri valori, se si vive in nazioni che sono, furono o fingono di essere cristiane.
Dimenticando che vivono con noi ebrei e atei, musulmani e animisti, buddisti e adoratori del Grande Cocomero, che hanno ogni diritto di festeggiare o di ignorare le ricorrenze altrui, senza sentirsi martellare per settimane con il compleanno di un Dio nel quale non credono. Magari di andare al cinema e ordinare cibo cinese a domicilio, come vuole la tradizione degli ebrei di New York. O di adorare Babbo Natale il cui ruolo nella teologia cristiana resta, almeno a me, oscuro.
"Per avere pace - mi disse il padre di quel bambino che io avevo fatto piangere con il tracciato della slitta sugli schermi radar del Norad - li ho dovuto comperare un regalino e impacchettarglielo con il nastrone. Quando sarà più grande, gli spiegherò perché da noi non vola Babbo Natale".
Comunque, mi salutò con un “Buon Natale”. E “Buone Feste” anche a te, gli risposi, in segno di pace e di scusa. Poi, resta da dimostrare la superiorità mistica del cotechino sul pollo con le noccioline alla cinese.
Ma questo, del rapporto fra cotechini e Natività è un tema profondo per teologi, non per un nonno qualsiasi.

Vittorio Zucconi

domenica 15 dicembre 2013

Grande abbuffata, grande investimento !


 L'idea di una guida per turisti è stata pensata per la prima volta da Andrè Michelin, fondatore nel lontano 1896 dell'omonima azienda francese. La prima pubblicazione ufficiale risale al 1900 ed era limitata solamente al territorio nazionale e pensata per aiutare i pochi conducenti di auto dell'epoca.
Negli anni 20' invece, viene reinventata e si afferma come guida culinaria. Durante questo secolo ha acquisito sempre più fana e credibilità, fino a diventare quasi una bibbia della gastronomia.
La Michelin non è tuttavia l'unica fonte di ispirazione, per chi fosse in cerca di un ristorante di qualità. Anche i lettori della Zagat, (www.zagat.com), non sono mai scontenti della loro guida, così come chi cerca ispirazione nella classifica dei 50 Best Restaurants of the world, (www.theworlds50best.com).
I criteri di valutazione e i metodi di classifica, sono tendenzialmente allineati fra le tre guide, ma differiscono tra loro nella selezione dei giurati. La guida Michelin si basa sul giudizio di ispettori anonimi, ai quali è richiesta assoluta imparzialità ed è addirittura proibito avere contatti con i giornalisti. Il processo di valutazione viene ripetuto ogni anno, regione per regione.
I rating della Zagat hanno le stesse tempistiche ma, si basano su sondaggi tra 250.000 individui che valutano il cibo, l'arredamento, il servizio e i prezzi, su una scala di 30 punti. La classifica annuale di 50 Best Restaurants of the World, viene invece stilata da 837 esperti, tra ristoratori, gastronomi e giornalisti.
Nel caso della guida Michelin, i criteri di valutazione sono: qualità dei prodotti, raffinatezza delle preparazioni, precisione della cottura e dei condimenti. Inoltre vengono presi in considerazione anche la personalità della cucina, come pure la reattività dello chef e della sua squadra e il rapporto qualità-prezzo. Più si sale nella scala delle stelle, più il contenuto del piatto deve essere perfetto, equilibrato e curato.
L'ambiente, il comfort e i servizi, sono invece valutati a parte e classificati in base a forchette, (da una a cinque). Le stelle e le forchette sono indipendenti l'una dall'altra. I ristoranti a tre stelle nel mondo sono 105: il Giappone è il primo paese in classifica con 32 ristoranti. L'Italia ne vanta sette.
Come ogni investitore, anche il buongustaio deve decidere qual' è l'obiettivo del suo investimento: ottima cucina a qualunque prezzo o un buon equilibrio tra qualità e prezzo ? C'è chi ha deciso di non lasciarsi sfuggire nemmeno uno, dei ristoranti a tre stelle Michelin, intraprendendo il giro del mondo con l'unico scopo di sfidare le stelle, comodamente seduto a tavola. Andy Hayler, informatico inglese, ha iniziato l'avventura nel 2004 a sue spese, prima come hobby e poi come secondo lavoro. Ha ripetuto il giro nel 2008 e nel 2010 e ha creato un sito, www.andyhayler.com, che è diventato un punto di riferimento per gli appassionati.
Coloro che desiderano invece una vera e propria classifica, devono rivolgere la propria attenzione al 50 Best Restaurants of the World. Dopo aver conquistato il primo posto per tre anni consecutivi, il Noma di Copenhagen, si è aggiudicato nel 2013 il secondo posto, cedendo il gradino più alto del podio a El celler de Can Roca a Girona. Al terzo posto si è fatto spazio l'italiano Massimo Bottura con la sua Osteria Francescana a Modena.
A livello generale è ancora l'Europa a detenere il maggior numero di ristoranti premiati, grazie anche alla presenza di sette francesi nelle prime 20 posizioni e di cinque spagnoli.
 Questi ristoranti sono spesso rinomati, anche per la fama dei propri chef, che ne sono l'essenza. Oggi giorno però non basta più essere cuochi pluristellati, quando si può essere eletti lo chef del secolo. È questa la nomina conferita a Paul Bocuse dal prestigioso istituto gastronomico Culinary Institute of America, (CIA). Bocuse, 85enne chef francese, è considerato il padre della nouvelle couisine ed è il proprietario del ristorante a tre stelle L'Auberge di Lione.
Oltre al miglior chef del mondo, esiste anche il ristorante più bello del mondo, il Chan. Completamente nero, in alluminio: l'ambiente richiama la cucina panasiatica proposta dal locale, con un tocco di modernità. Chan è annesso all'hotel The Met, a Salonicco, in Grecia, e ha vinto due titoli assegnati come Restaurant&Bar Design Awards nel 2011.
Chi non ha già l'acquolina in bocca ?

venerdì 6 dicembre 2013

Nell'era digitale, senza impronte digitali.

Da un po' di tempo mi fa male un dito. È un sottile senso di indolenzimento dell'indice della mano destra. Ogni volta che avvito la moka ho svito un barattolo, le giunture faticano e mi sento depotenziato o, peggio, infastidito.
Non credo che sia nulla di grave. Magari capita anche a voi. La sensazione permane anche in stato di riposo. È concentrata sulla punta del polpastrello dove la pelle appare indurita e contemporaneamente più sottile. Se la sfioro con il pollice, la sento liscia e consumata come i piedini delle madonne sui portali in bronzo delle chiese, toccati da miliardi di turisti.
Sarà suggestione, sarà che non ci vedo più tanto bene da vicino, ma a volte ho l'impressione che la punta del mio indice destro, si stia consumando e la mia impronta digitale sia in procinto di scomparire. Senza impronta sarò ancora qualcuno?
Decido di andare a fondo, e ci vado davvero perché sprofondo in un mondo. Scopro che le impronte si formano nel feto al settimo mese e persistono, inalterate e inalterabili, per tutta la vita. Esiste, però, una rara condizione - l'adermatoglifia - in cui le impronte digitali, (dermatoglifi), sono assenti. Fino al 2011 i casi accertati riguardano solo quattro famiglie e uno studio recente, condotto su una famiglia svizzera, ha dimostrato che l'anomalia dipende da una mutazione del gene smartcad1. Non l'avevo mai sentito. Mi domando se è perché ne sono privo.
Leggo che già nel 500 a. C. a Babilonia e in Cina, i contratti erano siglati dalle impronte digitali, e che corinti e romani ricevettero lettere firmate dall'impronta di San Paolo. Molto più tardi, nel 1665, lo scienziato Marcello Malpighi, uno dei padri della microscopia, scrisse il fondamentale "De externo tactus organo anatomica observatio", ma fu soltanto la furia classificatoria dell'Ottocento a fare della dattiloscopica una disciplina scientifica è un metodo di indagine criminale.
Un sistema economico e sociale fondato sulla serializzazione della produzione e del consumo, non trovò altro modo di tranquillizzarsi che trasformare in serie l'intero universo, perfino il male compiuto dagli uomini. Ma l'universo è grande e originale. Per imprigionarlo bisogna categorizzare anche le tracce che lasciamo.
Nel 1903 nel carcere di Levensworth in Kansas, si presentarono due prigionieri identici. Stessa età, stessa tonalità di pelle (scura), stessa faccia, stesse misure antropometriche. Perfino il nome era quasi lo stesso: Will e William West.
La sola differenza fu che lasciavano impronte diverse. Negli stessi anni il matematico francese Victor Balthazard, dimostrò che basta comparare 17 punti per avere la quasi certezza, (una possibilità di errore su alcune decine di miliardi), di sbagliare persona. C'è voluto un secolo perché un professore giapponese, Tsutomu Matsumoto dell'Università di Yokohama, mettesse a punto un metodo per clonare le impronte utilizzando una comune resina plastica e una gelatina alimentare, dimostrando la fallibilità dei sistemi di sicurezza basati sulle impronte digitali.
Torno a osservarmi il polpastrello. Mi dico che, forse, è soltanto consunzione. L'era digitale si chiama così per lo spropositato utilizzo delle dita a cui obbliga. I tasti scompaiono, ogni nostra attività passa sulla punta dell'indice. Su e giù, come chele di insetti strani, come pinze di carne e cheratina, su schermi di silicio i nostri polpastrelli sfiorano, aprono finestre e le chiudono, digitano lettere, sfregando all'infinito, miliardi di volte al giorno.
È meglio tornare all'analogico. Intendo il dito nell'inchiostro, e lo premo su un foglio bianco. Di quella specie di codice a barre aggrovigliato e ritorto che definisce chi sono, non c'è più traccia. Nessuna spirale o ellissi. Tutto appare in nero e indifferenziato. Senza impronta sono ancora qualcuno ?
Afferro una lente d'ingrandimento. Al centro c'è una zona oscura e tondeggiante, che ha la forma familiare di una mela morsicata.

Giacomo Papi

lunedì 2 dicembre 2013

Grossi affari con le macchine da scrivere !

La ricerca di un modo per meccanizzare la comunicazione e non dover trascrivere a mano i propri pensieri, fece sì che nella seconda metà dell'ottocento la macchina da scrivere sostituì amanuensi e scrivani. La scrittura meccanica rispondeva alle esigenze di velocizzare e facilitare il sistema di comunicazione a tutti e allo stesso tempo di dare una maggior ufficialità ai documenti. Non si sa con esattezza chi sia stato effettivamente il vero inventore. Tra i molti nomi spunta quello di Giuseppe Ravizza, che nel 1846 creò un modello destinato inizialmente ad aiutare i non vedenti a scrivere.
I nostalgici del ticchettio della macchina da scrivere, oggi possono rallegrarsi per il valore delle loro collezioni. Heinrich Poth, di Amburgo, per esempio afferma: "Quando ho comprato 15 anni fa una macchina AA2, costruita nei primi anni del secolo scorso, ho pagato 550 marchi. Oggi il suo valore si aggira intorno ai € 2000".
Anche se la domanda e l'interesse sono in continua crescita, vi sono numerosi fattori che frenano l'aumento di valore di questi oggetti. Secondo Poth "Oggi vengono ereditati così tanti pezzi che su Internet vi è sicuramente un eccesso di offerta di gente interessata unicamente a guadagnarci. Chi è alla ricerca di veri gioielli a prezzi ancora accessibili, ha quindi maggiori possibilità di successo nei mercatini delle pulci che sul Web".


Per capire quale sia il valore effettivo di una macchina da scrivere è innanzitutto necessario considerare l'anno di fabbricazione. Le macchine del 19º secolo sono le più richieste. Quelle fabbricate dopo il 1920 sono via via meno interessanti. Un altro criterio di valutazione è il colore dell'oggetto. La maggior parte delle macchine da scrivere veniva prodotta nella tonalità del nero o del grigio; i colori rari come il rosso sono pertanto molto richiesti.
Un altro elemento distintivo è la celebrità dei vecchi proprietari, soprattutto se in passato queste macchine sono state strumenti per la creazione di famosi romanzi. In questi casi il loro valore potrebbe raggiungere cifre da capogiro, come è successo durante l'asta di Christie's a New York nel 2010: sotto il martello sono finite infatti una macchina manuale Hermes 3000 usata da Jack Kerouac, il padre della Beat Generation, aggiudicata per $ 22.500 e una Olympia Electric 65C utilizzata da John Updike, l'autore di "Corri, coniglio" battuta per $ 4375. Il record mondiale resta però legato all'Olivetti appartenuto alla romanziere americano Cormac MaCarthy e venduta per $ 254.500 nel 2009 durante un'asta a New York.
Con questa macchina furono scritti gran parte dei suoi libri, compresi "La strada", "Non è un paese per vecchi" e "Meridiano di sangue".
Un altro modello di grande valore e la macchina da scrivere Malling Hansen, inventata dal danese Hansen nel 1865, la quale vanta una particolare e insolita forma a palla, tale da renderla più veloce. Questa palla era stata ideata con l'obiettivo di consentire una comunicazione rapida ai sordomuti. Il filosofo Friedrich Nietzsche ne ordinò una durante il suo periodo di cecità.
Anche questo esemplare è finito sotto il martello nel 2002, ed è stato venduto per 131 mila euro, mentre generalmente il valore di questo modello è stimato intorno ai € 50.000.
Questo è superato nel prezzo solo da pochissime altre macchine da scrivere, come quelle in legno del carpentiere austriaco Peter Mitterhofer. Attualmente, tuttavia, sono introvabili e pertanto il loro valore può raggiungere numeri e cinque cifre. Più economica ma interessante è anche l'Hammonia, prodotta in Germania nel 1882. Di tale modello ne esistono solo pochi esemplari e il prezzo si aggira intorno ai € 20.000.
La macchina da scrivere sembra tornare in voga non solo tra i collezionisti; secondo Business FM, un'emittente radio russa, il servizio segreto russo ha recentemente investito 490.000 rubli, (circa € 11.000), per acquistare 20 macchine da scrivere elettroniche, complete di cartucce e nastri. Infatti una cosa è certa: anche se le vecchie macchine da scrivere sono più lente, battono i computer nella sicurezza. Le fughe di notizie via sistemi informatici sono impossibili.

In mostra

Nel museo Nicolis in provincia di Verona è possibile ripercorrere la storia della macchina da scrivere dal 1880 sino a metà del 1900, grazie a una preziosa raccolta di 80 diversi modelli. Visita: www.museonicolis.com