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giovedì 30 maggio 2013

Come battere il Telemarketing !


C'è un modo di mentire a fin di bene. E se in vita tua hai guardato molta TV, dove tutti fingono e mantengono comunque un'aura di rispettabilità, dopo un po' impari alla perfezione. Il capolavoro, di cui ci vantiamo con gli amici al bar, è stato l'altro giorno : un'azienda che vende surgelati ha provato a indurci all'acquisto via telefono di alcuni prodotti.
Dopo un attimo di stordimento, siamo tornati padroni della situazione e la frase è stata : “Guardi, è un caso stranissimo, ma lavoro proprio nel settore surgelati. Lei mi capisce ...”. Dopo 2 secondi il molestatore si è eclissato, un po' in malo modo.
La tecnica è stata affinata negli anni con quelli dei gestori telefonici. “Siamo della XY e vorremmo parlarle della nuova vantaggiosa offerta ...”. Ci vuole tempismo, devi entrare in quell'esatto momento : “Ah si, mi deve scusare, guardi, non è la prima volta. Ha detto XY ? Purtroppo lavoro per la HZ, sa com'è ho un contratto obbligato ...”.
La sorpresa la percepisci sempre all'altro capo del filo, ma ci sono giornate in cui ti senti più ispirato. E per esempio dici : “Guardi, non posso entrare nel dettaglio, ma io lavoro nel settore delle comunicazioni e non potrei proprio cambiare la mia utenza ...”. Lì, avverti dall'altra parte qualcosa di più. “Lavoro nelle comunicazioni”, e soprattutto “non posso entrare nel dettaglio”, può anche significare che sei nei servizi segreti e che l'importuno che ti sta telefonando è meglio si tolga di torno alla svelta.
Alla fine ti salutano e si scusano molto : se poi hai avuto l'accortezza di usare la lingua italiana con un certo tono e correttezza, scopri che il chiamante non è abituato a una cosa simile e il suo rispetto cresce ancora.
Prima o poi ci sgameranno, il giochino è ormai usurato : ma nelle stanze segrete stiamo collaudando altre tecniche, di cui parleremo molto più avanti.

Antonio Dipollina



mercoledì 22 maggio 2013

Orizzonte rosa. Mi trucco e poi scappo dall'italica malinconia.


Scritti di donna, per le donne e con le donne. Un punto di vista diverso, particolare, non spurio, sempre originale.
Questo è “Orizzonte rosa” !
Inizio oggi la pubblicazione di racconti e pensieri, scritti da donne, più o meno note del giornalismo italiano,che affrontano i vari argomenti che angosciano la società italiana e non solo.
E lo fanno in quella maniera che solo le donne conoscono.
Buona lettura dunque . . .

 
Io mi ricordo l'entusiasmo e i sacrifici, ben accetti, che servivano a realizzare i buoni propositi. E la mia testa era sempre abbarbicata sull'albero dei sogni. Amici e compagni di università speravano con me. La vita era fatta di scelte : molte di più di quelle che i nostri genitori immaginavano quando siamo nati. Sentire i miei nonni parlare di guerre, viaggi in Canada in nave, di fedeltà ai propri valori : questo mi fa capire quanto la nostra generazione abbia parametri di riferimento diversi.
Siamo nati con i diritti già conquistati. Ho sempre potuto votare, dire e indossare ciò che volevo. L'ottimismo degli anni 80' con cui siamo cresciuti ci ha regalato la spensieratezza, ma oggi credo ci abbia privato della capacità di capire un'Italia sull'orlo del fallimento.
Non sappiamo viverla questa crisi, che è economica, ma anche sociale e morale. Quando ho scritto il post per il blog La27ora, (in cui raccontavo che mio padre al mio trentesimo compleanno mi ha consigliato di emigrare), non avevo idea di quanti giovani condividessero i miei pensieri, né immaginavo ci fossero così tanti genitori pronti a lasciare partire i loro figli.
Non volevo lamentarmi, ma condividere le sensazioni che provo mentre leggo i giornali, che ritraggono un paese al lavoro per sostenere folli spese, mentre il tasso di povertà è all'11% e la disoccupazione giovanile al 36%. La mia generazione sorride poco : non trova lavoro, non ha accesso al credito bancario, non riesce a coltivare passioni, ed è sempre più alienata e incapace di apprezzare le piccole cose, con una solitudine che cresce senza bussola.
Mi riferisco a una diffusa malinconia italiana, che non trova sfogo in una rivoluzione, ma cresce sottovoce nei sogni dei miei coetanei per una vita diversa, da cercare sotto cieli stranieri.
Oggi lavorare in Italia significa adattarsi a compromessi inaccettabili, come stipendi irrisori rispetto all'impegno richiesto. Mi sono accorta che, quando esco con i miei amici, si finisce sempre a parlare di andare via o restare. Non voglio sostenere la fuga in massa dal nostro paese, anzi ! E non voglio nemmeno affermare che questa crisi a più sfaccettature non sia condivisa dagli altri 30enni europei. Forse, però, andare via per un po', capire cosa succede lontano da qui, può aiutarci a trovare strumenti nuovi per cambiare ciò che non va.
Abbiamo la sensazione che poche cose siano dalla nostra parte e ci sentiamo la generazione che pagherà gli errori delle precedenti. Questo peso genera una disillusione che rende cinici, rallenta l'entusiasmo e svuota i cassetti dei progetti comuni.
Il cinema, il cibo, il turismo e la moda sono le nostre risorse più preziose e sono in parte trascurate. A volte sembra che ai piani alti si abbia paura di cambiare ciò che non funziona. Bisognerebbe credere nella forza e nel contributo che i giovani possono dare al futuro italiano, recuperando la cultura che rende educati e gentili nei confronti della vita e del prossimo.
Queste qualità purtroppo non sono dei vaccini prescritti alla nascita, ma vanno nutrite fino da piccoli, partendo dalla scuola. Costruire una civiltà rispettosa e consapevole e continuare a inseguire una felicità realizzabile : questa è la speranza della mia generazione.


Margherita Cardelli

giovedì 16 maggio 2013

Miseria e fedeltà. Sei povero? Sei fedele! Sei ricco? Sei infedele!



Accertato ormai da decenni di esperienza e di importanti ricerche socio-demo-psico-pettegole, che maschi e femmine tendono a tradire l'amante o il coniuge con una frequenza molto simile, spunta ora, come tributo al doloroso momento economico, una nuova questione legata al dominatore dei nostri pensieri : il portafoglio.
Tradiscono di più i ricchi o i poveri ? Esiste una relazione fra il reddito, (quello vero, non quello dichiarato), e la fedeltà ?
Il più recente lavoro di ricerca condotto per conto della Nbc su ben 140mila coppie americane sposate o in relazioni stabili, ha prodotto una serie di risultati molto curiosi e meno banali delle “pari opportunità” di corna, puntando al rapporto fra censo e corna e alle variazioni sull'antico tema proposte dalle nuove tecnologie.
Il criterio dell'”andare a letto” come forma decisiva e incontrovertibile di infedeltà si è esteso : la grande maggioranza degli interrogati, il 70%, considera anche il “websexing”, l'intrattenere un rapporto via web anche senza mai vedersi di persona, come infedeltà.
Sono centinaia i casi documentati di rapporti virtuali intrattenuti picchiettando sulla tastiera di un computer che sfociano a letto, anche dopo mesi o anni. Sorprende la durata della relazione proibita. Il tipico affair, l'avventura, la scappatella, non supera quasi mai la settimana, poco più di una sveltina con tempi supplementari, e sono quasi sempre le donne a chiudere in fretta la parentesi. E a dispetto della classica gag da commedia, il “cielo ! Mio marito !” con l'amante frettolosamente rinchiuso nel guardaroba, soltanto il 2% dei fedifraghi è stato sorpreso dal partner in flagrante delicto.
Non è neppure vero che “lo facciano tutti” o “tutte”. Se i traditori sono abbastanza numerosi, soprattutto dopo i primi cinque anni di matrimonio o di fidanzamento, (un tempo il prurito arrivava il settimo anno, oggi si fa tutto più in fretta), è ammirevole notare che mogli, mariti, fidanzati sono molto più fiduciosi e meno sospettosi di quanto dovrebbero essere. Soltanto una persona su tre dubita della fedeltà altrui, ma una su due è tradita.
Ma ecco nascosto nella montagne di cifre e percentuali, il piccolo dato che potrebbe, malinconicamente, consolare gli italiani che vedono la propria situazione economica scivolare verso il leggendario baratro. L'infedeltà è direttamente proporzionale al reddito. Chi più guadagna più cornifica.
Qui, la divergenza fra maschi e femmine appare netta. Per le donne, la situazione sociale o finanziaria non induce in tentazione e le signore ricche non sono più infedeli delle loro sorelle meno fortunate, forse perchè – insinua la ricerca senza dirlo esplicitamente per non apparire politicamente scorretta – le donne tendono ad acquisire successo e quattrini più avanti negli anni, quando il loro look, nonostante investimenti in bisturi e sostanze tossiche, si affievolisce.
Oltre i 300mila dollari di reddito annuo – 240mila euro – le infedeltà maschili cominciano invece ad assumere dimensioni epidemiche : oltre il 60%. Di nuovo, l'età ha una parte importante. L'uomo di successo che raggiunge i piani alti nella propria professione o nel conto corrente, conserva più attrattiva sull'altro sesso, anche senza metterci il “fattore potere”, e ci arriva proprio quando la sacra fiamma della passione coniugale si è un po' spenta.
L'offerta di tentazioni cresce insieme con il guadagno, il rango, il successo, proprio mentre si indebolisce il legame fisico con la propria compagna o moglie. Nell'affair, sia pure rapido, i maschi brizzolati cercano la riaffermazione della propria potenza e i benefici secondari del proprio potere. Le donne attempate, ma importanti, domandano, più che il sesso e l'estasi, la conferma della propria superstite capacità di attrazione e seduzione.
Sul versante opposto della scala sociale, soltanto il 20% degli uomini e delle donne con redditi inferiori ai 50mila dollari, attorno ai 38mila euro, confessano di avere tempo, la voglia, la possibilità di lanciarsi in avventure amorose o acrobazie fuori dal nido. Il che, se proprio vogliamo essere positivi od ottimisti, è una specie di buona notizia. Forse.
Se i salari diminuiscono, se la promozione non arriva, se il precariato continua, se il negozietto boccheggia, se vi licenziano, se l'azienda chiude, rallegratevi, signore e signori. Avrete il vostro partner tutto per voi.
La fedeltà come forma di cassa integrazione ?

Vittorio Zucconi

martedì 14 maggio 2013

Web sotto attacco, quando al potere non piace la libertà di pensiero.



E’ da quando han preso coscienza delle potenzialità della Rete che i politici han cominciato a rimuginare su come ingabbiarla. La sola idea che il Web funzioni a meraviglia grazie all’autoregolamentazione, ad una rispettabilissima “netiquette” liberamente accettata dai navigatori, alla sua capacità di rinnovarsi e rigenerarsi per merito della libera inpresa di chiunque vi investe tempo e denaro e di chi compra servizi li manda ai pazzi.
Dopo il fallimento del progetto di legge presentati a suo tempo da D’Alia & Compagnia bipartisan, e da qualche altro reprobo della libertà, ora l’attacco alla libertà online arriva per via giudiziaria. Due notizie mi hanno particolarmente colpito oggi:

1- Massimiliano Tonelli, 34anni, è stato condannato a nove mesi per via dei commenti altrui postati nella pagina Facebook da lui creata e intitolata “Cartellopoli”, realizzata per promuovere la lotta al degrado urbano della Capitale. Mentre la sentenza è di un paio di mesi fa, solo oggi il Tribunale di Roma ha reso note le motivazioni per le quali il blogger è stato condannato: “per istigazione a delinquere e apologia di reato“. La denuncia è partita da una società di affissioni.

2- Lui si chiama Alessandro M., è emiliano e nei giorni scorsi aveva scritto un tweet ironico nei confronti di Laura Boldrini, secondo quanto racconta Gian Marco Chiocci sul Giornale. E a quanto pare gli è costato caro: di fronte al mandato controfirmato dal pm romano Luca Palamara è stato invitato a togliere sia l’immagine-beffa sia alcune frasi a commento di quanto evidenziato nel suo blog, su Facebook e Twitter. Frasi tipo questa: «Popolo del tweet, inviamo un fotomontaggio ose’ al presidente Laura Boldrini, che ci denunci tutti, come in Corea». Non l’avesse mai scritto. Non immaginava, il tapino, che nulla sfugge al pool della polizia postale ad personam. Quell’invito lanciato per sollevare un problema che va da tutt’altra parte rispetto il «femminicidio» alimentato dalla Boldrini, è stato intercettato. E lui stesso racconta: «Non ci volevo credere quando ho visto arrivare gli agenti».

Laddove la censura fallisce, insomma, arriva l’intimidazione, esercitata con i “potenti mezzi dello Stato di polizia”, vale a dire il codice penale e le forze dell’ordine, che fan sempre correre qualche brivido sulla schiena anche a più temerari. Come ha scritto Luca Troiano, analizzando i fenomeni di censura elettronica da parte dello Stato nei confronti di Internet, “l’informazione è potere, e le tecnologie del XXI secolo ne hanno incrementato le potenzialità al punto da trasformarla in arma capace di sollevare una rivoluzione. Youtube, Facebook e Twitter sono diventati le nuove armi della mobilitazione di massa ; i blogger hanno preso il posto degli imbonitori di piazza, e i social network quello dei vecchi moti carbonari. Ora che il genio è uscito dalla bottiglia, a preoccuparsi delle conseguenze che questa risorsa fuori controllo politico può generare non sono più soltanto i regimi autoritari, bensì anche quelli liberali. A cominciare proprio dagli Stati Uniti”.
Figuratevi in Italia. E’ bastato arrivasse una comunista integral-femminista, fintamente buonista e politicamente corretta, a presiedere la Camera per scatenare la guerra alle libere opinioni. Del resto è comprensibile, la Boldrini è democratica, la Rete invece è libertaria.

Arturo Doilo

Leggi QUI l'articolo originale.

venerdì 10 maggio 2013

Il fascino delle macchinine Matchbox. E le quotazioni anche ...


La passione per i modellini di auto della famosa casa produttrice Matchbox può durare una vita. Ad oggi la fabbrica ha prodotto circa 3 miliardi di macchine e 12mila modelli diversi, per la gioia di varie generazioni.
Ma non si tratta solo di semplici giocattoli : edizioni straordinarie e pezzi rari possono diventare infatti oggetti da collezione unici, battuti all'asta per cifre da capogiro. Un esempio è la Lamborghini in miniatura messa all'asta nel 2012, con un prezzo di partenza pari a 3,5 milioni di Euro. Questo pezzo unico è stato costruito dal modellista tedesco Robert Gulpen, famoso per le sue piccole macchine di lusso, stravaganti e ricche di dettagli.
La replica in scala 1:08 della Lamborghini Aventador, è realizzata in carbonio sulla falsariga della versione reale. Particolarmente suggestive sono le pietre preziose utilizzate per la costruzione del vano motore e le luci anteriori e posteriori in diamanti. Nel complesso questo modello vanta pezzi in oro e platino e 1400 pietre preziose che da sole avrebbero un valore pari a 2 milioni di Euro. E' il modello di auto più costoso al mondo.
A causa delle rigide regole della scuola, la figlia maggiore di Jack Odell, un impiegato della Lesney Products, poteva portare in classe solo un giocattolo delle dimensioni di una scatola di fiammiferi. Odell decise quindi di donarle un mini rullo compressore in ottone fatto da lui. L'entusiasmo scatenato da questo regalo tra i compagni di classe, portò Odell a proporre alla sua azienda una linea di produzione di giocattoli in miniatura. Nacque così la leggendaria Matchbox di cui Odell diventò padre e socio.
Odell traeva fonte di ispirazione per le creazioni dei suoi modelli, da lunghi viaggi presso i principali siti di produzione di molti marchi automobilistici. Uno dei progetti di maggior successo, fu la riproduzione della carrozza utilizzata il giorno dell'incoronazione dalla regina Elisabetta II.
Negli ultimi decenni l'interesse dei bambini per le auto della Matchbox è fortemente diminuito, tanto da mettere la società in serie difficoltà economiche. I collezionisti però non si sono mai scoraggiati, sempre alla ricerca di modelli speciali nei cataloghi pubblicati decine di anni fa. Per questa categoria nostalgica di collezionisti, Matchbox ha realizzato una serie speciale dal nome “Yesteryear”, che comprende le riproduzioni di modelli storici di auto. Sebbene in passato la produzione si basava sul successo dei modelli reali di auto, oggi i pezzi più preziosi sono quelli che allora ebbero meno successo e la cui produzione quindi era stata particolarmente esigua.
Il miglior modo per poter valutare un acquisto, è quello di consultare i cataloghi direttamente disponibili dai produttori e sui siti internet. Le auto ancora confezionate nella scatola originale e senza segni d'uso sulla confezione o sulla macchina stessa, sono sicuramente quelle di maggior valore e raggiungono facilmente i 200 Euro. Pertanto è consigliabile non lasciare giocare i bambini con le macchinine : una volta danneggiate, infatti, perderanno di valore. Inoltre sono molto sensibili alla luce artificiale : occorre quindi evitare esposizioni a un'illuminazione troppo forte e a distanza ravvicinata. Oltre alla Matchbox vi sono altre case produttrici di modellini famose a apprezzate dai collezionisti, come Marklin, Dinky, Corgi e Schuco Siku.


Macchinine online :

www.modelliniauto.com , guida e storia con bellissime gallerie fotografiche
www.carmodel.com , ottimi affari
www.mondomodelcars.it , mercatino online


lunedì 6 maggio 2013

Social network ed emozioni. L'umanità assente.

Uno era zoppo. Si presentava alle sessioni di laurea con la macchina fotografica a tracolla e scattava, discreto come un falco. Un altro aveva il codino. Si vedeva che aveva avuto sogni rock, invece si guadagnava da vivere in provincia con i matrimoni. Alle giostre, da bambino, ce n'era uno grasso. Forse è lo stesso che nel 1971 mi ha fotografato a cavallo di un pony in bianco e nero. Avere una foto triste sul pony è uno dei pochi diritti universali rimasti.
Apparivano ovunque i fotografi di professione. D'estate battevano le spiagge, d'inverno immortalavano la buona società in abito da sera a teatro. Qualche giorno dopo gli scatti comparivano nelle vetrine dei foto-ottica. Per più di cent'anni i fotografi hanno avuto la funzione di fissare i momenti importanti della vita – battesimi, comunioni, foto di classe, lunapark, giostre, lauree, funerali – appostandosi nei luoghi in cui gli istanti potevano diventare memorabili.
All'ultima festa a cui sono stato, i fotografi professionali non erano stati invitati. In compenso c'erano tantissime macchine digitali e un'infinità di telefonini. Era in maschera, tema anni 30-40, c'erano parrucche e cappellini, velette, tirabaci e labbra a cuoricino, baffi posticci e marinaretti, ma si ballavano i Village People e Raffaella Carrà, (quando passerà di moda la discomusic anni 70'?), e si fotografava a man bassa. “Come mi annoia chi si diverte”, scrisse nel 1955, dopo una festa, Gafyn Llawgoch, l'anarchico gallese, all'amico poeta Kawasaki. All'ultima festa, però, a divertirsi nessuno sembrava nemmeno provarci.
Ho osservato due single quarantenni del tutto impermeabili ai maschi che non hanno fatto altro per tutta la sera che fotografarsi a vicenda, oppure insieme, le teste vicine, le facce deformate da un'allegria in posa. Nessuno si baciava, strusciava e corteggiava. Tutti parevano impegnati soprattutto ad apparire allegri nelle foto che postavano con i telefonini, perchè la festa apparisse divertente agli amici dei social network.
Si trattava di una specie di recita collettiva a beneficio di Twitter e Facebook. L'umanità assente, l'umanità altrove, appariva molto più influente di quella presente in carne e ossa, e per di più in costume. Perchè ?
Grazie a internet, oggi, un pubblico non si nega a nessuno. Così tutti mettono in scena la cronaca mondana di se stessi. E' un'ipnosi collettiva grazie alla quale ognuno può fingersi famoso e gli altri possono fingere di credergli. A patto di essere ricambiati. La soddisfazione trasloca altrove.
Accade spesso, ormai : per esempio, quando si commenta la TV su Twitter, preferendo alle battute di chi ti sta vicino quelle di uno sconosciuto che scrive chissà dove. Ma la distanza è una droga che dilaga e vanifica il momento presente.
E' un'onda inarrestabile iniziata decenni fa, quando il telefono diventò lo strumento per parlare, quando i turisti iniziarono a fotografare i paesaggi invece di vederli e in sala parto comparvero padri con la videocamera per registrare la nascita dei figli invece di viverla.
L'idea è che l'emozione in corso sia meglio archiviarla per goderne in futuro, al momento giusto, seduti in poltrona, oppure incassarla all'istante, mostrandola alla propria community perchè tutti si rendano conto di quanto sappiamo essere allegri o arguti. Ogni momento, così, appare memorabile. Anche se non viene vissuto. Perchè se il presente esiste per essere fotografato, pubblicato e commentato, arretra a teatro di posa.
La felicità è sempre stata un orizzonte. E' sempre stata irraggiungibile. Per millenni ha abitato dopo la morte, in Paradiso. Poi, hanno detto che stava alla fine della storia, nella società giusta. Oggi è il “Mi piace” di Facebook. Si è trasferita al di là del touch screen, sui social network dove tutti sembrano così desiderosi di convincere gli altri di avere una vita piena da svuotare, istante dopo istante, quella che stanno vivendo.

G.P.