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lunedì 29 aprile 2013

I vaccini provacano l'omosessualità. Parola di illustre cattedratico.


Non tutti forse sapranno cos'è un “Meetup”. Semplificando diciamo che è un luogo di confronto su internet che è diventato uno dei principali strumenti di comunicazione in rete per attivisti e simpatizzanti di Movimento Cinque Stelle.
Sul Meetup Lombardia 5 Stelle è molto attivo Gian Paolo Vanoli, che sul proprio sito si definisce tra le altre cose “naturopata, giornalista investigativo, specializzato in sanità da 40 anni”. E' lui che ha fatto scoppiare un caso dopo un'intervista rilasciata al sito vice.com in cui uno degli argomenti era la sua battaglia contro l'obbligatorietà dei vaccini, che è anche un tema caro a Beppe Grillo.
Vanoli, durante la conversazione con il giornalista Matteo Lenardon, ha spiegato che i vaccini somministrati ai bambini, sono pericolosi per il sistema immunitario e causano danni di ogni tipo, tra cui l'omosessualità.
Quando il vaccino viene introdotto nel bambino”, ha spiegato Vanoli, “questo poi cresce e cerca di trovare una propria personalità, e se questa viene inibita dal mercurio o dalle sostanze vaccinali che si introducono nel cervello, diventa gay. Il problema lo sentiremo soprattutto nelle prossime generazioni, perchè quando abbiamo un omosessuale che genera una figliolanza, questi si porteranno dietro il Dna dell'ammalamento del genitore. Perchè l'omosessualità è una malattia, anche se l'Oms ha deciso che non l'ho è. Chissenefrega ! La realtà non è così. Ogni vaccinazione produce omosessualità, perchè impedisce la formazione della personalità. E' una microforma di autismo, se vogliamo. Lei vedrà quanti omosessuali ci saranno nelle prossime generazioni, sarà un disastro !”
Se il sig. Vanoli non è stato vaccinato da piccolo, vien da chiedersi cos'altro abbia preso per arrivare a formulare la sua singolare teoria. Registro comunque l'immediata presa di distanze da queste affermazioni diffusa dai consiglieri regionali lombardi e dal consigliere comunale Mattia Calise del Movimento Cinque Stelle. Ecco quanto hanno scritto in una precisazione inviata in merito all'intervista di Vanoli : “Precisiamo innanzitutto che il meetup è una piattaforma di libero accesso che non coincide con il Movimento Cinque Stelle. Ci corre l'obbligo inoltre di avvisare voi e i vostri lettori, del fatto che il sig. Vanoli ha nella sua intervista rilasciato dichiarazioni che nulla hanno in comune con i principi, le idee e il programma del M5S. In particolare troviamo molto offensiva la parte in cui viene definita l'omosessualità una malattia. Tali affermazioni, contrastano radicalmente con quanto più volte il M5S ha dichiarato a riguardo attraverso i suoi portavoce. Non ci sembra corretto che il pensiero isolato di una persona (…) possa essere confuso con quello di un gruppo, che da anni lavora al fianco di professionisti per elaborare percorsi virtuosi sul territorio”
E per fortuna che hanno fatto questa precisazione, aggiungo io.
E' proprio vero : “La madre degli ignoranti, è sempre incinta !”

domenica 14 aprile 2013

Dal Titanic alla Concordia. Inizio e fine di un secolo.


101 anni fa, il 14 aprile 1912, affondava il Titanic. Il Novecento iniziava con un naufragio, ma il secolo era così baldanzoso che fu appena un inciampo e la tragedia fu convertita all'istante nella pubblicità al telegrafo.
Il 16 aprile il London Times scrisse : “Il segnale di pericolo del mostro ferito risuonò per le latitudini e le longitudini dell'Atlantico, e da ogni parte le sue sorelle, grandi e piccole, s'affrettarono in suo soccorso.”
Il New York Times proclamò : “Se non fosse per l'uso quasi magico dell'aria, la tragedia del Titanic sarebbe rimasta avvolta in quel mistero che fino a poco tempo fa era il potere del mare.” Il mistero era svanito.
Nel 1912, un secolo fa, il nostro tempo iniziò. Nessuno poteva fermare il futuro. Gli aerei decollavano, le grandi navi salpavano e una rete di voci avvolgeva il pianeta. Le macchine inghiottivano spazio e tempo. A ottobre a Parigi si sarebbe tenuta la Conferenza Internazionale sul Tempo e gli umani, in ogni parte del mondo, incominciarono a vivere secondo un unico tempo uniforme.
La motivazione era economica. Merci e persone dovevano spostarsi con qualche certezza sull'orario. L'ora diventò legale. “Intorno al 1870”, scrive Stephen Kern in Il tempo e lo spazio (Il Mulino), “se un viaggiatore da Washington a San Francisco avesse voluto regolare il suo orologio in ogni città per la quale passava, avrebbe dovuto farlo oltre 200 volte”.
Il I° luglio 1913 alle ore 10 del mattino, la Tour Eiffel lanciò il primo segnale orario mondiale. Dopo millenni di più o meno, era nata la puntualità. Qualcuno provò a protestare. Nel 1881, in American Nervousness, il medico George Beard si scagliò contro gli orologi da polso : “Un ritardo di pochi attimi potrebbe distruggere le speranze di tutta una vita”. Un cronista profetizzò : “Gli uomini saranno accecati dall'eccesso di luce elettrica e impazziranno per il ritmo delle comunicazioni”.
Qualcuno pensò di ribellarsi. L'Agente Segreto di Conrad ruota intorno al progetto di un attentato dinamitardo contro il meridiano di Greenwich.
Forse tutto finì il 28 aprile 1912, quando la polizia uccise Jules Bonnot, l'anarchico che con la sua banda, qualche mese prima, aveva realizzato la prima rapina in automobile della storia, (che fu anche, grazie a un cineamatore di passaggio, la prima a essere filmata).
Se il Novecento iniziò nel 1912, nessuno può ancora dire quando è finito. E quando è iniziato il 2000. Forse siamo ancora dentro un secolo fa. Il tempo, però, è cambiato. Procede a scatti. Ha smesso di scorrere. Gli orologi meccanici sono passati di moda e le lancette sono state sostituite dai numeri al quarzo. “La sera mi piace caricare il mio orologio”, scrive il poeta Junichiro Kawasaki all'amico Gafyn Llawgoch, “Quando giro la rotella tra pollice e indice mi pare di riavvolgere il passato e di preparare il futuro. Mi pare che la giornata trascorsa si arrotoli e inizi a dipanarsi il domani.”
Il presente”, scrisse il filosofo William James, “non è un filo di coltello, ma un tetto a due spioventi, dotato di una certa sua ampiezza, su cui sediamo appollaiati, e da cui guardiamo nel tempo in due direzioni”.
Oggi lo spiovente pende solo da una parte. Verso il passato. Il futuro è svanito. Il tempo si presenta come una raffica di fotografie che per un secondo occupano il campo visivo e invadono la nostra attenzione, ma poi scompaiono sostituite da altre e da altre e da altre ancora.
E' un infinita successione di diapositive slegate, che non possono formare sequenze, soltanto violenti shock istantanei. E' difficile perfino affondare. Anche il naufragio è un fermo immagine. Da mesi una nave immensa se ne sta addormentata a poche metri da terra, reclinata su un fianco. Sulla riva la gente si mette in posa e si fa fotografare.

G.P.



martedì 9 aprile 2013

Edda, femminista ante litteram. A 18 anni dalla scomparsa.

Non lo farai veramente uccidere, vero?” Chiede Edda a suo padre Benito Mussolini. Ma il Duce, intransigente, complice il Fuhrer, fa fucilare senza pietà, suo genero, Galeazzo Ciano, ex Ministro degli Esteri, ritenuto un traditore. Il fidanzamento tra Edda e suo marito ha sùbito la benedizione del Duce, che prima osteggia la relazione della figlia con un tenente tedesco e poi blocca il matrimonio con un nobile romagnolo, tale Pierfrancesco Orsi Mongelli, figlio di un imprenditore di Forlì.
Questi, prima delle nozze, aveva chiesto al Duce a quanto ammontasse la dote della figlia. Dieci giorni dopo dalla rottura del fidanzamento con il nobile, ad un ballo della principessa Resi Valguarnera di Villermosa, a Roma, Edda conosce Ciano.
E’ amore a prima vista, che ha il via libera da Mussolini. Il matrimonio viene celebrato il 24 aprile del ‘30, all’ottavo anno dell’era fascista con molto fasto, a tre mesi dal loro incontro. Lei vent’anni, lui ventisei. Nel corso della cerimonia Edda in abito di satin bianco a colonna sembra presagire il destino crudele che si abbatterà sulla sua famiglia, Galeazzo in tight è felice. In viaggio di nozze i due vanno a Capri, ma sarà in quell’occasione che arriveranno i primi problemi tra di loro, già tanti per il loro diverso carattere. Lei, infatti, dal linguaggio spiccio, è la prima ad indossare i pantaloni, a tagliare i capelli alla garconne, a giocare a golf e a tirare con l’arco. Una femminista ante litteram.
Lui é un uomo mondano, ricchissimo livornese che ha tentato anche di sfondare come critico teatrale e drammaturgo, ma che poi ha scelto la carriera diplomatica aiutato dal padre, Costanzo Ciano, intimo amico di Mussolini. Come si diceva, i primi screzi nascono presto. La prima notte di nozze, che Edda trascorre chiusa nella stanza da bagno. Solo più tardi si scoprirà la verità. E cioè che era frigida. Lo psichiatra che l’avrà in cura nella clinica di Malevoz in Svizzera, dove Edda viene ricoverata, impazzita dal dolore per la perdita di Ciano, lo accerterà. E’ molto difficile capire come abbia potuto avere tre figli: Fabrizio, Raimonda e Marzio, che morirà piccolo. I primi anni di matrimonio, durato quattordici anni, sono sereni. Ma nel settembre del ’30 Galeazzo viene distaccato in Cina con l’incarico di console generale a Shangai. Tre anni prima si diceva che avesse avuto una relazione con quella che diventerà la moglie di Edoardo VIII, Wallis Warfield Simpson. Ciano vive una dolce vita. Mentre Edda si dà al gioco d’azzardo. Dopo la nascita di Fabrizio i due sembrano davvero innamorati. Ma con gli anni i due diversi caratteri li faranno sempre più allontanare.
La loro vita è costellata di amanti non tanto mascherati. Diventano una coppia aperta. Ciano si rivela un tombeur de femmes. Si dice abbia avuto duecento amanti, più di Mussolini, di cui se ne contano centosessantanove. Riesce a fare conquiste grazie al suo potere. Prima diventa sottosegretario alla Stampa e Propaganda, poi a 56 anni onnipotente ministro degli Esteri, il più giovane d’Europa, che a Palazzo Chigi si farà allestire una camera da letto o piuttosto un’alcova, imitando Mussolini a Palazzo Venezia.
Edda, intanto, fa finta di niente. Sembrerà indifferente. Anche se un giorno andrà a confessare la sua disperazione al padre che la dissuaderà da ogni tentativo di separazione. Edda non ha ruoli in politica e sembra impreparata al potere. Si arruola volontaria nella Croce Rossa. Intanto comincia il declassamento di Ciano per dissenso dalla politica estera filo-nazista del Duce. Il “generissimo” viene retrocesso ad ambasciatore della Santa sede. Alla seduta del Gran Consiglio del 25 luglio del ’43 Ciano vota contro il suocero. È uno dei diciannove congiurati, convinto che il fascismo sarebbe potuto sopravvivere non soltanto al suo fondatore, ma anche all’ingloriosa sconfitta che si andava profilando. Tutto è finito per Ciano, di cui Mussolini ha già decretato la morte per fucilazione.
Edda prega tante volte il padre di risparmiare suo marito. Il Duce è irremovibile. Edda chiede aiuto ai tedeschi. Ma il suo progetto di fuggire con Galeazzo e i bimbi a Madrid, sotto la protezione del generalissimo Franco, cade. I nazisti conducono Ciano e la famiglia in Germania, al cospetto di Hitler che non ha mai avuto simpatie per il genero del suo alleato. Galeazzo sarà fucilato l’11 gennaio del ’44. Nel corso dell’esecuzione, filmata dai tedeschi, Ciano si gira lento a guardare il plotone di esecuzione, fissa bene negli occhi i suoi assassini. Edda, sarà messa in salvo con i suoi bambini da Emilio Pucci, il creatore di moda fiorentino che li accompagnerà al confine. La figlia del Duce sopravviverà al marito per cinquantuno anni. Saprà per caso della morte del padre nella clinica, dove era stata portata in seguito alla morte di Ciano.
Quel giorno sceglierà dall’armadio un vestito rosso in segno di gioia. Rosso come il sangue. Ed uscirà per una passeggiata. Morirà nell’aprile del ’95. Non pronuncerà mai la parola perdono, “ma- scrive Laura Laurenzi nel suo libro Amori e furori (Bur), lo assolverà nell’82 nella trasmissione televisiva “Tutti gli uomini del Duce”. Dirà: “Affezionata è dire poco, direi che è la sola persona che ho amato nella mia vita. Amato…l’amore vero è stato mio padre”.
Cinzia Ficco


Leggi QUI l'articolo originale.

sabato 6 aprile 2013

Cipro : "E' la terza guerra mondiale !"

Ho amici di vecchia data a Cipro, ancora dai tempi dell'Istituto Nautico. Io marinaretto e loro, Nico e Oriana, laureandi in Architettura.
Ovvio che con quello che si è sentito ultimamente sulla crisi di Cipro, abbia ripreso i vecchi numeri di telefono e li abbia sentiti quasi ogni sera, capendo la loro preoccupazione, il loro disagio, la loro paura.
Una frase di Nico mi ha colpito più di qualsiasi altra : “Questa è la terza guerra mondiale !” E io la penso esattamente nella stessa maniera.
Qui di seguito un articolo interessante che ho scritto per est consulting, e che ho deciso di riportare anche qui sul blog, perchè la situazione cipriota, scatenata da quegli animali barcollanti che sono la Comunità Europea e l'Euro, possa servirci da momento di riflessione sulla reale opportunità e utilità della comune moneta unica.
Ci avevano detto che sarebbe stata una grande opportunità di benessere e ricchezza e invece si è dimostrato essere un fallimento ! Si esatto, non esito a definirlo così. Ci sono i ¾ dei paesi del mondo che “tirano”, nonostante le loro deboli monete e le loro minuscole banche centrali, mentre tutti i paesi di Eurolandia vivono la più grande depressione finanziaria dai tempi della seconda guerra mondiale.
Questo io lo chiamo fallimento !
Oppure, come dice Nico, siamo nel bel mezzo di un teatro di guerra, la terza guerra mondiale. Una guerra non combattuta con i mitra e i cannoni, una guerra silenziosa, combattuta con la moneta e le banche.


venerdì 5 aprile 2013

Alla riconquista della terra : i "bionieri".


C'era una volta il milanese stressato, quello degli stereotipi, che dopo anni di frenesia, smog e superlavoro decideva, (o sognava), di aprire un agriturismo in campagna. Ecco, dimenticate quel milanese : i bionieri sono ben altro. O forse ne sono un'evoluzione naturale e assai radicale.
Il nome è intuitivo, accorpa pionierismo e bio. In Italia, lo troviamo in rete sul sito bionieri.ning.com, dedicato a creare networing tra coloro che ambiscono, come recita il sottotitolo, a vivere “ai confini tra selvatico e coltivato”. In inglese si dice bioneer, esiste come termine dagli anni 90' e, su Facebook, il gruppo omonimo conta oltre 17mila iscritti.
Ma chi sono questi bionieri ? Potremo dire che sono i nuovi contadini, soprattutto giovani, con forte coscienza sociale, vocazione alla sussistenza, attenzione alle pratiche di sostenibilità. Si ispirano a ideali come la “decrescita felice”, (consumare meno, autoprodursi e abbracciare stili di vita più armoniosi), il downshifting, (meno frenesia lavorativa e più qualità della vita), e l'alimentazione etica. Ma soprattutto, anche se isolati in campagna/montagna, sono organizzati in una rete internazionale.
Un movimento globale dunque, anzi glocal : dalla profonda provincia italiana a quella americana passando dai social network.
Colpiscono i dati Coldiretti : nel secondo trimestre del 2012, i giovani agricoltori sono aumentati del 4,2%, registrando il primo aumento dopo 10 anni. Lo conferma Nicola Motolese, presidente dei giovani di Confagricoltura : “Oggi più che di contadini parliamo di imprenditori agricoli, le cui imprese spingono su innovazioni e tecnologia, su energie rinnovabili e bio. E sono guidate da giovani con un alto grado di formazione”.
La campagna con il suo carico di lavoro manuale, non è più un'alternativa allo studio : tra gli agricoltori con meno di 30 anni, i laureti sono il 36,5%, mentre il 56% ha un diploma di scuola media superiore. Quasi 60.000 aziende agricole, oggi, sono guidate da giovani sotto i 35 anni, secondo Unioncamere.
L'attenzione dei bionieri alle buone pratiche di coltivazione è incentivata anche dal mercato. L'attenzione a ciò che mettiamo nei nostri piatti è sempre più alta. E anche l'Unione Europea tende a finanziare le nuove imprese agricole che scelgono di coltivare bio. Lo conferma Andrea Furlan, del programma di Sviluppo Rurale dell'Emilia Romagna : “L'agricoltura è finanziata di più se c'è un certo tipo di consapevolezza ambientale e circa il 95% delle aziende bio riceve anche i finanziamenti del programma”.
Certo, i bionieri sono ancora solo una goccia nell'oceano : “E' vero che sono aumentati i giovani agricoltori, ma la maggior parte sono figli di contadini e imprenditori agricoli : pochi ancora quelli che scelgono la campagna provenendo da altre esperienze”, sottolinea Furlan. “In fondo però anche il bio è cominciato così, come un microscopico movimento negli anni 80'. Ma da nicchia è diventato un vero fenomeno”, conclude Andrea Furlan.
A caratterizzare i bionieri è l'uso del web. Per scambiarsi informazioni pratiche, confrontare esperienze, suggerirsi libri, nonché dibattere i temi più caldi. Si va dalla permacoltura, (un metodo di coltivare la terra il più possibile in armonia con l'ecosistema), allo scambio di semi, (una pratica diventata “sovversiva”, da quando una direttiva della CE ha riservato la commercializzazione e lo scambio di sementi alle multinazionali dei brevetti sementieri, vietandolo agli agricoltori), dal veganesimo alla decrescita.
C'è anche chi utilizza la rete per raccontare la propria esperienza. Come Nicola e Noemi di Orti di Carta, una fattoria progetto nata a Lessolo, in provincia di Torino. Lui lavorava nella ristorazione, lei come architetto, poi la svolta : dal capoluogo piemontese si sono spostati in campagna, prima cercando di sperimentare tutti i tipi di autoproduzione poi costituendo un'associazione.
Tutte le fasi del loro cambio di vita sono condivise su un sito raffinato www.ortodicarta.eu


martedì 2 aprile 2013

Occhio ai "lurker", i guardoni dei social !


Spiagge assolate e mare trasparente. Teneri abbracci con l'amata/o. O ancora amabili quadretti di famiglia con pupi biondi e sorridenti. Negli album di Facebook sono i temi più ricorrenti. Scenette dedicate agli amici in nome di una condivisione friendly di momenti felici. Ma siamo davvero sicuri che dall'altra parte dello schermo la risposta emotiva degli altri sia così divertita e trasparente ?
Niente affatto, almeno secondo quello che racconta uno studio congiunto di due università tedesche, la Humboldt di Berlino e la Technical di Darmstadt. I sentimenti che nascono sui social network, per un utente su tre, sono tutt'altro che piacevoli : guardare nelle vite altrui può portare a provare invidia e gelosia, rabbia, frustrazione. Emozioni negative che possono addirittura indurre, in alcuni casi, alla depressione. Perchè accade e come ci si può difendere ?
A sentirsi peggio, rivelano gli autori dello studio, sono le persone che “navigano” in silenzio : quelli che, dopo aver chiesto l'amicizia, spariscono in un'ombra virtuale senza più fare un commento o mandare un messaggio. Distratti, assenti ? Niente affatto … Anzi ! I “lurker”, (da una parola inglese che significa appostarsi), passano il tempo a spulciare i profili altrui, con morbosa assiduità. Se nel tuo garage c'è un'auto nuova o sei appena tornato da una vacanza “sol y movida”, a loro stai certo che non sfuggirà.
Alcuni arrivano a fare il conto di quanti messaggi di auguri ricevono gli amici per il compleanno, o di quanti “mi piace” e commenti raccolgono le loro foto e i loro post. Il tasto “mi piace” può rivelarsi particolarmente pericoloso : secondo un'altra ricerca, realizzata dalla Columbia University e dall'ateneo di Pittsburgh, negli USA, il numero eccessivo di commenti positivi può avere effetti indesiderati. E, a quanto hanno riscontrato i ricercatori, lo strascico poco piacevole è un'ondata di malevolenza e risentimento.
Il mondo astratto dei social network, secondo gli esperti, ha però delle conseguenze concrete nel mondo reale, di tutti i giorni. Fa diventare un po' più cattivi e sicuramente fa cadere qualche freno inibitore dando il via a scoppi di rabbia a volte sorprendenti.
La rete amplifica l'aggressività di certi comportamenti”, spiega Matteo Lancini, psicologo e socio dell'Istituto “Minotauro”, “... e ne aumenta gli effetti. Un solo insulto, quello che prima si rivolgeva a un piccolo gruppo di persone, attraverso i social network raggiunge un pubblico più vasto. Fa quindi più male a chi lo riceve e crea più danni”.
Alcuni mesi fa ha fatto scalpore il caso di Flora, una 17enne presa di mira da altre adolescenti su Twitter con epiteti pesantissimi ; la sua colpa ? Quella di aver vinto un biglietto gratis per il concerto degli One Direction, la band idolo delle ragazzine.
Questo vale soprattutto per Twitter”. Le parole usate per cinguettare sono molto potenti : si possono esprimere sentimenti fortissimi in 140 caratteri”, commenta Lancini. E va detto che neanche gli adulti si dimostrano più maturi. Sulle piattaforme virtuali dei social assumono comportamenti simili a quelli dei ragazzini”.
Con tante sorprese per i loro conoscenti che ne scoprono così la parte più infantile.

C.M.