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martedì 2 aprile 2013

Occhio ai "lurker", i guardoni dei social !


Spiagge assolate e mare trasparente. Teneri abbracci con l'amata/o. O ancora amabili quadretti di famiglia con pupi biondi e sorridenti. Negli album di Facebook sono i temi più ricorrenti. Scenette dedicate agli amici in nome di una condivisione friendly di momenti felici. Ma siamo davvero sicuri che dall'altra parte dello schermo la risposta emotiva degli altri sia così divertita e trasparente ?
Niente affatto, almeno secondo quello che racconta uno studio congiunto di due università tedesche, la Humboldt di Berlino e la Technical di Darmstadt. I sentimenti che nascono sui social network, per un utente su tre, sono tutt'altro che piacevoli : guardare nelle vite altrui può portare a provare invidia e gelosia, rabbia, frustrazione. Emozioni negative che possono addirittura indurre, in alcuni casi, alla depressione. Perchè accade e come ci si può difendere ?
A sentirsi peggio, rivelano gli autori dello studio, sono le persone che “navigano” in silenzio : quelli che, dopo aver chiesto l'amicizia, spariscono in un'ombra virtuale senza più fare un commento o mandare un messaggio. Distratti, assenti ? Niente affatto … Anzi ! I “lurker”, (da una parola inglese che significa appostarsi), passano il tempo a spulciare i profili altrui, con morbosa assiduità. Se nel tuo garage c'è un'auto nuova o sei appena tornato da una vacanza “sol y movida”, a loro stai certo che non sfuggirà.
Alcuni arrivano a fare il conto di quanti messaggi di auguri ricevono gli amici per il compleanno, o di quanti “mi piace” e commenti raccolgono le loro foto e i loro post. Il tasto “mi piace” può rivelarsi particolarmente pericoloso : secondo un'altra ricerca, realizzata dalla Columbia University e dall'ateneo di Pittsburgh, negli USA, il numero eccessivo di commenti positivi può avere effetti indesiderati. E, a quanto hanno riscontrato i ricercatori, lo strascico poco piacevole è un'ondata di malevolenza e risentimento.
Il mondo astratto dei social network, secondo gli esperti, ha però delle conseguenze concrete nel mondo reale, di tutti i giorni. Fa diventare un po' più cattivi e sicuramente fa cadere qualche freno inibitore dando il via a scoppi di rabbia a volte sorprendenti.
La rete amplifica l'aggressività di certi comportamenti”, spiega Matteo Lancini, psicologo e socio dell'Istituto “Minotauro”, “... e ne aumenta gli effetti. Un solo insulto, quello che prima si rivolgeva a un piccolo gruppo di persone, attraverso i social network raggiunge un pubblico più vasto. Fa quindi più male a chi lo riceve e crea più danni”.
Alcuni mesi fa ha fatto scalpore il caso di Flora, una 17enne presa di mira da altre adolescenti su Twitter con epiteti pesantissimi ; la sua colpa ? Quella di aver vinto un biglietto gratis per il concerto degli One Direction, la band idolo delle ragazzine.
Questo vale soprattutto per Twitter”. Le parole usate per cinguettare sono molto potenti : si possono esprimere sentimenti fortissimi in 140 caratteri”, commenta Lancini. E va detto che neanche gli adulti si dimostrano più maturi. Sulle piattaforme virtuali dei social assumono comportamenti simili a quelli dei ragazzini”.
Con tante sorprese per i loro conoscenti che ne scoprono così la parte più infantile.

C.M.

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