Spiagge
assolate e mare trasparente. Teneri abbracci con l'amata/o. O
ancora amabili quadretti di famiglia con pupi biondi e sorridenti.
Negli album di Facebook sono i temi più ricorrenti. Scenette
dedicate agli amici in nome di una condivisione friendly di momenti
felici. Ma siamo davvero sicuri che dall'altra parte dello schermo
la risposta emotiva degli altri sia così divertita e trasparente ?
Niente
affatto, almeno secondo quello che racconta uno studio congiunto di
due università tedesche, la Humboldt di Berlino e la Technical di
Darmstadt. I sentimenti che nascono sui social network, per un
utente su tre, sono tutt'altro che piacevoli : guardare nelle vite
altrui può portare a provare invidia e gelosia, rabbia,
frustrazione. Emozioni negative che possono addirittura indurre, in
alcuni casi, alla depressione. Perchè accade e come ci si può
difendere ?
A
sentirsi peggio, rivelano gli autori dello studio, sono le persone
che “navigano” in silenzio : quelli che, dopo aver chiesto
l'amicizia, spariscono in un'ombra virtuale senza più fare un
commento o mandare un messaggio. Distratti, assenti ? Niente
affatto … Anzi ! I “lurker”,
(da una parola inglese che significa appostarsi), passano il tempo a
spulciare i profili altrui, con morbosa assiduità. Se nel tuo
garage c'è un'auto nuova o sei appena tornato da una vacanza “sol
y movida”, a loro stai certo che non sfuggirà.
Alcuni
arrivano a fare il conto di quanti messaggi di auguri ricevono gli
amici per il compleanno, o di quanti “mi piace” e commenti
raccolgono le loro foto e i loro post.
Il tasto “mi piace” può rivelarsi particolarmente pericoloso
: secondo un'altra ricerca, realizzata dalla Columbia University e
dall'ateneo di Pittsburgh, negli USA, il numero eccessivo di commenti
positivi può avere effetti indesiderati. E, a quanto hanno
riscontrato i ricercatori, lo strascico poco piacevole è un'ondata
di malevolenza e risentimento.
Il
mondo astratto dei social network, secondo gli esperti, ha però
delle conseguenze concrete nel mondo reale, di tutti i giorni. Fa
diventare un po' più cattivi e sicuramente fa cadere qualche freno
inibitore dando il via a scoppi di rabbia a volte sorprendenti.
“La
rete amplifica l'aggressività di certi comportamenti”, spiega
Matteo Lancini, psicologo e socio dell'Istituto “Minotauro”, “...
e ne aumenta gli effetti. Un solo insulto, quello che prima si
rivolgeva a un piccolo gruppo di persone, attraverso i social network
raggiunge un pubblico più vasto. Fa quindi più male a chi lo
riceve e crea più danni”.
Alcuni
mesi fa ha fatto scalpore il caso di Flora, una 17enne presa di mira
da altre adolescenti su Twitter con epiteti pesantissimi ; la sua
colpa ? Quella di aver vinto un biglietto gratis per il concerto
degli One
Direction,
la band idolo delle ragazzine.
“Questo
vale soprattutto per Twitter”. Le parole usate per cinguettare
sono molto potenti : si possono esprimere sentimenti fortissimi in
140 caratteri”, commenta Lancini. E va detto che neanche gli
adulti si dimostrano più maturi. Sulle piattaforme virtuali dei
social assumono comportamenti simili a quelli dei ragazzini”.
Con
tante sorprese per i loro conoscenti che ne scoprono così la parte
più infantile.
C.M.
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