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sabato 22 novembre 2014

Investimento in buca ! Collezionismo e gioco del golf.

Il golf offre tante emozioni non solo agli sportivi, ma anche ai collezionisti. Alla base per gli uni e per gli altri, vi è sempre però la pallina. Mentre per i primi è necessaria per giocare, per i secondi è la pietra miliare del collezionismo. La bisnonna di tutte le palline, e pezzo super ricercato, è un involucro di pelle rigida riempito di materiali di scarto, (il più delle volte piume di pollo), utilizzato a cavallo del 15º e del 16º secolo. Per averla i collezionisti sono disposti a sborsare anche 15.000 euro.
La prima testimonianza scritta dell'esistenza del golf risale al 1545, anno in cui l'olandese Pieter van Afferden ne diede nota all'interno dei suoi scritti, dove descriveva l'essenza del gioco, ovvero buttare una palla all'interno di una buca. Gli scozzesi, i quali si fregiano e rivendicano la paternità di questo sport, nonché di averli conferito regole e norme, fondano invece le loro certezze su alcune immagini del 18º secolo, in cui vengono ritratte alcune persone intente a giocarvi.
Il primo Golf Club scozzese però risale già al 1600, quando questo sport cominciò a prendere sempre più piede. Tuttavia, all'epoca, per quanto fosse famoso, le regole non erano ancora ben conosciute e consolidate tra gli appassionati e questo portava ogni comunità ad adattarle di volta in volta a seconda dei propri gusti, avvantaggiandosi del fatto che non vi fosse nulla di scritto.
Col tempo, una volta che i golfisti iniziarono a confrontarsi con altri giocatori provenienti da altre regioni, si rese necessaria la redazione di norme condivise : l'Edimburgh Golfers fu il primo regolamento osservato da più comunità. Questo Statuto Albertino del golf, obbligava i giocatori professionisti all'osservanza di 13 semplici regole, così da garantire la lealtà durante la partita.
Il primo golf club di origine non scozzese, nacque invece a Londra nel
1776 : gli inglesi, senza perdere tempo, lo esportarono anche nelle regioni cui erano ancora legati dalle loro ambizioni imperialiste; così nel 1820 sorse il primo campo da golf extra europeo a Bangalore, in India.
Di lì in poi questo sport divenne sempre più conosciuto è praticato, portando alla costituzione di golf club in Irlanda e Francia nel 1856, in Australia nel 1870, in Canada nel 1873 e in sud Africa nel 1885. Tre anni più tardi, il 22 febbraio 1888, data del compleanno di George Washington, il golf si stabilì anche negli Stati Uniti. In Italia invece si è iniziato a praticare solo nel 1900.
Col tempo e con l'avanzare delle conoscenze tecnologiche, anche gli strumenti con cui giocare migliorarono; le prime mazze erano rigorosamente fatte a mano, con legno di noce o di frassino e con un club head - gergo tecnico che indica la parte che colpisce la pallina - di melo o pero. I giocatori più facoltosi facevano produrre su commissione, delle mazze da golf ricavate da un unico pezzo di legno di noce, tipologia di legname molto costosa.
Il britannico William Maine è considerato il pioniere nella costruzione delle mazze da golf, tanto che Re Giacomo I d'Inghilterra nel 1603, lo nominò unico e solo produttore per la casa reale. Non era certo un lavoro semplice, difatti sono molteplici i fattori da tenere in considerazione. Di primaria importanza è innanzitutto il terreno sul quale questa mazza andrà a colpire la pallina.
Altre limitazioni alla produzione, sono dettate dalle regole che disciplinano il gioco. Inoltre per esempio, le palle da golf costituite da piume, molto in voga verso la metà del 19º secolo, si sarebbero danneggiate facilmente al primo impatto con una mazza di ferro; questo impose la costruzione di mazze di materiali differenti, a seconda della consistenza della pallina che sarebbero andate a impattare.
Le mazze da golf di metallo come le conosciamo oggi, hanno visto la luce solo intorno al 1870, quando i progressi tecnologici in campo metallurgico, permisero ai produttori di fornire agli appassionati strumenti di divertimento decisamente più resistenti e duraturi, con dei prezzi che ne permettessero l'acquisto non solo ai ceti nobili o benestanti, ma bensì a tutti gli appassionati.
Quando nei primi anni del 20º secolo le mazze da golf in metallo divennero sempre di più largo consumo, la produzione di quelle di legno venne lasciata ai piccoli artigiani locali.
Entrare a contatto con il mondo del golf, vuol dire anche interessarsi alla sua storia; il golf, infatti, mette a disposizione degli appassionati un quantitativo di cimeli straordinario, tra cui mazze fatte a mano, vecchie tavole recanti scritte le regole di gioco del tempo, palline colorate, coppe, giornaletti dei club e, infine, anche le tessere che i grandi campioni utilizzavano per entrare a fare pratica all'interno dei club.
Per gli appassionati di questa branca del collezionismo, non c'è limite agli oggetti che è possibile raccogliere. Il risultato di questo ampio mercato, sono i prezzi elevati che possono raggiungere molti di questi oggetti. Per esempio, una mazza da golf d'epoca, può arrivare a costare anche 150.000 euro. Parlando di particolarità, però, niente è più raro e difficile da ottenere di quelle strane scarpe che venivano fatte indossare ai cavalli, quando accompagnavano i giocatori sul green, così che gli zoccoli non rovinassero il terreno provocando inopportune gibbosità.

Il Caddy

l'evoluzione tecnologica ha portato ad avere una mazza da golf
per ogni tipo di terreno e necessità; dall'unica che si utilizzava gli inizi, oggi se ne usano fino a 14. Pertanto è diventata necessaria la figura del caddy per trasportarle.

Il golf in Italia
per quanto il golf in Italia non sia mai stato uno sport nazionale, negli ultimi anni ha beneficiato di un'impennata a livello di notorietà. Portabandiera di questa crescente passione, sono stati i fratelli Molinari che, nel 2009, divennero la prima coppia italiana ad aggiudicarsi la Coppa del Mondo di golf, disputatasi durante l'Omega Mission Hills World Cup in Cina. Matteo Manassero invece, nonostante la giovane età, nel 2013 ha conquistato il BMW PGA Championship sul campo di Wentworth Club, diventando il più giovane vincitore nella storia del torneo.



giovedì 13 novembre 2014

Andrea Tripepi, il pseudo-scrittore, è inequivocabilmente malato di mente.

Che avessi a che fare con un alienato disturbato mentale, paranoico ossessivo grafomane, me ne ero già accorto. Ma ora, parlando di Andrea Tripepi, il pseudo-scrittore, il pseudo-commerciante di vini, il pseudo-ricercatore scientifico, il pseudo-giornalista ecc. ecc. la cosa diventa veramente più complicata perché ho, anzi abbiamo, la prova provata, anzi filmata, che il Tripepi è seriamente malato di mente. Ho avuto l'enorme pazienza di sorbirmi tutti i 10 min. dell'osceno sermone e mi sono veramente rattristito.
Rattristito perché ho avuto consapevolezza di come la malattia mentale attacchi senza pietà chiunque. Tralasciamo l'abbigliamento, che assomiglia vagamente ad una tuta di costrizione, tanto per rimanere in tema manicomio, con quei pantaloni e quella oscena maglietta a righe, vogliamo parlare della location, della scenografia ? Seduto su una panchina, in parte alla strada e con una bottiglia di vino davanti. L'apoteosi del cattivo gusto ! Ma poi le frasi sconnesse, senza senso, le pause lunghissime, le continue incertezze, i tentennamenti, quel ridicolo gesticolare con le dita. E soprattutto il viso, attenzione ho scritto viso non muso.
Il "viso" sofferente di Andrea Tripepi
Il viso scavato, magro, la fronte ampia e la fissità dello sguardo nel vuoto, tutti sintomi oltre che del più totale vuoto mentale, di una grandissima sofferenza interiore. E per questo che Andrea Tripepi mi fa pena, perché ora più che mai mi rendo conto che sta seriamente soffrendo, è gravemente malato e sta combattendo la più difficile delle battaglie : quella del suo equilibrio psichico e del porsi finalmente in armonia con se stesso e l'universo. Auspico seriamente che qualcuno vicino a lui, qualcuno che li vuole bene, si adoperi nell'aiutarlo perché ne ha tanto bisogno. Dal canto mio, ripeto, il Tripepi mi fa solamente pena, perché capisco che è una persona seriamente sofferente e nulla mi sento di aggiungere a quello che ho già scritto in merito, clicca QUI, a parte oramai la consapevolezza di non avere a che fare con un deficiente, bensì con una persona gravemente malata. Solamente due precisazioni voglio fare. Quando scrivo che uno è un nazista, che uno è senza arte né parte, che qualcuno è stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, lo faccio perché ho dei riscontri oggettivi, degli articoli di giornale, dei rapporti di polizia locale, dei links, e quindi corrispondono a episodi veri, reali e vanno riportati nell'ambito del diritto di cronaca.

Per quanto riguarda l'assistente di PS Tripepi, padre di Andrea, mentre posso apprezzare la difesa col cuore che il figlio fa al padre, un comportamento che gli fa onore evidentemente, dall'altro lato non posso che riportare alcuni fatti e cioè che lo stesso assistente è stato più volte sottoposto a provvedimenti disciplinari ed è stato anche pre-pensionato, che nell'ambito degli operatori di pubblica sicurezza equivale al licenziamento. Motivo ? Alcune sue “aderenze” con una famiglia malavitosa locale, (clicca QUI, QUI, QUI e anche QUI facendo attenzione alla pagina 22). Le aderenze poi, generano anche inimicizie e ostilità dall'opposta fazione, e questo giustificherebbe il trasferimento dell'Andrea, in quella Repubblica Ceca che tanto visceralmente ha dimostrato di odiare, solamente per tenerlo il più lontano possibile dalla Calabria. Concludendo che l'Andrea Tripepi sia seriamente malato di mente c'è ne siamo accorti tutti, ma la malattia mentale, oltre all'aspetto, per così dire pittoresco, ha anche, purtroppo, un aspetto drammatico e pericoloso.
Mi riferisco ai vari messaggi intimidatori via Facebook e ai commenti calunniosi su questo blog. Ora il Tripepi è stato cacciato da tutti i gruppi Facebook, poiché non riesce a controllarsi e inizia a delirare scrivendo periodi aberranti e offensivi verso tutti e verso tutto ; le shoot che pubblico sono solo un esempio. Io personalmente l'ho bloccato perché il mio account Facebook era continuo bersaglio della sua follia distruttiva. Utilizza un nome falso : Piero Rana. Ho dovuto bloccare anche questo nominativo. Comunque voglio mostrarvi i testi di alcuni messaggi Facebook inviati, uno ad una mia collaboratrice, la cui unica colpa è stata quella di avermi difeso durante una “crisi” dell'Andrea Tripepi :

Questo messaggio invece mi è stato inviato sul mio account prima che bloccassi Piero Rana alias Andrea Tripepi :
 Questo invece è uno dei tanti commenti anonimi sul blog :
Questo per dire pubblicamente che se la cosa dovesse continuare su questa “brutta china”, non esiterò a difendere la mia persona, la mia attività e i miei collaboratori in tutte le sedi civili e penali sia italiane che soprattutto ceche, notoriamente molto più efficienti e molto meno indulgenti verso la pazzia di quelle italiane.
Il resto è … incommentabile ! 

Aggiornamento

Andrea Tripepi, dopo aver fallito la sua esperienza in Rep. Ceca, non è andato in Australia, (dove le regole di immigrazione sono severissime come la maggior parte di voi saprà), ma fa il maestro in un paesino del Friuli.
Ora il mio pensiero va a quei poveri alunni; per fortuna che avranno modo di rifarsi nelle scuole superiori con degli insegnanti migliori, si spera.
E poi penso che la madre degli statali e purtroppo sempre incinta e che imprenditori inevitabilmente si nasce, non si diventa.

Aggiornamento n. 2 (23/05/2015)

Vi informo che il video non è più disponibile, poiché è stato rimosso dietro preciso ordine dell'autorità giudiziaria inquirente, in quanto oggetto di azione penale. Dopo l'ennesimo attacco calunnioso di Andrea Tripepi, ho provveduto infatti a denunciarlo. Ora questo ed altri 4 video, per un totale quindi di 5, sono stati scaricati preventivamente e a disposizione esclusiva dell'autorità giudiziaria.
Vi voglio informare altresì che ora Andrea Tripepi, su Facebook, si fa chiamare Bill Gains. Non chiedetemi il perché. Ora lasciamo lavorare la Magistratura, di più non posso scriverVi.
 

sabato 8 novembre 2014

Orizzonte rosa. 3 figli con 3 padri diversi. W le nuove occasioni !

Kate Winslet è incinta, ed è una splendida notizia. Sarà il suo terzo
figlio o figlia, dopo una femmina di 12 anni e un maschio di 9. Winslet lo scorso dicembre ha sposato il futuro padre, che risponde all'improbabile nome di Ned Rocknroll. Non è bello? Due persone felici tanto innamorate che fanno un figlio insieme: una meraviglia assoluta. Di quelle cose che ci mettono di buon umore. I due sono eccitatissimi, ha detto il loro ufficio stampa, e non si fatica a capire perché.
A meno, naturalmente, di essere un tipo di persona dotata di particolare acredine. Sembra incredibile, ma nelle settimane scorse questa lieta notizia è stata accolta con cattiveria: alcuni commentatori si sono sentiti in dovere di sottolineare che avere tre figli da tre padri diversi, come dire, "non sta bene”.
A quanto pare, per queste persone è un po' come avere della carta igienica non dissimulata da un porta rotolo a forma di signora in crinolina, o un divano senza copri schienale di pizzo, o delle gambe di pianoforte scandalosamente a vista. Una donna che fa sesso e rimane incinta! Con più di un uomo! Roba da matti.
A me invece i matti sembrano loro. Tanto per cominciare, niente di ciò che Kate Winslet sceglie di fare con i suoi organi riproduttivi, riguarda altri che lei : potrebbe avere sei figli da sei uomini diversi, e sarebbero comunque affari suoi. Non solo : le famiglie composite ormai sono la norma, e non solo nelle grandi città, ma dappertutto.
Ne consegue che lamentarsi "Che orrore, figli da padri diversi!" si fa la figura dei retrogradi squinternati che vivono ancora ai tempi in cui le donne erano tenute a rimanere con gli adulteri o con uomini che erano arrivate a odiare, invecchiando infelici "per il bene dei figli".
Chi tra noi non conosce una donna i cui figli abbiano almeno due padri diversi, (per esempio i miei)? Per considerare queste donne delle peccatrici, o inadatte al ruolo di madre, bisogna davvero essere fuori di testa.
Certo, quando ti trovi nella posizione di Winslet - quella dei ricchi - puoi fare quello che ti pare. In casa il boss sei tu, e se ti va di avere un altro figlio, beh, lo fai e basta, perché puoi permetterti un'autonomia assoluta. A chi invece si trova dall'altro capo dello spettro, quello delle comuni ragazze madri, capita ancora che di tanto in tanto, la parte della società cui non si appartiene, attacchi a sbraitare di quanto siano "sconsiderate" le madri single di una prole inopportunamente numerosa.
Ma inopportunamente per chi? Stiamo forse dicendo che le madri più povere amano i loro figli di meno, o sono meno capaci di occuparsi di loro? O che non gli si dovrebbe "permettere" di avere più di un figlio, nemmeno fossimo eugenisti o governanti cinesi? Ci sono donne che adorano essere incinte, adorano avere figli, hanno enormi quantità d'amore da dare, e sono abbastanza ottimiste da pensare che, vada come vada, quei figli cresceranno sani e felici.
In casi del genere, i figli hanno a volte due padri, uno dei quali lo Stato. E per me non è affatto un problema che i soldi delle mie tasse diano una mano a famiglie composite, che lungi dall'essere l'eccezione sono la regola, dove i figli sono amati, nutriti, vanno a scuola e stanno benone.
Qualcuno potrebbe, (stancamente), far notare che di commenti velenosi non se ne sentono, quando ad avere figli con più di una donna e un uomo famoso. Gli uomini in questione vengono applauditi per la loro potenza sessuale, per l'incontenibile appetito, per la loro energia e la loro capacità di attrazione, anche quando si avvicinano verso il rimbambimento.
Un po' come se dicessimo: "Fai figliolo, fai pure". Nessuno si azzarderebbe mai a sostenere che questi signori abbiano qualche problema. E infatti non ce l'hanno, perché non c'è nulla di male ad amare una persona abbastanza da voler fare un figlio con lei, qualunque sia il proprio sesso di appartenenza.
La disinvolta misoginia degli attacchi contro Kate Winslet lascia senza fiato. Ma il miglior modo per zittirla resta vivere la vita come ci pare un bel "Hip ! Hip ! Hurra !" per Winslet e per tutte quelle come lei, così romantiche da credere nelle nuove occasioni.


India Knight