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Il primo portale dedicato all'investitore italiano in Rep. Ceca e Slovacchia

venerdì 27 settembre 2013

Enzo Tortora 8. Incontro con la senatrice Merlin.

Questa volta il buon Tortora abbandona i panni del narratore fantastico ed ironico, per indossare quelli più convenzionali, si fa per dire, del giornalista. Lo fa con tutta l'intelligenza e l'acume di cui è capace, visto poi l'argomento alquanto “spinoso” che inevitabilmente si è portati a discutere con il suo interlocutore : la senatrice Lina Merlin, l'autrice della famosa legge “chiudi casini”.
L'intervista dovrebbe essere grossomodo del 73', quindi siamo in pieno marasma post sessantottino, una delle pagine più buie della storia d'Italia. Dopo qualche anno sarebbe nato “Portobello”, con la sua rubrica “Cuori solitari”; ve l'ha ricordate ?
Chissà, forse ispirata proprio dalla senatrice Merlin.
Ogni sera verso le 21, all'angolo di via Respighi, entra in “servizio” per il suo turno, un travestito. Lo chiamano Dolly. Sulla carta d'identità c'è scritto idraulico. Ogni sera alle 21, a pochi passi, chiude invece pudica i suoi cancelli la “Casa della Laureata”. È una pensione-albergo per signorine e signore di buona famiglia. Al secondo piano vi abita, e ha da poco festeggiato il suo 81º compleanno, quella che fu chiamata la Giovanna d'Arco delle case chiuse. Non è difficile incontrarla, la senatrice Merlin. Basta avvisare il portiere, che citofona solerte, e subito arriva, i capelli di neve, esile, un po' curva per gli acciacchi, ma vivace come un cardellino.
Sono passati giusto 15 anni, dall'entrata in vigore della sua legge. Era il 20 settembre 1958. “La breccia di Porta Merlin”, dice sorridendo quella che non nasconde d'essere stata la personalità politica più vituperata degli ultimi anni. "Ma chiariamo subito”, precisa stringendomi la mano, “che la legge, la mia legge, non si tocca. E nemmeno si ritocca. La si applica, e basta."
Penso al travestito che è fuori, a meno di 5 metri dal luogo, una saletta soggiorno, dove stiamo chiacchierando. Applicarla, come, questa benedetta legge ? "Con intelligenza", replica pronta Lina Merlin. Per il momento, tuttavia, l'intelligenza, una intelligenza sottile, vivace, proteiforme, dimostra di averla il mondo della malavita. Ai sensi della legge Merlin, per esempio, può essere semplicemente fermato chi adesca in modo scandaloso e molesto. Il travestito in servizio lì fuori per esempio, si accarezza semplicemente la parrucca. Lo proteggono le leggi: non ancheggia, non dondola, non scodinzola. Non parla nemmeno. Non può essere, una recente sentenza della Cassazione lo ha affermato, neppure imputabile di alterazione di stato. Sta lì. Con gli occhioni parlanti: ma non è reato.
"Ma chi mai", irrompe la senatrice, che non ha perso un grammo della sua carica polemica, "chi ha mai preteso di eliminare la prostituzione ? Non certo io. Questo è un bell'equivoco. Tempo fa, in televisione, (è stata la mia ultima sortita pubblica, perché qui non vedo più televisione, non leggo neppure i giornali), polemizzai addirittura con un gesuita, padre Perico. Gli dissi che non aveva le idee chiare sulla mia legge, e neppure sulla Bibbia.
Se a eliminare il peccato non c'era riuscito Iddio, prima del Diluvio Universale e poi con le tavole delle leggi date a Mosé, dovevo riuscirci io, povera senatorina ? Non debbono ritenermi così ingenua. La prostituzione è un male antico come il mondo. Non ho mai inteso aggredirlo con uno strumento inadeguato come una legge. Il mio obiettivo era diverso; liberare la donna, salvaguardare la sua dignità, affermare la sua indipendenza, la sua parità assoluta con l'uomo."
Penso, ma scaccio subito il pensiero, che gli anni ruggenti di quelle battaglie sono un po' lontani. La parità dei diritti l'ha raggiunta anche il battone all'angolo: si chiama Dolly, e fa l'idraulico.
"Non dica sciocchezze", precisa la senatrice, "il mezzo c'era anche prima della mia legge. Non si faccia incantare dalle cifre. Fuori da quelle case pullulava un mondo marcio esattamente simile a quello di oggi. Prima di presentarla, la legge, feci un giro per Milano, in centro. Prostitute a migliaia. Forse un po' meno di oggi, ma l'aumento è imputabile a diversi fattori".
Chiedo a lei, che è stata legislatrice, che intende per "eccitamento". Ne ho una risposta singolare: "ma non so, tutte queste urlatrici, per esempio. Queste ragazzine che si truccano da Mina, da Milva, che so io: mi pare che sia una corsa sfrenata verso la volgarità, un addio ai valori autentici".
Cara, candida senatrice. Dopo averla conosciuta, è rigorosamente impossibile non volerle bene. Se le sottopongo i referti, agghiaccianti, fornitimi dagli uomini che hanno in una metropoli italiana, contatti col mondo del vizio, risponde esattamente come un italiano "che se la prende con la legge Merlin". Soltanto, è evidente, lei trascura di essere Lina Merlin. Dice per esempio: "pulire le strade! È diventato uno sconcio! Le strade si puliscono, l'importante non è schedare. Non ci devono essere cittadini o cittadine di seconda categoria. Si fermino gli scandalosi e i molesti ".
Le replico che detto così, con quel dolce accento veneto, sembra semplice. Ma la polizia, gli uomini del Buon Costume, i questori, sudano freddo. Lei parlava di povere donne per esempio. Lo sa, la senatrice, che le povere donne oggi guadagnano una media, per le meglio dotate, di 200.000 a sera ? Lo sa ! "E sono perfettamente d'accordo sulla necessità di tassarle, esattamente come tutti i cittadini. È ingiusto che le prostitute non riempiano il modulo Vanoni. Le si tassino, le si tassino, altroché. D'accordissimo".
Le chiedo, con una punta di ironia, che dovranno mettere sul modulo Vanoni, alla voce “professione”. Non raccoglie, perché si lancia subito in un'altra, solo apparentemente sconcertante, proposta. Sconcertante perché proviene da una socialista, (non di destra o di sinistra precisa, “perché per me nel socialismo destra e sinistra sono buffonate”): ed ecco la proposta. "Io tasserei anche le donne di servizio. Scusi: facciamo i conti. Qui a Milano una cameriera prende sulle 100.000. Ha spese pagate di vitto e alloggio. Ora prendiamo una povera maestra, o una povera professoressa. Alla stessa somma pulita non ci arriverà mai. E dunque tassino anche le cameriere".
Le ricordo, è recentissimo, che in Francia 40 deputati gollisti si sono affrettati a chiedere il ripristino delle maisons. "Follie", dice seccamente. E se oso ricordare che una senatrice francese, Marthe Richard, autrice di una legge abolizionista precedente alla sua, è stata definita dalla stampa italiana la “Merlin francese”, ha uno scatto di rabbia inaudito. "Non mi parli di quella donna. La Richard è stata spia dei nazisti. Ed ha un passato dinanzi al quale quello di molte ospiti delle maisons che ha fatto chiudere è liliale".
Scopro così che detesta, cordialmente, la senatrice Richard che ha ora ottant'anni come lei. L'idea di queste due vegliarde, che hanno fatto voltare una pagina al costume europeo, e che si oltraggiano a distanza, è singolare.
"Ma io sono così", dice la senatrice, "sincera. Ho mandato al diavolo il partito, con una lettera molto secca, dopo che, sgambettata al Senato, ero riuscita in barba a certi compagni a farmi eleggere alla Camera. E scoprii che volevano fisicamente distruggermi, obbligandomi a fare visite a cinquantine di paesi in pochi giorni. Politica basta. Socialismo sempre".
C'è un altro aspetto del problema, legato, (lei dice senza “giustificazione alcuna”), alla sua legge: l'aumento vorticoso delle malattie veneree. Lo dicono quei medici che, nei giorni roventi del progetto lei aveva definito “falsi medici” forse, o meglio senza forse, con una punta di generosa ingenuità. "Le malattie si curano", dice lapidaria. "Occorre una coscienza sanitaria. Invece di emettere lamenti, il paese potrebbe dotarsi di un libretto sanitario obbligatorio per tutti; e non per specifiche categorie. Ma lei mi dice: la lue. Ho fatto indagini, (dice proprio indagini), e ho scoperto che è stato l'uomo, e non la donna, ad inventare la sifilide. Un uomo che, nei tempi antichi, ebbe contatti con una capra".
È una vecchia storia, glielo dico io. Qui è inutile prendersela con l'uomo, come dice la generosa senatrice. È come litigare sul problema dell'uovo e della gallina. D'altronde, le dico, se in una famiglia torna a casa un ragazzo con la lue addosso, è semplicemente stolto che sua madre, anche se socialista, se la prenda con un antenato di suo marito, marinaio di Cristoforo Colombo, che cinquecento anni fa ebbe stravaganti effusioni con un ovino.
Il problema c'è, è atroce, bisogna affrontarlo senza palleggiarsi responsabilità fra Adamo ed Eva. "Certo ", replica la senatrice, "ma ripeto che io non c'entro. Non mi sento minimamente corresponsabile di tanti orrori e di tante brutture. Ci sono medici, ci sono attrezzature sanitarie che devono entrare in funzione. Lo si faccia, una buona volta, senza sospirare sulle persiane chiuse. Il problema è quello della profilassi. E' forse anche quello della continenza, per il maschio latino".
Anche continenza è una parola curiosa, in questo mondo. Esco dall'incontro con la senatrice e mi ripeto: continenza, microgonna, dignità. All'angolo c'è ancora il travestito. Estremamente dignitoso, mormora soltanto: "10.000".




sabato 14 settembre 2013

Orizzonte rosa. L'Italia è finalmente uscita dagli anni 60'.


Improvvisamente, in un lunedì di settembre, ho sentito il bisogno di ascoltare Prince.
Non perchè avessi letto l'intervista in cui Stevie Nicks raccontava come, negli anno 80', lui le avesse chiesto di scrivere le parole di “Purple Rain”, e lei avesse declinato sentendosi inadeguata. Non sentivo il bisogno di rinfrescarmi la memoria su “Purple Rain”, della quale mi basta ricordare, “non ho mai voluto essere il tuo amante del weekend, volevo solo esserti amico”, che ora mi sembra la classica balla che ti impapocchia uno che non ha lasciato la moglie, ma al liceo mi pareva una dichiarazione d'amore commoventissima.
Ho sentito il bisogno di Prince il giorno in cui l'Italia è uscita dagli anni 60'.
In Francia un uomo emaciato è morto di una grande malattia con un nome piccino. Per caso la sua ragazza è incappata in un ago e ha rapidamente fatto la stessa fine”. “Sign o'the times” è del 1987, ed è invecchiata benissimo e malissimo. Malissimo perchè, dal morto di AIDS alla siringa contagiosa, è impregnata di spirito di quel tempo lì, delle malattie che allora erano nuove, delle droghe che allora più s'indossavano. Benissimo perchè suona ancora molto bene, e l'abbiamo molto assorbita, ed è molto immediata : se dovete montare un servizio di telegiornale che parli di come i tempi cambino, o anche di come restino uguali, “Sign o'the times” è la più facile colonna audio di cui disponiate, (e ha l'indubbio vantaggio di essere più raffinata e prestigiosa, da un punto di vista musicale, di, non so, “Nel tempo” di Ligabue).
L'ultimo lunedì di settembre, l'Italia è uscita dagli anni 60'. Sì, sto parlando del settembre 2011, e gli anni 60' sono quelli del secolo precedente.
La mattina, nei bar milanesi, sembrava solo un caso, un evento isolato. Sui tavolini, sulla prima pagina della copia ciancicata del Corriere su cui gli avventori sbriciolavano brioche, Francesco Alberoni dava il suo addio alla rubrica dalla quale ogni lunedì ci aveva avvisato della sparizione delle mezze stagioni e della mancanza di sapore della frutta. Neanche i più accorti l'hanno preso per un segno. Almeno finchè non sono arrivati in ufficio e, dopo aver finta per un quarto d'ora di lavorare, hanno cominciato a ciondolare su internet.
Prima è arrivato l'annuncio della chiusura del Bagaglino, ormai un'istituzione del non far ridere, il cui slogan avrebbe potuto essere “facciamo brutte battute dal 1965”. Poi quello della morte di Sergio Bonelli, l'uomo per colpa del quale i nostri mariti hanno più albi di fumetti dei nostri figli.
Mentre ancora stavamo cercando di convincere gli uomini che abbiamo in casa, che buttare tutti quei Tex sarebbe stata una sensatissima forma di elaborazione del lutto e li avrebbe subito fatti sentire meglio, è arrivato l'ultimo colpo : è morto Enzo Mirigliani. Sì, l'uomo a causa del quale ogni settembre Rai1 è invasa da tizie in costume intero e coroncina, che non solo devono essere telegeniche seminude, ma devono anche dimostrare di avere letto i giornali e di desiderare la pace nel mondo, povere figlie.
Niente più padre dei cowboy a fumetti, niente più padre delle miss in mutande. Gli anni 60', l'unico decennio durato cinquant'anni, erano davvero finiti.
Mia sorella ha ucciso il suo bambino perchè non poteva permettersi di mantenerlo, e noi mandiamo gente sulla luna. In settembre mio cugino s'è fatto la prima canna, ora è giugno e si fa le pere” : ora che sono finiti quegli anni 60' che ci hanno pervaso fin qui, attraverso tutti i decenni, 80' compresi, ora possiamo forse archiviare “Sign o'the times” come la canzone cialtrona e beghina che è, no ?

Guia Soncini

mercoledì 11 settembre 2013

Villici affaristi : investire sui trattori d'epoca.

Per dimenticare lo stress della città non c'è nulla di meglio che una bella passeggiata in campagna. In tanti però non amano farla a piedi e in silenzio: oggi si sta sviluppando una nuova moda, quella del trattore d'epoca. A volte, nelle belle giornate, i collezionisti salgono sui loro vecchi e lenti trattori e li guidano attraverso i campi.
Chi oggi si trovasse davanti per esempio un Deutz, famoso marchio di trattori d'epoca, avrebbe forse qualche difficoltà a credere che questo mezzo apparentemente così delicato e fragile, sia stato usato un tempo come strumento di lavoro. Nel 1955 i contadini lo usavano praticamente tutti i giorni.
Un collezionista tedesco, il signor Werner Randt, ne ricevette uno alla fine degli anni 80' come regalo da una zia, che voleva vendere la terra sulla quale il trattore era rimasto attivo per molto tempo. "Se avesse saputo che oggi il trattore Deutz da 11 cavalli sarebbe valso diverse migliaia di euro, sicuramente non me lo avrebbe lasciato. A lei sembrava semplicemente un ingombro inutile di cui bisognava sbarazzarsi", ricorda.
Negli ultimi 10 anni la sua gioia è diventata ancora più grande, come quella di molti altri proprietari e appassionati di vecchi trattori: grazie alla costante crescita del mercato delle vecchie auto al quale i trattori si sono aggiunti come nuovi protagonisti, i loro investimenti stanno acquistando sempre più valore.
Padre dei trattori motorizzati viene considerato l'imprenditore americano Henry Ford, che nel 1917 ha creato il primo modello Fordson, precursore di intere generazioni di queste macchine da lavoro. Questo fu seguito nel 1921 dal modello Lanz Bulldog HL in Germania e dal primo Landini 25-30 HP realizzato nel 1925 in Italia: entrambi diedero inizio alla meccanizzazione agricola europea.
Tuttavia, a causa delle due guerre mondiali la maggior parte dei trattori che oggi si trova sul mercato fu costruita dopo il 1945. La domanda è comunque enorme anche per i modelli del dopoguerra e, per di più, è in costante aumento. Sono richiesti soprattutto esemplari ben conservati dei marchi Porsche, Guldner, Hanomag, Lanz, Deutz, Fendt e Schluter, Fiat OM e SAME. Il business si è sviluppato velocemente, com'è possibile vedere per esempio dall'evoluzione del gruppo di fan dei modelli della Porsche diesel, che oggi dominano tour nazionali e internazionali e riunioni in cui avviene la vendita dei modelli rari. Infatti, spesso è difficile trovare pezzi di ricambio e in questo modo è possibile lo scambio di parti e di informazioni contando sulla consulenza o aiuto di altri appassionati.
Un aumento di valore nel tempo è legato alla condizione del trattore. È importante soprattutto che non richieda numerose e costose riparazioni e che il prezzo di acquisto sia realistico.
Una buona panoramica dell'evoluzione dei prezzi di ogni modello può essere studiata su Internet e durante le fiere grazie alle informazioni ottenute dai collezionisti. I prezzi partono da un minimo di € 2000, ma i modelli più rari possono non essere del tutto economici, come ad esempio le sei cifre pagate per un Lanz Bulldog in perfette condizioni. Altri modelli molto famosi e quindi considerati di grande valore sono quelli di Fendt e della Porsche, così come la serie 514 di Deutz con motori da uno a quattro cilindri. I trattori indistruttibili di questa società di Colonia, (Germania), hanno un grande vantaggio, in quanto l'azienda avendo un magazzino ben organizzato riesce a fornire, ancora oggi, molti pezzi di ricambio. Coloro che sono invece interessati soprattutto alla cilindrata e alla coppia motrice, possono rivolgere la loro attenzione verso uno dei modelli Lanz. Il Lanz Bulldog era particolarmente popolare nei gruppi circensi e tra i commercianti viaggiatori, grazie ai quali diventò famoso in numerose città ed è certamente ancora presente nella memoria collettiva.
Anche l'Italia vanta una lunga storia di macchine agricole conosciute in tutto il mondo. Tra i trattori del nostro paese più famosi oltre a quelli della Lamborghini, si annoverano certamente due modelli Fiat, il Fiat 25 R costruito nel 1951 e riconoscibile dal suo classico colore arancione e la trattrice Fiat 18, la piccola, che fu il modello più venduto degli anni 50.

Sul web :

borsa on-line dedicata ai vecchi trattori

Gruppo Amatori Macchine Agricole d'Epoca, appuntamento il 29 e 30 settembre 2013 a Bondeno di Gonzaga (MN)

il virus dei vecchi trattori ha contagiato anche gli svizzeri.




domenica 1 settembre 2013

L'educazione al valore dei soldi, ovvero la "paghetta".


Sporchi, maledetti, diabolici e sempre troppo pochi, i soldi, che si chiamino dollari, sterline, rubli, rupie o, per ora, euro, dominano la nostra esistenza quotidiana, secondi forse soltanto alla salute, che spesso dipende anch'essa dal reddito. Eppure, lamentazioni e liti a parte, (i problemi del borsellino sono la prima causa di divorzio qui negli Stati Uniti), sono ancora un argomento un po' tabù e spesso evitato al tavolo della famiglia.
Quando chiedevo a mio padre, con il quale si poteva parlare di tutto, quanto guadagnasse, la sua risposta era sempre : “Abbastanza per mantenere te e quei mangiapane a tradimento dei tuoi fratelli e sorelle”. Un'analisi strutturalmente corretta, ma non molto istruttiva.
Se ne parla e se ne discute, invece, molto nelle famiglie americane. L'occasione migliore e più ovvia per affrontare con i figli il tema che dominerà la loro vita di adulti e quando arriverà il temuto momento della “paghetta”. Quanto è giusto dare, alla bambina che comincia a muoversi da sola nel mondo, al figlio che comincia a volersi comperare il gelato senza dipendere dalla benevolenza del nonno ? E come devono comportarsi loro, i figli, quando raggiungono l'età nella quale i quattrini cominciano ad avere un senso, proporzionato ai costi e alle spese ?
Nessuno, spiegano gli educatori in America e i molti consiglieri che affrontano l'argomento anche su pubblicazioni serie di finanza, ha un diritto naturale alla “paghetta” soltanto perchè è un figlio. Pagate le spese necessarie, tutto il resto è negoziabile. E in questa parola, “negoziare”, sta la possibile soluzione del dilemma.
Genitori e figli devono imparare presto a trattare fra di loro. “Si insegna con fatica e pazienza ad andare in bicicletta”, osserva Jerry Lynch, finanziere di grande nome, “eppure pochissimi prendono il tempo di spiegare ai figli le regole elementari della finanza, dare e avere, entrate e uscite, interessi attivi e passivi”.
Padri e madri devono affrontare la richiesta di aumento, che sicuramente verrà, in base alla legge universale secondo la quale “tutte le mie amiche hanno più soldi di me” cercando di far capire che il danaro non esiste nel vuoto intergalattico, ma è, o dovrebbe essere, la funzione di quello che uno fa.
Racconta un sito che colleziona le richieste più stravaganti dei figli, che un incantevole adolescente chiese alla madre un ritocco alla paghetta, “perchè tutti mi dite che sono adorabile”. (E' la tattica che ho tentato di usare con l'editore per farmi aumentare il compenso, ma che, per ragioni del tutto incomprensibili, non ha mai funzionato).
Se ti aumento la paghetta, tu che cosa farai in cambio ? Ti impegni a riassettare la cucina tutte le sere ? A portare fuori il cane anche quando vengono giù secchiate d'acqua o incombe un'afa micidiale ? Caricherai la lavastoviglie ? Se te ne do 10 alla settimana, (10 sembra essere il numero magico più diffuso), quanti di questi 10 metterai da parte ? Aiuterai regolarmente la sorellina a fare i compiti di matematica, (richiesta crudele, perchè mette i fratelli maggiori nelle mani dei più piccoli, notoriamente carognette e vendicativi) ?
Come tutti i negoziati, anche questo ha due facce. Quando si va a bussare per un aumento, si deve essere preparati. Imparate, fanciulli, a precedere la domanda con un'offerta preventiva : se mi date di più, io farò quanto segue. Magari non è vero, ma suona disarmante. Chiedete 10 per ottenere 5, lasciando al genitore o a chi ne fa le veci, l'illusione di aver vinto il tira-e-molla. Evitate riferimenti alle compagne e ai compagni che hanno di più, perchè qualcuno che avrà più di voi ci sarà sempre, nella vita, e rosicare nel confronto garantisce l'infelicità.
Prima comincia l'educazione al valore dei soldi, alla triste realtà del “nessuno ti regala niente” e meglio è. Con televisione, internet, educazione scolastica, amici, giornali, non c'è più la temuta necessità di spiegare ai figli “le cose della vita”. Ma rimangono il mistero dei soldi e il problema della paghetta.
Ci sarebbe un'altra soluzione, drastica e definitiva, come pare si stia adottando con successo in molte nazioni europee e in Italia. Quella di lasciare tutti senza soldi. Il che, automaticamente, abolirebbe anche il dramma della paghetta.


Vittorio Zucconi