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domenica 1 settembre 2013

L'educazione al valore dei soldi, ovvero la "paghetta".


Sporchi, maledetti, diabolici e sempre troppo pochi, i soldi, che si chiamino dollari, sterline, rubli, rupie o, per ora, euro, dominano la nostra esistenza quotidiana, secondi forse soltanto alla salute, che spesso dipende anch'essa dal reddito. Eppure, lamentazioni e liti a parte, (i problemi del borsellino sono la prima causa di divorzio qui negli Stati Uniti), sono ancora un argomento un po' tabù e spesso evitato al tavolo della famiglia.
Quando chiedevo a mio padre, con il quale si poteva parlare di tutto, quanto guadagnasse, la sua risposta era sempre : “Abbastanza per mantenere te e quei mangiapane a tradimento dei tuoi fratelli e sorelle”. Un'analisi strutturalmente corretta, ma non molto istruttiva.
Se ne parla e se ne discute, invece, molto nelle famiglie americane. L'occasione migliore e più ovvia per affrontare con i figli il tema che dominerà la loro vita di adulti e quando arriverà il temuto momento della “paghetta”. Quanto è giusto dare, alla bambina che comincia a muoversi da sola nel mondo, al figlio che comincia a volersi comperare il gelato senza dipendere dalla benevolenza del nonno ? E come devono comportarsi loro, i figli, quando raggiungono l'età nella quale i quattrini cominciano ad avere un senso, proporzionato ai costi e alle spese ?
Nessuno, spiegano gli educatori in America e i molti consiglieri che affrontano l'argomento anche su pubblicazioni serie di finanza, ha un diritto naturale alla “paghetta” soltanto perchè è un figlio. Pagate le spese necessarie, tutto il resto è negoziabile. E in questa parola, “negoziare”, sta la possibile soluzione del dilemma.
Genitori e figli devono imparare presto a trattare fra di loro. “Si insegna con fatica e pazienza ad andare in bicicletta”, osserva Jerry Lynch, finanziere di grande nome, “eppure pochissimi prendono il tempo di spiegare ai figli le regole elementari della finanza, dare e avere, entrate e uscite, interessi attivi e passivi”.
Padri e madri devono affrontare la richiesta di aumento, che sicuramente verrà, in base alla legge universale secondo la quale “tutte le mie amiche hanno più soldi di me” cercando di far capire che il danaro non esiste nel vuoto intergalattico, ma è, o dovrebbe essere, la funzione di quello che uno fa.
Racconta un sito che colleziona le richieste più stravaganti dei figli, che un incantevole adolescente chiese alla madre un ritocco alla paghetta, “perchè tutti mi dite che sono adorabile”. (E' la tattica che ho tentato di usare con l'editore per farmi aumentare il compenso, ma che, per ragioni del tutto incomprensibili, non ha mai funzionato).
Se ti aumento la paghetta, tu che cosa farai in cambio ? Ti impegni a riassettare la cucina tutte le sere ? A portare fuori il cane anche quando vengono giù secchiate d'acqua o incombe un'afa micidiale ? Caricherai la lavastoviglie ? Se te ne do 10 alla settimana, (10 sembra essere il numero magico più diffuso), quanti di questi 10 metterai da parte ? Aiuterai regolarmente la sorellina a fare i compiti di matematica, (richiesta crudele, perchè mette i fratelli maggiori nelle mani dei più piccoli, notoriamente carognette e vendicativi) ?
Come tutti i negoziati, anche questo ha due facce. Quando si va a bussare per un aumento, si deve essere preparati. Imparate, fanciulli, a precedere la domanda con un'offerta preventiva : se mi date di più, io farò quanto segue. Magari non è vero, ma suona disarmante. Chiedete 10 per ottenere 5, lasciando al genitore o a chi ne fa le veci, l'illusione di aver vinto il tira-e-molla. Evitate riferimenti alle compagne e ai compagni che hanno di più, perchè qualcuno che avrà più di voi ci sarà sempre, nella vita, e rosicare nel confronto garantisce l'infelicità.
Prima comincia l'educazione al valore dei soldi, alla triste realtà del “nessuno ti regala niente” e meglio è. Con televisione, internet, educazione scolastica, amici, giornali, non c'è più la temuta necessità di spiegare ai figli “le cose della vita”. Ma rimangono il mistero dei soldi e il problema della paghetta.
Ci sarebbe un'altra soluzione, drastica e definitiva, come pare si stia adottando con successo in molte nazioni europee e in Italia. Quella di lasciare tutti senza soldi. Il che, automaticamente, abolirebbe anche il dramma della paghetta.


Vittorio Zucconi

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