Sapete
che mi diletto a curiosare tra le bancarelle dei libri nei mercatini
dell'antiquariato e guardate, anzi leggete un po, che cosa ho trovato
in una di queste polverose bancarelle. Per la considerevole cifra
di 1 Euro, ho trovato un opuscoletto, datato 1977 nelle IV edizione
ma risalente comunque al 1968 per la I edizione, firmato Pietro
Sangiorgi e dal titolo : “ Stato tecnocratico nazionale, ovverosia,
democrazia tecnocratica “.
In
internet ho trovato molto poco su questo Pietro Sangiorgi, e non
voglio nemmeno dilungarmi sul concetto di tecnocrazia
e di democrazia tecnocratica, che comunque presenta notevoli analogie
con il Movimento 5 Stelle e le ormai quotidiane prediche del suo
leader Beppe Grillo, ma che posso comunque riassumere in una battuta
: il governo ai meritevoli !
Parola
questa, tecnocrazia, tenuta adeguatamente distante dal dialogo
politico, poiché erroneamente ritenuta patrimonio di una destra
storica italiana, più o meno estrema.
Quello
che mi ha colpito e l'analisi socio-politica che l'autore fa
dell'Italia del 1968 e che mi ha fatto seriamente riflettere sulla
reale capacità di cambiamento del nostro sistema paese. In una
espressione sulla “ irriformabilità dell'Italia “.
Leggete
la straordinaria attualità dell'analisi del Sangiorgi.
Noi
affermiamo che l'attuale sistema è incapace totalmente di
rinnovarsi, di eliminare i monopoli e i privilegi, le baronie feudali
e le consorterie lucranti che sono la sua fondamentale
caratteristica. Non si tratta di un convincimento apodittico, si
tratta di una constatazione. Si è giunti infatti allo stadio
finale della degenerazione, vale a dire all'insediamento stabile, o
“irreversibile” per usare una parola di moda, dei gruppi di
potere al posto dello Stato e per gruppi di potere intendiamo i
partiti, le correnti e meglio sarebbe chiamarle fazioni, di partito,
le associazioni sindacali, tutti i potentati statalistici e privati.
In
altre parole la confusione, lo scandalismo, la disarticolazione dei
pubblici poteri impudentemente aggiudicati all'asta, non sono,
secondo l'opinione di molti benpensanti, la manifestazione di una
presunta crisi dello stato, ma sono la normale evoluzione delle forze
dotate d'una maggiore volontà di potenza, nella dilagante anarchia
sociale e quindi cinicamente organizzate per imporre lo sfacelo dello
stato, nella sua essenziale funzione di controllo politico ed
economico della vita nazionale.
Ecco
perché noi non crediamo ai platonici correttivi periodicamente
indicati : ripristinare l'efficienza dello stato di diritto,
rafforzare gli organi di vigilanza, infrenare lo scostumato assalto
che i gruppi di potere perpetrano alla pubblica diligenza. I
fautori di cotali correttivi stanno in sostanza alle regole del
gioco, accettano cioè la democrazia parlamentare così come è e non
si accorgono che proprio nella democrazia parlamentare sta il marcio,
involontariamente si mettono dalla parte di coloro che detengono la
cosa pubblica come patrimonio privato.
Essi,
in attesa di insignificanti riforme, che peraltro non saranno
realizzate mai, stanno dove stanno, cioè arroccati comodamente nel
Parlamento, nei gangli di comando della pubblica amministrazione,
nell'onnipotente sottogoverno, nelle mafie universitarie, in tutto
l'enorme edificio delle pubbliche istituzioni.
La
demagogia sfrenata, lo scandalo permanente, l'offesa quotidiana alle
virtù morali e patriottiche del popolo, la prepotenza dei potentati
di partito, dei sindacati, degli enti di ogni specie e sottospecie,
rappresentano solo l'aspetto esteriore della irreparabile china che
ha fatto degenerare il regime parlamentare nell'attuale regime
partitocratico.
E'
dunque tutto l'impianto che va cambiato, nelle radici e negli
sviluppi.
Pietro
Sangiorgi – 1968