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giovedì 1 dicembre 2011

Elucubrazioni sulle natiche !



Elucubrazioni sulle “ natiche “ : la grossezza !

Non c'è dubbio che alcuni avvertano un fascino oscuro dalla natica grossa, nel sovrappeso, nella sproporzione evidente. Si deliziano alla vista delle forme impudenti, esorbitanti e dilatate di un gluteo, purché sia di donna. Provano interesse solo per le natiche orientali, i fondoschiena solari, le forme antidiluviane, in breve, per tutto ciò che somigli a vulcani di carne. Non si comprende bene cosa gli attragga, forse sognano di sprofondare in quei guanciali di carne, di inabissarsi in quei piumoni di felicità, in quelle grosse chiappe passive e beate, che ammaliano con il loro ottuso candore. In alcuni pittori è riscontrabile un simile delirio flaccido. Nel colombiano Botero, ad esempio. L' inconveniente, certo, è che più la natica si gonfia, più ha la tendenza a scomparire. E la natica di Botero, chiappa-fungo, profittatrice, ghiandolare, è una calamità. La carne è talmente congestionata che la chiappa svanisce nel grasso. Ed è un peccato. Perchè esiste un modo per fortificare il muscolo, conservandone le proporzioni : è il sumo, una disciplina sportiva giapponese legata allo shintoismo, imparentata con forme di lotta provenienti dalla Corea e dalla Cina. Solo in epoca “Edo” (secoli XVII – XIX) assunse più o meno la forma attuale. Venne praticato a lungo agli angoli delle strade, e ci fu persino un sumo tra una donna e dei ciechi, dal carattere palesemente lubrico. La natica del “sumotori” è senza alcun dubbio la più grossa natica esistente, sebbene sia ormai esclusivamente maschile. E' una natica titanica, degna di un uro e di un semidio. Il “sumotori”, chiappe comprese, pesa dai 180 ai 250 chili. Tutto il peso si concentra sullo stomaco e sulle anche, dove risiede la sua forza d' urto e di resistenza all' avversario. Questo significa che la natica asfissierebbe a colpo sicuro il lottatore, se non fosse così maestosa e feroce e di un' agilità tanto prodigiosa. Non si mostra mai completamente nuda : è coperta dal “mawashi”, una cintura di seta lunga 11 metri che viene arrotolata più volte intorno alla vita, passa nella fessura delle chiappe e serve, così si dice, a velarne la nudità e a fornire un punto d' appoggio per certe prese. E' nell' imminenza del combattimento che appare in tutta la sua imponenza, quando i due avversari si fronteggiano, con gli enormi posteriori in aria, e si osservano per alcuni istanti prima che le due masse di carne si ghermiscano, si schiaccino l'una contro l' altra, si deformino, si schiaffeggino. Lo scontro è terribile, non dura che tre minuti, ma se ne esce spossati. Come ottenere una simile orgia glutea ? E' semplice : si dorme per 14 ore al giorno e si ingurgita per mesi il “chanko nabe”, una densa zuppa a base di pesce, pollo, manzo e una dozzina di uova, cui va aggiunto purè di fave condito con una salsa zuccherata di soia. Si innaffia il tutto con birra Sapporo e sakè caldo. Ma la natica “sumotori” è pur sempre una chiappa artificiale, forzosamente ingrassata, (come un tempo le oche galliche di cui i romani ricercavano il fegato), e dalla durata limitata. Intorno ai cinquant' anni è finita. L' aggrediscono la tensione arteriosa, il colesterolo e il diabete. E' dunque preferibile, tutto sommato, la natica occidentale, senza dubbio più striminzita, ma sfruttabile più a lungo. Anche alcune donne sono state divorate dalle proprie chiappe, che sembrano essersi ribellate contro di loro. Ne hanno vergogna, perchè tutti le guardano : la gente si gira al loro passaggio, emette grida di stupore, è affascinata da un simile scherzo della natura. Quelle grosse chiappe sono un atto d' accusa permanente per coloro che le portano. E' inutile tentare di nascondere quelle natiche compromettenti sotto ampie vesti, ed è vano ogni tentativo di schiacciarle, rimpicciolirle, farle dimenticare, combatterle disperatamente. Le natiche trionfano, si fortificano a spese delle donne. Ed esse si sono arrese. Hanno lasciato che il loro corpo straripasse attraverso le natiche. Non sono più donne con chiappe grosse, sono chiappe con dentro piccole donne. E' il dramma delle chiappe-polpi divoratrici di femmine. Ma non tutte le donne dalle chiappe grosse conoscono una sorte così drammatica. Alcune di loro, come la “Black Nana” di Niki de Saint Phalle, osano persino portare un costume da bagno intero, con stravaganti disegni di petali gialli e cuori sanguinati. Tutte le sue “Nanas”, del resto, con una corpulenza superiore alla media e teste più piccole di una sola delle loro poppe, sono gigantesse variopinte, straripanti di vitalità e di grasso. Niki de Saint Phalle, si dice, si sarebbe vendicata della madre secca, arcigna, dipingendo per tutta la vita quelle donne enormi che danzano sulla propria cellulite. Il che dimostra che la chiappa può cavarsela benissimo, anche nelle situazioni più difficili. E che non esiste una fatalità che la condurrebbe, come estrema risorsa, in una sorta di parco per i disperati della natica, come esistono negli Stati Uniti, ad esempio a Durham, nella Carolina del nord. Il luogo si chiama Fat City. Anche Fellini amava celebrare la “culità” della donna. “La donna – culo”diceva “è un' epopea molecolare della femminilità, una divina commedia condotta sul filo dell' anatomia femminile”. Il che non è una cattiveria contro le donne, come alcuni hanno ritenuto. Lui le amava così, mostruose, deformi, sgraziate, baffute. Quelle, ad esempio, dalla peluria scura e dai polpacci villosi, quando inforcavano la bicicletta posando le chiappe sulla piccola sella come su una coppa di frutta, “facevano risplendere in uno scintillio di riflessi abbaglianti i più bei culi di Romagna”. Fu all' età di 8 anni, in riva al mare, racconta a Josè Luis de Villalonga, che ebbe per la prima volta la rivelazione della donna. Una creatura enorme, bianca e sporca, viveva sola in una sorta di capanna che si era costruita sulla spiaggia. La sera si concedeva ai pescatori che avevano il coraggio di avvicinarla. La pagavano promettendole di raccogliere dal fondo delle loro barche quanto restava di quelle sardine minuscole che a Rimini vengono chiamate saraghine. Perciò l' avevano soprannominata la “Saraghina”. Per 2 soldi tirava su lentamente l' ampia gonna sbrindellata offrendo lo spettacolo di quel suo posteriore immenso, livido, che fece sognare generazioni di ragazzetti. Per il doppio di questa cifra, la Saraghina si girava. Ma a volte scattava come una bestia furiosa, urlando e bestemmiando. La Saraghina aveva una testa leonina, occhi cinesi, una bocca immensa, gommosa, ghignante. Emanava un forte odore di pesce, delle alghe che le si intrecciavano ai capelli, di petrolio e del catrame delle barche. Aveva soprattutto un corpo da Leopardo e un sedere immenso come il mondo. E poi un giorno, proprio per lui, la Saraghina si mise a cantare. Una rumba. Aveva una voce di ragazzina. Un filo di voce molto puro, molto chiaro, molto tenero. E quel giorno Fellini scoprì il peccato !

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