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giovedì 29 maggio 2014

Matrimonio e soldi : quanto mi costa quel si !

Sono stato a un bellissimo matrimonio in Italia, quando una persona a me molto cara ha sposato un giovane che ho imparato ad apprezzare
per la sua simpatia dietro la apparente scontrosità montanara. Sono due giovani medici, che nessuno aveva obbligato a sposarsi.
Avrebbero potuto continuare a vivere insieme, come fanno da tempo, senza che nessuno, non certo le rispettive famiglie, facessero loro pressioni.
Sarà stato perché gli sposi sono fatti a modo loro, o perché all'inizio di una carriera in medicina, ovunque in questa Italia 2013 in particolare, i soldi non piovono dal cielo, i due hanno scelto una celebrazione minimalista, gioiosamente dispettosa. Il momento più divertente dell'intero evento è stata la vista dello sposo che portava casse di barattoli pieni degli adorati "Salzgurken", i cetrioloni marinati in agrodolce, da servire con gli antipasti. Nel vedere la fatica, e la cura con la quale hanno cercato di evitare gli eccessi e le spese di una festa di nozze, sono andato rivedermi le nuove statistiche sui costi di matrimoni negli Stati Uniti.
A Manhattan, dove tutto costa di più, la spesa media per un matrimonio è di 76.000 dollari, vicini ai 60.000 euro, informa la CNN Money. A Chicago, la seconda città più costosa per i matrimoni, la media di 40.000 euro. In tutti 50 Stati, dopo la discesa dell'anno orribile, il 2008, l'esborso sta tornando vicino ai 30.000 euro.
Molti di noi hanno visto la serie di film, e di sit-com, prodotti dalla "industria del matrimonio", con il suo esercito di pianificatori, direttori, fiorai, sarti, acconciatori, pasticcieri, caterer, pastori, sciamani, madri isteriche e spose disfatte, che complessivamente genera un conto annuale di 51 miliardi di dollari, 40 miliardi di euro.
Una somma che farebbe piangere di felicità e invidia qualsiasi governo europeo. E se grandi tonfi dell'economia, come fu appunto il crack dell'autunno 2008, mettono un po' a sedere anche la wedding industry, appunto l'industria dello sposalizio, essa rimane una delle attività commerciali più resistenti alle crisi.
Noi genitori delle spose americane, o anche futuri suoceri sempre chiamati a dare un contributo all'evento, sappiamo lottare leoninamente con il fisco, duellare con il padrone di casa, fare a botte con la banca, querelare ogni dentista per una carie male otturata, ma di fronte alla figlia in lacrime ogni resistenza è futile, come diceva un telefilm di fantascienza.
Per chi può permettersi di spendere queste fortune, il prezzo, pur doloroso e insensato, è insopportabile. Ma se il costo medio di un matrimonio, non importa se civile o religioso, se celebrato davanti ad un predicatore della Chiesa del Mistico Cacciavite o al funzionario del Comune, si avvicina ai 30.000 dollari e il reddito medio negli Stati Uniti di 44.000 dollari, non occorre un Nobel dell'economia per capire che i genitori della sposa non possono staccare un assegno e poi chiudersi in bagno a piangere.
Occorre chiedere un prestito, e nell'85% dei casi il prestito viene da una seconda, se non una terza ipoteca sull'abitazione: per gettare il seme di una nuova casa, i genitori della sposa sono costretti ad amputar sette pezzi della propria, in un ciclo continuo di indebitamento che periodicamente - sorpresa sorpresa - collassa come la proverbiale piramide di carte da gioco.
O come il matrimonio stesso, statisticamente destinato, con altissima probabilità, verso quella che in genere viene chiamata Splitville, la città dello "split", della separazione e del divorzio.
Dunque non solo approfitto delle ultime statistiche sulla ripresa vigorosa delle spese matrimoniali in America, per aggiungere i miei auguri a questa nuova coppia formata da una mia omonima, (a parte quale marginale differenza), Vittoria e dal marito Thomas, disceso dalle amate montagne tirolesi per vivere nella pianura padana, (ma non in Padania, che non esiste e gli farebbe orrore).
Li voglio ringraziare per aver dimostrato che ci si può sposare elegantemente e gioiosamente anche senza dilapidare i risparmi della famiglia della sposa. E conforta sapere che, se mai dovessero affrontare tempi difficili, potranno sempre vivere di cetrioli in salamoia per i prossimi vent'anni.


Vittorio Zucconi

domenica 25 maggio 2014

Orizzonte rosa. "Lei" e il secondo lavoro.


Qualche settimana fa ho trovato questo messaggio, nella posta di
Facebook: "Cerco un secondo lavoro come baby-sitter o colf perché col mio stipendio non riesco più a mantenere la mia famiglia. Sono disponibile solo sabato e domenica, quando sono libera dall'ufficio. Grazie e scusate per il disturbo. Doriana".
La conosco appena, l'ho incontrata ai seggi, ci siamo state simpatiche. Imparo a memoria, senza volerlo, il suo messaggio, lo recito agli amici, mi rendo conto che, in questi tempi grigi e sbagliati, le Doriane sono molte, troppe.
"Doriana, mi racconti la tua storia?" Dice sì. Ci incontriamo all'ora di pranzo. La vedo mentre esce dal suo ufficio, la segreteria di una facoltà universitaria, circondata da studenti. "Grazie. È stata gentilissima, come al solito", dicono. Lei si schermisce, ride, saluta e viene via con me, lieve, i capelli neri e dritti, gli occhi grandi, il passo sicuro di chi sa la strada. Ha 46 anni, un marito disoccupato, una figlia adolescente, un contratto a tempo indeterminato da 1300 euro mensili, in cui deve far entrare tutto.
"Mio marito ha perso il lavoro sei anni fa: hanno liquidato l'azienda in
cui era assunto. Aveva 44 anni. I primi tempi ha lavorato qua e là, da precario. Da tre anni invece è fermo, nonostante i corsi per la ricollocazione professionale e la ricerca quotidiana di un impiego".
Il marito di Doriana la mattina si alza con lei, la accompagna in ufficio, poi torna a casa e su Internet cerca lavoro, prepara il pranzo per sé e la figlia, "fa il casalingo". "Quando ha imparato a usare la lavatrice era tutto contento. Lasciamo stare come stende…"
Ogni tanto Doriana si arrabbia, perché il pavimento è sporco ("sei a casa tutto il giorno, possibile che non ti accorga che il pavimento fa schifo?"), Perché la rabbia il rancore montano, anche se li reprimi, perché lui dice accusatorio: "il vero problema ce l'ho io".
"Lo so. È umiliante per un uomo chiedere i soldi alla moglie, e sfinente non lavorare. Però lui è proiettato sulla sua situazione, io su tutto il resto. Io cerco di risolvere i problemi quotidiani: faccio quadrare i conti per affitto, luce, gas, telefono, ricariche dei cellulari (mai più di 5 euro). L'auto no, quella non possiamo permettercela. Sono io che vado a caccia di offerte, che a pranzo, quando sono tirata, mangio i taralli della macchinetta dell'ufficio e uso i buoni pasto per la spesa".
"Vorrei avere più soldi per smettere di pensare ai soldi", dice Doriana, solare, dignitosa, coriacea. Nessuno, tra i colleghi, immagina che Doriana sia costretta a fare i conti, sempre. "Quando provo a spiegare la mia situazione, mi accorgo che la gente pensa "se il marito è disoccupato da sei anni significa che non si è dato abbastanza da fare". Questo mi ferisce perché, se non ci sei dentro, è impossibile capire. Allora preferisco far finta di niente, ridere e scherzare come nulla fosse".
Sua figlia ha 17 anni, fa il liceo linguistico e si chiama Virginia. "Lei conosce i nostri problemi, sa che ci sono dei limiti alle sue richieste, e consapevole, matura e non si vergogna di parlarne con i suoi amici. A scuola non è l'unica".
Si accende un lampo di orgoglio materno, si intuiscono complicità, protezione, tenerezza. "Ieri mi ha chiesto 10 euro per una gita di classe e 7 euro per il teatro. Per un genitore è avvilente dire: "non si può". Quando Virginia ha annunciato che voleva cercarsi un lavoretto, "ho temuto che facesse qualche stupidaggine, che entrasse in giri strani". "Finché posso, ci penso io a te", le ha risposto Doriana che per paura, orgoglio e amore, si è messa alla ricerca di un secondo lavoro, il sabato e la domenica, via Facebook.


Claudia “Elasti” De Lillo

venerdì 16 maggio 2014

Forse il pudore è morto per sempre ?

I video di Rihanna e Miley Cyrus sono osceni, pornografici e i genitori si infuriano. La musica è un pretesto, i nostri figli comprano sesso, e si assuefanno a corpi reali, donne senza pudore. Annie Lennox e Sinead O'Connor richiamano all'ordine le giovani colleghe, mentre Lady Gaga continua a girare mezza nuda per New York.
In una casa dei Parioli, due ragazzine di 14 anni pippano cocaina e si prostituiscono dopo la scuola. Si allarga l'immagine e scopriamo che si tratta di una pratica diffusa. Si moltiplicano i locali per scambisti e i social network sono pieni di cosiddetti selfie di adolescenti: autoscatti in pose provocanti, nudi o quasi di fronte allo specchio. Li postano, se li scambiano: sono giovanissime e provocano. È nella natura delle giovanissime, è il loro enorme potere.
La storia dell'umanità si fonda su quell'esplosione ormonale e il tentativo di imbrigliarla. Addirittura una delle differenze sostanziali tra le civiltà e la quantità e la qualità della repressione dell'impulso sessuale.
E quindi: siamo alle solite, o stiamo davvero esagerando? Che cosa sta succedendo alle ragazze?
È uscito in questi giorni il libro “La bugiarda” di Melissa P. (Fandango). A distanza di 10 anni da quello “Cento colpi di spazzola prima di andare
a dormire”, memoir erotico di una ragazzina di provincia, che fu un successo mondiale. E trasformò l'autrice in una star, ma anche in un'appestata. "Per strada mi gridavano puttana, soprattutto le mie coetanee, vergogna, rispetta il tuo corpo…"
In un episodio di La bugiarda-storia di come Cento colpi di spazzola nacque e cosa ne derivò-Melissa racconta di quando Maurizio Costanzo, dopo averla invitata in televisione, la aggredisce, le chiede di pentirsi e rivolgendosi direttamente alla telecamera urla: "Le bambine non fanno queste cose. Capito bambine? Queste cose non si fanno!". "Voleva soprattutto che ammettessi che il libro non l'avevo scritto io. Lo scandalo non era il sesso, ma la verità. Che io mostrassi spudoratamente il mio volto e dicessi sì, sono io la sedicenne che ha giocato, sperimentato, cercato attraverso il sesso".
Il racconto del sesso, in questi 10 anni, si è spostato sempre più verso il centro delle nostre esistenze. La politica si è nutrita di scandali legati alle abitudini sessuali, alcuni romanzi di argomento erotico-pornografico sono diventati best-seller internazionali, la rete ha trasformato la pornografia in un'esperienza alla portata di chiunque. Eppure la nostra tolleranza per le immagini sessuali è diminuita. Cosa accadrebbe oggi se una cantante al top della sua carriera, una cantante idolo dei teenager pubblicasse un libro di fotografie nelle quali si fa ritrarre completamente nuda, mimando amplessi sado-maso etero e lesbo… Come fece Madonna nel 1992 con SEX?
Le foto di Terry Richardson a Miley Cyrus, che fanno infuriare i genitori del mondo, al confronto sono figurine per l'album del liceo. Adesso ci copriamo gli orecchi per non ascoltare i racconti delle olgettine, ma noi abbiamo avuto Cicciolina in Parlamento. La quale, sposa dell'artista americano Jeff Koons, si faceva ritrarre mentre si accoppiava col marito, in statue e quadri a grandezza naturale che venivano esposti nei musei.
Forse siamo nauseati. Il bunga bunga ci ha stremato, e il desiderio latita. Quando il sesso diventa una specialità ginnica, smette di essere divertente e ne scopriamo tutta l'intollerabile volgarità.
Forse, come scrive Camille Paglia, Lady Gaga e Miley Cyrus sono oscene non tanto per la quantità di carne che ostentano, ma per il loro essere postume, residuali. Completamente anti-erotiche, bambole di gomma senza alcuna consapevolezza.
Così diventiamo impotenti, perché il nostro corpo chiederebbe incanto, pudore e solo a costo di poter costeggiare un mistero sarebbe in grado di collaborare.
Dove andiamo a pescarlo il desiderio? Quelle due ragazzine dei Parioli: dove troveranno di nuovo la voglia di fare l'amore per amore, o anche solo per piacere? Non ne ho idea. Ma so che se penso a mia nonna, alle nostre nonne, l'ultima cosa che mi viene in mente è che avessero un controllo e una gestione del loro desiderio. Forse il pudore è morto, per sempre.
E tocca andare a vedere cosa viene dopo, piuttosto che rimpiangerlo.

Elena Stancanelli


sabato 3 maggio 2014

Pseudo scrittori crescono : Andrea Tripepi, il più deficiente sulla piazza.

Se quel giorno qualcuno avesse alzato lo sguardo al di sopra della sua testa distratta, avrebbe visto una figura saltare sulla cima dei platani, di ramo in ramo, con l'agilità di una scimmia. L'avrebbe rincorsa per tutto il viale fino a vederla fermarsi su un grosso ramo, a pochi metri da una finestra spalancata. Poi, guardando meglio, avrebbe riconosciuto un ragazzo con la marsina verde e i capelli raccolti in un codino.
Cosimo Piovasco di Rondò - il barone rampante - si portò due dita alle labbra e fischiò. Al davanzale si precipitarono a salutarlo il visconte dimezzato e, presumibilmente, il cavaliere inesistente. All'interno, prendeva posto sulle sedie una folla di personaggi dall'aria familiare. Qualcuno gridò di fare silenzio e la riunione ebbe inizio. Erano in tanti. C'era anche Orlando. Era furioso.
"Amici! Compagni! Tigrotti!", urlò l'uomo vestito all'indiana con la barba, il turbante e gli occhi bistrati, "è giunta l'ora. Noi personaggi letterari dobbiamo ribellarci". Era Sandokan. La Perla di Labuan, in prima fila, se lo mangiava con gli occhi. In fondo alla sala un ragazzo enorme con la testa rapata e i vestiti stretti scattò in piedi. "È una vergogna!", gridò Garrone, rosso in viso. Al suo fianco, Franti, l'infame, sorrise. Pinocchio iniziò a piagnucolare: "il mì povero babbo ha fatto tanti sacrifici e non mi si fila più nessuno. E adesso ome fò ?" Lucia Mondella parlò sottovoce, da seduta: "fino a pochi anni fa, il mestiere degli scrittori era inventare storie e personaggi. Oggi parlano solo di se stessi e di noi non importa più nulla a nessuno". "La verità", protestò Renzo Tramaglino, "è che gli scrittori sono venuti a rubarci il lavoro".
"Qualcuno sa dire il nome di un personaggio memorabile di un libro italiano degli ultimi cinque anni?", chiese Guglielmo da Baskerville del "Nome della rosa". "Io qui sto", proclamò con orgoglio Tony Pagoda, avvolto in un doppiopetto vinaccia. La Lupa lo fulminò con lo sguardo: "Non ti allargare, Tony". Si alzò un giovanotto: "Io mi chiamo Mattia Pascal e ho sempre desiderato sparire". "I personaggi senza autore non sono felici. Ma che cos'è uno scrittore senza personaggi?", dissero in coro sei individui. "La colpa è del pubblico", riflettè Jacopo Ortis, "Non crede più a nulla. Vuole solo autobiografie. Ha bisogno di illudersi di essere stato ammesso nella vita dei personaggi reali famosi".
"Sì, ma quelli ci sguazzano. Sono come Casanova. Non fanno altro che scrivere di sé", ruggì Bertoldo, un villano che pareva un orso. Don Ciccio Ingravallo, comandato alla mobile, si grattò uno dei bernoccoli metafisici: "mai fidarsi di un testimone narcisista".
"Gliele menamo ?", propose il Ricetto, il Caciotta e gli altri ragazzi di vita. "Mettiamo una bomba al Pirellone!", urlò un uomo esagitato. "Non siamo terroristi", urlò Metello, "bisogna scioperare". Il maestro di Vigevano e l'Adalgisa applaudirono e, in breve, la decisione fu presa. Il partigiano Johnny, che sapeva l'inglese, si incaricò di informare i colleghi stranieri. Arrivarono molte adesioni
. Tra le altre quelle di Anna Karenina, Aureliano Buendia, Philp Marlowe, Achille piè veloce, il vecchio e il mare, Lolita e Rashkolinikov. Perfino Gafyn Liawgoch, il grande anarchico gallese, e Junichiro Kawasaki aderirono.
Per una settimana i personaggi inventati si rifiutarono di muoversi, parlare e agire. Sfortunatamente nessun lettore se ne accorse. Erano tutti troppo impegnati a leggere l'ultima autobiografia. E così furono tutti assorbiti dalla carta e il loro inchiostro si disseccò. Quando Pinocchio, Renzo e Lucia, Sandokan, padron Nitoni, Orlando e gli altri sbiadirono del tutto, la letteratura si trasformò definitivamente in una branca del gossip.

Giacomo Papi



Traggo spunto da questo ottimo pezzo di Giacomo Papi per raccontarVi brevemente la mia avventura con uno di questi pseudo-scrittori, senza arte né parte, e soprattutto senza fantasia ed intelligenza, due cose fondamentali per uno scrittore. Sto parlando di Andrea Tripepi e della sua fatica letteraria soprannominata “Operazione Alzheimer”. Più che di uno scrittore, come si autodefinisce lui, sarebbe più corretto parlare di un grafomane paranoico.
L'estate dell'anno scorso 2013, mi chiese se potevo recensire il suo “libro” sul mio blog. Io risposi assolutamente di si.
Vi confesso che le prime 10 pagine le lessi con grande entusiasmo ; la cosa mi attraeva molto. Ma dopodiché dovetti desistere poichè il mio entusiasmo andò progressivamente scemando. Non avevo mai letto tante stronzate simili ! Avete presente i dettatini della signora maestra ? Ecco, quelli sono meglio di “Operazione Alzheimer”. Mai tante banalità, sciocchezze e puerilità si trovavano concentrate sulle righe di una pagina. Il tutto ovviamente animato da una grande sindrome paranoica, poiché Andrea Tripepi è realmente un paranoico squilibrato mentale. Praticamente tutto il cosiddetto libro “Operazione Alzheimer” prende ispirazione dalla manipolazione dell'informazione e dalla costruzione delle opinioni ; argomenti triti e ritriti nell'epoca moderna ma che in questo caso specifico nulla portano di originale o complementare alla discussione, che rimane inevitabilmente poggiata su un piano sterile ed instabile.

Il tema dominante dello scritto è la manipolazione dell'informazione : questo è sbagliato, questo non è vero, questo serve ad arricchire quest'altro, questo serve ad arricchire quell'altro e poi, dulcis in fundo, la solita citazione a Berlusconi. Berlusconi di qua, Berlusconi di la, le leggi ad personam, l'opinione pubblica pilotata ecc. ecc. Tutto il solito campionario che siamo abituati a leggere e sentire da vent'anni a questa parte, cioè dire dalla famosa scesa in campo del Berlusca. Il tutto condito con una assoluta e totale mancanza di stile, da scolaretto di terza elementare appunto.
Mai e poi mai avevo letto una porcheria simile, fatto sta che impiegai più di tre mesi per leggere le 150 pagine complessive che compongono il cosiddetto libro. Lo spazio dedicato alla lettura di “Operazione Alzheimer” era la mattina al gabinetto, perché solamente in quel frangente avevo la necessaria pazienza per sorbirmi qualche pagina della fatica letteraria di Andrea Tripepi.
Per non mortificarlo, perché è giovane, e perché non volevo creare inutili polemiche, (come dopo purtroppo accadde), decisi di scrivere una recensione molto soft, molto distaccata, dove alla fine di tutto me ne uscivo anche con un “da leggere”. Non ho mai scritto una bugia così ! La recensione la potete leggere cliccando sul link : http://ersiliogallimberti.blogspot.it/2013/11/operazione-alzheimer-e-la-cura-di.html
Non l'avessi mai fatto ! L'Andrea Tripepi si incazzò come una iena, vedi shoot sotto.
Il Tripepi mi rimproverò di essere stato troppo superficiale e di avere “steccato” di brutto. Ora avrete cliccato sul link ? Avrete letto la recensione ? Vi sarete resi conto che non vi è nulla di superficiale né tantomeno sbagliato. Vi è solamente la mia interpretazione dello scritto, fatta assolutamente in maniera ripeto soft, senza colpo ferire. D'altronde è la mia interpretazione dello scritto alla quale si può essere d'accordo oppure no ma è sempre la mia interpretazione, quello che lo scritto mi ha trasmesso ed emozionato. Il tutto fatto con garbo ed educazione come si conviene alle persone per bene. Ma Andrea Tripepi non è una persona per bene ! E' solamente un povero ragazzotto malato, pieno di manie di grandezza e con tanto rancore dentro al cuore, per non essere quello che vorrebbe e non sarà mai.

Seguirono un paio di commenti che definire tali è solamente sbagliato, perché la giusta definizione è quella di “deliri allucinogeni”. Purtroppo gli ho cancellati, perchè sarebbe stato realmente utile proporveli, per farVi vedere fin dove può arrivare la follia umana.
Gli cancellai con quel moto di stizza tipico di una persona che ha lavorato tutto il giorno e che si ritrova a sorbirsi le frustrazioni di un folle. E' stato un errore, me ne rendo conto. Avrei dovuto conservarli.
Ovviamente non pubblicai i deliri del Tripepi, il che lo fece andare su tutte le furie, idealizzandomi probabilmente come il nemico. Rituale tipico di tutti i paranoici fobici.
Da allora iniziò una serie di calunnie e denigrazioni nei miei confronti fino a mettere in discussione anche la mia attività professionale definendola addirittura “truffaldina”, perché secondo lui definisco la Rep. Ceca come l'Eldorado senza tasse e burocrazia e facendo altresì riferimento allo scritto firmato Edoardo Longo, il serpente nazista, pubblicato su Forum Giovani, serbatoio dell'estrema destra e dell'anti-semitismo italiano.
Continuano le "analisi" sulle città ceche.
Ora chi mi segue sul blog conosce la mia causa con Edoardo Longo, il neo-nazista revisionista, causa che va avanti da oltre sette anni ormai. Chi non la conosce lo invito a ricercare Edoardo Longo su Google oppure sul mio blog, ma vi esorto ad effettuare la ricerca con un secchio a portata di bocca perché i conati di vomito potrebbero essere immediati e repentini.
L'Italia è quel cosiddetto “grande” paese dove la libertà assume contorni parossistici fino a giustificare la negazione dell'Olocausto come libera espressione del pensiero.
Questo è considerato reato in tutto il mondo, il negazionismo storico. Per quanto riguarda l'Italia dobbiamo ancora aspettare. E' solo questione di tempo.
La fobia della polizia.
Andrea Tripepi, nella sua enorme ignoranza, (è più pericoloso un ignorante che un uomo armato), ha fatto sue le farneticazioni dell'altro matto, Edoardo Longo. Si sa, tra matti vanno d'accordo.
Vi è da considerare purtroppo che i testi che oltraggiano la mia persona e contenuti su Forum Giovani, non sono stati ancora rimossi dall'Edoardo Longo, poichè la legge e il rispetto delle sentenze, per certa gente, rimane ancora un optional in questo “grande” paese chiamato Italia.
Non escludo che tra i due matti vi sia anche un collegamento, perché la fobia e lo squilibrio mentale mi sembrano identici.
Ma ritornando al matto più giovane, Andrea Tripepi, questo è particolare, nel senso che, vive in Rep. Ceca perché è studente Erasmus, si è inventato di vendere vino, ovviamente tutte sotto-etichette completamente sconosciute sul mercato italiano, ( figuriamoci che bontà di prodotto, clicca sul link http://italskevinovbrne.webnode.cz/ ), si autodefinisce scrittore e fa pure consulenza d'azienda. Quindi è più poliedrico di un brillante taglio cabochon … magari ! La realtà e tutt'altra e ve la lascio facilmente indovinare.
Andrea Tripepi vive un profondo disagio esistenziale generato dal fatto di essere obbligato a vivere in Rep. Ceca, (il padre, poliziotto in prepensionamento ha un passato “originale” http://www.casadellalegalita.info/archivio-storico/2014/11278-la-ndrangheta-a-diano-marina-e-la-lega-nord-gli-fa-linchino.html ),
e di essere fondamentalmente un irrealizzato.
Questo disagio lo si desume dai contenuti che quotidianamente posta su facebook, dove pedissequamente getta fango sulla Rep. Ceca e i suoi abitanti definendoli addirittura peggio degli zingari.
Tutto questo dimenticando che rappresentano i suoi unici clienti e anche l'unica fonte di sostentamento. O perlomeno rappresentavano, perché dopo questo scritto, reputo opportuno informare taluni clienti, ristoratori e distributori cechi sull'opinione che il Tripepi ha di loro e del loro paese.
Questo del disagio esistenziale dell'italiano all'estero, e nello specifico in Rep. Ceca e Slovacchia, è un argomento che ho già trattato, (clicca sul link http://www.estconsulting.cz/?p=2837 ), ma questa volta mi riguarda da vicino poiché sono stato messo in mezzo in discussioni alle quali non c'entro assolutamente e che non ho nemmeno provocato.
Andrea Tripepi rappresenta il classico caso dell'italiano villano ed incompetente che si improvvisa imprenditore all'estero. Come ho già avuto modo di scrivere chi è un professionista sarà sempre tale, sia in Italia, che in Rep. Ceca, Slovacchia o Polo Nord che si voglia.
Oltre alle analisi delle urine,
Andrea Tripepi fa anche l'analista finanziario.
Viceversa chi è un incompetente sarà sempre tale in qualsiasi parte del mondo vada a vivere e operare.
Dopotutto Andrea Tripepi mi fa pena, così giovane eppure così pieno di cattiveria verso il prossimo e verso un paese che fino a prova contraria lo ospita in maniera amichevole ed economica.
E parla pure di un trasferimento in Australia, l'Andrea Tripepi. Benissimo, così avrà modo di conoscere Adelaide e il suo Institute e soprattutto la polizia di Sua Maestà.
Mi dispiace dover ricorrere a questi metodi, ma quando viene messa in discussione la mia persona e la mia professionalità allora parto in quarta, e non essendo un buon cristiano, non porgo nemmeno l'altra guancia.
Se Andrea Tripepi sta vivendo una situazione di disagio psichico, e mi sembra proprio di si, ne prenda consapevolezza e incominci un percorso di cura.
Dall'altro lato non prevedo un roseo futuro commerciale e relazionale per Andrea Tripepi in Rep. Ceca.
Ma è giovane e queste righe gli insegneranno come stare al mondo.
O almeno lo spero.

Commento non pubblicato dalla testata Areanetworking.it

Devo dire che inizialmente la disprezzavo moltissimo, sig. Andrea Tripepi, poiché pensavo fosse solamente una persona che viveva in una condizione di invidia
Andrea Tripepi allievo di Siffredi.
totale. Ora lei mi fa solamente tanta pena, perché mi rendo conto che è veramente un malato mentale. Ma se è pur vero che nel codice penale italiano, la pazzia è considerata un'attenuante, si ricordi che nel codice penale ceco questa condizione attenuante non è contemplata. Per cui lei rischia veramente grosso! Considerando poi che lei dichiara su questo forum di commerciare in vino (tutte etichette fantasma senza la necessaria dicitura della cantina, ecco il link :
http://italskevinovbrne.webnode.cz/), sul suo
Il grande esperto di vini.
profilo Facebook si autodefinisce “scrittore” e va a dire in giro di essere un ricercatore scientifico in attesa di trasferimento in Australia ; se 1 + 1 fa 2, nel suo caso fa inevitabilmente 4.
In merito alla questione “scrittore” ho già avuto modo di definirla bonariamente dal mio punto di vista, anche se la cosa nn le è piaciuta (vedi link : http://ersiliogallimberti.blogspot.it/2013/11/operazione-alzheimer-e-la-cura-di.html ) e lo scrivo su questo forum in maniera esplicita, sincera e chiara : “Il suo cosiddetto libro è una cagata pazzesca !!!”
Questione forum giovani/Edoardo Longo. Sono in causa da oltre 7 anni ormai con Edoardo longo, neo-nazista revisionista che dal suo blog fa espressamente propaganda neo-nazista e anti-semita. Ecco lei, Andrea Tripepi, andrebbe veramente d'accordo con Edoardo Longo, poiché la quantità di cervello nella scatola cranica è pressoché la stessa : 0,00001 g. Il link che lei pubblica richiama a una struttura facente parte l'estrema destra italiana ovviamente legata a personaggi come l'ex avvocato Edoardo Longo, al quale non mi stupirebbe fosse legato anche lei.
Perchè non pubblica anche questi links ?



E' forse anche lei un neo-nazista? E' forse anche lei un revisionista?
Non mi stupirebbe poiché tutti questi personaggi sono accumunati dallo stesso disagio esistenziale. Oppure stiamo affrontando questioni + grandi di lei ?
Questione est consulting. Io svolgo la mia attività di consulenza estera da 10 anni ormai. 10 anni fa lei, Tripepi, si faceva ancora la pipì addosso. Mai e poi mai ho descritto la CZ come un Eldorado : il sito con tutti i documenti scritti è in rete basta andarli a leggere, (quelli originali perché ultimamente ho anche subito svariati plagi, probabilmente la CZ interessa a + di qualcuno).
Io faccio impresa, seria, e faccio fare impresa, seria, in Rep. Ceca.
Ritorna la fobia per la polizia. Strano per un figlio di poliziotto.
Faccio e facciamo i confronti con l'Italia e il risultato è sempre lo stesso : Rep. Ceca batte Italia 10 a 1, come facilità nel fare impresa, burocrazia, costi e tassazione globale. Lasciamo perdere poi la qualità della vita e la sicurezza, perché il rapporto salirebbe 100 a 1.
Se poi lei, e i compagni suoi, essendo paranoico e malato, non si affida a una struttura e ad una interprete, realmente inserita nel contesto ceco, e pensa di poter fare tutto da solo, magari parlando inglese con i vari impiegati nelle strutture ceche, i risultati saranno sempre pessimi. Vedi la sua vita, sig. Andrea Tripepi, pseudo imprenditore vitivinicolo, pseudo scrittore e pseudo ricercatore.
Suo padre, ex poliziotto dal passato un po' burrascoso, non ha fatto bene ha mandarla in Rep. Ceca ( http://www.casadellalegalita.info/archivio-storico/2014/11278-la-ndrangheta-a-diano-marina-e-la-lega-nord-gli-fa-linchino.html ).
Speriamo che prossimamente se ne vada nella tanto agognata Australia, così poi si confronterà con la polizia di Sua Maestà e vedremo che cosa succederà.
Mi dispiace che questa bella intervista debba venire inficiata da questioni che definisco simili al chiacchiericcio da cortile, ma essendo stato chiamato in causa (io e la mia attività), reclamo il diritto di replica.
Con riserva di pubblicare ulteriori links e shoot di chattate facebook.
Grazie per l'ospitalità.

Se poi volete farVi quattro risate, digitate Andrea Tripepi su You Tube e sentirete i comizi del “fine dicitore”.

venerdì 2 maggio 2014

Orizzonte rosa. Quando lui non si rassegna.

Uno spogliatoio di calcetto. Un tizio completamente vestito ha l'aria di chi stava per andarsene; l'amico, in mutande, scuote la testa.
"Tu non capisci, io l'ho fatta soffrire". "Secondo me non si ricorda come ti chiami". "Ma finiscila, tu non la conosci". "Beh, in effetti negli ultimi cinque anni l'avrò vista non più di 20 volte. Che sono 20 volte più di quante l'abbia vista tu". "Ti ha parlato di me, vero?". "Ma sei serio? Cioè: sei davvero convinto che una che hai visto mezza dozzina di volte in un altro decennio, ancora oggi non si dia pace e si strugga per te? Voglio conoscere il tuo analista. Voglio che mi dia le pillole per l'autostima che ha dato a te. È roba buonissima".
"È stata una grande storia d'amore. Se ci penso mi sento veramente il principe degli stronzi. Come ho fatto a farla piangere così tanto…". "Magari era esaurita. Non andava d'accordo col capoufficio. Le era morto il gatto. Aveva la congiuntivite". "Per forza c'è l'ha ancora con me, le ho spezzato il cuore". "Non ho capito una cosa. Per quel che ne sai, dall'ultima volta che c'hai parlato, ha fatto in tempo a sdraiarsi la nazionale di pallanuoto: cosa ti fa essere così sicuro che invece si, è ancora li che piange sul tuo essertela svignata mentre dormiva?". "Ha messo il nuovo video di Tiziano Ferro su Facebook!". "Come milioni di altre tizie in Italia in questi giorni. Oddio, forse sono tutte innamorate di tè, in effetti…" "Tu non capisci! Era chiaramente un messaggio in codice per me!". "Sorvoliamo sul fatto che le spii la pagina Facebook".
"Lo faccio perché mi preoccupo. E faccio bene: "non me lo so spiegare" era la nostra canzone!". "Senti. Qualcuno te lo deve dire. Era il 2004. C'era Moggi. Zapatero era un vincente. Forse in tv c'era ancora Elio Vito. Ora, ti capisco. Neanch'io me ne sono fatto una ragione. Nessuno di quelli venuti dopo, mi fa venire quei bei attacchi di bile che mi provocava Elio Vito. Ma la vita va avanti". "E infatti la mia c'è andata. È lei che…" "E lei che ora sta rimuginando su uno con cui si è saltuariamente accoppiata quando erano ancora vivi Saddam Hussein e Michael Jackson. Lei".
"Vabbè, pure io che mi metto a parlare con te. È chiaro che non sai cosa sia il romanticismo". "No, ma io ti capisco. Il problema è Teresina". "Chi è Teresina?" "Una ignara tizia convocata dalla De Filippi" "Da quando guardi la De Filippi ?" " I bambini avevano l'influenza. È stato molto istruttivo. C'è questo tizio che da quarant'anni rompe le palle alla moglie sul senso di colpa nei confronti di Teresina, il grande amore che non aveva sposato. Alla fine quella santa donna lo accompagna dalla De Filippi, Teresina finalmente viene convocata, e ovviamente non si ricorda neanche di averlo mai incontrato".
"Avrà fatto finta. Non è facile ammettere di avere il cuore spezzato". "Dovevi vedere l'espressione con cui evitava di dire "ma tu lo sai con quanti altri militari mi sono rotolata io nei covoni, 51 anni fa ?" Si erano frequentati otto giorni. Sono 51 anni che l'illuso ci ripensa".
"Io non sono così !" "Neanche tua moglie. Secondo me dalla De Filippi non ti ci accompagna".

Guia Soncini