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Il primo portale dedicato all'investitore italiano in Rep. Ceca e Slovacchia

martedì 23 dicembre 2014

AUGURI A TUTTI !

Comunque sarà quel che sarà, ci saranno i problemi che ci sono, ma il Natale è sempre il Natale ! L'atmosfera che si respira a Natale è sempre unica e impareggiabile.
Sarà per la cultura e l'educazione che ho avuto, e della quale sono fiero e orgoglioso, e che condivido con tutta Italia, ma non riesco a rimanere impassibile e freddo in questo particolare periodo dell'anno ; tutto ti ispira serenità, allegria, azzarderei quasi gaiezza. Sembra quasi che il mondo si resetti dopo un anno di sacrifici ed angherie.
E questo è il motivo del perché ogni anno, proprio a Natale, mi metto dietro al pc per scriverVi queste righe di augurio e ringraziamento. Perchè ve lo meritate, c'è l'ho meritiamo.
Ogni anno sembra passare sempre più velocemente e anche più pericolosamente. I problemi ci sono e si fanno sentire, inutile nasconderlo, ma siamo sempre pronti a contrastarli e fino ad ora abbiamo vinto. E non è poco !
Le cose attorno a noi cambiano velocemente, e spesso e volentieri cambiano nella maniera che non vorremmo. Gli obbiettivi tardano ad essere raggiunti, ma prima o dopo ci si arriva.
E allora chi vuol essere lieto sia, è Natale, e del doman non v'è proprio certezza.
Respiriamo fino in fondo quest'atmosfera, viviamo fino alla fine questo momento unico, è Natale, è il nostro Natale, il Natale della gente per bene.
Vi faccio i miei più sentiti auguri, a tutti, a tutti quelli che quotidianamente mi ricompensano con un loro contributo, di amicizia e professionale. A tutti quelli che hanno contribuito a costruire questo blog, con le 95.000 visualizzazioni, e a tutti quelli che contribuiscono a far crescere est consulting, con i passaggi sul sito, (la media è di 100 visualizzazioni al giorno), e con la fiducia accordatami dal numero di contratti.
GRAZIE A TUTTI ! E un augurio di un felice e sereno Natale 2014 e di un formidabile anno nuovo 2015 !
Le parole potrebbero sembrare banali e di consuetudine, ma vengono dal cuore e sono sincere, credetemi. Ma soprattutto fanno tanto bene a me ; farVi gli auguri mi fa stare bene, anzi benissimo.
Un augurio particolare e tutti i miei collaboratori, femmine e maschi, in Italia, Rep. Ceca e Slovacchia. Siamo fortissimi ragazzi !
Un augurio particolare a Diego, impareggiabile web master, che mi accompagna dall'inizio in questa avventura in rete.

AUGURI A TUTTI !

giovedì 18 dicembre 2014

Natale in recessione, Natale in promozione. Il fai-da-te creativo.

È ormai cominciato il conto alla rovescia in vista del Natale e, con esso,
anche indagini e valutazioni su come ci si aspetta che siano e su come effettivamente saranno le prossime festività natalizie. Sicuramente, tocca ancora fare i conti con la crisi e i suoi effetti, che per molti vogliono dire maggiori ristrettezze economiche rispetto all'anno scorso.
Ma i portafogli più leggeri sembrano in qualche modo favorire un ripensamento dello stile di vita, non necessariamente e non completamente in chiave negativa. Un Natale più povero forse, ma anche segnato da scelte più vicine a quello che dovrebbe essere il vero spirito di questa festa.
Secondo la 16ª edizione della ricerca "Xmas survey", pubblicata da Deloitte, in 15 paesi europei su 18, in testa alla lista dei desideri c'è il denaro. E anche quasi un italiano su 2, (46%), si augura di ricevere in dono soldi. "Un desiderio facile da comprendere : in una fase in cui una grossa fetta di persone non riesce a sbarcare il lunario e arrivare alla fine del mese, un dono di questo tipo rappresenta un sostegno concreto, che permette di affrontare con maggiore serenità il quotidiano", commenta la dottoressa Paola Vinciguerra, psicologa e psicoterapeuta, presidente dell'Eurodap, Associazione europea disturbi da attacchi di panico.
Il 45% degli italiani esprime anche un altro desiderio a Babbo Natale : in alternativa al denaro sarebbe molto gradito un viaggio. "Se i soldi aiutano ad affrontare meglio le difficoltà quotidiane, il viaggio rappresenta l'antidoto, per quanto transitorio, alle stesse" continua la psicologa. "È la richiesta di un'emozione, di un'esperienza che offra la possibilità di staccare per un momento la spina ai problemi, di prendersi una pausa di rigenerazione fisica e mentale, e sognare. Un desiderio più che comprensibile proprio in momenti difficili come quelli attuali".
Ecco le mete più desiderate
In fatto di viaggi, American Express ha elaborato i dati relativi ai suoi servizi travel e lifestyle, identificando i principali trend dei propri titolari di carte, per le prossime vacanze invernali. La top ten vede in testa alle mete più richieste Miami, (in aumento), e i Caraibi, seguita da New York, le Maldive, (in calo), al quarto posto l'Oriente, al quinto l'Italia, (in crescita), con le località sciistiche e termali, e poi a seguire Sudafrica, (in crescita), Los Angeles, Parigi, Londra, (in calo), e Dubai in calo.


Tra il desiderare e l'ottenere ci sono, com'è ovvio, differenze sostanziali : stando sempre all'indagine di Deloitte, i regali che andranno per la maggiore nelle case italiane saranno libri, (42% delle intenzioni di regalo), o prodotti di cosmetica 26%. Rispetto a soldi e viaggi, infatti, sono certamente più a portata di tasca e quindi, di fatto, in linea con il budget che si ha a disposizione. "Ma c'è di più : la lettura offre la possibilità di una fuga, di viaggiare con la mente, di estraniarsi momentaneamente dal quotidiano per entrare in una situazione emotiva altra ; insomma, uno stimolo paragonabile a quello di un viaggio, ma più a portata di mano" sottolinea Vinciguerra.
"I cosmetici, invece, permettono di prendersi cura di sé, sono coccole che ci aiutano a sentirci meglio con noi stessi : un piccolo espediente per rigenerarsi" commenta ancora la psicologa.
"Con la crisi, sprecare fa sentire a disagio : si è spinti al riuso, al riciclo, al recupero, al fai-da-te, ma anche al baratto e alla solidarietà in generale, che a Natale tradizionalmente trova ancora più terreno fertile" sostiene l'esperta. Lo confermano i dati : dal 2007 al 2012 c'è stato un incremento del 22% degli italiani solidali, superiore alla media dei paesi dell'OCSE.
Secondo l'analisi Coldiretti/Ixe, il 10% delle famiglie quest'anno ha prestato denaro a parenti e amici più che in passato, l'8% ha fatto più volontariato e altrettanti hanno aumentato le donazioni in denaro, mentre il 7% ha fatto l'elemosina per strada.
È un consumatore attento alle tasche, ma anche sensibile al rispetto di valori etici, sociali, di sostenibilità dei prodotti che acquista, quello ritratto da Deloitte. Se, infatti, il 91% degli italiani continuerà a cercare prodotti in promozione e il 41% acquisterà quello con il prezzo più basso, indipendentemente dal paese d'origine, il 72% dichiara di ritenere importanti le informazioni presenti sulle confezioni e di non comprare prodotti realizzati sfruttando il lavoro minorile, (75%), in cattive condizioni lavorative, (67%), che non rispettano l'ambiente, (65%), o con un impatto negativo sul pianeta, (64%).
Infine, il 63% comprerà made in Italy. "Non tutto il male viene per nuocere : la crisi economica, la necessità di non buttare i soldi dalla finestra, portano a riscoprire alcuni valori, primo tra tutti il consumo responsabile e consapevole, e lo sviluppo sostenibile" commenta la psicoterapeuta.
Spese più oculate, ma sempre più via Internet : secondo l'indagine Deloitte le vendite via etere sono in crescita, con un budget stimato del 26% sul totale degli acquisti, circa 125 Euro, l'1% in più dell'anno scorso è ben 6% in più del 2011, è il consumatore italiano punta soprattutto a comprare sul Web musica e film, 37% e 39%.
I motivi? Convenienza, la possibilità di confrontare i prezzi dei prodotti in tempo reale e le informazioni dei gruppi sul prodotto, almeno secondo lo studio condotto su 800 acquirenti on-line dell' Eurodap. "Gli acquisti on-line rappresentano uno dei pochi settori che resiste alla crisi, sia perché si ha l'idea che su Internet si possa risparmiare, ma anche per la diffusione di tablet e smartphone, che hanno reso più facile la connessione" sottolinea Paola Vinciguerra, coautrice, con Massimo Donà, segretario dell'Unione Nazionale Consumatori del libro "Aggiungi al carrello. Shopping on-line : sopravvivere agli inganni e alle dipendenze del Web".
Attenzione, però, al rischio dipendenza. "Un acquirente su due dichiara che spesso si collega senza intenzione di fare acquisti o senza avere un'idea precisa di cosa comprare, ma finisce per acquistare di tutto e di più, e il 30% ne è poi insoddisfatto" commenta la psicologa.



A Natale i veri protagonisti sono i bambini : non si rinuncia ai giocattoli per loro ma, dati Deloitte alla mano, il 58% degli europei privilegerà gli aspetti educativi e formativi, donando i più piccoli giochi da tavolo, libri e giochi educativi, e ai teenager videogames, denaro e libri. Lo stesso farà il 70% degli italiani.
Secondo le rilevazioni su numeri e tendenze per il Natale presentate da Mattel, le famiglie italiane spenderanno oltre 700 milioni di Euro in giocattoli. "È importante rispettare il bambino e il suo sogno natalizio : regalargli il maglione che gli serve non è per lui un vero regalo, che per essere tale deve essere riferito al suo mondo di giocattoli" commenta Vinciguerra. Non bisogna quindi scoraggiare la tradizionale letterina a Babbo Natale, che anzi può essere un utile bussola per la scelta : ogni anno infatti un regalo su sei e indesiderato.
Il consorzio POLI.design del Politecnico di Milano ha tracciato i quattro trend di maggiore successo dei regali sotto l'albero per i bambini : giocattoli vintage, ossia tradizionali, soprattutto di ispirazione anni 70; educational , vale a dire giochi con funzione ludica ma anche pedagogica; i movement maker, che favoriscono il movimento in casa e all'aperto: i teck innovation, giochi che utilizzano le nuove tecnologie, dal touchpad alle app.
"Trend che confermano la linea attuale, in cui convivono più attenzione ad acquisti di spessore e di risparmio, attraverso sia i giochi educativi sia la riproposizione dei giocattoli del passato, in un recupero e riuso che è anche probabilmente un ritorno evocativo a tempi considerati migliori, e l'ovvia presenza delle tecnologie" commenta Vinciguerra.
Tempo di austerity anche per gli addobbi natalizi pubblici : secondo l'associazione delle piccole microimprese Comitas, quest'anno raggiungerà il suo apice la progressiva riduzione di decorazioni e luminarie lungo le strade delle città italiane, un fenomeno iniziato già da alcuni anni.
Rispetto a cinque anni fa, anzi, si registrerà un vero e proprio dimezzamento degli allestimenti nei negozi e nelle vie dello shopping. I più colpiti dai tagli saranno i piccoli comuni, specie quelli del sud Italia, mentre nelle grandi città il fenomeno interesserà in modo particolare le periferie e le zone semicentrali.



Se per le vie vince l'austerity, in casa come sarà l'atmosfera natalizia? "Pochi rinunceranno all'albero e/o al presepe e in generale agli addobbi festivi, perché aiutano a vivere il sogno del Natale e la festa, facendoci ritagliare una parentesi di evasione e rigenerazione" sostiene la psicoterapeuta.
La risposta al budget limitato e nel fai-da-te creativo, tornato in auge : riciclando oggetti, vecchi addobbi o anche scarti quotidiani, con un po' di creatività si realizzano addobbi originali e a costo quasi zero. Oppure si prestano, donano e scambiano addobbi che non si usano più o che si hanno in esubero : sul Web, soprattutto su Facebook, con i gruppi "Te lo regalo se viene a prenderlo", stanno dilagando gruppi di scambio o anche di regalo.
"Il cibo è legato a doppio filo alla festività, è la tradizione ed è anche il segno della convivialità ; per questo, anche se in misura meno opulenta, cenoni e pranzi delle feste manterranno la loro peculiarità e in molti casi ci sarà quel panettone o torrone in esubero" commenta Vinciguerra. Ma la Coldiretti avverte : salgono a 4,1 milioni gli italiani che non potranno permettersi pranzi e cenoni a Natale senza l'aiuto di istituzioni, organizzazioni o singoli cittadini, +10% rispetto al 2012.
Per fortuna è aumentata anche la solidarietà : nel 2013 il 15% delle famiglie ha offerto aiuto alimentare ai bisognosi.


Valeria Ghitti


lunedì 15 dicembre 2014

Punti di svista : Franco Cordero e i parassiti.

Tiene banco la scoperta del malaffare capitolino: una congrega di varie anime, (underground nero, Magliana, trame mafiose), infiltrata nel PD, gestisce appalti lucrando su raccolta dei rifiuti, campi di immigrati, manutenzione del verde pubblico. Stupore, scandalo, sdegno: ed essendo sinora 101 i variamente coinvolti, molti in custodia cautelare, sa d'eufemismo la metafora "mela marcia".
Matteo Renzi reagisce nel solito stile, a imperiosi gesti verbali, nominando un commissario: Matteo Orfini, presidente del partito, ex capo dei “giovani turchi” ; né poteva mancare una task force. Ventitre anni fa Bettino Craxi definiva "mariuolo" il presidente del Pio Albergo Trivulzio, sorpreso col denaro caldo in tasca. Il risanatore del partito era un ex sindacalista Psi, poi ministro e presidente dell'antimafia, Ottaviano Del Turco : nel luglio 2008, il governatore dell'Abruzzo, finisce in vinculis, quale tangentocrate d'una sanità vertiginosamente gonfia ; da Parigi nell'anniversario della Bastiglia l'allora premier Silvio Berlusconi inveisce contro l'ultimo "teorema" di invadenti toghe; le imbriglierà.
Esiste una campagnia degli impuniti : campagne mediatiche lo lodavano innocente, assolto a colpo sicuro ; il processo pende in appello dopo una condanna a nove anni e sei mesi. L'argomento invita all'analisi storica : come mai fioriscano tali commerci e quanto vi sia organicamente coinvolta la classe politica.
L'evento milanese 17 febbraio 1992 ha effetto domino : dovunque
l'inquirente scavi, brulica politica infetta. Gli ottimisti sperano in una metamorfosi virtuosa, oltre la palude democristiana e il plumbeo dogmatismo comunista, (squalificato dalla crisi nella chiesa madre moscovita). La mutazione genetica era illusoria. In Sicilia Cosa Nostra ha subitò duri colpi e risponde uccidendo in forme spettacolari chi la perseguiva : sabato 23 maggio, mentre le camere eleggono un presidente della Repubblica, saltano in aria Giovanni Falcone, sua moglie, la scorta ; 57 giorni dopo, tocca a Paolo borsellino ; lo Stato reagisce isolando i boss detenuti, (articolo 41 bis: comunicavano facilmente con l'esterno) ; misura molto sofferta dalla cupola.
In settembre, Vito Ciancimino voleva stabilire contatti : lo sappiamo da Luciano Violante, testimone tardivo ; allora presiedeva l'antimafia. Tra maggio e luglio 1993 esplodono autobombe a Roma, Firenze, Milano : morti, feriti, offesa al patrimonio artistico ; l'esplosivo dirocca due basiliche nel cui titolo figurano i nomi dei presidenti delle camere, (la mafia è semiologa).
Nell'udienza al quirinale del 28 ottobre 2014, Giorgio Napolitano racconta che l'allusione fosse perfettamente intesa nel mondo politico : saltava agli occhi l'intervento estorsivo, liquidare l'articolo 41 bis ; non rammenta però uno Stato transigente. Gli archivi suonano altra musica. Fin da giugno il nuovo vertice penitenziario consigliava la “distensione” carceraria conseguibile a quel modo : varie voci contraddicono segnalando i pericoli d'una maniera molle ma provvedimenti ministeriali del 5 novembre restituiscono al regime consueto 334 importanti mafiosi. Non è routine. Scelte simili coinvolgono il governo.
Nei mesi seguenti nasce una mai vista creatura politica : ponti o celle con le sbarre sono dimore scomode, (parla Fedele Confalonieri, custode dei segreti) ; così diventa statista l'uomo che s'era fondato un impero economico e mediatico praticando falso, frode, corruzione, plagio. Gli sta al fianco l'inseparabile Marcello dell'Utri, i cui legami con la piovra constano dalla condanna a sette anni (li espia) : "Dobbiamo convivere", esorta un ministro del secondo governo forzaitaliota ; e convivono proficuamente, visti i 60 seggi su 60 vinti nell'isola. Il modus vivendi tra Repubblica d'Italia il dominio mafioso richiedeva qualche ritocco alle norme.
Re lanterna spaccia garantismi criminofili : perde i colpi un ferro vecchio penale faticoso, lento, sistematicamente inibito. Ogni anno sfumano 150.000 casi, prescritti, ossia estinti da termini iugulatori. La criminalità white collar è una prediletta berlusconiana.
L'universo mafioso vi rientra nella parte in cui assume figure finanziarie, commerciali, industriali : gigantesca impresa, allunga i tentacoli. Ma colletti bianchi malfattori patiscono le spie meccaniche occulte, e qui l'Olonese non è ancora soddisfatto : l'ideale sarebbe che nessuno vi interferisse, affinché comunichino sicuri, essendo tabù qualunque cosa dicano privatamente. Le intercettazioni sono bestia nera in quest'allegra ideologia.
I parlamentari godono d'un privilegio : chi vuole intercettarli chiede l'assenso della camera competente : solenne "en garde" e sarebbe meno ipocrita l'assoluta immunità ; l'avvertito non parla più o misura le parole. Quando poi l'onorevole locutori si infili in linee altrui, soggette a controllo, l'assemblea concede o nega l'uso dei reperti, sovranamente. Regna la casta.
Giovedì 4 dicembre Palazzo Madama sottrae all'indagine e al futuro eventuale processo le emissioni vocali di Antonio Azzolini, presidente Ncd della commissione bilancio ; ballano 147 milioni d'una truffa allo Stato, frode in pubbliche forniture, associazione a delinquere, reati ambientali eccetera ; così la procura di Trani configura i fatti.
L'interessante è che, tolto qualche dissenso, niente distinguerà i senatori PD dai berluscones delle due famiglie : con distintivi diversi sotto il bavero conducono lo stesso gioco ; vedi Kafka "Il processo", in fondo al secondo capitolo. Gli "emblemata" erano un genere letterario, figure simboliche, talvolta accompagnate da chiose o versi ; è famosa la raccolta di Andrea Alciato, luminare della giurisprudenza colta cinquecentesca.
Volano o rampano grifone, Aquila, cavallo, Leone, ma dovendo definire emblematicamente il parassitismo fiorente in Italia, sceglieremo animali meno nobili, quali pidocchio e vampiro.


Franco Cordero

domenica 7 dicembre 2014

A Natale che cosa regalo ? Il mito dell' handyman tool.

Uno strano rumore si alza dai caminetti e dagli addobbi natalizi americani. È una cacofonia di ronzii e tonfi, un frinire di motorini elettrici, un grattare di lime e battere di martelli che domina la colonna sonora delle feste, duellando con l'ormai insopportabile Jingle Bells e le nenie sciroppose e della tradizionale càrole.
Comincia a essere udibile, come il brontolio di un temporale lontano, alla fine di ottobre, quando i venditori gettano i semi che sperano di vedere poi fruttificare a Natale, specialmente nelle ore del panico finale e degli acquisti con il cuore in gola.
È l'arsenale di trapani elettrici che oramai chiamare trapani è come definire la Filarmonica di Berlino una banda della polizia municipale, perché dall'originale attrezzo con punte per fare buchi di vario calibro, quell'arnese è diventato un mostruoso "transformer" capace di ricostruire un'intera casa.
Dopo la scellerata cravatta, il maglioncino destinato per direttissima ai cassetti o la boccetta di profumo che la vittima si spruzzerà una volta per lasciarla poi essiccare serenamente, per la gioia di parenti e amici, lo handyman tool, l'attrezzo per colui che vuol fare tutto da solo, è il regalo più diffuso per uomini, compresi quelli che hanno tutto.
Il trapano elettrico, chiamiamolo così, è come i telefonini o i tablet : trova sempre modo di ripresentarsi in versioni diverse e apparentemente più capaci, per creare l'incentivo a comperarlo. In nessuna altra nazione questo regalo è altrettanto diffuso come negli Stati Uniti, anche se la cultura del bricolage - o del "DIY" (do it yourself, fai-da-te), è radicata ovunque.
L'industria dell'arrangiarsi da soli e riparare o modificare la propria abitazione, produce più di 150 miliardi di dollari all'anno in vendite, per le dozzine di aziende che si sgomitano per dotare ogni maschio americano di uno handyman tool e illustrano l'irrisoria facilità con la quale il loro attrezzo permette di fare qualsiasi cosa.
Finiti i tempi della semplice punta per trapanare, si arriva a 150 possibili accessori, assortimenti capaci di far vergognare il più colto dei coltellini svizzeri.
Il pretesto per acquistarli e regalarli a Natale, (o per la festa del papà), è naturalmente il risparmio, quel mito del "ghe pensi mi" che induce i consumatori a buttare tonnellate di soldi credendo di spendere meno. E se effettivamente qualche superdotato riesce a evitare l'occasionale ricorso all'idraulico, al carpentiere, al muratore, generalmente il miracoloso transformer è destinato a languire nella cassetta degli attrezzi, perdendo nel labirinto della vita accessori, pezzi, adattatori, chiavette, batterie.
O, peggio, finisce per produrre lavori incompiuti che costringono all'ingaggio di un professionista che dunque costerà il doppio, per porre rimedio ai guasti e poi fare quello che si sarebbe dovuto fare. Più alto è il costo dell'attrezzo e più lo sarà la spesa in liti, discussioni e medicinali, per controllare l'ipertensione e le cefalee.
Ma naturalmente non è l'utilità pratica di questi arnesi a spiegarne il successo. Come famosi show televisivi di grandissimo successo hanno raccontato con grande ironia, il trapano elettrico è un simbolo fin troppo ovvio di virilità, un Viagra a motore per la vacillante vanità degli uomini.
Impugnando quel coso, anche se soltanto il giorno di Natale, papà tornerà a sentirsi, per qualche ora, insieme il lupo Alfa, l'homo faber, lo stallone instancabile, dotato di 150 prolunghe e accessori.
Se poi servirà realmente ad appendere un quadro, a segare la gamba di un tavolo, a rimettere in sesto l'anta di un pensile in cucina, tanto meglio. Ma l'utilità pratica è un accessorio, un bonus.
La sua vera funzione è restituire al depresso maschio americano, insidiato nella propria crepuscolare supremazia, l'effimero brivido di sentirsi per un istante di nuovo “il macho” e il pioniere che conquistò un continente con un martello, una sega è una Colt.
Si somigliano quando vengono impugnati, i trapani e i revolver, ma fanno - anche tra le dita di imbranati totali come me - meno danni di una Colt. Almeno agli altri.


Vittorio Zucconi

martedì 2 dicembre 2014

A Natale chi aiuto ? Attenzione a mendicanti professionisti e poveri occasionali.

Mi guardano con occhi disperati, sopra ventri gonfiati dalla fame. Mi strappano il cuore nel pallore del male che combattono. Mi tendono la mano scarnificata sotto scialli logori. Hanno bisogno di me, del mio aiuto e mi chiedono di giocare a Dio : chi devo scegliere? Chi devo aiutare? Chi ignorare? Questa è la stagione dello straziante ricatto della filantropia, che si fa travolgente nell'avvicinarsi del Natale e il mio nome è ormai risucchiato nel grande vortice della beneficenza.
Tutto era cominciato in maniera banale, con pochi dollari. Arriva un'ambulanza in casa, per soccorrere una persona caduta è ferita. Sono volontari di una squadra di soccorso di quartiere. Non vogliono nulla ma se non sei un verme, un arpagone o un poveraccio senza un centesimo, mandi un contributo alla loro attività.
Invia 100 dollari alla Cheavy Chase Bethesda Rescue Squad, come
si chiamava. Mi arrivò la lettera di ringraziamento con l'avvertenza che quei 100 dollari erano detraibili dalle tasse. Buon cuore e buon affare.
Non sapevo, come disse l'ammiraglio Yamamoto nel 1941 dopo aver bombardato Pearl Harbor, che avrei svegliato un gigante che dormiva. Il mio nome era finito dentro il tenero, implacabile, insaziabile colosso delle "donations", passato è rivenduto, frullato dalle banche dati. È tutto a fin di bene e il bene è implacabile, non conosce pentimenti.
Sono ormai nell'immenso corpo dei finanziamenti volontari caritatevoli, che negli Usa pesa 300 miliardi di dollari l'anno e supplisce al gracilissimo, anoressico corpicino dell'assistenza pubblica.
Mi mandano appelli dozzine di questi enti caritatevoli. Sulla scrivania o richieste dell'Unicef, (il braccio dell'Onu che si occupa di bambini), Medici Senza Frontiere, Emergency, la Società per la lotta alla fibrosi cistica, la Croce Rossa, la Associazione degli orfani dei poliziotti, la marcia dei Dimes per i bambini ancora non nati, la fondazione per la fauna dell'Alaska (?), l'ospedale pediatrico di San Giuda, la fratellanza dei bambini ciechi, la fondazione per la prevenzione dei suicidi, la Società per la lotta all'artrite e tutti i gruppi che lottano contro i tumori della mammella.
Sono un milione e mezzo le organizzazioni caritatevoli non-profit negli Stati Uniti e quando si avvicina il Natale, il tempo del rimorso per i soldi buttati, si mobilitano in massa. La mia cassetta della posta trabocca di appelli, ai quali si aggiungono le richieste di elemosine politiche a partiti e candidati vari, da quando mia moglie versò incautamente 50 dollari alla campagna elettorale di Obama nel 2008.
Da allora ricevo appassionate lettere della first-lady Michelle : perché non ho più tue notizie, dear Vittorio ?
Chi scegliere? È meglio, cioè è peggio, l'AIDS o la Croce Rossa, Medici Senza Frontiere o le ambulanze volontarie del quartiere? Devo commuovermi più per i bambini autistici o diabetici? Stacco assegni per la lotta al tumore della mammella o per la vaccinazione dei figli di immigranti illegali? Quale tragedia del giorno è più tragica, le Filippine o il tornado che ha divorato la prateria, i monsoni del sud-est asiatico o l'ultimo terremoto killer, (ce n'è sempre uno)?
Si deve scegliere. A chi molto è stato dato dalla vita, come a me, molto è richiesto, ma neppure i Rockfeller o i Gates possono contribuire a tutto.
Quale degli occhioni sgranati che mi guardano dalla foto è più commovente? Il rischio è quello di premiare il fotografo più bravo, anziché il bambino più malato.
Ci chiedono di giocare a Dio, al Signore della misericordia con bonifico, assegno o carta di credito, (negli Usa ci viene almeno risparmiata la filantropia della pigrizia via SMS).
Con il cuore trafitto, butto fasci di appelli nel cassonetto della carta. Mi aggrappo al bene generico, per non dover pronunciare sentenze di vita o di morte specifiche, stacco assegni per l'Unicef, per Medici Senza Frontiere, per Emergency, per la Croce Rossa. Si preoccupino loro di scegliere poi chi aiutare.
Getto invece senza rimorsi tutte le richieste di donazione a partiti politici, sperando che almeno loro la piantino di tormentarmi. Non ne posso più di ricevere lettere strazianti da Michelle Obama.

Vittorio Zucconi



sabato 22 novembre 2014

Investimento in buca ! Collezionismo e gioco del golf.

Il golf offre tante emozioni non solo agli sportivi, ma anche ai collezionisti. Alla base per gli uni e per gli altri, vi è sempre però la pallina. Mentre per i primi è necessaria per giocare, per i secondi è la pietra miliare del collezionismo. La bisnonna di tutte le palline, e pezzo super ricercato, è un involucro di pelle rigida riempito di materiali di scarto, (il più delle volte piume di pollo), utilizzato a cavallo del 15º e del 16º secolo. Per averla i collezionisti sono disposti a sborsare anche 15.000 euro.
La prima testimonianza scritta dell'esistenza del golf risale al 1545, anno in cui l'olandese Pieter van Afferden ne diede nota all'interno dei suoi scritti, dove descriveva l'essenza del gioco, ovvero buttare una palla all'interno di una buca. Gli scozzesi, i quali si fregiano e rivendicano la paternità di questo sport, nonché di averli conferito regole e norme, fondano invece le loro certezze su alcune immagini del 18º secolo, in cui vengono ritratte alcune persone intente a giocarvi.
Il primo Golf Club scozzese però risale già al 1600, quando questo sport cominciò a prendere sempre più piede. Tuttavia, all'epoca, per quanto fosse famoso, le regole non erano ancora ben conosciute e consolidate tra gli appassionati e questo portava ogni comunità ad adattarle di volta in volta a seconda dei propri gusti, avvantaggiandosi del fatto che non vi fosse nulla di scritto.
Col tempo, una volta che i golfisti iniziarono a confrontarsi con altri giocatori provenienti da altre regioni, si rese necessaria la redazione di norme condivise : l'Edimburgh Golfers fu il primo regolamento osservato da più comunità. Questo Statuto Albertino del golf, obbligava i giocatori professionisti all'osservanza di 13 semplici regole, così da garantire la lealtà durante la partita.
Il primo golf club di origine non scozzese, nacque invece a Londra nel
1776 : gli inglesi, senza perdere tempo, lo esportarono anche nelle regioni cui erano ancora legati dalle loro ambizioni imperialiste; così nel 1820 sorse il primo campo da golf extra europeo a Bangalore, in India.
Di lì in poi questo sport divenne sempre più conosciuto è praticato, portando alla costituzione di golf club in Irlanda e Francia nel 1856, in Australia nel 1870, in Canada nel 1873 e in sud Africa nel 1885. Tre anni più tardi, il 22 febbraio 1888, data del compleanno di George Washington, il golf si stabilì anche negli Stati Uniti. In Italia invece si è iniziato a praticare solo nel 1900.
Col tempo e con l'avanzare delle conoscenze tecnologiche, anche gli strumenti con cui giocare migliorarono; le prime mazze erano rigorosamente fatte a mano, con legno di noce o di frassino e con un club head - gergo tecnico che indica la parte che colpisce la pallina - di melo o pero. I giocatori più facoltosi facevano produrre su commissione, delle mazze da golf ricavate da un unico pezzo di legno di noce, tipologia di legname molto costosa.
Il britannico William Maine è considerato il pioniere nella costruzione delle mazze da golf, tanto che Re Giacomo I d'Inghilterra nel 1603, lo nominò unico e solo produttore per la casa reale. Non era certo un lavoro semplice, difatti sono molteplici i fattori da tenere in considerazione. Di primaria importanza è innanzitutto il terreno sul quale questa mazza andrà a colpire la pallina.
Altre limitazioni alla produzione, sono dettate dalle regole che disciplinano il gioco. Inoltre per esempio, le palle da golf costituite da piume, molto in voga verso la metà del 19º secolo, si sarebbero danneggiate facilmente al primo impatto con una mazza di ferro; questo impose la costruzione di mazze di materiali differenti, a seconda della consistenza della pallina che sarebbero andate a impattare.
Le mazze da golf di metallo come le conosciamo oggi, hanno visto la luce solo intorno al 1870, quando i progressi tecnologici in campo metallurgico, permisero ai produttori di fornire agli appassionati strumenti di divertimento decisamente più resistenti e duraturi, con dei prezzi che ne permettessero l'acquisto non solo ai ceti nobili o benestanti, ma bensì a tutti gli appassionati.
Quando nei primi anni del 20º secolo le mazze da golf in metallo divennero sempre di più largo consumo, la produzione di quelle di legno venne lasciata ai piccoli artigiani locali.
Entrare a contatto con il mondo del golf, vuol dire anche interessarsi alla sua storia; il golf, infatti, mette a disposizione degli appassionati un quantitativo di cimeli straordinario, tra cui mazze fatte a mano, vecchie tavole recanti scritte le regole di gioco del tempo, palline colorate, coppe, giornaletti dei club e, infine, anche le tessere che i grandi campioni utilizzavano per entrare a fare pratica all'interno dei club.
Per gli appassionati di questa branca del collezionismo, non c'è limite agli oggetti che è possibile raccogliere. Il risultato di questo ampio mercato, sono i prezzi elevati che possono raggiungere molti di questi oggetti. Per esempio, una mazza da golf d'epoca, può arrivare a costare anche 150.000 euro. Parlando di particolarità, però, niente è più raro e difficile da ottenere di quelle strane scarpe che venivano fatte indossare ai cavalli, quando accompagnavano i giocatori sul green, così che gli zoccoli non rovinassero il terreno provocando inopportune gibbosità.

Il Caddy

l'evoluzione tecnologica ha portato ad avere una mazza da golf
per ogni tipo di terreno e necessità; dall'unica che si utilizzava gli inizi, oggi se ne usano fino a 14. Pertanto è diventata necessaria la figura del caddy per trasportarle.

Il golf in Italia
per quanto il golf in Italia non sia mai stato uno sport nazionale, negli ultimi anni ha beneficiato di un'impennata a livello di notorietà. Portabandiera di questa crescente passione, sono stati i fratelli Molinari che, nel 2009, divennero la prima coppia italiana ad aggiudicarsi la Coppa del Mondo di golf, disputatasi durante l'Omega Mission Hills World Cup in Cina. Matteo Manassero invece, nonostante la giovane età, nel 2013 ha conquistato il BMW PGA Championship sul campo di Wentworth Club, diventando il più giovane vincitore nella storia del torneo.



giovedì 13 novembre 2014

Andrea Tripepi, il pseudo-scrittore, è inequivocabilmente malato di mente.

Che avessi a che fare con un alienato disturbato mentale, paranoico ossessivo grafomane, me ne ero già accorto. Ma ora, parlando di Andrea Tripepi, il pseudo-scrittore, il pseudo-commerciante di vini, il pseudo-ricercatore scientifico, il pseudo-giornalista ecc. ecc. la cosa diventa veramente più complicata perché ho, anzi abbiamo, la prova provata, anzi filmata, che il Tripepi è seriamente malato di mente. Ho avuto l'enorme pazienza di sorbirmi tutti i 10 min. dell'osceno sermone e mi sono veramente rattristito.
Rattristito perché ho avuto consapevolezza di come la malattia mentale attacchi senza pietà chiunque. Tralasciamo l'abbigliamento, che assomiglia vagamente ad una tuta di costrizione, tanto per rimanere in tema manicomio, con quei pantaloni e quella oscena maglietta a righe, vogliamo parlare della location, della scenografia ? Seduto su una panchina, in parte alla strada e con una bottiglia di vino davanti. L'apoteosi del cattivo gusto ! Ma poi le frasi sconnesse, senza senso, le pause lunghissime, le continue incertezze, i tentennamenti, quel ridicolo gesticolare con le dita. E soprattutto il viso, attenzione ho scritto viso non muso.
Il "viso" sofferente di Andrea Tripepi
Il viso scavato, magro, la fronte ampia e la fissità dello sguardo nel vuoto, tutti sintomi oltre che del più totale vuoto mentale, di una grandissima sofferenza interiore. E per questo che Andrea Tripepi mi fa pena, perché ora più che mai mi rendo conto che sta seriamente soffrendo, è gravemente malato e sta combattendo la più difficile delle battaglie : quella del suo equilibrio psichico e del porsi finalmente in armonia con se stesso e l'universo. Auspico seriamente che qualcuno vicino a lui, qualcuno che li vuole bene, si adoperi nell'aiutarlo perché ne ha tanto bisogno. Dal canto mio, ripeto, il Tripepi mi fa solamente pena, perché capisco che è una persona seriamente sofferente e nulla mi sento di aggiungere a quello che ho già scritto in merito, clicca QUI, a parte oramai la consapevolezza di non avere a che fare con un deficiente, bensì con una persona gravemente malata. Solamente due precisazioni voglio fare. Quando scrivo che uno è un nazista, che uno è senza arte né parte, che qualcuno è stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, lo faccio perché ho dei riscontri oggettivi, degli articoli di giornale, dei rapporti di polizia locale, dei links, e quindi corrispondono a episodi veri, reali e vanno riportati nell'ambito del diritto di cronaca.

Per quanto riguarda l'assistente di PS Tripepi, padre di Andrea, mentre posso apprezzare la difesa col cuore che il figlio fa al padre, un comportamento che gli fa onore evidentemente, dall'altro lato non posso che riportare alcuni fatti e cioè che lo stesso assistente è stato più volte sottoposto a provvedimenti disciplinari ed è stato anche pre-pensionato, che nell'ambito degli operatori di pubblica sicurezza equivale al licenziamento. Motivo ? Alcune sue “aderenze” con una famiglia malavitosa locale, (clicca QUI, QUI, QUI e anche QUI facendo attenzione alla pagina 22). Le aderenze poi, generano anche inimicizie e ostilità dall'opposta fazione, e questo giustificherebbe il trasferimento dell'Andrea, in quella Repubblica Ceca che tanto visceralmente ha dimostrato di odiare, solamente per tenerlo il più lontano possibile dalla Calabria. Concludendo che l'Andrea Tripepi sia seriamente malato di mente c'è ne siamo accorti tutti, ma la malattia mentale, oltre all'aspetto, per così dire pittoresco, ha anche, purtroppo, un aspetto drammatico e pericoloso.
Mi riferisco ai vari messaggi intimidatori via Facebook e ai commenti calunniosi su questo blog. Ora il Tripepi è stato cacciato da tutti i gruppi Facebook, poiché non riesce a controllarsi e inizia a delirare scrivendo periodi aberranti e offensivi verso tutti e verso tutto ; le shoot che pubblico sono solo un esempio. Io personalmente l'ho bloccato perché il mio account Facebook era continuo bersaglio della sua follia distruttiva. Utilizza un nome falso : Piero Rana. Ho dovuto bloccare anche questo nominativo. Comunque voglio mostrarvi i testi di alcuni messaggi Facebook inviati, uno ad una mia collaboratrice, la cui unica colpa è stata quella di avermi difeso durante una “crisi” dell'Andrea Tripepi :

Questo messaggio invece mi è stato inviato sul mio account prima che bloccassi Piero Rana alias Andrea Tripepi :
 Questo invece è uno dei tanti commenti anonimi sul blog :
Questo per dire pubblicamente che se la cosa dovesse continuare su questa “brutta china”, non esiterò a difendere la mia persona, la mia attività e i miei collaboratori in tutte le sedi civili e penali sia italiane che soprattutto ceche, notoriamente molto più efficienti e molto meno indulgenti verso la pazzia di quelle italiane.
Il resto è … incommentabile ! 

Aggiornamento

Andrea Tripepi, dopo aver fallito la sua esperienza in Rep. Ceca, non è andato in Australia, (dove le regole di immigrazione sono severissime come la maggior parte di voi saprà), ma fa il maestro in un paesino del Friuli.
Ora il mio pensiero va a quei poveri alunni; per fortuna che avranno modo di rifarsi nelle scuole superiori con degli insegnanti migliori, si spera.
E poi penso che la madre degli statali e purtroppo sempre incinta e che imprenditori inevitabilmente si nasce, non si diventa.

Aggiornamento n. 2 (23/05/2015)

Vi informo che il video non è più disponibile, poiché è stato rimosso dietro preciso ordine dell'autorità giudiziaria inquirente, in quanto oggetto di azione penale. Dopo l'ennesimo attacco calunnioso di Andrea Tripepi, ho provveduto infatti a denunciarlo. Ora questo ed altri 4 video, per un totale quindi di 5, sono stati scaricati preventivamente e a disposizione esclusiva dell'autorità giudiziaria.
Vi voglio informare altresì che ora Andrea Tripepi, su Facebook, si fa chiamare Bill Gains. Non chiedetemi il perché. Ora lasciamo lavorare la Magistratura, di più non posso scriverVi.
 

sabato 8 novembre 2014

Orizzonte rosa. 3 figli con 3 padri diversi. W le nuove occasioni !

Kate Winslet è incinta, ed è una splendida notizia. Sarà il suo terzo
figlio o figlia, dopo una femmina di 12 anni e un maschio di 9. Winslet lo scorso dicembre ha sposato il futuro padre, che risponde all'improbabile nome di Ned Rocknroll. Non è bello? Due persone felici tanto innamorate che fanno un figlio insieme: una meraviglia assoluta. Di quelle cose che ci mettono di buon umore. I due sono eccitatissimi, ha detto il loro ufficio stampa, e non si fatica a capire perché.
A meno, naturalmente, di essere un tipo di persona dotata di particolare acredine. Sembra incredibile, ma nelle settimane scorse questa lieta notizia è stata accolta con cattiveria: alcuni commentatori si sono sentiti in dovere di sottolineare che avere tre figli da tre padri diversi, come dire, "non sta bene”.
A quanto pare, per queste persone è un po' come avere della carta igienica non dissimulata da un porta rotolo a forma di signora in crinolina, o un divano senza copri schienale di pizzo, o delle gambe di pianoforte scandalosamente a vista. Una donna che fa sesso e rimane incinta! Con più di un uomo! Roba da matti.
A me invece i matti sembrano loro. Tanto per cominciare, niente di ciò che Kate Winslet sceglie di fare con i suoi organi riproduttivi, riguarda altri che lei : potrebbe avere sei figli da sei uomini diversi, e sarebbero comunque affari suoi. Non solo : le famiglie composite ormai sono la norma, e non solo nelle grandi città, ma dappertutto.
Ne consegue che lamentarsi "Che orrore, figli da padri diversi!" si fa la figura dei retrogradi squinternati che vivono ancora ai tempi in cui le donne erano tenute a rimanere con gli adulteri o con uomini che erano arrivate a odiare, invecchiando infelici "per il bene dei figli".
Chi tra noi non conosce una donna i cui figli abbiano almeno due padri diversi, (per esempio i miei)? Per considerare queste donne delle peccatrici, o inadatte al ruolo di madre, bisogna davvero essere fuori di testa.
Certo, quando ti trovi nella posizione di Winslet - quella dei ricchi - puoi fare quello che ti pare. In casa il boss sei tu, e se ti va di avere un altro figlio, beh, lo fai e basta, perché puoi permetterti un'autonomia assoluta. A chi invece si trova dall'altro capo dello spettro, quello delle comuni ragazze madri, capita ancora che di tanto in tanto, la parte della società cui non si appartiene, attacchi a sbraitare di quanto siano "sconsiderate" le madri single di una prole inopportunamente numerosa.
Ma inopportunamente per chi? Stiamo forse dicendo che le madri più povere amano i loro figli di meno, o sono meno capaci di occuparsi di loro? O che non gli si dovrebbe "permettere" di avere più di un figlio, nemmeno fossimo eugenisti o governanti cinesi? Ci sono donne che adorano essere incinte, adorano avere figli, hanno enormi quantità d'amore da dare, e sono abbastanza ottimiste da pensare che, vada come vada, quei figli cresceranno sani e felici.
In casi del genere, i figli hanno a volte due padri, uno dei quali lo Stato. E per me non è affatto un problema che i soldi delle mie tasse diano una mano a famiglie composite, che lungi dall'essere l'eccezione sono la regola, dove i figli sono amati, nutriti, vanno a scuola e stanno benone.
Qualcuno potrebbe, (stancamente), far notare che di commenti velenosi non se ne sentono, quando ad avere figli con più di una donna e un uomo famoso. Gli uomini in questione vengono applauditi per la loro potenza sessuale, per l'incontenibile appetito, per la loro energia e la loro capacità di attrazione, anche quando si avvicinano verso il rimbambimento.
Un po' come se dicessimo: "Fai figliolo, fai pure". Nessuno si azzarderebbe mai a sostenere che questi signori abbiano qualche problema. E infatti non ce l'hanno, perché non c'è nulla di male ad amare una persona abbastanza da voler fare un figlio con lei, qualunque sia il proprio sesso di appartenenza.
La disinvolta misoginia degli attacchi contro Kate Winslet lascia senza fiato. Ma il miglior modo per zittirla resta vivere la vita come ci pare un bel "Hip ! Hip ! Hurra !" per Winslet e per tutte quelle come lei, così romantiche da credere nelle nuove occasioni.


India Knight

sabato 25 ottobre 2014

Liberismo e Liberalismo per Benedetto Croce.

La formula economica del liberismo, ha comuni il carattere e l'origine con quella politica del liberalismo, e al pari di essa deriva dalla concezione, di sopra chiarita, immanente e storica della vita. Alla pretesa autoritaria di determinare innanzi come gli uomini debbano politicamente pensare e comportarsi, risponde di tutto punto la pretesa di determinare allo stesso modo in economia, per esempio, il prezzo delle cose, il "giusto prezzo": medievale l'una e l'altra, se anche si riaffaccino in ogni tempo, anche nei nostri, che, dopo quanto è successo nel mezzo, sarebbero da reputare alquanto lontani dell'evo medio ; e l'una e l'altra si oppongono, liberalismo e liberismo.
Si accompagna ad essi, nel dominio della scienza, la formula della libera ricerca e della libera discussione, ossia il concetto che la verità non è qualcosa di bello e fatto, ma un perpetuo farsi, non è una cosa ma un pensiero, e anzi è il pensiero stesso. Gli storici mostrano come tutte codeste e altre libertà analoghe e congiunte, abbiano preso coscienza di sé e come si siano venute formando e affermando in istituti giuridici lungo l'età moderna.
Nessuna difficoltà, dunque, fino a quando ci si restringa a riconoscere l'operare di un medesimo principio, nelle varie sfere della vita. Ma la difficoltà si fa innanzi non appena al liberismo economico si dia valore di regola o legge suprema della vita sociale ; perché allora esso vien posto accanto al liberalismo etico e politico, che è dichiarato altresì regola e legge suprema della vita sociale e ne nasce di necessità un conflitto. Due leggi di pari grado in pari materia sono, evidentemente, troppe : ce n'è una di più. Tranne il caso che le si dimostri tutte e due fallaci, una delle due deve assoggettare o, per dir meglio, risolvere in sé l'altra ; e se tale risoluzione è operata da quella delle due cui spetta di diritto il primato o l'esclusività, bene ; se dall'altra inferiore, si ha un caso di tentata usurpazione.
Ora per l'appunto questo è accaduto quando al liberalismo economico è stato conferito il valore di legge sociale, perché allora esso da legittimo principio economico, si è convertito in illegittima teoria etica, in una morale edonistica e utilitaria, la quale assume a criterio di bene, la massima soddisfazione dei desideri in quanto tali che è poi di necessità, sotto questa espressione di apparenza quantitativa, la soddisfazione del libito individuale o di quello della società intesa in quanto accolta e media di individui.
Questi legami del liberismo con l'utilitarismo etico sono noti, come è noto che in una forma di esso, resa popolare dal Bastiat, l'utilitarismo si sforzò di idealizzarsi in una generale armonia cosmica, quale legge della Natura o della divina Provvidenza.
Lasciando da parte la filosofia del Bastiat, che se non propriamente criticata nel suo fondamento logico, certamente ora non solo è abbandonata ma dimenticata, (e bisognerebbe non dimenticarla come tipica forma di un errore atto a risorgere), nell'indebito innalzamento del principio economico liberistico a legge sociale, è la ragione onde è parso che quel principio stesso dovesse esser negato.
Infatti, alla soddisfazione meramente utilitaria, si contrappone come necessità superiore l'esigenza morale ; alle medie della soddisfazione utilitaria, al quantitativo più o meno esteso e generale, il qualitativo, ossia il qualitativamente morale. Né vale, per uscire dall'impaccio, venir delimitando le sfere di quel che è da lasciar fare e di quel che non è da lasciar fare, perché anche questa posizione del problema è fallace al lume dell'etica, la quale ignora o rifiuta il concetto del "lasciato", del permissivo e del lecito. Tanto vero che, quando ci si prova a eseguire in concreto quella delimitazione, le due sfere si confondono e si vede che o tutto o niente è lecito.
La difficoltà si scioglie col riconoscere il primato non all'economico liberismo, ma all'etico liberalismo e col trattare i problemi economici della vita sociale, sempre in rapporto a questo. Il quale aborre dalla regolamentazione autoritaria dell'opera economica, in quanto la considera mortificazione delle facoltà inventive dell'uomo e perciò ostacolo all'accrescimento dei beni o della ricchezza che si dica ; e in ciò si muove nella stessa linea del liberismo, com'è naturale, posta la comune radice ideale.
Ma non può accettare che beni siano soltanto quelli che soddisfano il libito individuale e ricchezza solo l' accumulamento dei mezzi a tal fine. E più esattamente, non può accettare addirittura dal suo punto di vista, che questi siano beni e ricchezza, se tutti non si pieghino a strumenti di elevazione umana. La "libertà", di cui esso intende parlare, è indirizzata a promuovere la vita spirituale nella sua interezza e perciò in quanto vita morale.
Ciò posto, il problema configura per il liberalismo, nel determinare, secondo luoghi e tempi e nel caso dato, non già se un certo provvedimento sia "liberistico", (meramente o astrattamente economico), ma se sia "liberale"; non se sia quantitativamente produttivo, ma se sia qualitativamente pregevole, non se la sua qualità sia gradevole a uno o più, ma se sia salutare all'uno, ai più e a tutti, all'uomo nella sua forza e dignità di uomo.
Può darsi - anzi così è - che in questo esame il liberalismo approvi molte o la maggior parte delle richieste e dei provvedimenti del liberismo, ai quali tanti benefici deve la moderna civiltà ; ma esso li approva non per ragioni economiche, sebbene per ragioni etiche e con queste li sancisce. Per le stesse ragioni, respinge o restringe, in altri casi, certe altre richieste che, sotto nome o specie di libertà, ostacolano la libertà o per usare anche noi questa volta metafore quantitative, per una libertà più piccola la libertà più grande.
Il che non è poi negazione, ma inveramento del liberismo e tutt'al più, è negazione della morale utilitaria, di cui il liberismo si lasciò in passato e si lascia ancora talvolta contaminare. Del resto, quel che noi procuriamo di presentare in chiari termini critici, si può dire riconosciuto dagli stessi economisti, sia pure in forma poco critica e poco rigorosa, i quali, (tranne qualche fanatico, tranne qualche parabolano, tranne i propagandisti popolari che hanno bisogno di concetti semplicistici e di frasi ad effetto), hanno sempre ammesso che il principio del "lasciar fare e lasciar passare" sia una massima empirica e non si possa prenderlo in modo assoluto e bisogni limitarlo.
Senonché il limite e qui inteso come qualcosa di posto ab extra e, come tale, contraddittorio al concetto che si vuol così limitare ; onde o il concetto stesso ne esce distrutto o il limite viene rigettato. Il limite vero è quello interno, che non è più limite del concetto, ma è il concetto stesso approfondito e come dicevamo, inverato.
Se i provvedimenti e ordinamenti economici che il liberalismo disapprova e combatte, sono quelli soltanto che si oppongono allo svolgimento e progresso morale, ad essi non possono esser così giudicati se non in concreto, ne discende che tutte le dispute teoretiche in proposito sono astratte e mancano di consistenza e solo valgono le dispute pratiche quali si svolgono e si concludono nella pienezza effettiva della vita.
Le dispute teoretiche si aggireranno, per esempio, sul campo che sia da lasciare all'attività degli individui e quello in cui si deve esercitare l'azione dello Stato ; ma, economicamente, che cosa è lo Stato se non gli individui stessi in certe forme di associazione e come si può determinare il campo degli uni e quello dell'altro ?
Passando a considerare in concreto, la disputa ridiventa quella circa il carattere di un dato provvedimento, se sia liberale o illiberale, moralmente buono o cattivo. Si aggireranno, per dare un altro esempio, su due diversi e opposti sistemi economici, il liberalistico e il socialistico, e sulla preferenza da accordare all'uno o all'altro ; ma dove sono poi, nella realtà concreta, quei due sistemi economici separati e opposti? Quale ordinamento liberistico non è da dire in qualche parte socialistico e all'inverso ?
Dunque anche qui passando all'intrinseco, la disputa ridiventa di buono e cattivo, di meglio e di men bene e di peggio nel rispetto civile e morale e ben si potrà, con la più sincera e vivida coscienza liberale, sostenere provvedimenti e ordinamenti che i teorici dell'astratta economia, classificano come socialisti, e con paradosso di espressione, parlare finanche, (come ricordo che si fa in una bella eulogia e apologia inglese del liberalismo, quella dello Hobhouse), di un "socialismo liberale".
Una seria opposizione di principio al socialismo, è soltanto quella che oppone all'etica e politica autoritaria, che è nel suo fondo l'etica e politica liberale. Ma di ciò si è discorso di sopra.

Benedetto Croce