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domenica 25 settembre 2016

I catalizzatori alchemici cioè le droghe.

Poiché lo scopo dell'alchimia era la trasformazione della coscienza, simboleggiata dalle trasformazioni biochimiche che avvengono all'interno del corpo umano, il recipiente o fornace, è del tutto appropriato chiamare le sostanze chimiche che favoriscono una reazione trasformatrice, catalizzatori alchemici.
In questa sede, l'attenzione è rivolta ai catalizzatori a cui viene generalmente attribuita un'azione empatogena; non è quindi fatta menzione di quegli allucinogeni che, come l'LSD, la psilocibina o la mescalina, svolgono un'azione meno limitata e più multiforme. Questa classe di farmaci, che è stata impiegata in terapia, comprende l'MDA, l'MDMA, l'MMDA e il 2-CB. Altri composti sono stati sintetizzati e dichiarati psicoattivi, ma nessuno ha mai ricevuto una così ampia considerazione come questi.
Chimicamente, essi appartengono alle feniletilamine. Botanicamente, alcuni di questi si trovano negli olii volatili di certe piante, tra cui la noce moscata e il macis. Strutturalmente, assomigliano alla dopamina, un neurotrasmettitore, alla mescalina, un potente allucinogeno e all'anfetamina, uno stimolante. Gli effetti psicologici non sono dissimili da quelli di una mistura di mescalina o di anfetamina, sebbene meno allucinogeni di quella e meno stimolanti di questa.
L'MDA sta per 3,4-metilenediossianfetamina; divenne abbastanza nota negli anni 60', quando tra gli hippy era chiamata la "droga dell'amore". È attiva in dosaggi che variano tra i 50 e i 200 mg. Claudio Naranjo, nel suo libro The healing journey, l'ha definita "la droga dell'analisi", particolarmente utile per la terapia incentrata sulla regressione dell'Io e la reminiscenza del vissuto infantile. Ha una durata che va dalle sei alle otto ore e nel complesso esercita un'azione più stimolante, più anfetaminica di Adamo o dell'MDMA. Ha anche fama di essere un afrodisiaco e viene utilizzato in certi ambienti, come eccitante per ballare e fare del sesso. Poiché è illegale fin dalla fine degli anni 60', e poiché altri composti con minori effetti somatici collaterali sono stati scoperti, per quanto è dato di sapere non è molto impiegata attualmente in terapia.
L'MDMA sta per 3,4-metilenediossimetamfetamina ed è efficace in dosaggi che variano tra i 50 e 250 mg, 150 mg è la dose media indicata per l'adulto. Si differenzia dall'MDA per la sua durata, dalle quattro alle cinque ore, e per gli effetti collaterali di natura anfetaminica più ridotti, tremore muscolare, tensione alle mascelle, eccetera. La comparsa dei primi effetti farmacologici avviene entro 20 o 30 minuti dall'assunzione, accompagnati da un provvisorio e moderato aumento della pressione sanguigna e della frequenza del polso. A seconda dell'individuo, viene percepito un aumento nella temperatura corporea e l'attenzione e la vigilanza sono molto marcate; al tempo stesso, un rilassamento e una calma pervadono tutto il corpo.
Anche l'MMDA è citata nel libro di Narajo, dove si dice che provochi una sensazione simile a quella dell' "eterno presente". La descrizione di questa sostanza e dell'MDA che viene fatto in quel libro, si potrebbe applicare parimenti all'MDMA. A causa forse della dichiarata difficoltà della sua sintesi, l'MMDA non ha avuto un grande successo tra i terapeuti.
L'unico altro farmaco utilizzato in queste indagini è il 2-CB vale a dire,4-bromo-2,5 dimetossifeniletilamina. È più potente dell'MDMA, essendo attivo in alcune persone alla dose di 18-20 mg; il massimo dosaggio consigliato varie tra i 25-30 mg. Tremore, tensione alle mascelle, caldo ed elevata pressione sanguigna, rappresentano i tipici effetti collaterali. La sensibilità a questa sostanza varia da un individuo all'altro, perciò è sempre raccomandabile procedere con cautela, iniziando dalla dose più bassa avvicinandosi solo gradatamente a quella più elevata. Dal punto di vista psicologico, il 2-CB è un empatogeno come l'MDMA, sebbene la sua azione sia in un certo qual modo più orientata sul corpo e provochi anche alcuni deboli effetti nel campo visivo, non molto dissimili a quelli della mescalina.
Alcuni terapeuti e ricercatori hanno sperimentato con l'MDMA, seguito tre, quattro ore dopo dal 2-CB; ciò fondamentalmente serve a prolungare l'esperienza empatica, con la stessa intensità.
Gli effetti collaterali di tutte queste sostanze concernono l'azione stimolante, simile all'anfetamina, a cui certi individui sono soggetti e variano molto a seconda del dosaggio
E' stato osservato che in molti casi un supplemento di calcio e magnesio, (300-500 mg), preso poco prima, durante o dopo l'MDMA, può ridurre considerevolmente l'azione o addirittura eliminarli del tutto; ci si riferisce sempre ai tremori muscolari e alle tensioni mascellari. Di solito, vi è una perdita totale di appetito durante la sperimentazione e anche nelle ore successive. Anche a causa della ridotta assunzione di cibo, è probabile sentire il giorno dopo un certo affaticamento. Si consigliano perciò degli integratori vitaminici e minerali da prendere prima e dopo la seduta; inoltre, dovrebbe esserci sempre a disposizione molta acqua per via della notevole disidratazione.
Le controindicazioni nell'uso di questi farmaci, che sono, è importante ricordarlo, nuovi e relativamente indagati dalla farmacologia, si rivolgono soprattutto a chi soffre di disturbi cardiaci, elevata pressione sanguigna, ipoglicemia, diabete, apoplessia; ovviamente, se ne sconsiglia l'uso durante la gravidanza, come per ogni altro farmaco. Nel dubbio, si dovrebbe consultare un medico.
Da non dimenticare inoltre che queste sostanze, diversamente da ogni altra medicina psichiatrica, provocano un intenso benché transitorio stato alterato di coscienza. Sebbene la percezione della realtà quotidiana non venga modificata in modo ragguardevole dagli empatogeni, (a differenza degli allucinogeni come l'LSD), la risposta emotiva alla realtà è assai diversa.
Perciò, anche se una persona può essere in grado di passeggiare o persino di guidare un'automobile sotto l'effetto di questi farmaci, naturalmente si raccomanda di non farlo, non solo perché quello stato di estrema sensibilità ed emotività, potrebbe rallentare i riflessi, ma anche perché, così facendo, ci si può allontanare dall'esplorazione della psiche, che, dopo tutto, è l'obiettivo di quell'esperienza.


sabato 17 settembre 2016

Apoliticismo per Benedetto Croce.

La società non lascia di raccomandare e rammentare ai suoi poeti, ai suoi filosofi e storici di guardarsi dalle passioni e dalle tendenze della politica. La verità universale, la pura umanità non si ottiene, infatti, nelle opere loro se non col superare le particolari passioni e tendenze, quali sono per eminenza quelle che si raccolgono sotto il nome di "politica".
Né è possibile, nell'atto di affisarsi all'eterno oltrepassando gli interessi pratici particolari, favorire o promuovere uno o l'altro qualsiasi di questi; o possibile solamente in apparenza, mercè un inganno più o meno destramente condotto, che, se giova talvolta i fini del politico, copre di rossore e di sdegno il volto di chi riverisce la castità del bello e del vero, e sente, con quel fatto o con quell'invito, offesa alla dignità morale e minacciate le radici stesse della propria vita migliore.
E il cosiddetto poeta o filosofo o storico, che si acconcia ad eseguire quel gioco di apparenze e a maneggiare quell'inganno, in quanto fa ciò non è niente di quel che asserisce di essere, ma è anche lui un politico, o, piuttosto, asservito ai politici, e però in cattiva coscienza, in contraddizione col presunto suo carattere di libero spirito, con l'ufficio che ha preso ad esercitare, con l'implicito giuramento che ha dato a se stesso e alla società di non venir meno a quel suo proprio dovere.
Salvo il caso, (che bisogna pur salvare, perché "infinita è la schiera degli sciocchi"), della sciocchezza in certo modo innocente che non sa bene quel che fa, sempre in fondo a simili illecite operazioni si ritrova qualche motivo di comodo e di utile personale, un timore di danno e una speranza di vantaggio da conseguire; e si può, dunque, in presenza di quei prodotti pseudo artistici e pseudo scientifici, sempre domandare, con sicurezza di ben domandare, ai loro autori: "Che cosa ne avete avuto in cambio? Quanto vi è stato pagato?
Il filosofo, lo storico, il poeta non chiede e non riceve, perché non gli si può dare, nessuna "cosa in cambio"; e lancia il suo strale d'oro contro il sole, e guarda e gode e più non vuole, o vuole soltanto che gli altri godano con lui e a gara lancino altri simili strali lucenti.
E un'altra raccomandazione o esortazione la società rivolge ai cultori del bello e del vero, che è di astenersi, in quanto persone pratiche, dal partecipare alla politica attiva, o, perlomeno, dal pretendere in essa a una parte importante e dirigente.
Benedetto Croce
Tra le attitudini e capacità che bisogna coltivare, tra le esperienze che bisogna raccogliere nell'una e nell'altra cerchia, c'è una diversità che par quasi opposizione: che gli uni, i cultori del bello e del vero, mettono in relazione idee e disposano immagini, e gli altri, i politici, maneggiano e accordano e contrappongono uomini e passioni e interessi, sicché la forza degli uni è la debolezza degli altri.
L'uomo della contemplazione e della meditazione, tirato nell'agone delle lotte politiche, può rendere scarsi servigi e talvolta fare qualche disservizio; e, a ogni modo, quelli scarsi servigi non compensano la società del danno che le viene dal distogliersi di lui e dal lavoro per il quale è nato e al quale è preparato.
Questa seconda raccomandazione ed esortazione non ha il carattere assoluto della prima, perché gli uomini della contemplazione e della meditazione, non sono astratti spiriti contemplanti e meditanti, ma uomini, e se la linea fondamentale della loro vita è indirizzata a quelle opere, non vi si esaurisce: oltrechè la società stessa e lo Stato li trattano come loro componenti e cittadini, li chiamano a rendere servigi in pace e in guerra, e con ciò li eccitano a partecipare in certa misura ai dibattiti e contrasti politici e a dividersi nei vari partiti in azione, sia pure come gregari o addetti a lavori ai quali sono più particolarmente adatti, a lavori di "parole" e ad "opere d'inchiostro", come diceva messer Ludovico, (il quale, del resto, dovè governare la Garfagnana), cioè non mai di pseudo poesia e di pseudoscienza, che sarebbero cose poco pulite, ma di legittima è sana pubblicistica politica.
Ma quella raccomandazione, assoluta, di impedire che la politica contamini le opere dell'arte e della scienza, e quest'altra, relativa, di restringere in modesti confini la propria partecipazione all'azione politica, vogliono forse inculcare a quegli uomini l'indifferenza per la politica, l'apoliticismo? e potrebbero essi, da loro parte, accogliere questa ulteriore richiesta, e soddisfarla?
Affinché si potesse soddisfarla, si dovrebbe poter escludere dal proprio interessamento una forma della vita, la politica, distaccandola dalle altre con le quali è organicamente connessa. Ma l'uomo intero accoglie nel suo animo l'interessamento per tutte le forme della vita, e per tutte batte il suo cuore; e il filosofo e lo storico le indagano tutte nelle loro relazioni e nella loro viva dialettica, e il poeta risente e ritrae la pienezza della vita.
Se una di esse tagliassero fuori, se da una di esse si straniasse l'animo loro, le altre tutte, per effetto di quella mutilazione, intristirebbero ai loro occhi e si disseccherebbero nel loro cuore. L'amore per un essere umano, l'affetto per la famiglia e per i figli, e insieme sollecitudine per l'ambiente sociale e morale e politico, nel quale quelle creature amate e noi stessi respiriamo.
E quando anche accada che nel travaglio della passione si cerchi vanamente di fuggire alcuna di quelle forme, e per stare nel caso nostro, di aborrire dalla politica, questo stesso sforzo di ripulsa è interessamento e non disinteressamento e fa presente quello che si vorrebbe fuggire; come la negazione che il filosofo, errando, tenti di taluna di esse, è nell'atto stesso una riaffermazione, e il poeta che canta quella sospirata fuga dalla politica ne è ossesso, e al pastore di Erminia, nel suo albergo solitario, tra le acque e i rami, stanno pur sempre dinnanzi alla mente le "inique corti".
Non ci sarebbe altro modo, dunque, di disinteressarsi della politica che quello di disinteressarsi insieme di tutte le altre parti della vita; e perciò non la semplice apolitia, ma la totale apatia. Senonchè l'apatia totale è morte, e morte altresì della fantasia e del pensiero, della poesia e della filosofia, le quali non in altro hanno la loro materia che nelle passioni della vita, sole che muovono a fantasticare, a definire le idee, a determinare la verità della storia e finanche, seppure in modo meno immediato, a costruire concetti delle scienze e gli schemi delle matematiche.
Le passioni e il dolore: "Ahi, dal dolor comincia e nasce l'italo canto", esclamava il Leopardi; e quel dolore che ispira pensieri non meno che canti, non è il diretto tormento egoistico che immeschinisce, ma l'affanno e il dolore per la società e per l'umanità.
Vero è che gli atti teorici di rappresentazione e di comprensione, sommettono a se le passioni appunto perché le abbassano a materia; ma metterle sotto di sé e mettervisi di sopra non è mettersene fuori, ma anzi prenderle in sé, domate: non è un disinteressarsene, ma un tanto interessarsene da averle ridotte in proprio possesso.
In effetto, con quella esortazione e raccomandazione non si vuole già inculcare l'apoliticismo, ma, come si dovrebbe dire esattamente, il simpoliticismo, l'interessamento per la politica come per ogni altra parte della vita umana, non per fare della politicante e cattiva poesia, filosofia o storiografia, e neppure per compiere azioni di politica pratica alle quali non si sia chiamati, ma unicamente per convertire l'energia di quel sentimento in pura poesia, filosofia e storiografia; il che non avrebbe effetto se non ci fosse quell'energia di sentimento, se lo spirito del poeta, del filosofo e dello storico fosse indifferente, che vuol dire vuoto.
La riprova dell'esattezza di questa interpretazione è nel disprezzo in cui la società stessa tiene gli scrittori effettivamente apolitici, chiamandoli verseggiatori, meri letterati, stupidi esteti, frigidi compilatori di notizie, pedanteschi filosofanti dai pallidi concetti estenuati, e via per simili complimenti; e nel carattere che si suol assegnare di decadenza alle età storiche, nelle quali siffatti scrittori predominano e rari e quasi singolari eccezioni sono quelli politici o "simpolitici", come fu nell'Italia della Controriforma e del seicento.
Conclusione di questo discorso che mi è parso opportuno fare.
Quando uno scrittore che ha serietà di pensiero, un poeta che ha serietà di sentimento, vi dichiara come spesso accade di udire dichiarare: "Io sono affatto apolitico", bisogna rispondere: "Voi non vi conoscete bene". E quando la medesima dichiarazione ve la fa un poeta privo di sentimento e perciò di genuina fantasia, un filosofo e uno storico privi di intimo pathos e perciò di penetrazione nella realtà umana, uno sterile combinatore di forme e di formole, bisogna rispondergli per contrario: "Voi vi conoscete molto bene!"


Benedetto Croce da “La religione della libertà”

domenica 11 settembre 2016

Cronoterapia cioè assumere i farmaci all'ora giusta. Ma è giusto?

Secondo la cronobiologia i medicinali, assunti nel momento più adatto della giornata, sono più efficaci.

La pastiglia prescritta dal medico non fa effetto? Lo sciroppo fa venire dolori di pancia e nausea? Forse non era il momento giusto per prenderli. Secondo i principi della cronobiologia, la scienza che studia i ritmi naturali dell'organismo, c'è un orario giusto per tutto: mangiare, dormire, curarsi.
Assunti nel momento più adatto della giornata, i medicinali funzionano meglio e hanno meno effetti collaterali. Una notizia che potrebbe rivelarsi utile anche nel campo della lotta ai tumori, come hanno scoperto alcuni scienziati dell'Università di Perugia nelle ricerche sui medicinali chemioterapici.
La cronobiologia parte dal presupposto che, per funzionare bene, l'organismo deve seguire i suoi ritmi naturali. Il corpo umano infatti è come un grande orologio: le sue funzioni seguono un ciclo circadiano, della durata di 24 ore, scandito dall'alternanza di luce e buio. "L'orologio biologico influenza l'umore, il rendimento psicofisico, il metabolismo dei cibi, ma anche la suscettibilità ad alcune malattie e l'azione di molti farmaci", afferma il dottor Ascanio Polimeni, neuroendocrinologo, esperto in medicina antinvecchiamento e cronobiologia a Milano e Roma.

Mattina o sera?

Tutto parte dalla ghiandola pineale, situata alla base del cranio: sotto l'effetto del sole, produce gli ormoni, (cortisolo e serotonina), che attivano le funzioni necessarie per affrontare la giornata, (energia, lucidità, agilità fisica), mentre al tramonto secerne melatonina, che "spegne" gli ormoni della veglia e predispone al riposo.
Da questo bioritmo, dipendono tutti parametri e le funzioni necessarie per la salute: la pressione arteriosa, la temperatura, la produzione ormonale. Anche il sistema immunitario segue un andamento circadiano: di giorno attiva le cellule deputate al controllo del dolore e dell'infiammazione, che al calar del sole cedono il passo ad altre cellule con funzioni diverse. Questo spiega perché crisi d'asma, dolori infiammatori, mal di testa o di denti colpiscono soprattutto nelle ore di riposo.
"Il momento ideale per assumere gli antistaminici, gli antinfiammatori e gli antidolorifici a breve durata dovrebbe quindi essere alla sera, prima di coricarsi", spiega il dottor Polimeni. "Anche alcuni tipi di statine per abbassare il colesterolo vanno assunte a fine giornata, perché bloccano un enzima che lavora di notte".
Per chi soffre di malattie reumatiche, invece, il momento peggiore è il risveglio. "Per ridurre l'infiammazione, occorre assumere farmaci cortisonici a rilascio modificato alla sera, per sopperire al calo di cortisolo che avviene a notte fonda", dice l'esperto. "Al contrario, per la cura di malattie della pelle, come psoriasi e dermatiti, il cortisone esercita un effetto migliore se assunto nelle prime ore del mattino".
Il cuore rischia di più al risveglio: statisticamente, alle otto del mattino, si verifica il più alto numero di infarti della giornata. "Gli antipertensivi si prendono prima di andare a letto, perché assicurano una copertura di 12 ore, mentre l'aspirina al mattino, se usata per prevenire le ricadute di infarto o ictus. Infine, per febbre e raffreddore, che si fanno sentire di più verso sera, i medicinali vanno presi a metà pomeriggio".
"Gli antisecretivi più recenti, come l'omeoprazolo, usati per la cura della pirosi, (bruciore di stomaco), e le ulcere gastriche, sono consigliati al mattino perché hanno un tempo d'azione lungo, andando a bloccare la risalita notturna dei succhi gastrici dallo stomaco, favorita dalla posizione sdraiata", prosegue lo specialista. "I farmaci antiacidi, invece, agiscono rapidamente: si assumono circa un'ora dopo i pasti e prima di coricarsi".
Chi ha la sindrome del colon irritabile, con dolori addominali, stipsi o diarrea, dovrebbe assumere i medicinali antispastici dopo mangiato, mentre i lassativi si prendono con abbondante acqua prima di coricarsi, (fanno effetto al mattino).

A stomaco pieno o vuoto?

Anche i cibi possono influenzare i farmaci. Latte e yogurt riducono l'assorbimento di alcuni antibiotici, tra cui l'amoxicillina. La liquirizia, (ad alte dosi), non va d'accordo con i farmaci per cuore e pressione, mentre il succo di pompelmo è bandito se si assumono alcuni antipertensivi, antiepilettici, benzodiazepine o farmaci per il colesterolo.
Gli antinfiammatori non steroidei vanno sempre presi dopo i pasti, se non si vuole andare incontro a dolori di pancia e ulcere gastriche. Il paracetamolo invece funziona meglio a stomaco vuoto. In caso di dubbi, è preferibile assumere le medicine lontano dai pasti, almeno 30 minuti prima o due ore dopo.

Vale anche per i cosmetici.

Anche la pelle ha un suo bioritmo. L'hanno studiato i ricercatori di un'azienda cosmetica tedesca, insieme a scienziati della Charitè Università di medicina di Berlino. Durante le ore di luce le cellule cutanee sono a riposo, mentre di notte si attivano. I cosmetici devono assecondare questo ciclo naturale: al mattino è fondamentale detergere la pelle, per eliminare le cellule morte derivate dal turn-over notturno, quindi applicare delle creme protettive e idratanti, contenenti filtro solare SPF 15/25.
Nelle ore di buio, invece, per favorire il rinnovamento cellulare e i naturali processi riparativi, meglio applicare creme ad azione rigenerante, nutriente e drenante, o, volendo, regalare alla pelle trattamenti o cure d'urto come maschere, impacchi e cosmetici snellenti. La posizione orizzontale del corpo facilita il ritorno venoso e l'eliminazione dei liquidi in eccesso.

Il parere del farmacologo.

Luca Pasina, dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, ci ha espresso le sue riflessioni e perplessità sull'assunzione dei farmaci in base all'orario più adeguato.
"A mio parere la cronoterapia, benché utile, ha dei limiti. Sono necessari studi scientifici per convalidarne le tesi. È opportuno poi tenere conto delle differenze individuali, soprattutto nella tollerabilità dei farmaci. Inoltre non si può generalizzare: all'interno di una categoria di medicinali, non tutti principi attivi si comportano allo stesso modo.
Ogni molecola presenta caratteristiche specifiche e ha un'emivita diversa, cioè un tempo e una durata d'azione specifici. Come le statine: per alcune di esse, l'orario di assunzione non influenza l'effetto. Bisogna sempre fare riferimento al foglietto illustrativo. Quando non è indicato, si può scegliere l'orario più comodo, in base alle abitudini e alle reazioni suscitate dal medicinale. Per esempio gli antidepressivi, usati anche per la cura degli stati d'ansia, possono essere presi alla mattina o alla sera, perché il meccanismo d'azione è svincolato dall'orario. Però bisogna considerare gli effetti collaterali: ad alcune persone questi farmaci danno sonnolenza, ad altre insonnia.
Bisogna tenere conto infine delle altre terapie assunte, per evitare il rischio di interazioni: chi soffre di osteoporosi, per esempio, non deve prendere i bifosfonati insieme agli integratori di calcio, perché questo ultimo ne riduce l'assorbimento".


Roberta Camisasca

giovedì 1 settembre 2016

Il boom delle social street le regole di buon vicinato e non solo.

Alcune settimane fa, ha fatto scalpore la lettera, immediatamente rimbalzata sui social, inviata da un signore inglese alla sua nuova vicina di casa. Si trattava di un semplice elenco di informazioni pratiche,
(dov'era la presa dell'acqua, come funzionava il riscaldamento, come regolarsi con la raccolta differenziata), condite con qualche nota che tradivano un animo gentile: il mittente ammetteva di non sentirci troppo bene e che, qualora il volume della sua tv fosse stato troppo alto, si impegnava ad abbassarlo. E soprattutto Chris, questo il suo nome, allegava un buono per una cena, visto che i traslochi possono essere stressanti e complicati. Al culmine della non-invadenza, la missiva era attaccata a una puntina di fianco alla porta.
Perché questa lettera ha suscitato un tale stupore da attraversare i confini nazionali e arrivare sui media italiani? Sono la gentilezza, la cura, l'empatia a colpire. Ma ancor di più fa riflettere quanto semplici sarebbero da mettere in atto.

Il boom delle social street.

Anche in Italia si stanno diffondendo esperimenti di buon vicinato come le social street. Tutto è nato dall'intuizione di un bolognese, Federico Bastiani, giornalista e "startupper", che ha creato un gruppo chiuso su Facebook tra i vicini della sua via di residenza (via Fondazza), con tanto di logo ufficiale, basato sulla solidarietà di strada. La social street sfrutta Facebook per creare un circuito di vicinato virtuoso: scambio di informazioni, assistenza a universitari fuorisede e i nuovi arrivati, mini-sorveglianza su furti e situazioni sospette, organizzazioni di feste per bambini.
L'esperimento ha dato il via alla nascita di social street in tutta la penisola: da Milano a Roma, ma anche Torino, Catania, Ancona, Ferrara, Verona, (l'elenco completo su www.socialstreet.it ). Comincia come un gioco, magari per seguire una moda, e finisce per far riscoprire il valore dei buoni rapporti tra vicini, tanto più preziosi in un momento di crisi. E, soprattutto, potrebbe restituire un significato più concreto alla parola "social": il network on-line torna a essere soltanto un (preziosissimo) mezzo, ma il fine è la socialità autentica, vis-à-vis.

Tra condomini invece ...

Purtroppo, se per le strade si tessono reti, dentro i palazzi si annidano liti. Tuttora, infatti, le contese condominiali abbondano. La macchina parcheggiata senza rispettare i turni, lo stereo a tutto volume di notte, i tacchi che rimbombano dal piano di sopra: sono spesso piccolissimi soprusi quelli che creano rancori e negatività, che possono avvelenare la vita di condominio.
Secondo la psicologa Elena Lorenzini, esperta in questioni condominiali, le liti fra vicini derivano dalla concezione della casa come di un'estensione di sé: "La consideriamo rifugio, espressione della nostra personalità nonché di scelte impegnative come un mutuo. Ma dimentichiamo che, se viviamo in un condominio, non è solo nostra. E spesso c'è anche l'ignoranza delle regole basilari".
"Circa 2 milioni di italiani, in media, fanno ogni anno causa per questioni di questo tipo, il più delle volte vedendosi respingere il ricorso di fronte al giudice di pace", prosegue l'esperta. Nella speranza di alleggerire gli scaffali degli studi legali dei troppi fascicoli di contenziosi, oggi c'è l'obbligo di rivolgersi a un mediatore civile, prima di addentrarsi in qualunque causa. Ma il primo mediatore dovrebbe essere in ognuno di noi. Oltre alla lettura delle regole del condominio, la psicologa suggerisce qualche regola di buona convivenza: "Se qualcosa disturba, dirlo subito con pacatezza. Uscire dalla logica "di chi è la colpa", è utilizzare quella del perché è successo". Nelle riunioni di condominio non essere mai aggressivi, non usare formule come "Lei, come al solito ...", ma ragionare sui fatti senza farsi guidare da opinioni personali. E poi sorridere un po' di più e magari organizzare una bella festa di condominio ...

Qui mi sento a casa.

Lara, libera professionista di 35 anni, abita a due passi da via Fondazza a Bologna, ma rivendica la superiorità della sua via Broccaindosso, altrettanto stretta e apparentemente anonima.
"Qui da noi non c'è bisogno di etichette né di Facebook, perché far rete è naturale. Dopo pochi mesi che mi ero trasferita, ho scoperto la festa di strada, organizzata dai residenti: via chiusa al traffico, banchetti e tavole imbandite per strada, in un'atmosfera conviviale che è andata avanti fino a sera tarda, quando la musica dal vivo ha addirittura attirato l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, che abita poco distante! Ma a colpirmi è stata la pulizia dei portici, i cartelli alle pareti che dicono "Questa strada è pulita perché è bene comune", i distributori di guanti di plastica per chi ha un cane, il banchetto di book crossing. Ho scoperto che tutto è merito di un trio di signore, poi ribattezzate " Le Winx di via Broccaindosso", vere fatine che gestiscono anche un'associazione,( orfeonicadibroccaindosso.blogspot.it ), impegnata a ridare vita agli orti di un ex convento sulla via, che in primavera-estate diventano di volta in volta dehors dei ristoranti, arena all'aperto, cortile per bimbi e anziani della strada ..."

Marina Nasi