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sabato 29 aprile 2017

Allucinante: Igor non lo vogliono prendere.

Sabato 8 aprile nelle zone del Mezzano, ferrarese, nell'oscurità della notte compare alla vista di tre pattuglie dei carabinieri un vecchio fiorino; uno di quelli degli anni 80, derivati dalla 127. A bordo c'è Igor, il serbo dai tanti alias su cui pende un mandato di cattura internazionale. E' ferito e non certo per merito delle nostre forze dell'ordine ma probabilmente per la precedente colluttazione in cui ha
ucciso il barista di Budrio Davide Fabbri, maneggiando un fucile. Si accorge del posto di blocco e decide di forzarlo accelerando. Nessuno dei componenti del posto di bocco oppone resistenza, anzi si scansano. Mettiamoci nei panni di quegli agenti e ricostruiamo la scena. Si tratta di posti molto isolati, scarsamente illuminati; a quell'ora le campagne sono vuote, non c'è pericolo di colpire nessuno. La sproporzione di sei uomini di pattuglia contro uno, ferito, è evidente. Eppure il serbo ha la forza di scendere dall'auto e scappare. Nessuno spara; neppure alle gambe. Igor fa perdere le sue tracce immediatamente. Nessuno lo insegue.
Più tardi il procuratore capo Bruno Chierchi chiarirà la dinamica e il perché di quel gesto. Dice subito che nessun carabiniere ha sparato: "innanzitutto posso escludere che vi siano stati conflitti a fuoco durante la fuga, nessuno ha sparato". "Nessuno ha sparato", continua, "perché non c'erano le condizioni di sicurezza per poterlo fare". In mezzo alla pianura, tra le paludi, con nessuna anima in giro non c'erano le condizioni per sparare? Eppure è proprio così: nessuno gli ha sparato a gambe, piedi, in aria. Niente.
Perché Igor è pericoloso, è armato, dicono. Inutile rischiare di allungare la scia di sangue. Lo ammette lo stesso Chierchi soffermandosi sul fatto che "se i carabinieri non hanno sparato sabato sera è perché si aveva, e si ha, consapevolezza che Igor sa usare le armi in modo micidiale".
"Quello che è successo nel Mezzano con la morte di una guardia ecologica e il ferimento dell'altra lo conferma: Igor è uscito dall'auto sparando, senza dare la minima possibilità di azione ai due agenti che non gli avevano nemmeno chiesto i documenti" conclude.
Così, da allora, da quel momento, è partita la caccia all'uomo più imprendibile d'Italia. Sono stati mobilitati 1000 uomini, reparti speciali dei Cacciatori di Calabria, Tuscania, Gis, Uopi antiterrorismo della Polizia, parà. Gente tosta questa, che ha combattuto in condizioni
disumane, nei luoghi più pericolosi al mondo, addestrata ad ogni evenienza. Insomma super uomini contro un altro super uomo (così almeno ci fanno credere). Eppure quella sera sarebbe bastata una o più sventagliate di mitraglietta. Ma non si poteva. Era troppo pericoloso, forse le pallottole avrebbero rimbalzato indietro, avrebbero avuto pure loro paura di Igor. Dopo qualche giorno si pensa all'uso massiccio di cani molecolari. Teniamo presente che fino a ieri sera in quelle zone c'era una siccità spaventosa, per cui le tracce di un ferito sanguinante sarebbero state intercettate subito. Ma nulla. I cani si fermano sempre in riva ai fiumi, non riescono mai a proseguire sull'altra riva, perdono sempre le tracce. Dicono che succede perché Igor si tuffa e riesce a stare ore e ore sott'acqua con una cannuccia di bambù che gli permette di respirare, alla Rambo. E' pericoloso per cui è meglio non avvicinarsi. Uomini con giubbetti antiproiettile, elmetti in kevlar, visori notturni. Non bastano. Troppo pericoloso. Allora ci si affida ai droni. Quattro per la precisione. Sono quelli professionali, militari, con dispositivi sofisticatissimi, agli infrarossi, riescono a percepire il calore umano.
Purtroppo, nelle campagne piatte, dove di rado si trova un albero alto uno di loro si schianta proprio contro un albero. Forse era l'unico alto della zona. Meglio non rischiare ancora. Vengono lasciati a terra. Sembra che Igor sia molto esperto nel fabbricarsi armi letali come archi e frecce. Li potrebbe abbattere. Ha tempo però per aggiornare il proprio profilo FB. Di questi tempi è importante, fondamentale. Igor sembra che in realtà si chiami Norbert Feher, 41 anni, nato a Sobonica seconda città del paese serbo. Nel profilo compaiono molti possibili parenti, stesso cognome e soprattutto tanti post condivisi sulla vita delle persone normali. Le feste, i compleanni, l'amore e tanto altro. Informazioni preziose, determinanti per la cattura. Purtroppo ricerche approfondite sulle utenze di cellulare usate per entrare e postare nel profilo, non hanno portato a risultati. Forse è un hacker perfetto, in grado di far perdere qualsiasi traccia. Lo vedete, vero, in mezzo agli acquitrini del basso ferrarese, con un tablet che smanetta? E' pericoloso, meglio non avvicinarsi. Dicono che si nasconda nelle tane delle volpi. Anche loro hanno paura e se la sono data a gambe. Torna in mente quando anni fa due semplici carabinieri delle piccole stazioni dell'Argentano lo stanarono proprio di notte in un nascondiglio e lui disse loro "siete stati fortunati". Oggi non potrebbe più accadere. Oggi non è più l'Igor Vaclavic di allora, è un Norbert Feher, killer spietato, per cui sono stati mobilitati i reparti speciali dei carabinieri del Tuscania.

Si diffonde una voce. E' stata rubata una zattera. Manca una zattera all'appello di un pescatore. Forse, sfruttando la notte è riuscito a
prendere il largo, verso il mare. Non è consigliabile chiamare i guardiacoste, forse nemmeno le navi da guerra. E' troppo pericoloso. Si lascia perdere. Iniziano a spuntare dei dubbi. E se ci fosse un mitomane che agisce in contemporanea? Alcune ragazze sembra lo abbiano visto su un treno locale, davanti a loro. Ne sono certe.

Contadini novantenni raccontano che ha capacità di volare usando una particolare mimetica che gli permette di spiccare balzi antigravitazionali. La teoria della relatività viene per la prima volta messa in serio dubbio.
Cherchez la femme. Ecco la nuova pista. Del resto Igor è stato gigolò a Valencia. Potrebbe aggirarsi in giacca e cravatta tra i casolari e trovare appoggio tra le bellezze del posto usando il suo fascino.
La storia per ora si conclude con il solito politico incapace in visita. Si tratta del ministro dell'ambiente. Del resto l'ambiente sembra proprio che copra la fuga del serbo. "Resteremo finchè non lo prenderemo" assicura. Ma non per sempre, dice. Perché i costi iniziano a lievitare.
Sapete cosa vi dico? Che Igor non lo vogliono prendere e non lo vogliono prendere perché nessuno vuole assumersi la responsabilità di questo gesto. Hanno tutti paura di rimanere invischiati in un gioco più grande di loro, anche perché una volta libero, e qualche giudice comunista in una terra comunista lo metterebbe quanto prima in libertà (Igor doveva scontare due anni di galera ma l'hanno fatto uscire prima) la farebbe pagare a colui che gli metterà le manette ai polsi. Come dice un giudice di Bologna i delinquenti slavi godono di una particolare impunità in Italia, al contrario di casa loro.
E questo mi sa tanto essere uno di quei casi.

Ludovico Polastri

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1 commento:

  1. Non ci hanno insegnato niente i film d azione americani dove si uccide il cattivo e gli si mette in mano un arma simulando legittima difesa????? Siamo dei pivelli.... Dei pivelli fifoni!!

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