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giovedì 29 marzo 2012

Pesce d' Aprile !





Primo Aprile, pesce d'Aprile !


Le origini del pesce d'aprile, ossia delle burle che per tradizione vengono effettuate il 1° di aprile, sono incerte. Si crede che il tutto sia legato all'equinozio di primavera, (21 marzo), periodo nel quale, prima dell'adozione del calendario Gregoriano nel 1582 che spostò l'inizio dell'anno al 1° gennaio, si celebrava il capodanno in diverse culture. In antichità fino al 1° aprile ci si propiziava gli Dei con doni e sacrifici e si dava spazio a scherzi e beffe. Dopo il 1582 i festeggiamenti del giorno, orfano della ricorrenza, divennero usanza profana : in Francia nacque la tradizione di inviare pacchi regalo vuoti, i “ poissons d'avril “ cioè i " pesci d'aprile ". Si presume, data l'importanza dell'astrologia al tempo, che la scelta sia di origine zodiacale : il segno dei pesci termina infatti il 20 marzo.

venerdì 23 marzo 2012

Un ricordo di Tonino Guerra !



Tonino Guerra non è mai stato uno sceneggiatore in senso classico, quantunque abbia avuto maestri illustri come Giuseppe de Santis, che lo fa esordire assieme a Elio Petri con “ Uomini e lupi “ del 1956 e sia stato poi al fianco di autentici titani come Fellini, Rosi, Tarkovskji, Angelopoulos. Sue sono soprattutto le intuizioni, le scorribande in uno spazio dell'invenzione pura, che ha a che fare col reale solo quando ne rimarca la distanza dal possibile, dal magico, dall'assoluto. “ Per quanto riguarda il cinema, a occhio e croce, penso di aver scritto una novantina di film, guadagnando molti premi e molte nomination all'Oscar : Amarcod lo ha vinto. Ora il cinema – scriveva qualche anno fa Guerra – si sta allontanando da me, tuttavia continuo a collaborare con gli amici più cari, quelli che restano, Theo Angelopoulos prima di tutti “. La lista dei suoi complici è impressionante, quasi una storia del cinema : Federico Fellini in primis, ovviamente, per cui Guerra inventa la memoria magica di Amarcord, E la nave va, Ginger e Fred, ma anche la gelida gabbia di Casanova. Con De Sica scopre la Russia al tempo de I girasoli (1970). Una terra e una cultura che saranno per il poeta di Sant'Arcangelo di Romagna una seconda patria, un amore personale, (lì si è sposato, lì è stato onorato come uno dei massimi artisti viventi all' Ermitage di San Pietroburgo, lì ha avuto gli amici più cari), e una fonte costante di ispirazione, come quando sceneggiò per Rosi La tregua. A ben guardare è proprio questo spaesamento costante, (la steppa e le città, la Sicilia pirandelliana di Kaos e la Romagna reinventata di Fellini, L'Italia rinascimentale di Tarkovskji e la Grecia di Angelopoulos, l'America sognata di Antonioni), a rendere unica e coerente la scrittura di Tonino Guerra. Il suo mondo non ha confine ed è al contempo circoscritto all'amata Pennabilli, dove si è trasferito fin dagli anni 80'. E' questa consapevolezza del piccolo che racchiude il grande, a fare di lui un gigante che comprende il cinema nella sua prassi artistica, e mai ne è catturato o limitato. Tre nominations all'Oscar, una statuetta divisa con Fellini per Amarcord, un Oscar europeo, (nel 2002), e un David di Donatello alla carriera, (nel 2010), i premi come sceneggiatore ricevuti a Strasburgo e a Hollywood, sono solo una piccola parte dei riconoscimenti. Padre orgoglioso di uno dei migliori musicisti italiani per il cinema Andrea, Tonino Guerra è stato soprattutto un formidabile affabulatore e un cantore omerico del suo tempo. Addio Tonino Guerra ! Con la tua morte, il cinema e la cultura italiana, sono diventati molto più poveri !

giovedì 22 marzo 2012

Facebook, amicizie e business



E se gli amici virtuali tornassero a essere estranei veri? È questo quello che, con una preoccupante tendenza alla crescita, sta succedendo su Facebook. Alcune recenti analisi mostrano come sempre più persone stanno 'facendo pulizia' sulla propria bacheca, eliminando i contatti con cui non hanno veri legami di amicizia o parentela. Basta un click e, in un attimo, tutti quelli incrociati per caso, gli amici degli amici, gli sconosciuti o quelli che abbiamo accettato in lista anche se ci sono antipatici solo perché altrimenti ci sarebbero rimasti male possono essere rispediti al loro posto, cioè fuori dalla nostra vita.
La tendenza a eliminare i contatti sembra andare di gran moda sul social network più popolare del mondo: secondo i dati più recenti la percentuale degli utenti che ha tolto l’amicizia a parte dei suoi 'amici' è cresciuta dal 2009 al 2011 di circa il 7% passando dal 56% al 63%; tradotto in numeri significa che se nel 2009, 158 milioni di persone sono stati rimossi dalle liste dei contatti, nel 2011 a essere espulsi dalle bacheche sono stati in quasi mezzo miliardo di utenti. Numeri più che considerevoli che, anche se nessuno da Palo Alto ha voluto commentare, in realtà potrebbero creare non pochi grattacapi a Mark Zuckerberg e ai suoi.
La ‘bonifica’, infatti, potrebbe avere pesanti conseguenze, nel tempo, sul modello di business su cui si basa il social network americano.
Le ragioni le spiega Karen North, direttice dell’Annenberg Program che studia le comunità on line: “Facebook e il suo business si basano sulle interconnessioni tra le persone e sulle informazioni che queste si scambiano tra loro. Se gli utenti restringono la loro rete, eliminano gli amici, la capacità di Facebook di avere informazioni sui profili ne risentirà, e di conseguenza anche la sua capacità di inviare pubblicità su misura, cucita sartorialmente sui nostri interessi e curiosità”.
Ma, a questo punto, quello che va capito è perché gli stessi utenti che un tempo collezionavano amici, ora invece li rimuovono uno dopo l’altro e perché, come continua Karen North, “molti tendono a trascorrere meno tempo di prima su Facebook e comunque in modo molto meno attivo”.
La ragione è presto detta: “La popolazione di Facebook sta invecchiando- spiega Morley Winograd, direttore dell’istituto di Communication Technology Management all’ University della California-. Quelli che un tempo erano studenti ora hanno superato i 30 anni e, dunque, hanno altre preoccupazioni: preferiscono proteggere la loro vita privata invece che metterla in mostra”. 
E così si scopre che nella vita virtuale come nella vita vera anche le amicizie possono finire. Basta un click.

martedì 20 marzo 2012

La profezia della Dolce Vita



Per Fellini, per quel film, “ La dolce vita “ è un titolo ironico, meglio ricordarlo, per suscitare, nel paradosso di una distorsione, l'amarezza di una condizione, esistenziale e sociale. Eh, tu fai la dolce vita, diciamo ancora oggi. In realtà, con il frastuono delle eredità, quanto siamo lontani-vicini da un mondo che era una promessa e un progetto. Alla fine del pamphlet di Oscar Iarussi “ C'era una volta il futuro – L'Italia della dolce vita “, ( ed. Il Mulino ), sulla pervasiva veggenza del film, c'è lo sguardo inerte del cetaceo di Fellini : “ Il mostro acquatico spiaggiato, pesce di Giona o di Pinocchio, lì sotto gli occhi della triste compagnia reduce dai bagordi, è una rappresentazione dell'Italia che verrà, il futuro a portata di mano eppure già agonico, con l'occhio sbarrato sul Grande Nulla “. In questa parvenza di progresso ambiguo che ci portiamo dietro, dentro, profondamente, la fragilità della nostra differenza morale è nelle coppie temporali evidenti, la Freccia del Sud Agrigento-Milano, ( 1955-2010 ), e l'invito del consigliere Lega Nord a bloccare una maratona per evitare “ che continuino a vincerla atleti africani o comunque extracomunitari in mutande “, ( 2011 ), l'euforia dell'Ina-Casa e dell'edilcrazia anni 50' e il crollo omicida delle coste liguri e delle case abruzzesi, gli sputi davanti al cinema Capitol contro “ l'infame film di Fellini “, ( 5 febbraio 1960 ), e le urla a cute livida e canini assetati del talk-show immanente. La vitalità sociologica, ( vogliamo spingerci a dire : politica ? ), del capolavoro di Fellini non è solo nel plasmare, oggi, la nostra percezione del presente, lasciandoci consapevoli di un futuro compiuto nelle nostre mani, ed esterrefatti per la fantomatica intuizione di un destino, nella prova di verità della battuta di Flaiano : “ La stupidità ha fatto progressi enormi “. Sarebbe una visione drammatica, dominata dall'oscurità, sterilmente apocalittica, priva del tragico di realtà, cioè del senso di sconfitta e fallimento davanti alle generazioni nuove, che invece alimenta una spinta al riscatto. “ La dolce vita “ è e sarà un proiettile. La vitalissima scorribanda passato-presente di questo film, il raccordo-accordo degli anni migliori-peggiori della nostra vita, la lucida dialettica negativa spinta a cogliere la paralisi dello spirito di Marcello, accoppiato all'inazione di Amleto e all'accidia di Oblomov, ( due diversi tragici ), lanciano una freccia di liberazione. E' un film inequivocabile sulla fragilità storica delle nostre illusioni civili, richiamate al test di realtà.


domenica 18 marzo 2012

2° BLOGGIN DAY : PER ROSSELLA URRU E PER TUTTI I SEQUESTRATI ITALIANI





BLOGGIN DAY IN FAVORE DEGLI ITALIANI IN OSTAGGIO

NOI NON LI ABBIAMO DIMENTICATI!

19/03/2012

I viaggi di Maya, la disegnatrice “Owl – Cuor di Carciofo” , Sabrina Ancarola e Ersilio Gallimberti in collaborazione con “Ladigetto Donna” hanno indetto il 2° bloggin day in favore degli italiani sequestrati.
Il “bloggin day” è un giorno in cui un gruppo di blogger decide di parlare di un unico argomento. Allo scopo di sensibilizzare quante più persone possibili e di far parlare anche i media degli Italiani rapiti.
Il 19 Marzo 2012, anniversario della guerra in Libia, i blogger, gli utenti Facebook e Twitter dedicheranno il proprio post a questo argomento e pubblicheranno in forma di ricordo e di protesta, il logo in basso, presente in questa pagina.
Gridiamo la nostra speranza e il nostro desiderio di libertà, facciamo sentire alle famiglie dei sequestrati che noi ci siamo, noi non dimentichiamo.
Chiediamo allo Stato Italiano, nonostante il legittimo riserbo, di dare voce e volto agli Italiani sequestrati. Vorremmo una collaborazione piena anche da parte dei Media, delle testate giornalistiche e dei giornali online!
Ricordiamo i loro nomi…
1) Rossella Urru, sequestrata nella notte tra il 22 e 23 febbraio 2011 mentre prestava servizio in un campo profughi nel sud dell’Algeria
2) Maria Sandra Mariani, scomparsa il 2 febbraio 2011 durante un’escursione nel Sahara algerino.
3) Giovanni Lo Porto, ha 38 anni, siciliano, lavora per una ong tedesca. E’ stato rapito in Pakistan il 19 gennaio scorso.
4) Enrico Musumeci, 55 anni di Mascali (CT) Comandante della petroliera ‘Enrico Ievoli’, catturata al largo delle coste dell’Oman;
5) Valentino Longo, 29 anni, messinese, imbarcato sulla ‘Enrico Ievoli’
6) Letterio La Maestra, di 33, messinese, imbarcato sulla ‘Enrico Ievoli’
7) Daniele Grasso, catanese, imbarcato sulla ‘Enrico Ievoli’
8) Carmelo Sortino, Pozzallo (Rg) imbarcato sulla ‘Enrico Ievoli’
9) Francesco Bacchiani, Molfetta (Ba) imbarcato sulla ‘Enrico Ievoli’
*** Franco Lamolinara, questo Bloggin Day è anche per te. Scomparso nel nord ovest della Nigeria il 12 maggio 2011, aveva 47 anni. Si trovava nel paese africano per lavoro. Impiegato come tecnico per la società Stabilini Visinoni Limited, era impegnato nella costruzione di un edificio della Banca centrale a Birnin Kebbi. E’ stato brutalmente assassinato l’8 marzo a seguito di una incursione dei servizi speciali Inglesi in una operazione congiunta con le forze Nigeriane.
Pubblicate il banner sottostante nel vostro sito, nel vostro blog, inseritelo come immagine del profilo e condividete… per loro.


martedì 13 marzo 2012

Sesso debole ? Arti marziali e gentil sesso.



Le più amate e diffuse in Italia sono sempre le stesse : karate, judo, kung fu e poi aikido, taekwondo, wing tsun ecc. In un panorama mutevole come quello delle palestre , sempre alla ricerca di stimoli e nuove proposte, le arti marziali hanno fatto registrare un successo crescente e, al tempo stesso, una continuità nelle scelte. La vera novità è il sempre maggiore interesse fra le donne, che le scelgono non solo per mantenersi in forma, ma anche come strumento di autodifesa, per sentirsi più sicure e consapevoli dei propri mezzi. Tanti campioni, star che le praticano regolarmente come Jennifer Lopez e Angelina Jolie, film, persino cartoni animati, rendono gli sport da combattimento sempre più famigliari. Le versioni “fitness”, permettono un approccio soft anche alle principianti assolute, che serve a far nascere curiosità e spinge poi a cimentarsi con le discipline classiche. Le arti marziali, qualunque sia la loro origine, ( ce ne sono di orientali, africane, sudamericane, nordeuropee antiche o moderne ), hanno tutte benefici comuni. Impegnano attivamente gambe e braccia, assicurando uno sviluppo armonioso della muscolatura. Attribuiscono grande importanza alla respirazione che, oltre a migliorare la concentrazione, sollecita tutti gli organi interni, migliorando salute e funzionalità. Potenziano coordinazione, agilità, forza, velocità. Insegnano a controllare il proprio corpo, anche i gesti più piccoli, e a valutare e prevenire quelli degli altri. Il loro obbiettivo è far cogliere l'essenza delle cose, così da affrontarle nel modo più giusto. Con serenità, calma e sicurezza. E nel rispetto dell'avversario e delle regole. Nascono in Cina, si sviluppano in Giappone, conoscono nuova fortuna in occidente all'inizio del Novecento, sono diventate anche discipline olimpiche. Il fatto che le arti marziali, ( almeno quelle classiche orientali ), si siano diffuse e siano state tramandate per secoli dimostra che nella loro essenza c'è qualcosa che trascende la loro finalità primaria : sconfiggere il nemico. Come indica l'antico suffisso “ do “ che troviamo in alcuni dei loro nomi, ( ju-do, ken-do ), rappresentano una Via, cioè un cammino di crescita interiore, che rende il praticante una persona migliore. Le diverse arti poi, hanno caratteristiche originali. Il ju-do, la via della flessibilità, è una disciplina di attacco e difesa a mani nude, basata non su calci e pugni, ma su immobilizzazioni e proiezioni. Il ken-do, la via della spada, è l'evoluzione della scherma tradizionale del samurai in cui lo shinai, un bastone formato da 4 canne di bambù, sostituisce l'affilatissima spada, katana. L' aiki-do, la via della fusione con l'energia vitale, ( il ki ), è una tecnica di difesa con movimenti ampi e armoniosi che neutralizzano l'avversario, senza fare del male né subirlo. Diverso il karate-do, la via della mano vuota, in cui mani e braccia sostituiscono le armi, e che non prevede esaltazione della forza ma massima valorizzazione delle capacità fisiche e mentali. Le arti marziali che piacciono di più alle donne come strumento di autodifesa, sono però quelle meno sportive, che utilizzano tecniche cosiddette da strada, in cui il comportamento proprio e quello dell'avversario non sono codificati. In questo modo si impara a reagire immediatamente, nel modo più opportuno scoraggiando l'avversario, colpendolo se si è in grado e con qualunque mezzo, anche scappando quando le forze sono impari. Wing tsun e krav maga sono le due discipline più apprezzate. La prima, antichissima, è di origine cinese, e ha il nome della monaca buddista che l'ha ideata per difendersi dalle moleste attenzioni di un maestro di kung fu. E' pensata per le caratteristiche del corpo femminile. La seconda, più recente, è una tecnica dell'esercito israeliano. Prevede calci, pugni, schivate e anche colpi proibiti contro genitali, occhi e gola. Veramente terribile ! 


mercoledì 7 marzo 2012

Orizzonte rosa. 8 Marzo : 2 righe dedicate alle donne !



Mia cara amica,

l'esperienza insegna che le cose della terra hanno breve durata, e che la vera realtà esiste soltanto nel sogno. Per dirigere la felicità naturale occorre anzitutto il coraggio di inghiottirla ; e coloro che meriterebbero forse la felicità, sono precisamente quelli ai quali la felicità, quale la concepiscono i mortali, ha sempre prodotto l'effetto di un vomitivo.
A spiriti ingenui parrà strano, e anche impertinente, che un quadro di voluttà artificiali sia dedicato a una donna, sorgente più comune delle più naturali voluttà. Tuttavia, è evidente che, come il mondo naturale penetra in quello spirituale, cibandosene e concorrendo così a formare quell'amalgama indefinibile che chiamiamo la nostra individualità, così la donna è la creatura che proietta la più grande ombra e diffonde la più grande luce sui nostri sogni. La donna è fatalmente suggestiva ; ella vive, più che della propria, di altra vita ; vive spiritualmente nelle immaginazioni che domina e feconda.
Importa pochissimo, d'altronde, che le ragioni di questa dedica siano comprese. E' forse necessario, per la gioia dell'autore, che uno scritto qualunque sia compreso da tutti ? Basta che lo comprenda colei o colui per cui lo scritto è stato composto. L'indispensabile è che sia stato scritto per qualcuno. Per conto mio, ho così poca simpatia per il mondo dei viventi, che, come quelle donne sensibili e sfaccendate, le quali, a quel che si dice, inviano per posta le loro confidenze ad amiche immaginarie, volentieri scriverei per i morti.
Ma non già ad una morta io dedico questo piccolo scritto ; bensì ad una che, quantunque malata, è sempre attiva e vivente in me e volge ora gli occhi al cielo, il luogo di tutte le trasfigurazioni. Poiché, non solo da una terribile droga l'essere umano gode del privilegio di poter trarre gioie nuove e sottili, ma anche dal dolore, dalla catastrofe e dalla fatalità.
In questo quadro tu vedrai un pellegrino cupo e solitario, immerso nell'onda inquieta delle moltitudini, inviare il suo cuore e il suo pensiero a un' Elettra lontana che gli ha testé asciugato la fronte bagnata di sudore e gli ha rinfrescato le labbra arse dalla febbre ; e indovinerai la gratitudine di un altro, di cui spesso vegliasti gli incubi e di cui frugasti, con mano leggera e materna, il sonno spaventoso.

venerdì 2 marzo 2012

Modi di dire 7 (Anno bisesto . . .)



Si dice : “ avere una brutta gatta da pelare “

Significa doversi impegnare in un compito arduo e di difficile soluzione. Il modo di dire si riferisce all'antica consuetudine di usare la pelle del gatto selvatico, (felis sylvestris), molto simile al soriano domestico e oggi specie a rischio di estinzione in Italia, per farne pellicce, e alla difficoltà di catturare l'animale, sfuggente e furbo, senza rovinare il manto. L'uso del termine “gatta” deriva dall'uso della lingua antica, (tuttora diffuso al sud), di indicare al femminile il felino, senza determinazione di sesso, come ad esempio la lince o la pantera.

Si dice : “ fare una levata di scudi “

Vuol dire ribellarsi, protestare, prendere una posizione ostile o molto polemica nei confronti di qualcosa. L'origine del motto risale a Roma antica. I soldati romani infatti, attivi al servizio dell'Urbe per oltre 11 secoli, grazie a una struttura autonoma e ben organizzata come la legione, usavano manifestare la propria disapprovazione o minacciare una rivolta, levando in alto gli scudi e accompagnando il gesto con potenti grida.

Si dice : “ anno bisesto anno funesto “

Questo modo di dire associa agli anni bisestili, sciagure ed eventi nefasti. Tale superstizione nascerebbe dal tempo di Roma antica. L'anno bisestile fu infatti introdotto nel calendario giuliano, promulgato da Giulio Cesare nel 46 a. C., per correggere il progressivo slittamento delle stagioni. I romani facevano l'aggiunta dopo il 24 febbraio, (numerato come sex die prima delle calende di marzo) ; il giorno in più era bis sexto die, da cui bisestile. Essendo febbraio, al tempo, ultimo mese dell'anno, dedicato al culto dei morti, alla purificazione e alle diverse semine, il giorno aggiuntivo, da un lato prolungava la mestizia, dall'altro scombinava il calendario rurale ed era detestato dai contadini.

Si dice : “ essere un Marcantonio “

Vuole indicare un uomo dal fisico possente e robusto e dal portamento imponente. In genere lo si fa originare da Marco Antonio, politico e generale vissuto nell'antica Roma nell'ultimo periodo della Repubblica, celebre per la sua relazione con la regina d'Egitto Cleopatra. Fu un uomo aitante ed esuberante, che visse una giovinezza dissoluta ed ebbe, oltre a Cleopatra, 4 mogli e 8 figli. Ma un'altra scuola di pensiero, dato che il termine si diffuse nel XVIII secolo, ipotizza che “marcantonio” si riferisca a Marc-Antoine Legrand (1673-1728), corpulento e popolarissimo attore parigino di Comedie-Francaise e Comedie-Italienne.

Si dice : “ essere un travet “

L'espressione indica una persona mediocre, grigia, pusillanime, specie nella propria attività lavorativa. L'origine del termine è in un lavoro teatrale : “Le miserie d'Monsù Travet”, commedia in 5 atti scritta in dialetto piemontese, da Vittorio Bersezio e presentata a Torino nel 1863. Il protagonista, Ignazio Travet, è un impiegato del governo, (allora Torino era capitale d'Italia), che per quanto lavori e si dia da fare per essere promosso, subisce vessazioni e soprusi in cambio di nulla. In breve, “travet”, divenne un simbolo dell'uomo che patisce ingiustizie, perché incapace di ribellarsi e dall'opera, nel 1945, fu tratto il film “Le miserie del signor Travet”, diretto dal grande Mario Soldati e interpretato da Carlo Campanini.

Si dice : “ dare il resto del carlino “

E' un antico detto che significa “dare ad ognuno ciò che gli spetta”, specie nel senso piuttosto minaccioso di regolare i conti. L'origine di questo modo di dire, che nel 1885 venne ripreso per dar nome a un popolare quotidiano di Bologna, è in un certo senso numismatico. “Carlino” infatti, era una moneta pregiata coniata in origine nel Regno di Napoli da Carlo I d'Angiò, nel XIII secolo e in uso anche in altri stati italiani fino agli inizi dell'800. Il resto di un carlino, quando usato per un acquisto, era dunque una cifra non trascurabile da restituire, che assunse il valore simbolico di conto da sistemare.