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domenica 31 marzo 2013

Uccidere per vivere. Siamo tutti assassini ?


il fatto stesso che il comandamento ci dica non ammazzare ci rende consapevoli e certi che noi discendiamo da una ininterrotta catena di generazioni di assassini, il cui amore per uccidere era nel loro sangue, come forse è anche nel nostro “

Sigmund Freud


Può una curiosa controversia scientifica durare quasi mezzo secolo ? Si, a giudicare dal caso Chagnon. Napoleon Chagnon, (1938), è uno dei più celebri e discussi antropologi americani. E dal 1968, quando pubblicò un saggio di rottura nella storia dell'antropologia, “Yanomamo. The Fierce People, (Yanomamo. Il popolo feroce)”, sulla primitiva tribù del bacino dell'Amazzonia con cui aveva trascorso 4 anni, gli scienziati e i media americani si sono divisi su di lui e il suo lavoro. Per gli ammiratori Chagnon è uno studioso che ha raddrizzato il corso dell'antropologia. Per i detrattori, tra cui eminenti colleghi, è invece un arrivista che lo ha deviato.
Chagnon, che seguì poi la tribù per altri 30 anni, ha appena pubblicato le proprie memorie presso la editrice “Simon & Schuster”, nella speranza o di regolare i conti in sospeso o di chiudere la controversia. Ma come traspare dal titolo “Noble Savages (Nobili selvaggi)” e dal sardonico sottotitolo “La mia vita tra due tribù pericolose, Yanomamo e antropologi”, per ora il libro ha solo infiammato di nuovo polemiche che con il tempo potevano sopirsi.
Il caso Chagnon scoppiò quando l'antropologo, nelle sue ricerche sulla tribù che abitava una, sino ad allora, impenetrabile regione amazzonica tra il Venezuela e il Brasile, giunse alla conclusione che non erano stati l'ambiente e la cultura, ma la genetica e la biologia a plasmarne la società e la condotta.
Gli yanomamo, un popolo di circa 23 mila persone distribuite in oltre 100 villaggi, sostenne Chagnon, avevano un'aggressività innata, diretta non al sostentamento, ma alla procreazione : l'uomo che più uccide è quello che si procura più donne e più figli, per una sorta di selezione naturale. A giudizio dell'antropologo e del suo mentore e compagno nelle ricerche, il genetista James Neel, ex membro della Commissione dell'energia atomica, il mondo violento e vendicativo degli yanomamo era il più vicino a quello originario dell'umanità.
A sostegno della tesi, Chagnon addusse filmati di scontri nei villaggi e di crudeli cerimonie tribali con allucinogeni, aggiungendo audio di interviste ai loro protagonisti. E nel libro, che destò clamore e di cui sarebbero state pubblicate varie edizioni, demolì il mito del “buon selvaggio”, propagatosi in occidente dall'Illuminismo in poi.
Ai fautori dell'antropologia culturale, allora dominante, questi yanomamo killer su mandato divino e i loro “ratti delle Sabine” ante litteram non apparvero molto convincenti. Chagnon sembrò ai più un sociobiologo che a torto premiava la genetica e l'evoluzionismo, se non un mistificatore che per vanagloria strumentalizzava un popolo a rischio di estinzione. Contro di lui insorsero anche molti leader tribali, funzionari governativi brasiliani e venezuelani, missionari. Chagnon fu costretto a rettificare il proprio calcolo che il 44 % degli yanomamo fossero omicidi : la percentuale disse, includeva chi aveva ucciso e chi pensava soltanto di avere ucciso tramite la stregoneria.
Ma non si arrese mai, e nel corso dei decenni trovò sempre più insigni difensori. Ne ebbe bisogno soprattutto nel 2000, quando Patrick Tierney, un giornalista che aveva denunciato gli esperimenti segreti condotti dalla Commissione dell'energia atomica con sostanze radioattive su ignare cavie umane, lo accusò di avere fomentato insieme a James Neel, deceduto nel frattempo, gli scontri tra i selvaggi e addirittura di aver volutamente causato un'epidemia di morbillo.
L'uscita del libro di Tierney, “Darkness in Eldorado(Tenebre nell'Eldorado)”, trasformò il caso Chagnon in un giallo. Negli anni successivi, l'associazione antropologica americana svolse una serie di indagini sull'operato sia dello studioso sia del giornalista. Ma mentre il “j'accuse” di Tierney risultò in prevalenza infondato, soprattutto riguardo alla epidemia di morbillo che aveva fatto molte vittime, il verdetto su Chagnon non fu unanime. Per una parte dell'associazione, “Yanomamo. The fierce people” rimase il resoconto attendibile della vita in una società primordiale, per un'altra una narrazione intesa a convalidare una tesi abbracciata a priori.
Nel 2012 l'Accademia Nazionale delle Scienze, accogliendolo quale membro, il massimo onore tributabile a uno studioso, ha riabilitato Chagnon. Ma le sue memorie hanno riaperto le vecchie ferite. Nell'introduzione Chagnon non demorde : il passaggio dall'antropologia culturale a quella evolutiva, scrive, è obbligato. Il modo in cui l'umanità è giunta alla società civile e allo Stato di Diritto, aggiunge, è spiegabile principalmente con la teoria dell'evoluzione.

Ennio Caretto

domenica 24 marzo 2013

Proibito il buongiorno all'ospedale di Porto Viro.


Questo è il testo della mail-reclamo che ho inviato oggi domenica 24 marzo alla casa di cura Madonna della Salute di Porto Viro (Ro).


Ho avuto la sfortuna e la disgrazia di usufruire recentemente della Vs. struttura sanitaria.

Sfortuna perchè la mia salute non è più quella di una volta, disgrazia perchè sono dovuto venire a Contarina, da Voi appunto e riscontrare l'elevato livello di maleducazione del personale NON MEDICO.

Innanzitutto il lesinare il buongiorno, la mancanza di tatto e premura degli operatori delle casse, (chissà perchè da Voi tutto passa per le casse, forse è un'ossessione al denaro), e in tutte queste brutte cose, (si salva solo un'operatrice del CUP), ciliegina sulla torta rancida quel grandissimo cafone e maleducato operatore dell'accoglienza, che più che stare all'accoglienza, (quando non abbandona la postazione per andare a spasso per la struttura ), Vi consiglierei caldamente di trasferirlo in scantinato a fare fotocopie.

La mia pazienza è definitivamente scoppiata sabato 23 marzo, quando gli ho augurato un bell'infarto. Motivo del contendere l'orario di consegna degli esiti degli esami ; anche in questo Vi differenziate in maniera negativa dalle altre strutture, Adria e Rovigo. Queste iniziano alle 9, Voi alle 10. Probabilmente a Contarina l'aria è più frizzante e stimola maggiormente il sonno, quindi diventa necessario procrastinare tutto il più tardi possibile.

Mi presento alle 9.40 e chiedo se cortesemente è possibile ricevere l'esito dell'esame cardiaco, che mi sta particolarmente a cuore, come potrete immaginare e non è solo un bisticcio di parole.

Con quel sorrisino da ebete, tipico del raccomandato di merda, mi dice che devo aspettare le 10.

Bene, “la legge è legge”, diceva Totò, mentre io aggiungo pure che siamo in una struttura ospedaliera e non in un'aula di giustizia, quindi un po' di elasticità certamente non guasta e a tal punto cito ,Talleyrand che di legge certamente se ne intendeva : “Sourtout pas trop zel”; “Soprattutto non troppo zelo”.

E comunque dovendo rispettare la legge, l'operatore dell'accoglienza deve rimanere nella sua postazione e non abbandonarla per oltre 10 minuti come fece il nostro bel cafoncello proprio quel sabato 23 marzo, dalle 9.45 alle 9.55 e oltre.

Ora dopo questa batosta, io non utilizzerò mai più la Vs. struttura e per quel che mi riguarda Vi farò la peggiore delle pubblicità possibili.

Voi operate con materia umana, materia umana malata e sofferente, e un buongiorno non si deve assolutamente negare.

Nulla da eccepire sul personale medico e infermieristico.

domenica 17 marzo 2013

Facciamo vaping ? Il boom della e-cigarette.


Si fuma meno e si “svapa” di più : la tendenza iniziata in sordina qualche anno fa è esplosa negli ultimi mesi. Dati alla mano, anche in Italia è boom delle sigarette elettroniche ; tra i quasi 11 milioni di fumatori, uno su cinque a provato a dire basta ricorrendo ai nuovi dispositivi, oppure è intenzionato a farlo.
Da Sergio Marchionne a Vasco Rossi, da Costantino Vitagliano a Morgan, sono diversi i VIP nostrani immortalati con un esemplare in bocca. E anche Hollywood ha i suoi estimatori, da Katherine Heigl a Johnny Depp, a Leonardo Di Caprio, solo per citarne alcuni.
Emesso da dispositivi del tutto simili nell'aspetto alle tradizionali sigarette, ma con un funzionamento completamente diverso che ne riduce, in teoria, i rischi per la salute, il “vaping” promette di disincentivare il vizio delle bionde senza soffrire troppo. Ma l'invito degli esperti è alla massima cautela : le offerte sul mercato non sono tutte uguali.
A Genova nelle ultime settimane sono stati sequestrati 3000 pezzi non idonei alla vendita. Uno di questi, arrivato dalla Cina, è esploso nelle mani di un 25enne provocandogli danni agli occhi. E i prodotti certificati ? Al momento, mancano studi che ne dimostrino la reale efficacia e sicurezza.
Esistono diversi tipi di sigarette elettroniche, tutte composte da tre parti : l'atomizzatore, che serve a generare il vapore, la cartuccia, (corrispondente al filtro), che contiene acqua distillata più varie sostanze, (nicotina e aromi), e la batteria ricaricabile. Quando si aspira, l'atomizzatore si attiva trasformando il liquido in vapore. Questo, passando attraverso il filtro, assume un gusto gradevole. Una piccola luce si illumina durante l'aspirazione, simulando la combustione del tabacco, e segnala se la batteria è scarica.
Ogni ricarica di liquido consente dalle 70 alle 120 aspirazioni, il numero varia a seconda del modello. Difficile fare una stima precisa dei costi : si parte dai 15 Euro per i più semplici, fino a superare i 100 Euro per i kit completi di caricabatterie e ricariche.
Il segreto di tanto successo ? L'idea che l'e-cigarette sia meno nociva per la salute, (anche se questa proprietà è ancora tutta da dimostrare), perchè si aspirano minori quantità di nicotina, (esiste anche la versione nicotina free), e soprattutto vengono eliminati i prodotti della combustione, catrame, ossido di carbonio e altre sostanze irritanti, molto pericolose per la salute. In più la e-cigarette permette di “mimare” il rituale caro al tabagista. E può essere utilizzata anche nei luoghi in cui le bionde sono vietate.
In attesa di studi definitivi l'OMS, (Organizzazione Mondiale della Sanità), non ha mai dato al sua approvazione : le pseudo sigarette non solo non sono innocue, ma metterebbero a repentaglio le campagne anti-fumo. In Italia, l'Istituto Superiore di Sanità, ha espresso tutte le sue perplessità : “Non disponendo ancora dei risultati di alcuni studi, attualmente in corso, non sappiamo se le sigarette elettroniche siano un presidio utile, né se comportino o meno dei rischi”, sottolinea la dottoressa Roberta Pacifici, direttore dell'Osservatorio Fumo Alcool e Droga dell'istituto Superiore di Sanità. E' presto, dunque, per il via libera definitivo. “Nel frattempo non si possono vantare proprietà terapeutiche in assenza di un riscontro scientifico certo e di una regolamentazione adeguata”, continua l'esperta. “Di questi prodotti si sa ancora troppo poco : le proposte sono numerose, accomunate solo dal meccanismo d'azione. Le sostanze contenute, invece, sono le più diverse e non sempre note al consumatore. Al momento, quella della e-cigarette sembra più una moda che un presidio di tutela della salute.
Se ne verranno dimostrate efficacia e sicurezza le sigarette elettroniche potranno entrare nel corredo delle strategie anti-fumo raccomandate, magari in abbinamento ai metodi già collaudati”, prosegue la dottoressa Pacifici. “Dovranno però essere inquadrate come farmaci a tutti gli effetti, come già accade in diversi paesi tra cui Belgio, Germania e Portogallo. Del tutto equiparabili, dunque, ai prodotti sostitutivi della nicotina, come compresse, cerotti, gomme da masticare e spray, in cui le sostanze contenute e in particolare la quantità di nicotina sono rigorosamente quantificate. Per ora il consiglio, se si vuole provare questa opzione, è di rivolgersi ai centri anti-fumo, che sono oltre 400 in Italia, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Li operano professionisti qualificati che possono indirizzare il fumatore verso scelte consapevoli e oculate”.

I dubbi da chiarire.

La presenza di nicotina.
Alcuni prodotti contengono nicotina in quantità variabile. Innanzitutto è importante conoscere le quantità esatte anche per permettere al fumatore di diminuire progressivamente l'assunzione senza scatenare i sintomi dell'astinenza. Perplessità suscita anche il fatto che questo percorso possa essere seguito da soli. Con il fai-da-te si rischia di ricadere nella spirale della dipendenza : secondo alcuni studi, succede nel 90% dei casi.

Le sostanze contenute.
Il fumatore potrebbe essere ingannato dalla presunta innocuità del prodotto : in realtà non si fuma solo vapore acqueo, ma una miscela di sostanze la cui sicurezza è ancora da dimostrare. In quasi tutte le soluzioni è presente dipropilenglicole, usato per conferire al vapore l'aspetto del fumo vero. Di questa sostanza, però, non è mai stata provata la sicurezza per inalazione. Stesso discorso per aromi e sapori aggiunti. Uno studio aveva dimostrato come lo scopo degli additivi inseriti nelle sigarette comuni fosse aumentare la dipendenza : la stessa accusa potrebbe essere mossa ai produttori delle sigarette a vapore. Diversi paesi, in linea con le raccomandazioni dell'OMS, si stanno impegnando per eliminare queste sostanze.

L'efficacia.
Mancano dati certi anche sull'impatto a lungo termine sul comportamento dei fumatori : con il tempo la gestualità del fumo potrebbe addirittura essere favorita, anziché disincentivata. Le e-cigarette non si consumano, sono piacevoli da “assaggiare”, (oltre al gusto simile al tabacco si spazia dai frutti esotici fino al cioccolato e al cappuccino), e, in teoria, si possono utilizzare ovunque. Per questo, tra le raccomandazioni dell'Istituto Superiore di Sanità, c'è quella di estendere la legge anti-fumo anche a questi strumenti.

Le indicazioni d'uso.
Più precisione e puntualità sono richieste pure sul fronte informativo : il prodotto deve essere accompagnato da un foglietto con le condizioni d'uso, come il “bugiardino” dei farmaci. Per esempio, la concentrazione di nicotina deve essere segnalata, con le avvertenze sugli effetti per la salute. Da evidenziare anche la pericolosità dello strumento per i bambini, che possono scambiarlo per un giocattolo, così come il divieto di vendita ai minori di 16 anni. Queste disposizioni sono già state adottate dal ministero.

La reperibilità.
Acquistando su internet, la possibilità di incorrere in prodotti contraffatti è alta, un pericolo soprattutto per i più giovani, attratti dai costi bassi. Meglio rivolgersi ai rivenditori autorizzati, (farmacie e negozi specializzati), e controllare la presenza del marchio di garanzia della Comunità Europea, (indica la conformità del prodotto alle direttive internazionali), che deve riguardare sia la parte elettronica che quella chimica.


In attesa di conferme dalla scienza, sono i numeri a decretare il successo delle e-cigarette nel nostro paese. In soli 12 mesi, il giro d'affari del fumo elettronico ha fatto registrare numeri da capogiro : 200 operatori, 1500 addetti, 20 nuovi negozi alla settimana, 100 milioni di fatturato.
Mentre decresce il consumo di sigarette tradizionali, in calo del 15%. Un dato positivo, se si pensa che, secondo diverse ricerche, gli italiani fanno sempre più fatica a smettere di fumare. Per la Fondazione Veronesi ci è riuscito meno di un fumatore su 4. Intanto, aumenta la dipendenza nelle donne e nei giovani : secondo i sondaggi, le prime fumano per rilassarsi, i secondi per gestire l'ansia per il futuro.
Un aspetto confermato dal Codacons : una ricerca ha rilevato che la crisi economica spinge gli italiani ad accendere più sigarette.







venerdì 8 marzo 2013

Orizzonte rosa. 8 Marzo : quando lei ne "prende" più di lui.


Negli Stati Uniti e nel nord Europa è una realtà consolidata, in Italia meno, ma, complice la crisi, anche da noi sono in aumento le coppie in cui lei guadagna più di lui. Certo le situazioni variano : lei può essere la manager super pagata di una multinazionale ma anche un'impiegata con il compagno disoccupato. In ogni caso la novità può essere fonte di disagio. E va affrontata insieme.

Si tratta di un cambiamento che sovverte i ruoli”, spiega la dottoressa Anna Chiara Venturini, psicologa. “Se la coppia è giovane e non ci sono figli la situazione viene affrontata meglio. Lui vive la situazione “in progress” ed è pronto a incoraggiarla. Le cose si complicano quando la famiglia è consolidata. L'aspettativa che sia lui a provvedere al sostentamento di moglie e figli nella nostra società è ancora forte. E l'uomo può sentirsi umiliato”.

Lui può avere problemi di autostima. Può scattare allora un meccanismo di rivalsa per cui, per rifarsi del senso di inferiorità, l'uomo inconsciamente punisce la compagna. L'atteggiamento tipico è quello di diventare ipercritico : lei torna tardi dall'ufficio e lui l'accoglie sbuffando perchè la cena non è pronta o la casa non è in ordine, sottolineando le sue mancanze”, continua la psicologa.

Spesso il conflitto investe la sfera sessuale. Lui si dimostra disinteressato al sesso o accusa lei delle disfunzioni o diventa infedele. Lei mette in dubbio la propria femminilità e si sente in colpa”.

La situazione va affrontata insieme, da complici. Parlando delle difficoltà, segnalando i momenti di disagio, sdrammatizzandoli anche. Ed entrambi i partner devono essere disposti ad allenare la propria elasticità mentale. “Intanto bisogna tenere bene a mente che non conta solo chi porta i soldi a casa ma per la felicità della famiglia è importante, spesso anche di più, il bravo papà, il compagno premuroso, la persona piena di idee e di progetti. I ruoli sono tanti. Scoprirli, riappropriarsene, svolgerli bene è un balsamo per l'autostima”, precisa la dottoressa Venturini.

Una volta rassicurato sulla propria importanza l'uomo diventa facilmente più collaborativo e disposto a sgravare lei che è più impegnata da tante incombenze. Questo lo farà sentire attivo, responsabile, all'altezza della situazione”.

La comunicazione è quindi fondamentale. Dire le cose nel modo giusto, creare empatia è il segreto per superare le difficoltà. E anche far sentire al partner tutto il proprio affetto e interesse. La raccomandazione vale per entrambi.

Se la donna ha un ruolo di comando in un ambiente lavorativo competitivo, deve evitare di trasferire i toni dominanti/aggressivi anche nel rapporto di coppia. Quando rientra a casa dal lavoro deve rilassarsi, smorzare i toni e recuperare il piacere dell'abbandono e della spontaneità. Una buona strategia è chiedere consigli, coinvolgere il compagno, renderlo partecipe. Ed essere capaci di cogliere i segnali : se lui si mostra insofferente, non è necessario parlare del proprio lavoro. Meglio concentrarsi sulle cose da fare insieme”, raccomanda la dottoressa Venturini.

Se il partner ha una minore disponibilità economica, anche occasioni piacevoli come una cenetta romantica, una vacanza, una ricorrenza possono creare imbarazzo. Ma bastano alcune semplici regole per superare l'empasse.

Creare un fondo cassa comune di coppia o di famiglia, a cui tutti contribuiscono in base alle loro possibilità e destinarlo alle uscite e ai divertimenti.

Scegliere insieme il ristorante o il locale in cui andare. Ricordando che il posto migliore, e in cui ci si divertirà di più, è quello in cui entrambi sono a proprio agio.

E' giusto che se lei una sera vuole regalare ad entrambi una serata speciale non si senta in colpa. Ma l'uscita costosa può essere bilanciata anche da piaceri più semplici : un bel film, una serata sexy a casa propria, una gita in bici.

Condividere e programmare la scelta delle vacanze. Organizzarle assieme. Se il progetto è ambizioso darsi tempi lunghi ; il prossimo anno. Così c'è il tempo per sfruttare le occasioni migliori e mettere insieme il denaro necessario.

Evitare i regali troppo costosi. Impegnarsi però a trovare sempre qualcosa di originale, che indichi attenzione, interesse, profonda conoscenza del partner e dei suoi gusti.





F. T.

venerdì 1 marzo 2013

Follie itagliote : vuoi pagarli ma loro ti ingiungono. SPE vergogna !


E' proprio vero che non si è mai finito di imparare. E la disavventura che mi sta accadendo ne è la dimostrazione. Sarò breve e chiaro.
L'anno scorso 2012, commissionai tre spazi pubblicitari sul “Resto del Carlino” di Bologna, per reclamizzare la mia agenzia “est consulting”.
Ora la concessionaria della pubblicità sul “Resto del Carlino” è la SPE, Società Pubblicità Editoriale, un gruppo consolidato in tutta Italia che a Rovigo è rappresentata da un tale Gherardo Boccato, che mi conosce da oltre 20 anni, uno per essere già stato cliente di SPE e di altri circuiti pubblicitari, due perchè siamo entrambi di Adria e spesso e volentieri ci “incocciamo” a spasso.
Con il Boccato concordai 3 uscite per complessivi 600 Euro, più ovviamente IVA, alche' chiesi al Boccato se era possibile ottenere fattura regolarmente intestata alla mia società estera “est consulting”. Ora voi sapete benissimo che per la fatturazione a società estere europee è obbligatoria la dicitura “fuori campo IVA art. 7 ter”, che praticamente significa la compilazione della fattura al netto dell'IVA, che va poi versata dalla società destinataria del servizio, nel suo paese d'origine. Ma siccome tantissimi in Itaglia questa cosa non la sanno o non la vogliono sapere, (la fatturazione Intrastat richiede due scartoffie in più), questo è il motivo del perchè al Boccato chiesi se era possibile , appunto. Questi raggiante mi rispose di sì, e allora io gli fornii tutti i dati fiscali per ottenere l'agognata fattura, necessitandomi per la contabilità 2012.
Passò qualche mese e mi vidi recapitare a casa la fattura IVA compresa e intestata a me, persona fisica, quindi assolutamente inutilizzabile dal punto di vista fiscale. Mi recai allora in ufficio dal Boccato e questi mi rassicurò dicendomi di ignorare il documento, che c'era stato un errore da parte di SPE e che presto avrei avuto la mia fattura regolarmente intestata e IVA esclusa.
Bene, a stò punto passarono altri mesi, dopodiché una signorina molto cortese di SPE, un bel giorno mi chiamò al telefono dicendomi che c'era un insoluto, relativamente proprio a questa fattura. Allora, un po' incazzato, devo dire la verità, le spiegai tutta la situation ; lei finse di capire e tutta quanta la responsabilità della cosa parve ricadere sul Gherardo Boccato, che venne da me prontamente richiamato al termine della conversazione con l'operatrice di SPE. Questi mi disse di non preoccuparmi poiché l'errore risiedeva in sede centrale SPE.
Passano altri mesi e mi vedo recapitare a casa una lettera di un avvocato di Bologna, tale Sergio Taddei, che mi invita a pagare la fattura più sopravvenute spese legali. A questo punto vado definitivamente fuori di testa, primo perchè non sono abituato a ricevere lettere di avvocati che mi dicono di pagare fatture insolute, secondo perchè io voglio pagare, ma il pattuito e regolarmente fatturato alla mia società.
Contatto immediatamente sia l'avvocato Taddei, assolutamente inutile, che il Gherardo Boccato, che sembra oramai affetto da demenza senile ed è proprio a questo punto che entra in gioco Emilio Gadaleta, amministrativo-quadro della SPE, come si definisce sul suo profilo Facebook, che per voce di Boccato, (i funzionari non parlano mai direttamente ma tramite portavoce), dice che devo pagare anticipatamente più le spese legali.
Ora, la questione del pagamento anticipato è assolutamente inusuale, perchè il pagamento come prassi SPE, avviene rimessa diretta alla consegna della fattura, e la questione spese legali è assolutamente improponibile, poiché non sono di mia pertinenza.
Inizia uno scambio di mail tra me e l'Emilio Gadaleta, che contraddistingue la sua intransigenza, (pagamento anticipato + spese legali) e anche la mia, (fatturazione IVA esclusa e niente spese legali). Ovviamente il tutto si risolve con un nulla di fatto, Gadaleta rimane nella sua posizione e io nella mia ; e in tutta questa bagarre la posizione di Gherardo Boccato, da buon comunista, e quella del famoso e mai fuori moda, "utile idiota", poiché mi sembra lapalissiano, che la genesi di questa situazione è la mancanza o l'inadeguata comunicazione tra l'agente, Boccato, e la società SPE, e viceversa.
A febbraio di quest'anno 2013, mi vedo recapitare a casa un decreto ingiuntivo di oltre 1000 Euro, 600 l'imponibile + IVA + 300 spese legali + altro.
Ovviamente potete immaginarvi la mia reazione. Immediatamente vado da Gherardo Boccato, nel pallone più totale, che mi dice, molto paraculisticamente ma non professionalmente, che se ne lava completamente le mani e che la querelle ormai è tutta in mano all'avvocato il che presuppone da parte mia il pagamento delle spese legali.
Si, d'accordo, io pago le spese legali, ma del mio avvocato di fiducia, poiché gli ho passato tutti gli incartamenti necessari uno per l'annullamento del decreto ingiuntivo e due per una causa contro SPE.
Ma quello che mi domando e che mi fa veramente incazzare, era proprio necessario arrivare a questo punto ?
Secondo la logica del buon commerciante e padre di famiglia sicuramente no ; pensate che proposi al Boccato, tanto per chiudere bonariamente la faccenda, di farmi fare regolare fattura italiana sempre intestata alla mia società, IVA compresa comunque, quindi facilmente comprensibile dai contabili SPE, ma completamente inutile per la mia contabilità, poiché quell'IVA che pago, è persa definitivamente.
Questo farebbe il buon padre di famiglia, ma siccome in Itaglia le famiglie non esistono più, e la maggior parte sono tutte martoriate, ovviamente anche il tanto agognato padre di famiglia non esiste più. E poi di quale famiglia andiamo parlando, quando in Itaglia esiste un transessuale che conduce un programma televisivo ?
Esiste anche un'altra logica, che è quella folle del “meglio fare l'ingiunzione”, così ci campa anche l'avvocato, poverino !, che ha bisogno anche lui di mangiare, e Gadaleta in questo, originario di Molfetta, fa rima e anche “pendant”.
Solamente la follia può essere la logica-illogica che genera queste situazioni, perchè nella normale conduzione aziendale e umana, questi atti non trovano nessuna giustificazione : uno ti vuole giustamente pagare perchè gli hai fornito un servizio, e tu non accetti il denaro !
Questo mi porta infine a fare una riflessione sui grossi gruppi commerciali e nella fattispecie su SPE, Società Pubblicità Editoriale : la peggiore azienda con la quale ho avuto a che fare in Italia !
Vi terrò informati sugli sviluppi della vicenda, nel frattempo fate attenzione a tutte le proposte commerciali che vi vengono sottoposte e diffidate di SPE ; la recessione fa strani e pericolosi effetti !