In
Gambia, per le elezioni politiche, si vota con un sistema basato su
pentole e biglie. In Australia, invece, presentarsi ai seggi
elettorali è obbligatorio per legge. Mentre il Bel Paese è in pieno
fermento elettorale, facciamo il punto della situazione su alcune
delle curiosità riguardo alle elezioni politiche nel mondo.
Il
prossimo marzo il popolo italiano è nuovamente chiamato alle urne
per votare la XVIII legislatura, che, nel migliore dei casi,
governerà il paese per il prossimo quinquennio. Le scommesse su
quest'ultimo punto rimangono ampiamente aperte, visti i turbolenti
trascorsi politici degli ultimi anni. Se ultimamente la politica
italiana è stata caratterizzata da instabilità, non resta quindi
che aspettare le prossime elezioni e sperare in un risultato che
porti più certezze. Nell'attesa vi voglio intrattenere andando alla
scoperta delle peculiarità, o a piacimento delle imperfezioni, delle
elezioni politiche nelle altre nazioni in giro per il mondo.
Per
la serie chi va piano va sano e va lontano, le elezioni politiche in
India durano normalmente più settimane. Con un pubblico di oltre
ottocento milioni di persone aventi diritto al voto, il paese sembra
rappresentare la più grande democrazia esistente a livello mondiale.
L'ampio pubblico elettorale richiede grandi sforzi organizzativi,
nonché ingenti costi, con le elezioni che si svolgono per diverse
settimane se non addirittura mesi.
Nell'ultima
tornata elettorale del 2014, ad esempio, che ha eletto 543 membri del
Parlamento, le elezioni hanno avuto luogo in nove giorni diversi
nell'arco di oltre cinque settimane, ottenendo il primato come le più
lunghe elezioni nella storia della nazione, e del mondo aggiungo io.
Votare
già a 16 anni è possibile in alcuni paesi tra cui Brasile, Austria,
Nicaragua e Argentina, mentre la soglia dei 17 anni è fissata per
Indonesia e Sudan. Similmente, alcuni Stati della Germania,
permettono a chi ha più di 16 anni di votare per le elezioni locali,
mentre in Scozia la votazione per i più giovani, ovvero sedicenni e
diciassettenni, è stata ammessa per la prima volta per il referendum
sull'indipendenza del 2014.
Inoltre,
tra i must della maggior parte delle nazioni al mondo, il voto nel
weekend è di norma preferito alle votazioni nei giorni settimanali,
con la domenica eletta come giorno per eccellenza. Tuttavia, in
alcuni paesi di lingua anglofona, la regola trova la sua eccezione.
Ecco
quindi che in Canada si vota solitamente di lunedì, in Inghilterra
di giovedì, mentre in America, per tradizione, il giorno delle
votazioni cade di martedì.
Un
meccanismo di voto obbligatorio esiste in alcune nazioni, tra le
quali Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Grecia e Lussemburgo. In
questi paesi, con piccole differenze locali, registrarsi e
presentarsi al voto è obbligatorio per i cittadini di almeno 18
anni. In caso di assenza al voto, ogni paese stabilisce sanzioni
diverse, tra cui anche azioni penali e multe.
Inoltre,
in alcuni casi, i cittadini che non si presentano ai seggi in più
elezioni possono perdere il diritto di voto per un determinato
periodo di tempo, o incontrare difficoltà nell'ottenere un impiego
pubblico.
Nei
paesi a basso tasso di alfabetizzazione, i legislatori devono trovare
soluzioni alternative per permettere ai cittadini di esprimere il
proprio voto. In Gambia, ad esempio, fin dal 1965 gli elettori non
votano con una normale scheda elettorale, bensì con una biglia.
Questa dev'essere fatta cadere in una delle pentole colorate che sono
preparate nei seggi e associate alle foto dei candidati alle
elezioni. Non appena la biglia cade nella pentola del candidato
prescelto, un meccanismo fa suonare il campanello di una bicicletta a
indicare che il voto è stato eseguito correttamente e senza brogli.
Infine,
partecipare al voto sembrerebbe sempre di più un optional a livello
globale.
Secondo
l'Institute for Democracy & Electoral Assistance (IDEA),
nonostante il numero degli aventi diritto al voto sia aumentato nel
tempo, l'affluenza alle urne è in continua diminuzione.
Se
la partecipazione popolare mondiale superava in media di poco il 75%
negli anni 50', nel periodo 2011-15 lo stesso dato ha raggiunto solo
il 66%. Il declino maggiore sembrerebbe essersi registrato proprio in
Europa, con un calo pari al 20% dai soli anni 80'.
In
controtendenza, per una volta in positivo, la performance italiana
alle elezioni del 2013, con un'affluenza pari al 75%, che non ha
fatto sfigurare il Bel Paese. L'appuntamento è ora a domenica 4
marzo: riuscirà la penisola a mantenere tale risultato?