est consulting

est consulting
Il primo portale dedicato all'investitore italiano in Rep. Ceca e Slovacchia

venerdì 22 novembre 2013

Operazione Alzheimer e la cura di Andrea Tripepi.

Il titolo è “Operazione Alzheimer” e il sottotitolo “la demenza di stato nell'epoca dei degeneratori culturali”. Già titolo e sottotitolo mi sembrano abbastanza eloquenti sugli argomenti che andrà a trattare il giovane dottorando Andrea Tripepi nella sua prima fatica letteraria e cioè dire : la manipolazione dell'informazione in senso lato ad uso e consumo di lobbys e potentati.
Non vorrei sembrare noioso e paranoico tirando ancora in ballo tesi complottistiche più o meno occulte, ma è certo che vedendo quello che sta succedendo non solo in Italia, ma in tutta Europa e nel mondo, qualche sospetto di complotto è inevitabile che possa scaturire.
I nostri padri ci hanno insegnato a fare le cose con logica, perchè tutte le cose fatte bene, rispondono ad una logica. E le cose fatte male ? Anche quelle rispondono ahimè ad una logica, alla logica delle cose sbagliate, sbagliate per noi ma non di certo per chi ha interessi particolari nella gestione di determinate situazioni, di determinati stati d'animo, nella costruzione di un'opinione e di uno stato d'animo.
Questo scrive in buona sostanza Andrea Tripepi, anche con una malcelata ingenuità, nel suo stile acerbo, fresco, estremamente giovanile, (non mancano pure le parolacce). Argomenti che per tanti di noi potrebbero sembrare ritriti e banali, meritano invece di essere continuamente trattati, smascherati e sviscerati, nella consapevolezza ormai abbastanza radicata, per lo meno tra le nuove generazioni, che tra le righe di un giornale, tra le parole di un cronista televisivo, non vi è verità, ma bensì la volontà di indirizzare, di costruire delle opinioni in una determinata maniera. In quella maniera che fa comodo al potere, al sistema, termini questi magari poco usati al giorno d'oggi, ma significativi.
Più di qualche volta, leggendo il libro, anche l'autore sembra essere vittima inconsapevole della manipolazione delle opinioni, della “degenerazione culturale” : mi riferisco ai numerosi riferimenti a Silvio Berlusconi ed alle fantomatiche leggi “ad personam”. Siamo veramente sicuri che tutta l'attività politica di Berlusconi sia stata incentrata alla costituzione di leggi “ad personam” ? Allora come si spiegherebbero le recenti condanne e il tentativo di estromissione dalla scena politica. Diciamo che Silvio Berlusconi è un' esempio emblematico sulla manipolazione dell'informazione e sulla costruzione di opinioni ad arte. E' dato oggettivo che sia stato nell'ultimo periodo, la vittima di un'operazione di calunnia mediatica incredibile. I media di tutta Europa e di parte del mondo lo hanno dipinto come maniaco sessuale, evasore fiscale, magari pure pedofilo, il tutto nell'evidente intendo di distruggerlo politicamente e anche umanamente.
Il buon Tripepi questo punto di vista non lo considera, forse perchè in Italia parlare male di Berlusconi è diventata una moda, come le infradito o gli occhiali a specchio.
Anche l'argomento xenofobia è trattato con abbondante approssimazione. E' statistica, e la statistica è una scienza, che certe categorie di immigrati siano particolarmente propense a delinquere ; qui la degenerazione culturale non c'entra. E poi parlare di xenofobia in Italia ! Siamo l'unico paese al mondo dove se uno straniero ti taglia la strada in macchina e tu gli urli “Cornuto !”, questo ti denuncia per razzismo.
Ma tornando alla demenza di stato, il buon Tripepi lungo i dodici capitoli del suo libro, ci racconta della meteofobia, degli “allarmismi pilotati dal dio denaro”, della cronaca nera a tinte fosche, di cucina creativa – economicamente parlando – di cristo e cristianità, di vaccini e medicina a pagamento assieme a medici senza frontiere – come il denaro contante.
Tutto quello che riveste la nostra sfera vitale, viene inevitabilmente riveduto e corretto ad uso e consumo, e soprattutto guadagno, di qualcuno.
Le soluzioni secondo Tripepi ? Innanzitutto non guardare i telegiornali, e usare la testa. L'alternativa, ma questa la aggiungo io, l'eremitaggio. Comincio ad esserne seriamente affascinato.

mercoledì 13 novembre 2013

Lo stato è ladro e le regioni pure ! La rossa Emilia e la legge sui mercatini.


Che abbia la disgrazia di vivere nel peggior paese d'Europa e probabilmente del mondo, è ormai risaputo. Che lo stato italiano sia ladro e mafioso, compresi ovviamente tutti i suoi servitori, ladri mafiosi e parassiti, anche questo è risaputo. Ma quando un ladro è talmente scellerato nel metter mano al portafoglio di un poveretto, significa che quel ladro è ormai ridotto alla disperazione, e prima o dopo commetterà un gesto inconsulto.
Ed è proprio questa la situazione dello stato italiano, che tramite una sua indecente protuberanza, parlo della regione Emilia Romagna, arriva persino a voler ultra-regolamentare e tassare i mercatini dell'antiquariato e dei robi vecchi.
Parlo della legge regionale dell'Emilia Romagna n. 4 del 24/05/2013 che andrà in vigore il prossimo I° gennaio 2014, e che è una vera e propria mazzata a questo settore. Ora che nei mercatini dell'antiquariato si introiti del denaro è ovviamente fuori discussione, altrimenti non si spiegherebbe il fatto che migliaia di persone ogni domenica si alzano alle 4 di mattina per andare ad esporre, come è ovviamente fuori discussione il momento di approfondimento culturale e storico che queste kermesse rappresentano ; gli oggetti antichi e vecchi sono essi stessi momento di approfondimento culturale, prima ancora che di ricordo, e nei mercatini dell'antiquariato sono numerosissimi i banchetti che espongono vecchi libri, francobolli, corrispondenza, documenti e monete antiche.
Ora questa vergognosa legge che andrà in vigore il prossimo gennaio 2014, tende a parificare “l'attività”, volutamente virgolettata, di espositore dei mercatini, a quella del commerciante ambulante vero e proprio, questo, ovvio, con tutto il gravame burocratico che ne consegue e , ovviamente, per lo stato/regione ladro, con la corresponsione di tasse e balzelli. Siamo alla frutta !
Forse che i burocrati comunisti della rossa Emilia credono che nei mercatini si facciano incassi da migliaia di Euro a settimana ? Ma hanno visto la tipologia della merce in vendita ? Voglio ricordare a lor signori, burocrati ladri, parassiti e iper-pagati dalla regione/stato, che la merce usata e vecchia, ha già per sua connotazione estinto ogni obbligo di IVA, quindi non si vede il motivo di un'ulteriore tassazione indotta.
Poi vogliamo anche dire che i mercatini delle cose vecchie, rappresentano, oggi più di ieri, un sistema di sostentamento per alcune categorie svantaggiate come disoccupati, cassaintegrati, inoccupati, invalidi ecc.
Vogliamo anche parlare dell'indotto che creano ciclicamente ad ogni manifestazione nel comune dove si svolgono essendo seguiti da migliaia di persone, collezionisti o semplici cacciatori di affari, che visitano e consumano negli esercizi.
E poi, non per ultimo, i mercatini dell'antiquariato sono liberi in tutta Europa ! Non esistono gravami, limitazioni o tasse aggiunte per chi gli fa, e chi scrive gli ha fatti sia in Italia che in Austria, in Germania, in Rep. Ceca e Slovacchia ; si paga il plateatico all'organizzatore, che spesso e volentieri è collegato ad un ente pubblico come il comune, e si vende quello che si vuole, senza problemi.
Un bel colpo nell'occhio per i dirigisti burocrati della rossa Emilia. Ed è proprio questa deriva dirigista che ha preso lo stato che mi preoccupa, e alla quale si accodano stupidamente le regioni ; questa mania paranoica di voler regolamentare e normare tutto e tutti.
Noi nel Veneto non è che facciamo una bella figura da questo punto di vista. Anche noi abbiamo adottato la famosa legge dei “6 bollini”, firmata Giancarlo Galan il “libberista”, servo sciocco del Cavalier Berlusconi, e anche allora mi ricordo, sono passati oltre 10 anni, ci fu una discreta sollevazione popolare, con tanto di comitato e di raccolta di firme consegnate a Venezia. La legge non fu abrogata ma fortunatamente fu disattesa dalla maggior parte dei comuni veneti, che ancor oggi non la applicano per via di alcuni cavilli che praticamente danno facoltà al comune, di svolgere il mercatino dell'antiquariato in maniera “sperimentale” e non ufficiale, esonerando quindi la Polizia Locale alla verifica dei 6 permessi-bollini. Un escamotage questo che consente di svolgere mercatini regolari ogni settimana seguiti da tante persone e ai quali partecipano come espositori, anche molti residenti in Emilia Romagna.
E anche questa legge regionale n. 4 del 24/05/13 conterrà dei cavilli ? Sinceramente non lo so. So solamente che è una legge sbagliata in partenza, che se correttamente applicata distruggerà un settore che è patrimonio di tutti, cioè dire la trasmissione della storia e della cultura passata. Il fatto poi che qualcuno guadagni anche qualche Euro, non lo vedo per nulla scandaloso ma sacrosanto e corretto : è giusto che il lavoro e l'impegno siano remunerati. E' scorretto e delinquenziale che lo stato/ladro voglia guadagnarci sopra.
Di fronte a questi atti di prepotenza e di ottusità istituzionale, la ribellione è sacrosanta !



Links utili, da leggere :





mercoledì 6 novembre 2013

Modi di dire 18.


Si dice . . . “ essere il cavallo di battaglia “

Quando si parla del “cavallo di battaglia” di qualcuno si intende la cosa in cui la persona indicata riesce a dare il meglio. In particolare, in campo artistico, il personaggio in cui un attore, (o un brano musicale per un cantante), esprime al massimo il suo talento. L'espressione riconduce ai condottieri di un tempo : era infatti il destriero più coraggioso, affidabile e pronto ai comandi – tra quelli che erano stati addestrati – che veniva scelto per una situazione estrema qual era trovarsi in battaglia.


Si dice . . . “ trinariciuto “

L'aggettivo e sostantivo “trinariciuto”, letteralmente in possesso di tre narici, è un termine dispregiativo attribuito a persona dai caratteri non umani e pertanto ottusa, incivile. La parola fu coniata in chiave di satira politica nel secondo dopoguerra dal giornalista e scrittore Giovannino Guareschi, (1908-1968), celebre autore del ciclo di romanzi su Don Camillo e Peppone poi ridotti in popolari film con Fernandel e Gino Cervi. Guareschi attribuiva questa terza narice con funzione di scarico, “in modo da tener sgombro il cervello dalla materia grigia”, ai militanti del partito comunista, in sostanza accusati di pensare con la testa dell'apparato.


Si dice . . . “ è una doccia scozzese “

Si definisce “doccia scozzese” una sequenza di buone e cattive notizie o di fatti spiacevoli e piacevoli che si alternano rapidamente provocando opposti stati d'animo. Il riferimento è al trattamento idroterapico già in uso presso gli antichi scoti e tuttora utilizzato come stimolante della circolazione sanguigna e dei pori. Consiste in un'alternanza di docce calde, a 38°, e fredde, a 18°, della durata di circa 2 minuti che si prendono da un tubo del diametro di 2 cm. I getti d'acqua vengono passati sul corpo dal basso verso l'alto.


Si dice . . . “ avere delle remore”

Significa avere dubbi, riserve, impacci nel fare qualcosa, sia in senso fisico che morale. Il termine remora deriva dal latino è il suo significato originario è indugio. Ma remora, già anticamente, è anche il nome di un pesce della famiglia delle Echeneidae. Lungo circa 40 cm, questo pesce ha sul dorso una sorta di potente ventosa che gli permette di attaccarsi al ventre di grandi pesci o al fondo delle imbarcazioni. Ciò allo scopo di farsi trasportare senza fatica nelle zone dove poi l'animale preda. La credenza popolare riteneva un tempo che la presenza sotto lo scafo di questi pesci, rallentasse l'andatura delle barche ed ecco il motivo del loro nome.


Si dice . . . “ fare la civetta “

Il modo di dire “fare la civetta” o “essere una civetta” si rivolge a una femmina vanitosa che ama farsi corteggiare e attrarre ammiratori. Spesso il termine si estende a ciò che attrae l'attenzione, (candidato-civetta, lista-civetta, civetta come locandina delle edicole), o, al contrario, a ciò che deve passare inosservato, (auto-civetta, nave-civetta, ecc.). Di fatto la civetta, rapace notturno della famiglia degli Strigidi, fu a lungo utilizzata nella caccia come richiamo a causa delle sue strane movenze che attraggono le prede.


Si dice . . . “ essere una palla al piede “

L'espressione vuol dire essere di ostacolo, costringere con il proprio atteggiamento a fare più fatica del necessario nell'agire. L'immagine si riferisce alla grossa sfera di metallo che veniva incatenata al piede dei prigionieri, per impedirne o renderne meno agevole la fuga. Questa coercizione, in uso nei luoghi di pena nel XVIII e XIX secolo, era di per se anche una tortura, perchè causava ferite alle caviglie, con possibili infezioni, dovute alla mancanza di cure e alle scarse condizioni igieniche.

Si dice . . . “ avere una pazienza certosina “

L'espressione vuol dire essere dotati di scrupolo, concentrazione e precisione nel portare a termine un lavoro. Il riferimento è all'ordine religioso dei certosini fondato nel 1084 da S. bruno di Colonia nella chartreuse, (in italiano certosa), nelle Alpi francesi. I certosini, nella loro regola basata sulla meditazione e lavoro, si distinsero come eccellenti copisti, falegnami ed ebanisti, lavori che richiedevano quindi tanta pazienza. Nel campo della decorazione del legno si apprezza tutt'ora la loro “tarsia alla certosina”, una lavorazione di particolare pregio.


Si dice . . . “ essere la pietra dello scandalo “

Essere la pietra dello scandalo”, dal greco “skandalon” ostacolo inciampo, vuol dire dare un cattivo esempio, esporsi a critiche per il proprio comportamento. L'espressione si riferisce a una grossa pietra che si trovava nella Roma di Giulio Cesare di fronte al Campidoglio. Dovevano sedercisi sopra i falliti o chi non avesse onorato i propri debiti. Essi dovevano gridare “cedo bona!”, (svendo i miei beni), alzandosi e sedendosi violentemente per 3 volte. Ciò estingueva le loro colpe. Ve n'era una anche a Firenze, sotto la Loggia del Mercato Nuovo. Sopra essa i mercanti falliti, nel '500, venivano sbattuti per forza a sedere nudo per 3 volte.


Si dice . . . “ perdere la tramontana “

Vuol dire perdere la pesta, andare in collera. L'immagine del modo di dire è di origine marinaresca : prima dell'invenzione della bussola i naviganti si orizzontavano con la stella polare, chiamata Tramontana come il vento che proviene da nord. Quando essa non era visibile a causa del cielo nuvoloso, l'orientamento era impossibile e smarrire la rotta era dunque molto facile. Non a caso un'espressione simile è “perdere la bussola”.

Si dice . . . “ avere fegato”

Significa essere coraggiosi nell'affrontare i pericoli. Ciò perchè il fegato un tempo, (nell'antica Grecia, ad esempio), era considerato la sede della forza, della caparbietà e dei sentimenti, in particolare della passione fisica e dell'ira. Emblematico in tal senso è il mito greco di Prometeo, titano che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini contro il volere di Zeus. Scoperto il furto, Zeus fece incatenare Prometeo a una rupe e dispose che ogni giorno un'aquila gigante giungesse a divorargli il fegato, che ogni notte ricresceva di modo che il rapace potesse divorarlo il giorno dopo.

sabato 2 novembre 2013

Si ritorna a parlare di ridurre la soglia del contante. A chi giova ?


Secondo quanto riportato dalla Reuters, il Ministro Saccomanni avrebbe espresso la volontà da parte dell'esecutivo di ridurre ulteriormente i limiti di utilizzo del contante. 
Nell'agenzia si legge: 
Il governo intende ridurre la soglia massima di pagamento in contanti, attualmente posta a 1.000 euro."Questo è un punto su cui l'Italia resta indietro ed è un punto su cui vogliamo intervenire", ha detto il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, durante un'audizione in Parlamento sulla legge di Stabilità.
Di seguito vi propongo alcune riflessioni, in parte già ospitate su numerosi articoli presenti sul blog.
Nella vita comune, l'utilizzo del denaro contante è  una delle cose più normali che esista. La possibilità di utilizzare denaro contante per compensare transazioni commerciali, costituisce elemento di libertà di  ogni essere umano, oltre che motore di sviluppo alla crescita economica e al benessere collettivo.
Quotidianamente, avvengono milioni e milioni di transazioni che hanno come contropartita l'utilizzo del denaro contate,  senza il quale, con ogni probabilità, parte di queste non avverrebbero mai, o avverrebbero in maniera sensibilmente ridotta
L'utilizzo del denaro contante è semplice, è pratico, è efficace, è veloce e non è costoso.
Questo, unito alla possibilità di utilizzare anche altre forme di pagamento che il progresso tecnologico ha reso disponibile, contribuisce ad elevare il grado di efficienza della società e delle pratiche commerciali le quali, a seconda dei casi, richiedono strumenti di pagamento più o meno consoni a talune tipologie di spese

Ridurre o eliminare del tutto l'utilizzo del denaro contante nelle pratiche commerciali, implicherebbe che chi ha uno stipendio, ad esempio, dovrà riceverlo obbligatoriamente in banca. Così come ogni sostanza contante di cui si dispone, dovrà essere depositata in banca, e da lì spesa attraverso la moneta elettronica.

Di colpo, grazie ad un atto normativo, il cittadino verrebbe privato oltre che di questa forma di libertà (cioè quella di utilizzare il contante), anche dell'unica forma di dissenso a sua disposizione nei confronti del sistema bancario. Per contro, le banche verrebbero graziate in quello che per loro costituisce il vero e proprio incubo: la corsa agli sportelli.

A quel punto, essendo il denaro smaterializzato e sostituito con un algoritmo astratto e intangibile, ne deriva che se non esiste moneta contante da scambiare e da prelevare, viene meno anche il pericolo che la popolazione possa chiedere la restituzione di ciò che non esiste. E' evidente, e le banche festeggiano.
Nel corso dei secoli, la necessità degli stati e quindi della politica, di contare sempre più sull'appoggio del sistema bancario per il finanziamento degli abusi di spesa della macchina statale e dei privilegi di politici (spesso corrotti ed incapaci), ha favorito l'instaurarsi di  una connivenza simbiotica tra la politica e il sistema bancario. Ciò  per reciproca convenienza: quella della politica di poter contare sui favori dei banchieri; e quella di quest'ultimi, di poter godere di  un quadro normativo di  favore per incrementare i propri affari e, in caso di dissesti, contare sull'interventismo statale.


Il denaro, per il sistema bancario, è elemento sul quale fonda i propri affari: in buona sostanza è la merce da vendere.  Avere il controllo e la gestione di tutto il denaro, per la banca, è un moltiplicatore del proprio business e quindi di redditività.
In un sistema basato sulla riserva frazionaria quale è il nostro, accade che i 1000,00 euro che vengono depositati in banca,  possono  diventare (per il sistema bancario) fino a 100.000, ossia cento volte tanto. E ciò è possibile per l'effetto moltiplicativo  dei depositi. Siccome sulle somme depositate la banca è tenuta ad accantonare solo l'1% del deposito (nel nostro caso 10 euro, l'1% di 1000) per far fronte ad eventuali esigenze di cassa e richieste di rimborso delle sostanze depositate, ne consegue che le altre 990 possono essere  immesse nuovamente nel sistema, mediate la concessione di prestiti. A questo punto i 990 euro concessi in prestito, vengono nuovamente depositati sul sistema bancario e la banca, dopo aver provveduto ad accantonare un'altro 1% (9.90 euro in questa seconda fase) della somma depositata,  avrà nuovamente a disposizione 980.10 da poter  concedere di nuovo in prestito, e così via fino a che non si sarà esaurito l'effetto moltiplicatore sul deposito iniziale. Ossia fino a quando non si sarà prodotta moneta virtuale per 100.000 euro a fronte dei 1000 euro di deposito reale iniziale. In sostanza, per ogni mille euro di deposito, la banca potrà moltiplicare fino a 100.000 euro la materia oggetto dei propri affari: il denaro. 

Sulla massa di prestiti concessi, in questo caso 99.000 euro,  la banca trae un enorme profitto applicando un tasso di interesse che chi ha usufruito del prestito  dovrà rimborsare a determinate scadenze, unitamente al capitale preso in prestito. Alla luce del ragionamento appena esposto, risulta del tutto agevole comprendere l'interesse da parte del sistema bancario affinché si giunga alla completa eliminazione della denaro contante. Tanto meno sarà il contante in circolazione, tanto più elevata sarà la possibilità riservata alle banche di incrementare il proprio giro d'affari e aumentare a la redditività prodotta, che si traduce in bonus milionari pagati ai super manager.


Il sistema bancario così deterrebbe in deposito la maggior parte della ricchezza del paese. Deterrebbe in custodia i vostri investimenti in titoli, azioni, obbligazioni, i preziosi custoditi in cassette di sicurezza, e ora anche il denaro che, obbligatoriamente, deve essere depositato sul conto corrente.


Siccome le pretese impositive dello Stato 
si fondano su imponibili di cui lo Stato stesso ne dovrebbe conoscere le dimensioni e la collocazione, se ne deriva che lo Stato non potrebbe tassare ciò che non conosce, come ad esempio il denaro contante che voi custodite a casa. Almeno fino a questo momento.

Il pericolo è proprio quello di essere obbligati, tramite un provvedimento di legge, a privarsi dell'utilizzo del contante, per rendere la macchina coercitiva del fisco ancora più efficiente, funzionale, perfetta e micidiale.

Tra qualche giorno,  le banche italiane dovranno trasmettere all'anagrafe tributaria tutte le movimentazioni dei nostri conti correnti. Lo stato, con un semplice click, potrà conoscere in tempo reale ogni vostra ricchezza: sia la sua collocazione, che la sua dimensione complessiva. Ricchezza incrementata, ovviamente, dai depositi di denaro contante che, oltre a far aumentare la base imponibile da colpire con un'eventuale imposizione patrimoniale, offre allo Stato la garanzia del buon esito della sua pretesa tributaria.


Quindi, in questo caso, avrebbe a sua completa disposizione ogni forma di ricchezza, e potrebbe tassare, confiscare ed espropriare, ogni importo a suo piacimento, desiderio e necessità, sia per salvare chi tale ricchezza la detiene in deposito (le banche), sia per salvare se stesso e i privilegi del manipolo di gerarchi da un eventuale bancarotta.

Anzi, questo pericolo è quantomai reale e percepibile al punto che buona parte della nomenclatura politica del paese non nasconde affatto il desiderio di applicare un'imposta patrimoniale.
Volete un esempio su cosa potrebbe fare lo stato con il vostro patrimonio? Bene, basta prendere ad esempio Cipro. La cosa più semplice da fare è proprio quella di aggredire il deposito sui conti correnti. Sono sostanze disponibili e quindi per definizione idonee ad essere immediatamente trasferite, dal conto corrente alle casse dello stato.E poi se lo Stato è fortunato e a voi vi dice male, sul conto corrente potrebbe anche trovare un saldo particolarmente elevato derivante dal mutuo che la vostra banca
, magari, vi ha accreditato qualche giorno prima per comprare la vostra casa o finanziare la vostra attività. Quindi un "extragettito" per lo Stato, una maggiore rapina per voi, su dei patrimoni a debito che dovrete rimborsare alla banca.La cosa vi sorprende? Nel 1992, con la patrimoniale di Amato, è accaduto proprio questo. Aziende e famiglie di sono viste confiscare ricchezza su delle somme derivanti da un finanziamento concesso dalla banca e temporaneamente depositato sul conto corrente bancario. Vi sembra giusto?

Volete un'altro esempio? Eccovi serviti. Parte della politica, ad esempio, come dicevamo, non nasconde affatto l'idea che sarebbe favorevole ad un'imposta patrimoniale sui grandi patrimoni. A parte il fatto che non si forniscono chiarimenti su cosa debba intendersi per patrimonio, ossia se si dovranno considerare beni immobili, mobili, investimenti, aziende ecc., il sospetto è che, quando si accorgeranno che il gettito derivante da un'imposizione patrimoniale sarà molto ridotto, probabilmente, abbasseranno di molto il livello di patrimonio dal quale far scattare l'imposizione al fine di aumentare la base imponibile.

Paolo Cardenà

Leggi QUI l'articolo originale.