Elucubrazioni
sulle “ natiche “ : la grossezza !
Non
c'è dubbio che alcuni avvertano un fascino oscuro dalla natica
grossa, nel sovrappeso, nella sproporzione evidente. Si deliziano
alla vista delle forme impudenti, esorbitanti e dilatate di un
gluteo, purché sia di donna. Provano interesse solo per le natiche
orientali, i fondoschiena solari, le forme antidiluviane, in breve,
per tutto ciò che somigli a vulcani di carne. Non si comprende bene
cosa gli attragga, forse sognano di sprofondare in quei guanciali di
carne, di inabissarsi in quei piumoni di felicità, in quelle grosse
chiappe passive e beate, che ammaliano con il loro ottuso candore.
In alcuni pittori è riscontrabile un simile delirio flaccido. Nel
colombiano Botero, ad esempio. L' inconveniente, certo, è che più
la natica si gonfia, più ha la tendenza a scomparire. E la natica
di Botero, chiappa-fungo, profittatrice, ghiandolare, è una
calamità. La carne è talmente congestionata che la chiappa
svanisce nel grasso. Ed è un peccato. Perchè esiste un modo per
fortificare il muscolo, conservandone le proporzioni : è il sumo,
una
disciplina sportiva giapponese legata allo shintoismo, imparentata
con forme di lotta provenienti dalla Corea e dalla Cina. Solo in
epoca “Edo” (secoli XVII – XIX) assunse più o meno la forma
attuale. Venne praticato a lungo agli angoli delle strade, e ci fu
persino un sumo tra una donna e dei ciechi, dal carattere palesemente
lubrico. La natica del “sumotori” è senza alcun dubbio la più
grossa natica esistente, sebbene sia ormai esclusivamente maschile.
E' una natica titanica, degna di un uro e di un semidio. Il
“sumotori”, chiappe comprese, pesa dai 180 ai 250 chili. Tutto
il peso si concentra sullo stomaco e sulle anche, dove risiede la sua
forza d' urto e di resistenza all' avversario. Questo significa che
la natica asfissierebbe a colpo sicuro il lottatore, se non fosse
così maestosa e feroce e di un' agilità tanto prodigiosa. Non si
mostra mai completamente nuda : è coperta dal “mawashi”, una
cintura di seta lunga 11 metri che viene arrotolata più volte
intorno alla vita, passa nella fessura delle chiappe e serve, così
si dice, a velarne la nudità e a fornire un punto d' appoggio per
certe prese. E' nell' imminenza del combattimento che appare in
tutta la sua imponenza, quando i due avversari si fronteggiano, con
gli enormi posteriori in aria, e si osservano per alcuni istanti
prima che le due masse di carne si ghermiscano, si schiaccino l'una
contro l' altra, si deformino, si schiaffeggino. Lo scontro è
terribile, non dura che tre minuti, ma se ne esce spossati. Come
ottenere una simile orgia glutea ? E' semplice : si dorme per 14 ore
al giorno e si ingurgita per mesi il “chanko nabe”, una densa
zuppa a base di pesce, pollo, manzo e una dozzina di uova, cui va
aggiunto purè di fave condito con una salsa zuccherata di soia. Si
innaffia il tutto con birra Sapporo e sakè caldo. Ma la natica
“sumotori” è pur sempre una chiappa artificiale, forzosamente
ingrassata, (come un tempo le oche galliche di cui i romani
ricercavano il fegato), e dalla durata limitata. Intorno ai
cinquant' anni è finita. L' aggrediscono la tensione arteriosa, il
colesterolo e il diabete. E' dunque preferibile, tutto sommato, la
natica occidentale, senza dubbio più striminzita, ma sfruttabile più
a lungo. Anche alcune donne sono state divorate dalle proprie
chiappe, che sembrano essersi ribellate contro di loro. Ne hanno
vergogna, perchè tutti le guardano : la gente si gira al loro
passaggio, emette grida di stupore, è affascinata da un simile
scherzo della natura. Quelle grosse chiappe sono un atto d' accusa
permanente per coloro che le portano. E' inutile tentare di
nascondere quelle natiche compromettenti sotto ampie vesti, ed è
vano ogni tentativo di schiacciarle, rimpicciolirle, farle
dimenticare, combatterle disperatamente. Le natiche trionfano, si
fortificano a spese delle donne. Ed esse si sono arrese. Hanno
lasciato che il loro corpo straripasse attraverso le natiche. Non
sono più donne con chiappe grosse, sono chiappe con dentro piccole
donne. E' il dramma delle chiappe-polpi divoratrici di femmine. Ma
non tutte le donne dalle chiappe grosse conoscono una sorte così
drammatica. Alcune di loro, come la “Black Nana” di Niki de
Saint Phalle, osano persino portare un costume da bagno intero, con
stravaganti disegni di petali gialli e cuori sanguinati. Tutte le
sue “Nanas”, del resto, con una corpulenza superiore alla media e
teste più piccole di una sola delle loro poppe, sono gigantesse
variopinte, straripanti di vitalità e di grasso. Niki de Saint
Phalle, si dice, si sarebbe vendicata della madre secca, arcigna,
dipingendo per tutta la vita quelle donne enormi che danzano sulla
propria cellulite. Il che dimostra che la chiappa può cavarsela
benissimo, anche nelle situazioni più difficili. E che non esiste
una fatalità che la condurrebbe, come estrema risorsa, in una sorta
di parco per i disperati della natica, come esistono negli Stati
Uniti, ad esempio a Durham, nella Carolina del nord. Il luogo si
chiama Fat City. Anche Fellini amava celebrare la “culità”
della donna. “La donna – culo”diceva “è un' epopea
molecolare della femminilità, una divina commedia condotta sul filo
dell' anatomia femminile”. Il che non è una cattiveria contro le
donne, come alcuni hanno ritenuto. Lui le amava così, mostruose,
deformi, sgraziate, baffute. Quelle, ad esempio, dalla peluria scura
e dai polpacci villosi, quando inforcavano la bicicletta posando le
chiappe sulla piccola sella come su una coppa di frutta, “facevano
risplendere in uno scintillio di riflessi abbaglianti i più bei culi
di Romagna”. Fu all' età di 8 anni, in riva al mare, racconta a
Josè Luis de Villalonga, che ebbe per la prima volta la rivelazione
della donna. Una creatura enorme, bianca e sporca, viveva sola in
una sorta di capanna che si era costruita sulla spiaggia. La sera si
concedeva ai pescatori che avevano il coraggio di avvicinarla. La
pagavano promettendole di raccogliere dal fondo delle loro barche
quanto restava di quelle sardine minuscole che a Rimini vengono
chiamate saraghine. Perciò l' avevano soprannominata la
“Saraghina”. Per 2 soldi tirava su lentamente l' ampia gonna
sbrindellata offrendo lo spettacolo di quel suo posteriore immenso,
livido, che fece sognare generazioni di ragazzetti. Per il doppio di
questa cifra, la Saraghina si girava. Ma a volte scattava come una
bestia furiosa, urlando e bestemmiando. La Saraghina aveva una testa
leonina, occhi cinesi, una bocca immensa, gommosa, ghignante.
Emanava un forte odore di pesce, delle alghe che le si intrecciavano
ai capelli, di petrolio e del catrame delle barche. Aveva
soprattutto un corpo da Leopardo e un sedere immenso come il mondo.
E poi un giorno, proprio per lui, la Saraghina si mise a cantare.
Una rumba. Aveva una voce di ragazzina. Un filo di voce molto puro,
molto chiaro, molto tenero. E quel giorno Fellini scoprì il peccato
!
capisco..
RispondiEliminaChi ela che la figa in foto?
RispondiEliminaNo comment !
RispondiEliminaSi, un culo del genere lo potrei scopare fino alla morte...
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