E'
possibile stroncare la filiera “criminale” che governa estrazione
e commercio di minerali per l'alta tecnologia ?
C'è
un "terrorismo" sistematico di cui poco si parla. È quello
subito da intere popolazioni coinvolte nel ciclo dell'estrazione di
minerali destinati all'industria dell'alta tecnologia, come ad
esempio la produzione di cellulari.
Il
coinvolgimento delle grandi società commerciali con regimi criminali
e mafie internazionali, produce una "via crucis" fatta di
abusi, schiavitù, disastri ambientali e corruzione. Il 60% dei
conflitti, con milioni di morti in Africa, sono nati e nascono
tuttora per il controllo delle risorse naturali come stagno, tantalio, tungsteno, oro, coltan, rame, giada eccetera.
Nella
sola Repubblica Democratica del Congo, le vittime di questa guerra
sono state 3 milioni e mezzo ; nella Repubblica Centrafricana un
quarto degli abitanti è stato espulso dalle abitazioni.
Dati
inoppugnabili riportati dagli appelli di centinaia di vescovi
africani e da oltre 150 organizzazioni umanitarie, (Cipsi, Focsiv,
ecc.), collegate in rete come Jesuit european social center, Alboane
ed Eurac.
Difficile
trovare traccia di queste notizie sui giornali più diffusi. La
denuncia si accompagna alla proposta di rendere obbligatoria, la
trasparenza per tutta la filiera delle imprese che importano minerali
e metalli da zone di guerra.
È
ciò che hanno fatto gli Usa con il "Dodd Frank Act" del
2010, per i minerali provenienti dalla Repubblica Democratica del
Congo.
Finora
la Commissione Europea si era limitata a promuovere un sistema di
autocertificazione "volontaria", solo per alcuni minerali e
determinate tipologie di aziende. Una soluzione ambigua, che si è
scontrata col voto della maggioranza del Parlamento Europeo, che il
20 maggio ha votato per la trasparenza assoluta e vincolante in
materia di "minerali insanguinati". La partita non è
finita.
La
procedura per adottare queste direttive, andrà a buon fine solo con
l'adesione dei ministri di tutti i paesi che, in sede di consiglio
dell'Unione Europea, adottano le normative e coordinano le politiche
comuni.
È
indubbiamente un'occasione per dimostrare la capacità di incidere
concretamente sulla grave situazione in cui versano milioni di
persone, in Africa soprattutto.
Carlo
Cefaloni
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