Gianni
non è solo un dentista. È un esperto di relazioni umane che in
poche sedute riesce a convincere la mia atterrita bambina che ferri e
ferraglie, luci e getti d'acqua, aghi e trapani non sono strumenti di
tortura. Ho osservato in lei il passaggio dal terrore alla fiducia,
dall'ignoto a qualcosa che si può controllare perché diventa
familiare e amico.
Il
tono rassicurante della voce, la precisione e la serietà con cui si
è rivolto alla piccola hanno addomesticato la paura. Meno una,
penso. E stralcio dall'elenco anche questa.
Da
bambina avevo un elenco lunghissimo di paure. Mio padre mi aveva
insegnato a ricordarle tutte prima di dormire. Così - mi assicurava
- non le avrei sognate. Prima di dormire nominavo giudiziosamente
notti buie e fantasmi, cimiteri e zombie, scheletri e terribili
cadute a precipizio.
Nell'infanzia
le paure sono concrete e bene a fuoco, si nutrono di rituali e di
piccoli gesti di esorcizzazione. Chi non ha mai guardato sotto il
letto per vedere se non ci fosse nascosto un losco figuro?
Le
paure dell'infanzia di solito ci abbandonano all'improvviso,
svaporano nel nulla e quelle che fino a poco prima parevano montagne
invalicabili, diventano colline. È un sollievo temporaneo : nuove
paure già si affacciano, legate all'età, alla salute, alle persone
che amiamo. Una sequenza di paure stupide e persino ridicole,
accompagna i nostri giorni e si mescola ai grandi tormenti e alle
ragionevoli preoccupazioni della vita.
Sono
stata una bambina paurosa, forse per questo ho grande curiosità per
queste compagne di vita.
Adoro
l'attimo magico in cui l'impossibile diventa possibile, il mai
sperimentato diventa esperienza. Lì sento che la vita mi sta
attaccata alla pelle e morde : penso alla prima volta che i miei
figli hanno vinto la paura dell'acqua, la prima volta in bicicletta
senza rotelle, il primo tragitto in tram senza adulti, il primo esame
...
Superare
le paure ci rende più forti, è banale dirlo, ci rende soprattutto
capaci di accudire le paure degli altri.
Serena
aspetta il suo primo figlio, m'interroga sul lieto evento come fossi
l'oracolo di Delfi. So che esserci già passata non mi autorizza a
impartire lezioni, né ricette, né rassicurazioni.
Scaccio
la tentazione delle buone parole, sempre inutili. Provo a ricordarmi
di me allora. "Ma
sai, io temevo soprattutto di essere
scortese
con l'ostetrica e di perdere il mio consueto aplomb
..." Strabuzza gli occhi. Ognuno ha le paure che si merita.
"Però,
se hai
bisogno,
io ci sono",
mi arrampico sui muri.
E
mi guardo bene dal cadere giù.
Elena
Granata
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