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lunedì 6 luglio 2015

Parliamo della osculazione. Cioè del bacio.

Sul podio della terza tappa del tour de France, il corridore italiano Vincenzo Nibali indossa la maglia gialla del primato. Al suo fianco, due miss in abito obbligatoriamente giallo gli fanno ala. Nibali, un bel ragazzo lui stesso, si piega verso quella alla sua destra e si scambia i casti baci d'ordinanza sulla guancia. Ma quando si gira a sinistra per ripetere il rito, la donna allontana brusca il volto e finge di sistemarsi la collanina. Quel gesto istintivo di ripulsa ha riaperto fra studiosi del comportamento umano, psicologi, sessuologi e reti televisive annoiate, l'eterna domanda su : che cos'è un bacio?
Per un gesto così comune e universale della nostra specie, e in molti più animali di quanto si pensi, esiste una sorprendente scarsità di ricerca scientifica. Esclusa la pur celebre ipotesi "dell' apostrofo rosa", smentita dal "bacio oceanico", si dice così, fra indigeni della Nuova Papua Guinea che si annusano, si leccano e si esplorano la faccia a lungo, (forse la ragazza del tour temeva che Nibali avesse antenati aborigeni del Pacifico), quell'atto, e sia il falso "air kiss" dei divi che baciano l'aria senza mai toccarsi, il bacetto di circostanza fra amici e parenti, o l'esplorazione prolungata anche nota come bacio alla francese, la "osculazione", vocabolo scientifico, è sempre stata trascurata.
Eppure sono almeno 5000 anni, secondo i più antichi scritti indiani e sumeri, che gli esseri umani usano le labbra per scambiarsi segnali. Sheril Kirshenbaum, professoressa della Texas University, giovane e graziosa, dunque certamente dotata di una buona casistica personale di ricerca, nota per esempio che nei secoli dell'analfabetismo quasi universale, il doppio bacio sulle guance era, più della croce segnata sulla carta, il segnale di un accordo commerciale raggiunto. Il bacio fra mafiosi è il suggello di un'appartenenza reciproca che soltanto la morte potrà spezzare, come i ripugnanti scambi di saliva fra i vecchi bavosi boss delle nazioni comuniste, costretti a succhiotti tra loro, servivano per suggellare la propria ortodossia ed evitare sgradevoli irruzioni di carri armati.
Se dobbiamo credere alla Kirshenbaum, e alla ricerca su cavie umane sopposte a varie misurazioni, il primo bacio rimane impresso nella memoria delle donne anche più nitidamente della prima esperienza sessuale. Molte intervistate di ogni età sono in grado di descrivere quel primo bacio con molti più dettagli, e spesso molta più nostalgia, del primo confuso amplesso. Il bacio sulla bocca, che prepotentemente e per sempre richiama il primo e indimenticabile rapporto fisico di noi umani con la mamma, può addirittura terrorizzare.
L'esploratore inglese William Read raccontò di essere riuscito, dopo interminabile corteggiamento, a strappare un bacio a una principessa africana della quale si era innamorato. La ragazza corse dal padre sovrano urlando che quel selvaggio uomo bianco aveva tentato di mangiarla.
E forse la principessa non si sbagliava di molto. Antropologi ipotizzano che l'attrazione maschile per la bocca dell'altro sesso, nasca dall'importanza fondamentale del colore rosso nella sopravvivenza dei nostri antenati. Il rosso, nel verde delle foreste, segnalava le bacche e i frutti più maturi. Erano dunque cibo e vita, meno rischiosi dei duelli con tigri dalle lunghe zanne, un riflesso rimasto nel fondo dei nostri circuiti ancestrali che le femmine del genere umano, (e quelle note sporcaccione delle scimmiette Bonobo), hanno intuito da millenni, usando ogni immaginabile materiale per dipingersi le labbra con ciò che ancor oggi, pur avendo centinaia di colori, è conosciuto come "rossetto".
Non so dunque se quella miss che rifiutò il bacetto del ciclista Nibali, temesse di essere divorata come una bacca o se appartenesse a quella vasta schiera di esseri umani, che hanno un'avversione profonda per ogni forma di intimità, anche la più innocente. Ma l'accostamento del bacio con il rosso delle bacche, apre un serio problema per coloro che soffrono, come chi scrive, di daltonismo, e proprio nel rosso e nel verde hanno il proprio handicap.
Non deve essere del tutto vero, dottoressa, perché di bacche e fragole mai ne trovai una sola nei boschi, ma qualche bacio, se ricordo bene, l'ho scambiato.


Vittorio Zucconi

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