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mercoledì 29 giugno 2011

Il Clown di Alessandro Cavallari


Il Clown
Silenzio. Dopo, c'è sempre silenzio. Sono ancora qui, anche questa volta c'è l'ho fatta.
Corri ! Corri sotto il palazzo ! Hai sentito le sirene. Corri ! Mettiti in salvo !
Quando iniziano a cadere le bombe, il rumore è irreale.
Non si distingue lo scoppio di una stufa, il crollo di un palazzo, l'urlo di una donna.
Poi, di colpo, tutto tace. I primi a muoversi sono gli animali.
Rimasti senza padrone, iniziano a vagare tra le macerie.
Noi restiamo nascosti nelle cantine, finchè qualcuno si azzarda a uscire. Ogni volta è un sollievo vedere un volto conosciuto, e solo più avanti si accetta l'idea dei volti che mancano all'appello.
Per me è più facile, sono orfano, abituato alla solitudine e a sopravvivere più che a vivere. Orfano e senza fissa dimora, così hanno scritto : per questo sono qui, e non a morire al fronte.
Prima che iniziasse questo inferno ero un clown, mi esibivo nel parco. Decine e decine di bambini venivano ogni giorno al mio spettacolo, ridevano e si divertivano con poche lire.
Ed è questa l'immagine che mi spinge a correre ogni volta più forte.
Che senso ha quello che sta accadendo ? Uccidersi per cosa ?
Per potere ? Denaro ? Cosa, accidenti ?!?
Com'erano belli quei pomeriggi nel parco, i più timidi nascosti dietro le madri, i più coraggiosi in prima fila, quasi a voler partecipare. Io li prendevo con me e giocavo con loro, divertendoli e divertendo tutti quanti. Sembrano passati dei secoli, invece sono solo pochi anni.
Qui intorno solo macerie, nascoste dal solito fumo.
Ehi ! Il clown “ Mi volto di scatto, un bambino.
E' quello del parco ! Venite ! “ In quel momento, mi rendo conto che sono vestito e truccato da clown come per il mio spettacolo. Non lo faccio da anni, ma proprio questa mattina ho riaperto la vecchia valigia. Non so perchè l'ho fatto ; il tempo non si ferma, il tempo non ritorna.
Invece, eccoli. Uno, due, cinque, dieci forse cento bambini escono dalle cantine e si avvicinano.
Ciao Clown ! Ci fai il tuo spettacolo ? “
Chiudo gli occhi, sento le lacrime arrivare ma le fermo. No.
Questi bambini hanno ragione. Io sono il clown. E allora : spettacolo !
Sembra che la gioia del primo stia contagiando tutti. Anche me.
Inizio quasi incredulo, più timido di loro. Vedo sorrisi e mi animo, salto da destra a sinistra in questo palcoscenico improvvisato tra i resti di un palazzo. Mi diverto, non so perchè, ma riesco a divertirmi, a sognare.
E loro sono con me, li vedo ridere e applaudire. Passano ore, crollo esausto ma felice.
Si, ma non abbiamo i soldi per pagarti ! “
Sorrido.
Tornate domani. Ci sarà un altro spettacolo “

Alessandro Cavallari




3 commenti:

  1. chi è questo cavallari ?

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  2. Guarda, di preciso nn te lo so dire, ma mi sembra di aver letto da qualche parte, che ha fatto il volontario in Kosovo. E d'altronde, visto il tenore del racconto, mi sembra credibile. Comunque bello, toccante !

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  3. Trovo x caso ripubblicato qui il mio racconto.
    Non sono mai stato in Kossovo, ed il racconto è totalmente inventato (l'immagine corretta è il quadro 'il clown' di Henry Matisse).

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