Uno
studio condotto presso la Duke University e la University of Texas di
Austin, evidenzia che fra le persone anziane impegnate nel
volontariato, l'incidenza della depressione è notevolmente più
bassa
che nella media. E da uno studio della Johns Hopkins University emerge che corrono meno rischi di essere colpiti dall'Alzheimer,
avendo più probabilità di dedicarsi ad attività che sviluppano il
cervello. Non solo : attraverso il volontariato, chi ha perso il suo
ruolo di genitore o sostentatore economico della famiglia, è in
grado di tornare a sentirsi utile.
Gli
studi sugli effetti della generosità in ambiente lavorativo, offrono
risultati altrettanto clamorosi. Ad America
OnLine
e all'Huffington
Post
offriamo ogni anno ai nostri dipendenti, tre giorni retribuiti da
dedicare al volontariato nelle rispettive comunità, e doniamo in
beneficenza fino a 250 dollari l'anno per dipendente. Uno studio
condotto nel 2013 dallo United Health Group evidenzia che questo tipo
di programmi porta a un incremento dell'impegno e della produttività.
Tra gli altri risultati emersi dallo studio:
1
- Oltre il 75% dei dipendenti che hanno fatto volontariato dichiara
di sentirsi più in salute.
2
- Più del 90% dichiara che il volontariato ha migliorato il suo
umore.
3
- Più del 75% riferisce di sentirsi meno stressato.
4
- Più del 95% dichiara che il volontariato ha incrementato la
sensazione di avere uno scopo nella vita, (cosa che, a sua volta,
rafforza le funzioni immunitarie).
5
- I dipendenti che hanno fatto volontariato, dicono di aver
migliorato la loro capacità di gestire il tempo e comunicare con i
colleghi.
Un
altro studio ancora, stavolta realizzato da ricercatori della University of Wisconsin, dimostra che gli impiegati capaci di dare
sono più portati alla collaborazione, più dediti al lavoro e più
fedeli al loro impiego. "L'altruismo non è una forma di
martirio, ma la componente essenziale di un sistema di incentivazione
psicologica sano", dice Donald Moynihan, uno degli autori dello
studio.
Un
sistema di incentivazione psicologica che andrebbe integrato nel
nostro modo di concepire la sanità. "Se una persona vuole
vivere più a lungo, più felice e più sana, deve seguire tutte le
classiche indicazioni del medico", spiega Sara Konrath della
University of Michigan, "Dopo di che deve anche ... uscire di
casa e mettere un po' del suo tempo a disposizione delle persone che
ne hanno bisogno. È la terapia dell'interesse per gli altri".
Chi
è capace di dare, infine, ha anche migliori chance di fare carriera.
Nel suo bestseller Give and Take,
il docente della Wharton School Adam Grant, cita alcuni studi dai
quali si evince, che dedicare il proprio tempo e le proprie energie
agli altri, finisce per favorire il successo.
Gli
ingegneri con la maggior produttività e il minor tasso di errori,
sono anche quelli che fanno più favori ai colleghi di quanti ne
ricevano. I negoziatori di maggior successo sono quelli che si
concentrano non solo sui loro obiettivi, ma anche sull'aiutare le
controparti a conseguire i loro. Grant cita a riprova ricerche
secondo le quali, le aziende guidate da amministratori delegati più
inclini a "prendere", finiscono per avere profitti più
altalenanti e volatili. Gli obiettivi aziendali dei capi azienda
inclini a "dare", invece, vanno al di là dei profitti a
breve termine.
Negli
Stati Uniti, un buon esempio di azienda impegnata nella promozione
della generosità è Starbucks. Sotto la guida di Howard Schultz non
solo ha istituito il Create Jobs for USA - iniziativa volta alla creazione di impiego che, oltre a raccogliere
più di 15 milioni di dollari, è riuscita a creare e mantenere oltre
5000 posti di lavoro - ma negli ultimi due anni ha anche promosso più
di un milione di ore di servizi socialmente utili e resi da
dipendenti e clienti alle loro comunità.
Spiega
Schultz che, dietro queste iniziative, c'è la convinzione che "Il
profitto in sé resti un obiettivo vacuo, se non è sorretto da scopi
più alti". E che il suo scopo è, sì, quello di massimizzare
le prestazioni, ma farlo aprendosi alla comunità e soddisfacendo la
clientela.
Arianna
Huffington
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