In
Francia si è già smesso - ahimè un po' troppo velocemente - di
parlare degli eventi tragici accaduti a gennaio. Non vi saranno certo
sfuggite le fotografie : milioni di persone che in piazza brandivano
matite o impugnavano cartelli con la scritta "Je suis Charlie",
e l'afflato del nostro paese è riecheggiato in tutto il mondo. Se è
vero che tanta violenza ha ferito gli spiriti, ha però anche avuto
il merito di ricordare a tutti il significato della Repubblica, del
diritto e della laicità.
Personalmente,
ho provato non poco orgoglio all'idea di far parte di un paese capace
di dimostrare con tanta spontaneità la sua collera, il suo dolore e
il suo coraggio. Ho visto per strada i manifestanti fermarsi davanti
ai poliziotti appostati sui tetti, per applaudirli e intonare
sommessamente la Marsigliese, quasi come ringraziamento, oltre che
per piangere la morte di tanti di loro.
Per
gli habituè delle manifestazioni, che solitamente sono persone di
sinistra, ex sessantottini, si è trattato di un'immagine del tutto
imprevedibile, ma anche, devo dire, assolutamente sconvolgente, e non
mi vergogno di confessare che mi sono venute le lacrime agli occhi.
Per
tutte quelle persone, la libertà di parola, di satira, di stampa,
l'individualità e perfino l'ateismo erano diritti fondamentali, e
tutti eravamo pronti a difenderli. Ci siamo ricordati di essere il
paese dei diritti dell'uomo!
E
a proposito di "uomo", (anche se ovviamente nel caso dei
diritti si intendono pure le donne) : qualche giorno dopo, a Parigi,
ci sono state le sfilate, per l'appunto quelle della moda uomo.
Lì
il gioco diventa quello di immaginare il proprio marito, uno zio o il
vicino di pianerottolo con indosso una di queste tenute,
fotografatissime sulle riviste e distribuite in tutto il mondo, che
fanno sembrare i modelli degli astronauti di ritorno da una vacanza
studio a Las Vegas, o degli esploratori alla indiana Johnes che di
punto in bianco abbiano deciso di dirigere una multinazionale.
Talvolta
sono modelli prepuberi e anoressici, che ci presentano i loro
completi tre pezzi, indossando sul viso tutti i dolori del giovane Werther. Per rendere più accattivante uno smoking, questi efebi
prediligono talvolta pantaloni corti, e alla base del loro guardaroba
può esserci un tripudio di stampe colorate.
Aaaargh!
Piango le povere redattrici di moda costrette ad assistere per giorni
e giorni interi alla nascita di questo nuovo uomo, che possiede più
calzini a mezza caviglia di quante borsette ci siano negli armadi di
noi signore !
Ma
quest'anno c'è stato anche un vero e proprio evento, che non sarà
sfuggito a nessuno : la sfilata di Rick Owens.
Se
non sapete di che sto parlando, smettete all'istante quel che state
facendo e "googlatela". Perché questi signori in ampie
vesti, dovete sapere, usufruivano di una piccola apertura nel
tessuto, sapientemente piazzata, che lasciava intravedere ciò che di
solito è nascosto assai.
Si,
care signore, proprio una parte di ciò che gli uomini considerano il
bene più prezioso. Per dirla chiaramente non avevano le mutande. Ah,
il resto del corpo era coperto a dovere, ma come succede per le
campane, a far rumore è stato il più piccolo dei dettagli.
Si
è molto riso, naturalmente, e immagino che qualcuno sia anche
rimasto scioccato, ma in fin dei conti la moda non dev'essere
convenzionale, ne è tenuta al buon gusto, e ancor meno ha il dovere
di piacere a tutti. Nessuno è costretto al bello, e nessuno ha il
diritto di imporre un'uniforme. Tutto è possibile, e chi può dire
quale sarà la moda del futuro?
Dopo
quest'inizio d'anno che ha visto la Francia finire sulle prime pagine
di tutto il mondo, mi sono detta che in un paese totalitario non
potrebbe mai esserci né un Charlie Hebdo, non è una sfilata di Rick
Owens, e che i diritti dell'uomo sono anche questo.
Ines da la
Fressange
Intanto ieri, venerdì 13 novembre, a Parigi, ritorna la follia assassina del fondamentalismo islamico :
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