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domenica 1 novembre 2015

La pazzia di San Francesco che salva il mondo.

Non sapevo chi fosse quel signore con un saio marrone ma mi affascinava. Un giorno - avrò avuto tre anni, non me ne ricordo e i miei genitori hanno fatto da testimoni, nel tempo, del fatto - ho chiesto a mia nonna chi fosse, quel tale con le colombe in mano. " E' il Santo che ama tutto e tutti, a partire dagli animali", disse mia nonna.
Io rimasi stupito e le ho risposto : "Ma allora ama anche i cattivi?" "Specialmente quelli", fece lei, e tutti scoppiarono a ridere. Io ero contento e credo che da quel momento, come sempre fu in futuro, ho voluto bene a quel signore. Anche quando facevo il cattivo. Perché la grazia con cui teneva tra le mani quei piccioni era infinita, è chiaramente rivolta a tutti.
Così spesso andavo vicino alla statuetta del Santo e gli parlavo. Prima di confessarmi dal parroco, di solito il sabato, discutevo a bassa voce con lui, gli rivelavo le mie colpe.
I peccati dei bambini sono semplici, e per natura il bambino non complica le cose. I miei peccati, alla fine, erano sempre quelli : qualche parolaccia, distrazioni alla messa e certe intemperanze con i genitori che avevo in comune con tutti i miei coetanei. Lui non mi rispondeva, perché era una statua, ma capivo che profondamente mi ascoltava, e che amando tutti mi amava. Più dei miei genitori, che qualche volta si arrabbiavano con me.
Ma anche più di me stesso, che ero spesso arrabbiato proprio con l'unica persona che non avrei mai potuto evitare, quella che mi accompagnava dal mattino alla sera nella vita di bimbo. Così il Santo che amava proprio tutti entrò nella mia vita, piano piano, giorno dopo giorno, e ne ebbi conferma quella volta che in qualche modo mi trovai ad agire spinto proprio da lui.
I bambini, si sa, possono essere molto crudeli nella loro innocenza.
Così un giorno sorpresi un mio amico a fare uno strano e crudele gioco. Lanciava le freccette contro le lucertole. Credo che trovasse la cosa molto divertente, perché era molto entusiasta e mi invitò a fare lo stessa cosa. Io pensai a San Francesco e subito gli strappai di mano la freccia che stava puntando, gli dissi che non avrebbe dovuto farlo mai più perché San Francesco non voleva, e perché San Francesco, che ama tutti, ama anche le lucertole, e addirittura ama pure lui, che è cattivo anzi cattivissimo, visto il gioco scemo e violento che stava facendo. Lui mi ha guardato in modo molto strano. Credo mi avesse preso per pazzo. Ancora non sapevo che proprio quel santo, in nome del quale quel giorno avevo appena agito, era ritenuto anche lui un pazzo. Pure, grazie a quella pazzia, il mio amico non ha più fatto quel gioco. Me l'ha confermato parecchi anni dopo. Quando, ormai grandi, ci siamo rivisti. Quando, ridendo, abbiamo detto che anche le lucertole del nostro paese devono ringraziare San Francesco.


Aldo Nove

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