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venerdì 4 settembre 2015

Profilazione on-line e selfie. Marketing innovativo o Grande Fratello ?

C'è da sperare, scrivevo la settimana scorsa, che le aziende si attengano alle nuove, chiare norme del garante per la privacy sulla "profilazione" on-line, (l'analisi delle abitudini dei consumatori a scopi pubblicitari) : ma bisogna anche augurarsi che, se proprio vogliono profilarci, almeno lo facciano bene.
Alcuni lettori concordano sul fatto, che la riservatezza dei dati e l'esigenza della precisione pubblicitaria, possano essere conciliate. Altri sono convinti del contrario : non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Tutti però vogliono approfondire l'argomento.
Qualcuno porta l'esempio dei selfie. È una buona idea perché, effettivamente, gli autoscatti sono immagini rivelatrici delle nostre preferenze e rappresentano dunque una miniera di dati importanti per chi sappia estrarli, portarli alla luce e valorizzarli. Quante informazioni possono dare la camicia che indossiamo, gli occhiali che portiamo o la bibita che stiamo bevendo ?
Non a caso - ha ricordato Gaia Rubera della Bocconi sul Corriere - Google, Yahoo e Twitter hanno acquistato società specializzate in questo tipo di studio delle immagini. In America, ad esempio, Gatorade si è accorta che le sue bevande energetiche venivano consumate, sempre più spesso, durante la colazione del mattino e non solo alla fine di una corsa nel parco. Un'informazione preziosa, che ha spinto l'azienda a creare un prodotto specifico per il breakfast.
Società specializzate hanno scoperto che molte persone, postano foto di sè mentre mangiano lo yogurt in macchina : Chobani, una marca statunitense, ha deciso così di sviluppare confezioni apposite per il consumo di yogurt in automobile.
In sostanza, secondo Gaia Rubera, le aziende possono ottenere quattro tipi di informazioni : in quali situazioni usiamo i prodotti, quali altri prodotti abbiniamo ai nostri, quali marchi sono più popolari, chi sono i consumatori "evangelici", (gli apostoli non c'entrano : sono i fan di un certo marchio, che fidelizzano anche i loro amici).
E i consumatori che vantaggi possono trarne ? Prodotti più adatti ai propri gusti, in primo luogo. Se possono dare o negare, con una procedura semplice, un consenso informato, l'uso dei dati on-line - come prescrivono, appunto, le nuove regole del garante - tra marketing innovativo e privacy non c'è conflitto. Anche quando ad essere "profilata", è la nostra faccia.
Certo, resta aperto il tema della suddivisione del valore dei dati personali, tra aziende e consumatori. Alcuni ritengono sia troppo sbilanciata a favore delle prime. Concordo. Si potrebbero, forse, trovare soluzioni di “baratto” : ad esempio il consenso alla profilazione, in cambio di sconti sui prodotti.
Lo accetterebbero gli inserzionisti o riterrebbero di poter fare tranquillamente a meno del nostro si ? Il dubbio è legittimo.


Edoardo Segantini

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