Steve
Jobs era, a detta di molti, un capo particolarmente difficile : un
tipo passionale, a tratti ossessivo e per nulla paziente. Chiedeva ai
suoi collaboratori il massimo, a tratti l'impossibile e non sempre
con modi gentili.
Ma
era un genio e, si sa, con le menti eccezionali bisogna portare
pazienza e capirli. Alcuni sostengono che fosse affetto dalla sindrome di Asperger, una forma lieve di autismo, e intorno a questi
geniali maschi semi-autistici in America sembra addirittura aleggiare
una sorta di mito. Adesso, però, provate a immaginare se al posto di
Steve, ci fosse stata una Stephanie Jobs. Come sarebbero andate le
cose ?
Fateci
caso, in campo femminile non c'è nessuna mitologia del genere.
Stephanie Jobs, una donna che perde le staffe con i propri dipendenti
a cui chiede straordinari su straordinari, una dirigente vittima di
sbalzi d'umore ingiustificabili, capace di improvvise crisi di pianto
o di alzarsi e sparire nel bel mezzo di una riunione : chi mai
sarebbe disposto a perdonarla, un'arpia del genere ? Stephanie non
sarebbe stata un genio, ma semplicemente un incubo.
Certo,
rispetto a venticinque anni fa le donne oggi godono di un'eguaglianza
considerevole in tema di diritti. Abbiamo raggiunto successi
importanti in politica, scienza, arte. Abbiamo sfondato tetti di
cristallo, cresciuto figli e alimentato con successo economie
domestiche, mentre eravamo alle prese con la gestione di un'azienda,
la stesura di una sinfonia o il coordinamento di una campagna
politica.
Abbiamo
dimostrato a noi stesse di avere capacità strabilianti, da vere
campionesse del multitasking.
Alcune
cose, però, non sono cambiate affatto. Per cominciare, alle donne
viene chiesto - oggi come ieri - di essere gentili. Dalla scuola
materna in poi, ci si aspetta che le bambine siano sedute composte in
aula e diano una mano con i lavori di casa. Quando cresciamo, oltre
ad andare bene a scuola e prendere ottimi voti - le aspettative di
base - ci viene anche chiesto di essere accomodanti e pazienti. Non
dobbiamo mai smettere, insomma, di essere aspiranti mamme che si
esercitano quotidianamente con zelo e devozione.
Siamo
chiamate ad anteporre i bisogni degli altri ai nostri, ad assicurarci
che amici e parenti stiano bene, a occuparci dei nostri genitori che
invecchiano, a ricordarci compleanni, mandare gli auguri a Natale,
preservare la pace e consolare gli affranti. Tutto - ca
va sans dire
- sempre col sorriso. Ah, già, e i capelli in ordine, il vestito
giusto e una forma fisica invidiabile.
Le
donne sono i primi e i più severi giudici di queste assurde
aspettative. Provate a pensare a tutte le volte che vi siete trovate
a criticare il modo in cui una donna era vestita o si presentava.
Provate a ricordare l'ultima volta che avete criticato un'altra donna
per essere stata maleducata, irresponsabile o egoista. O a immaginare
un gruppo di mamme all'uscita della scuola che mormorano : quella lì
ha portato qualcosa da mangiare per il picnic ? Quella non si è
fatta vedere il giorno del torneo sportivo ! Quella è la mamma che
ha mandato a scuola il figlio con le caramelle nello zaino al posto
della frutta ? Che vergogna !
Questo
atteggiamento censorio viene reiterato anche fuori dall'ambiente
domestico : donne che perdono le staffe o offendono gli altri, donne
impazienti, donne difficili ... Non esistono scuse. A nessuno viene
in mente che potrebbero essere dei geni. Nessuno vuole avere a che
fare con donne simili.
Queste
cose le so non perché sono fatta così - quindi una donna difficile
- ma perché sono esattamente l'opposto : una donna gentile. È una
vita che sono ben educata, arrivo puntuale, controllo il mio peso e
mi mordo la lingua, sorridendo e aspettando. Ho dato anch'io il mio
contributo nel giudicare le donne che, a mio avviso, non si stavano
impegnando abbastanza. E in questo mio essere così scientemente
adorabile, non facevo altro che mettere a tacere le mie opinioni, la
mia voce. Così mi sono ritrovata a essere parte integrante del
problema.
Claire
Messud
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