Impiegai
un anno per convincere mia madre a venire a trovarmi in America. Con
grande sprezzo del magro conto bancario, le regali un biglietto di
prima classe, sul volo da Milano a New York.
Convinsi
la sorella Cecilia ad accompagnarla e il volo naturalmente andò
benissimo. Con un solo, grave rischio di esplosione. Per le otto ore
del viaggio, la mia mamma, signora raffinata e colta, rifiutò di
alzarsi dal sedile per andare alla toilette. Temeva che i 58 chili
del suo peso, in movimento all'interno di un Boeing 747 "Jumbo" da 330.000 chili, potessero squilibrarlo e condannarlo a una spirale
senza controllo, precipitandolo.
Poiché
si dice che la mela non cada mai lontana dall'albero, da lei ho
ereditato una invincibile, una insopprimibile paura di volare. Ho
viaggiato per milioni di miglia, sono appontato è decollato da una
portaerei, (non fatelo, date retta), sono sobbalzato dentro
elicotteri in zone di guerra e in aerei militari fra ceffi armati e
profughi stralunati, ma la paura continua a farmi compagnia.
Pretendo
sempre il posto al finestrino perché - ecco l'istinto del vero
giornalista - voglio essere il primo a vedere l'ala che si stacca e
informare gli altri passeggeri e l'equipaggio. L'ultimo scoop.
Se
negli ultimi anni la paura di volare si è leggermente attenuata, è
perché un'altra fobia l'ha ridimensionata. Non è più l'aerofobia,
ma l'aeroportofobia, l'odio inteso per ciò che le aerostazioni sono
diventate.
Da
quelli più grandi, trasformati in sguaiati shooping center che
costringono a camminamenti in trincee di cianfrusaglie di ogni genere
spacciate come affaroni "tax free", a quelli più spartani,
ogni aeroporto è ormai un odioso, garrulo imbuto che conduce al
rituale della catena di smontaggio e rimontaggio del proprio
abbigliamento, giusto per rammentarci che potremmo esplodere in volo.
La
paura di volare si può controllare partendo da una semplice
ammissione. Tutti, a bordo di un tubo di alluminio od ormai di
plastica, solennemente ribattezzato "materiale composito",
sentono che viaggiare a 11.000 mt. di altezza a circa 650 km all'ora
è qualcosa a cui milioni di anni di evoluzione non ci avevano
predisposto. Hanno paura piloti e assistenti di volo, racconta James Wysong, assistente di volo per 35 anni, nel suo libro Sopravvivere
alla paura.
Ha paura quel vostro vicino che ostenta indifferenza ma si aggrappa
al bracciolo appena l'aereo comincia sobbalzare. Ha paura quella che
sembra dormire il sonno del neonato, ma si è probabilmente
impasticcata di sonniferi e tranquillanti alla partenza.
Ci
sono utili consigli, per gli afflitti da Pteromerhanophobia,
questo sarebbe il nome scientifico. Non bere caffè, che eccita.
Bere
molta acqua perché la disidratazione innervosisce. Scegliere, se
possibile, sedili nella parte anteriore dell'aereo, perché le
turbolenze si avvertono di più in coda. Studiare e capire i rumori
che provengono dall'aereo, per sapere che non sono segni di imminente
catastrofe ma parte delle normali operazioni di volo. E ricordare,
mentre seguite con il cuore in gola i dettagli morbosi di un disastro
aereo scodellati dai media che si nutrono delle nostre paure, che se
quella catastrofe fa tanta notizia è perché è un evento rarissimo,
quanto la vittoria di milioni alla lotteria : esiste una probabilità
su 11 milioni di essere coinvolti in un serio incidente aereo.
Ogni
anno, negli Usa, muoiono 36.000 persone per l'influenza e non fanno
notizia. Nel 2013, sugli oltre 850 milioni di passeggeri che hanno
volato soltanto nei cieli degli Stati Uniti, si sono avuti i 168
feriti nell'atterraggio "corto" di un aereo a San Francisco
e una giovane donna uccisa da un veicolo di soccorso mentre vagava
incolume sulla pista, efferata ironia.
Ci
sono più probabilità di morire per una reazione allergica violenta
al cibo servito a bordo, che in uno schianto. È più alto il rischio
di infarto per il trasporto di valigioni sovraccarichi, di
incavolature acute alla fila del check in, di panico per il ritardo
sul pavimento dell'aeroporto che di morire in volo.
Consiglio
sicuro : arrivate sempre con grande anticipo sull'orario di partenza.
La noia, droga potente, vince la paura. E soprattutto, per l'amor di
Dio, se vi scappa andate alla toilette.
Vittorio
Zucconi
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