Mia
madre ha trasceso le gerarchie e dimostrato a chiunque abbia avuto la
fortuna di entrare in contatto con lei, che siamo fatti tutti della
stessa pasta.
Il
suo approccio alla vita consisteva nell'apprezzare sempre il suo
prossimo, e siccome questo sentimento di fiducia e connessione è
contagioso, tutti la apprezzavano a loro volta.
Quand'era
già piuttosto anziana, mise in pratica la sua convinzione che nessun
lavoro fosse troppo umile, e che a determinare il valore di una
persona non fosse il modo in cui si guadagnava da vivere, ma la
dignità con la quale svolgeva il proprio lavoro.
A
metà degli anni 70, andò a Los Angeles a trovare mia sorella e
quello che allora era suo marito, con l'intenzione di trattenersi per
qualche tempo. Dopo circa un mese, quando fu chiaro che il marito di
mia sorella avrebbe preferito non convivere con la suocera, mia
madre, non volendo essere di disturbo per nessuno, decise di andare a
stare da sola.
Per
farlo, però, aveva bisogno di un lavoro. Riflette' allora su cosa
sapeva fare, su quali erano i suoi talenti. Si rese conto che sapeva
gestire una casa : cucinare, pulire e fare in modo che tutto
funzionasse in modo scorrevole, puntuale e senza troppi attriti. Era
quello che aveva fatto per tutta la vita, e lo sapeva fare bene.
Mise
un annuncio sul giornale, cercando qualcuno a cui servisse una
persona per mandare avanti la casa. E la trovò. Ricevette una
telefonata, andò a fare il colloquio, ottenne il lavoro.
Fu
così che si ritrovò a occuparsi di una splendida famiglia di Santa Barbara con dei figli adolescenti. Si innamorarono di lei seduta
stante. Oltre a sbrigare le faccende domestiche, mia madre faceva da
consulente a tutta la famiglia, con le sue idee su come organizzare
le cose, che lei riassumeva nella definizione "ordine creativo".
Spesso
i figli finivano in camera di mia madre a parlare con lei dei loro
problemi. Aveva intrapreso quel lavoro senza alcun senso
d'inferiorità, motivo per cui alla famiglia non venne mai in mente
di trattarla come una persona inferiore. Andava da loro per rendersi
utile e guadagnarsi da vivere, senza mai dimenticare chi era. E
naturalmente, quando ricevette il suo primo stipendio, tentò di
darlo a me e ad Agapi, dicendo che quei soldi a lei non servivano,
dal momento che aveva già vitto e alloggio.
La
sua avventura si concluse quando la chiamai, chiedendole per favore
di raggiungermi a Londra. Ho bisogno di te, le dissi, altrimenti
questo libro non lo finirò mai. Mia madre non era mai stata capace
di dire di no alle richieste di aiuto delle figlie. Così venne a
Londra, dove cominciò a occuparsi del mio piccolo appartamento,
mantenendo in funzione la cucina per tutta la notte, mentre io
lavoravo freneticamente per rispettare la scadenza che mi ero
imposta.
Il
suo lavoro a Santa Barbara era stato l'ennesimo modo di insegnare
alle sue figlie, tramite l'esempio, che è possibile trascendere le
gerarchie senza aspettare che l'autorità e il comando ci vengano
concessi dall'esterno.
Le
sue soluzioni ai problemi, potevano talvolta apparire semplici e
scontate, ma solo per il coraggio e la fiducia con cui lei affrontava
il mondo e lo attraversava.
Se
all'inizio della vita il nostro obiettivo è capire che cosa farne,
mia madre diceva sempre che l'obiettivo, invecchiando, diventa quello
di capire che cosa la vita può fare di noi. È bene, lei ha fatto
della sua vita una grande avventura, e la sua vita ha fatto di lei
una splendida guida.
Mia
madre, che è vissuta con me quasi sempre - assistendo al mio
matrimonio, alla nascita delle mie figlie e al mio divorzio - è
scomparsa nel 2000.
La
sua morte mi ha costretto a confrontarmi con la mia paura più
profonda : continuare a vivere senza la persona che della mia vita ha
costituito le fondamenta.
L'ho
persa, e ho dovuto andare avanti senza di lei. Ma il modo in cui ha
vissuto la vita e affrontato la morte, su che cosa significa superare
la paura, mi hanno insegnato moltissimo.
Arianna
Huffington
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