Uno
dei libri più popolari fra gli amministratori delegati e gli alti
dirigenti è un trattato di strategia militare cinese, L'arte
della guerra
di Sun Tzu. Ma se i CEO leggessero libri per ragazzi come L'albero
di Shel Silverstein o Largo
agli anatroccoli
di Robert McCloskey, staremmo tutti molto meglio. Nella moderna
economia interconnessa, infatti, l'empatia e la collaborazione sono
strumenti più preziosi dell'idea che "la guerra si basa
sull'inganno".
Come
spiega molto bene il professor Adam Grant della Wharton School nel
suo libro Più dai più hai,
(Sperling & Kupfer), chi dona il proprio tempo e le proprie
energie agli altri, finisce per ottenere successi più grandi di chi
non lo fa. I commessi che guadagnano di più, sono capaci di aiutare
clienti e colleghi. Gli ingegneri con la più alta produttività e il
minor tasso di errori, sono quelli che fanno più favori ai colleghi
di quanti ne ricevano. Secondo alcuni studi citati da Grant, anche le
aziende guidate da capi che "prendono" più di quanto
danno, finiscono per avere guadagni più oscillanti e volatili.
Nel
mio libro Cambiare passo considero da un lato la cultura del superlavoro 24 ore su 24 e
dall'altro l'atteggiamento "militaresco" di chi pensa alla
propria carriera come una campagna di conquista; due seri ostacoli a
vivere pienamente la nostra vita. Strumenti di consapevolezza come la
meditazione permettono invece di migliorarla.
Da
uno studio scientifico dell'università di Leida, è emerso che
diverse tecniche sono in grado di potenziare sia il cosiddetto
"pensiero divergente", che ci permette di produrre tante
idee diverse, sia il "pensiero convergente", che aiuta
produrre una soluzione specifica per un problema in particolare.
Per
fortuna, finalmente, la voce comincia a girare.
L'elenco
degli amministratori delegati che dichiarano di praticare la
meditazione, si allunga di anno in anno. Tra loro ci sono Mark
Bertolini delle assicurazioni sanitarie Aetna, Ray Dalio della
società di investimenti Bridgewater e Marc Benioff, fondatore e
presidente dell'azienda di cloud computing Salesforce, giusto per
fare qualche nome. Sono esempi viventi di come l'abitudine a
ricaricarsi e rigenerarsi e le prestazioni lavorative, non si
escludono a vicenda ma siano anzi più profondamente, necessariamente
interconnesse.
E
invece di sceglierci dei modelli di riferimento, il cui merito è
quello di lavorare 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, dovremmo scegliere
chi spicca per la qualità del suo lavoro. Un buon esempio è
Padmasree Warrior, direttrice tecnologica di Cisco, un'azienda da 43
miliardi di dollari.
Warrior medita tutti giorni e si concede
regolarmente dei fine settimana di disintossicazione digitale. Ecco
come in un'intervista dell'anno scorso spiegava il suo approccio:
"Ciò che bisogna tenere a mente non è l'equilibrio, ma
l'integrazione ... Quello che vorrei aggiungere al confronto su
questi temi è un invito a concentrarsi sull'integrare tutti e
quattro gli aspetti: il lavoro, la famiglia, la comunità e se
stessi. Il punto non è tentare di dedicare ogni giorno la stessa
quantità di tempo a ciascuna di queste cose, ma tenere sempre
presente che tutte queste cose insieme fanno di noi un essere umano
completo".
Ciascuno
di noi deve trovare un modo suo. Esistono tanti percorsi diversi, ma
prima di tutto occorre sbarazzarsi di certi calcoli pre-copernicani,
basati sull'errata convinzione che al centro dell'universo ci siano
l'eccesso di lavoro e il dovere di tenersi costantemente occupati:
pur essendo chiaro che prendersi cura del proprio capitale umano
aiuta concretamente la carriera, dobbiamo anche ricordarci che non è
il lavoro a definirci. L'obiettivo è vivere bene, e non scalare le
gerarchie.
Non
sto dicendo che coltivare grandi sogni ed eccellere nel lavoro sia
sbagliato, ma che non dobbiamo permettere al successo professionale
di definirci come persone. Noi siamo più della nostra lista di cose
da fare.
E
non dobbiamo aspettare di avere un ufficio lussuoso perché la nostra
vita acquisti valore e significato. Possiamo vivere bene ora, ovunque
ci troviamo, ed essere esattamente le persone che siamo già.
Arianna
Huffington
Nessun commento:
Posta un commento