est consulting

est consulting
Il primo portale dedicato all'investitore italiano in Rep. Ceca e Slovacchia

domenica 19 aprile 2015

Orizzonte rosa. L'infantile senso del pudore.

Fino a qualche tempo fa succedeva che, durante un pranzo o una cena con parenti o amici a casa nostra, mio figlio di mezzo chiedesse: "Posso alzarmi un momento?". Succedeva quindi che si allontanasse da tavola e ricomparisse dopo qualche minuto, sotto gli sguardi attoniti dei commensali, completamente nudo. "Devo andare in bagno", annunciava, con quella naturalezza impudica e sfrontata dei bambini.
"Mi fai compagnia?", domandava al congiunto ospite che, in quel momento, era per lui fonte di maggior ispirazione. Poi, con la proterva incurante e implacabile di chi sa esattamente cosa vuole, prendeva la mano dell'eletto e, scalzo e svestito, lo conduceva di là, a condividere un rito privato, nell'intimità di un tête-à-tête.
Per mio figlio di mezzo, tra i 3 e i 5 anni, certe necessità fisiologiche, per essere serenamente espletate, richiedevano l'assenza totale di vestiti e un interlocutore ai propri piedi, di norma seduto sulle piastrelle del bagno, disponibile alla conversazione.
Abbiamo cercato invano di spiegarli che la nudità, propria e altrui, è un territorio privato è prezioso, da non condividere in pubblico, tra l'arrosto il dolce.
Avremmo dovuto reprimerlo? Sgridarlo? Castigarlo? Non so. Abbiamo preferito tollerare il suo esibizionismo, nonostante lo sconcerto di qualche amico o parente, domandandoci dove, quelli spavaldi defilè, lo avrebbero condotto.
Un giorno, in totale solitudine, ha deciso che spogliarsi, in certe occasioni, era un'attività inutile, oltre che sconveniente, e che il gabinetto richiedeva raccoglimento e solitudine. E ha chiuso la porta, davanti agli ospiti.
Mio figlio piccolo mi mostra orgoglioso le sue grazie, spesso e volentieri, esclamando estasiato: "Guarda che bel pisello!". Gli ho fatto ripetutamente notare che è uguale a quello di tutti i maschi del mondo, ma lui continua a non capacitarsi della mia indifferenza nei confronti di quella mirabile appendice.
Bisogna arginare l'esuberanza e il pisello-centrismo di un treenne, prima che tracimino, trasformandolo in un adulto incontenibile pericoloso per se stesso e per le altre e gli altri? Credo di no, ma lo scoprirò vivendo, quando forse sarà troppo tardi.
L'altra mattina, dopo la doccia, mi stavo vestendo, nella solitudine della mia camera da letto, dietro una porta chiusa. Quando l'ho aperta ho trovato, proprio lì davanti, mio figlio maggiore, in piedi, vigile e impettito come un granatiere, o un mastino. "Cosa fai?" "La guardia". "A chi?". "Come a chi? A te, a mia madre". "E da cosa mi stavi guardando?". "Dal signore che sta aggiustando la lavatrice in cucina. Non si sa mai".
Avrei forse dovuto spiegargli che le donne non vanno protette o guardate, ma semplicemente rispettate. Che non ho bisogno di un granatiere alla mia porta, che me la cavo da sola, che a nove anni non deve preoccuparsi della virtù di sua madre ma coltivarsi le sue, di virtù. Avrei forse evitato che a Natale prossimo mi regali un burqua, da indossare in caso di guasti elettrici o idraulici, e che instauri, con la sua possibile futura fidanzata, nonché mia nuora, un rapporto di vigilanza più che di parità. E invece ho riso parecchio, prima di offrire un caffè al signore della lavatrice.
Il pudore dei bambini, e ancor più la sua assenza, sono piantine preziose e delicate che vanno maneggiate con cautela e cura.
I rischi di sbagliare sono ad ogni angolo e le conseguenze degli errori dei genitori, lastricano le strade e le vite dei figli, ben oltre l'infanzia e l'adolescenza. Camminiamo in equilibrio su un filo sottile, spesso aggrappandoci solo al buon senso, per cui nessuno ci ha mai veramente istruito.
In questo impervio cammino, tra nudità, esibizionismo e mastini, forse l'unica bussola e l'ascolto, l'osservazione e soprattutto, il rispetto.
Perché il rispetto è l'unica chiave capace di tenere chiusa la porta che separa il pudore dalla vergogna. E per diventare grandi c'è bisogno di un po' di pudore e di nessuna vergogna.

Claudia “Elasti” De Lillo



Nessun commento:

Posta un commento