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sabato 1 giugno 2013

Alessandro Lucchin, il dirigente fantasma.


Recentemente mi sono rivolto all' ARPAV di Rovigo per avere alcune informazioni sulle normative anti-rumore. Mi dissero preliminarmente di rivolgermi all'ing. Alessandro Lucchin, direttore della struttura rodigina.
Appena momentaneamente si era affievolito in me il ricordo di che cosa sono le strutture statali italiane, di chi ci lavora dentro e come ci lavora, o meglio occupa un posto. Affievolito per il semplice fatto che utilizzo quasi esclusivamente strutture pubbliche ceche e slovacche, per espletare la mia attività di consulenza, trovando sempre operatori preparati e veloci, senza perdere mai tempo.
In Italia non è così, non era così tempo fa e le cose nel tempo sono, a mio avviso, peggiorate.
Durante il primo contatto con l'ARPAV di Rovigo, chiesi ovviamente di parlare con il capo struttura, sto famoso ing. Lucchin : vidi immediatamente il terrore negli occhi della segretaria e degli altri suoi collaboratori. Mi si chiese l'argomento di discussione, bla bla e mi si rimandò ad un numero telefonico dove fissare appuntamento. “Ma c'è l'ing. Lucchin in ufficio stamattina ?”, chiesi io. Mi si rispose di no ! Era di martedì mattina, 16 aprile, verso le 9.30, e l'ing. Alessandro Lucchin non era in ufficio. Qualcuno dei spaventati dipendenti presenti all'accoglienza della struttura, abbozzò : “E fuori per emergenza”. Va bene !
Secondo e ultimo contatto il venerdì 19 aprile, sempre di mattina verso le 9.30, ma questa volta voglio registrare con il telefonino l'audio della conversazione ; il file audio è attualmente in memoria sul mio telefonino.
La segretaria dell'accoglienza mi chiede se ho appuntamento e io, molto “italicamente”, rispondo di si ; a questo punto va in giro per la struttura a chiamare l'ing. Lucchin.
Se ne ritorna dopo 5 minuti abbondanti dicendomi, con fare stupito, che non lo trovava da nessuna parte ; praticamente anche il 19 aprile 2013, alle 9.30 di mattina, l'ing. Lucchin non era in ufficio.
A questo punto le dico di fissarmi lei un appuntamento e, sperando in maggiore attenzione, mi qualifico come giornalista della stampa estera : sono infatti membro della AEJ - CZ, poichè collaboro con alcune testate on-line.
A questo punto il Lucchin mi chiama con il telefono, ovviamente dell'ufficio, e all'ora di pranzo e già questo mi basta per rendermelo antipatico. Con un tono tra il seccato e l'annoiato mi dice che non può rilasciare dichiarazioni se non è autorizzato dai suoi superiori, bla bla bla ; alchè gli rispondo di tranquillizzarsi, che non c'è da metterla sulla difensiva ma che volevo solamente fargli alcune domande sull'attività svolta dalla struttura ARPAV. Non né vuol sapere e tronca la telefonata rimandandomi a futuri colloqui con i suoi superiori.
Segue uno sterile scambio di mail, tutto memorizzato sul mio pc, che nulla aggiunge e nulla toglie a questa avventura se non la constatazione che un funzionario pubblico, direttore di una struttura importante come l'ARPAV, per ben 2 giorni, non era presente nei normali orari d'ufficio. Premetto che l'ing. Lucchin è obbligato a ricevere il pubblico, per fornire qualsiasi tipo di informazione, ed è buona norma che riceva anche i giornalisti, considerato poi il suo stipendio annuo lordo di 78.025,66 Euro.
Ma le buone norme non sono di casa tra i dipendenti pubblici italiani che sempre più si dimenticano di essere dei “civil servants” dei servitori dello stato, ma bensì dei “civil fuckers”.
Il brutto è che in Italia, su 3,5 milioni di statali, a parte vigili del fuoco e personale medico e infermieristico, che si guadagnano veramente la pagnotta con professionalità e dedizione, tutti gli altri sono come l'ing. Alessandro Lucchin.
E questo è sicuramente il motivo del perchè l'Italia va particolarmente male in Eurolandia.
Concludo dicendo che alla data di oggi, non ho ancora parlato con l'ing. Lucchin.




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