Recentemente
mi sono rivolto all' ARPAV di Rovigo per avere alcune informazioni
sulle normative anti-rumore. Mi dissero preliminarmente di
rivolgermi all'ing. Alessandro Lucchin, direttore della struttura
rodigina.
Appena
momentaneamente si era affievolito in me il ricordo di che cosa sono
le strutture statali italiane, di chi ci lavora dentro e come ci
lavora, o meglio occupa un posto. Affievolito per il semplice fatto
che utilizzo quasi esclusivamente strutture pubbliche ceche e
slovacche, per espletare la mia attività di consulenza, trovando
sempre operatori preparati e veloci, senza perdere mai tempo.
In
Italia non è così, non era così tempo fa e le cose nel tempo sono,
a mio avviso, peggiorate.
Durante
il primo contatto con l'ARPAV di Rovigo, chiesi ovviamente di parlare
con il capo struttura, sto famoso ing. Lucchin : vidi immediatamente
il terrore negli occhi della segretaria e degli altri suoi
collaboratori. Mi si chiese l'argomento di discussione, bla bla e
mi si rimandò ad un numero telefonico dove fissare appuntamento.
“Ma c'è l'ing. Lucchin in ufficio stamattina ?”, chiesi io.
Mi si rispose di no ! Era di martedì mattina, 16 aprile, verso le
9.30, e l'ing. Alessandro Lucchin non era in ufficio. Qualcuno dei
spaventati dipendenti presenti all'accoglienza della struttura,
abbozzò : “E fuori per emergenza”. Va bene !
Secondo
e ultimo contatto il venerdì 19 aprile, sempre di mattina verso le
9.30, ma questa volta voglio registrare con il telefonino l'audio
della conversazione ; il file audio è attualmente in memoria sul mio
telefonino.
La
segretaria dell'accoglienza mi chiede se ho appuntamento e io, molto
“italicamente”, rispondo di si ; a questo punto va in giro per la
struttura a chiamare l'ing. Lucchin.
Se
ne ritorna dopo 5 minuti abbondanti dicendomi, con fare stupito, che
non lo trovava da nessuna parte ; praticamente anche il 19 aprile
2013, alle 9.30 di mattina, l'ing. Lucchin non era in ufficio.
A
questo punto le dico di fissarmi lei un appuntamento e, sperando in
maggiore attenzione, mi qualifico come giornalista della stampa
estera : sono infatti membro della AEJ - CZ, poichè collaboro con
alcune testate on-line.
A
questo punto il Lucchin mi chiama con il telefono, ovviamente
dell'ufficio, e all'ora di pranzo e già questo mi basta per
rendermelo antipatico. Con un tono tra il seccato e l'annoiato mi
dice che non può rilasciare dichiarazioni se non è autorizzato dai
suoi superiori, bla bla bla ; alchè gli rispondo di
tranquillizzarsi, che non c'è da metterla sulla difensiva ma che
volevo solamente fargli alcune domande sull'attività svolta dalla
struttura ARPAV. Non né vuol sapere e tronca la telefonata
rimandandomi a futuri colloqui con i suoi superiori.
Segue
uno sterile scambio di mail, tutto memorizzato sul mio pc, che nulla
aggiunge e nulla toglie a questa avventura se non la constatazione
che un funzionario pubblico, direttore di una struttura importante
come l'ARPAV, per ben 2 giorni, non era presente nei normali orari
d'ufficio. Premetto che l'ing. Lucchin è obbligato a ricevere il
pubblico, per fornire qualsiasi tipo di informazione, ed è buona
norma che riceva anche i giornalisti, considerato poi il suo
stipendio annuo lordo di 78.025,66 Euro.
Ma
le buone norme non sono di casa tra i dipendenti pubblici italiani
che sempre più si dimenticano di essere dei “civil servants” dei
servitori dello stato, ma bensì dei “civil fuckers”.
Il
brutto è che in Italia, su 3,5 milioni di statali, a parte vigili
del fuoco e personale medico e infermieristico, che si guadagnano
veramente la pagnotta con professionalità e dedizione, tutti gli
altri sono come l'ing. Alessandro Lucchin.
E
questo è sicuramente il motivo del perchè l'Italia va
particolarmente male in Eurolandia.
Concludo
dicendo che alla data di oggi, non ho ancora parlato con l'ing.
Lucchin.
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