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sabato 5 dicembre 2015

Modi di dire 23

Si dice . . . “fru-fru”

Il termine fru-fru, anche fru fru o frufrù, è una voce imitativa che richiama il fruscio delle sottane, lo scalpiccio dei piedi, un frullio di ali e in genere uno scompiglio, un'agitazione di suoni sommessi e prolungati. Dalla fine del XIX secolo, usato al plurale, serve a indicare l'insieme di pizzi, nastri e decorazioni tipici del vestiario femminile del tempo e, usato come aggettivo, da l'idea di frivolezza e leziosità di modi e di pensiero, per esempio “un abitino un po' fru-fru” oppure “una ragazza fru-fru”. L'origine del termine, oggi internazionale, è francese, frou-frou, e probabilmente richiama la prima sillaba del verbo frotter, “sfregare, strofinare”.,


Si dice . . . “a occhio e croce”

Significa stimare in modo empirico e non preciso, dare una valutazione approssimativa di qualcosa. L'espressione deriva dal gergo degli antichi tessitori e la ritroviamo già nei trattati del XV secolo sull'arte della tessitura a Firenze. Agli artigiani poteva capitare che lavorando al telaio si sfilasse l'ordito, (i fili tesi in verticale), e si perdesse così la forma di croce che esso forma con la trama, (i fili intrecciati in orizzontale nella lavorazione del tessuto). In quel caso il tessitore era costretto a riprendere i fili a uno a uno “a occhio e croce”, cioè senza l'aiuto del macchinario, per ricostruirne la perpendicolarità e poterli ridisporre sul telaio.


Si dice . . . “a tutto spiano”

La locuzione “a tutto spiano” significa, (riferito per esempio a lavorare, correre ecc.), il più possibile, a tutta forza, senza limiti. L'espressione trae origine dall'antico mestiere dei fornai. Nella Firenze del Medio Evo infatti, lo spiano era la misura della quantità di grano assegnata a ciascun panettiere dal “magistrato dell'abbondanza” per preparare il pane di ogni forno o cottura. Per esempio : “a mezzo spiano” significava poter usufruire di una quantità ridotta di frumento, mentre “a tutto spiano” era la quantità massima. “Spiano” deriva da spianare : in antico “spianare il pane” significava dare la forma dei pani alla pasta.


Si dice . . . "tutto va bene, madama la Marchesa"


L'espressione "tutto va bene, madama la marchesa" si usa in genere in senso ironico, per indicare una situazione molto negativa, in cui non va bene nulla, ma che si cerca invano di minimizzare. La frase deriva dal titolo della versione italiana, (interpretata tra gli altri da Nunzio Filogamo), di una canzone francese del 1934 : "Tout va tres bien, madame la Marquise". Il testo racconta di una nobile che si informa al telefono sulla situazione al suo castello, ricevendo paradossali rassicurazioni dal maggiordomo che intanto descrive una situazione catastrofica con incendi e suicidi in atto.


Si dice . . . “non essere né carne né pesce”

Il detto vuol dire non avere caratteristiche distintive definite e può indicare qualcuno insignificante o privo di personalità. Il modo di dire si trova anche in altre culture europee con diverse varianti. L'origine è gastronomica in quanto un tempo la cucina distingueva gli alimenti di origine animale, soltanto nelle 2 grandi categorie di carne o pesce e forse si rifà all'obbligo di mangiare di magro di venerdì e in Quaresima. Se infatti i cibi dovevano essere classificati in base al loro utilizzo, qualcosa che non fosse né carne e né pesce presentava un problema di catalogazione.


Si dice . . . “essere un istrione”

Il termine “istrione” indica un attore che recita con enfasi esagerata per attirare applausi e, per estensione, una persona che assume pose false, teatrali, esibizionistiche. Il termine ha origini antiche : viene dal latino histrio-nis, a sua volta dall'etrusco Histria, colonia greca sul Mar Nero da cui sarebbero provenuti i primi giullari e mimi. Era infatti in origine il termine dato agli attori etruschi che agivano a Roma in spettacoli gestuali, di danza e musica ; in seguito divenne il nome degli attori professionisti. Una categoria che raggiunse grande importanza e popolarità sotto l'imperatore Augusto.



Si dice . . . “alla garibaldina”

L'espressione indica azioni intraprese senza troppa attenzione e cautela, cose fatte in maniera forse avventata, ma con slancio e spavalderia. L'espressione è un chiaro riferimento ai metodi di combattimento di Giuseppe Garibaldi (1807-1882), “l'eroe dei due mondi” che costellò la sua vita di imprese militari audacissime sia in sudamerica che in Europa. In particolare ci si rifà alla Spedizione dei Mille, (1860), in cui il comandante nizzardo partì alla volta della Sicilia alla testa di soli 1084 volontari in camicia rossa nell'intento, in apparenza con scarse possibilità di successo, di riunificare la nazione italiana.


Si dice . . . “dare il colpo di grazia”

Significa infliggere un attacco fatale a qualcuno che si trova già in condizione di difficoltà. Il riferimento è ad un gesto che si consumava in guerra o dopo un'esecuzione: era il colpo letale inferto a un combattente ferito allo scopo di evitargli le atroci sofferenze di una lenta agonia. Il “colpo di grazia” veniva di solito inferto a fine battaglia con una particolare daga, chiamata proprio “misericordia”, in genere da un uomo di chiesa. Più di recente, con l'introduzione della fucilazione per eseguire una condanna a morte, il colpo di grazia viene comminato con una pistola alla nuca, in genere dall'ufficiale a capo del plotone.


Si dice . . . “dulcis in fundo”

E' una frase che vuole avere il significato de “il dolce (viene) in fondo”, ed è usata nel linguaggio comune per indicare una situazione che si conclude con l'evento più bello. Ma è utilizzata anche in chiave ironica, per esempio: “Abbiamo fatto tutta la strada a piedi, eravamo stanchissimi e, dulcis in fundo, si è messo a piovere”. Di questa locuzione in latino maccheronico, forse medioevale, non c'è traccia nella letteratura classica. Si tratta di un motto popolaresco, il che è confermato dal fatto che dulcis non ha in latino il significato di “piatto di dolce”, ma è un aggettivo e in fundo si tradurrebbe non “alla fine”, ma “dentro la tenuta agricola”.



Si dice . . . “qui casca l'asino”

L'espressione indica un punto critico, un momento di difficoltà molto duro da superare. La frase si riallaccia al cosiddetto “ponte dell'asino”, un passaggio critico da cui i somari, (metafora degli individui meno dotati), rischiano di cadere. Alla base vi è il motto latino pons asinorum che definiva uno schema di comportamento mentale studiato dalla Scolastica, (la filosofia cristiana del Medioevo), che consisteva nel porre un allievo difronte a concetti e problemi astratti di difficile comprensione o a vere prove di abilità, in modo da valutare così il livello delle sue capacità intellettuali.


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