Se
potessi riavere tutti i soldi che ho speso in automobiline e
bamboline. Se potessi riavere tutti i soldi che ho buttato in
giocattoli
per me, per i figli, per i nipoti. Se potessi restituire
quei barattoli di conserve, salse, sottaceti, surgelati scaduti
acquistati al supermercato dove noi uomini siamo mandati a prendere
un litro di latte e torniamo con sacchi di futura spazzatura per
golosi, non sarei ricco, ma avrei molti più soldi.
Nel
tempo delle vacche emaciate, parlare di sprechi, di consumi inutili,
di soldi gettati può sembrare un'offesa, ma ciascuno di noi, se ci
pensa bene bene, scoprirà che se non oggi, almeno ieri quando le
mucche erano un po' più pasciute, molte lire, euro, dollari, dracme
o franchi sono volati inutilmente fuori dalla finestra. E ci sentiamo
rimproverare di non consumare abbastanza.
Le
cifre dei consumi individuali inutili - ma utilissimi per chi di quei
consumi vive e lavora - sono, qui nel Grand Hotel America,
impressionanti. Calcolando un modesto salario medio di 30.000 dollari
e una vita lavorativa di quarant'anni, dall'età di 25 ai 65, un
americano guadagna più di un milione di dollari. Di questa somma,
almeno il 10% è sprecato in acquisti di nessuna utilità e
perfettamente evitabili.
L'elenco
dei nostri sprechi fa impallidire anche i tanto deprecati sprechi
della pubblica amministrazione e della politica. In un anno, qui
negli Usa, spendiamo quasi 11mila miliardi di dollari - quattro volte
il terrificante debito pubblico italiano - in consumi.
L'elenco
del super-superfluo è fantastico.
Un
miliardo per tatuaggi e un miliardo per la tassidermia, (imbottire
animali). Quaranta miliardi per avere cura del praticello di casa.
Cinque miliardi per acquistare le suonerie dei telefonini, come se
quella sinfonia di trombette, cimbali, xilofoni, trilli, rintocchi,
pernacchiette compresi nell'apparecchio non bastassero. Cinquecento
milioni per palline da golf. E un altro mezzo miliardo soltanto per
la abominevole merendina Twinky, celebre per la sinistra capacità di
non ammuffire mai ed essere evitata con cura anche dai topi.
Tutto
questo elenco potrebbe essere cancellato ora, subito, senza che la
vita dei 320 milioni di americani subisse la più piccola
menomazione. E ho escluso i tre miliardi spesi in cioccolato per
viltà, essendo io goloso di cioccolato purché amarissimo, che pare
faccia anche bene, soprattutto ai cioccolatai.
Se
il monte dei consumi comprende naturalmente anche la normale spesa
per alimentari, magari eccessiva anche quella visto l'incremento
dell'obesità, non riesco a non pensare a quelle camice che si
sovrappongono a strati nei miei cassetti, come crudeli segnali di ere
geologiche, essendo quelle più sotto, dunque più "slim",
un ricordo di preistorici girovita.
Guardo
con orrore la giostra di cravatte sempre troppo sottili o troppo
larghe per la moda, (qui pesano anche compleanni e Natali). Non oso
pensare al ciarpame a batterie, (ovviamente scariche e ormai
tossiche), nascosto nel fondo di armadi e cassetti o ai bauli di
automobiline, pelouche, giubbini, binari sfusi di trenino,
bambolotti, tigrotti, orsacchiotti, lupotti, guardaroba di Barbie,
sepolti nel ricordo malinconico.
E
non parlo delle borse di mia moglie, perché lei legge questo post,
ci vivo insieme e sono, come ogni donna può attestare, tutte
assolutamente indispensabili.
Se
per un miracolo da alchimista medievale potessimo trasformare tutta
la "roba" inutile e dimenticata che abbiamo in casa, se
potessimo riavere i soldi spesi in quei caffè consumati per tirar
sera al bar, nelle birre bevute a prezzi di rapina nei pub, nei
beveroni annacquati degli happy hour, in panini rosicchiati in
autogrill per la pigrizia di non portarsene uno da casa, il nostro
bilancio, e quello familiare, conoscerebbero un sensazionale
miglioramento.
È
vero. Se potessi avere indietro i soldi spesi in automobiline e
bamboline, quanti soldi in più avrei. Ma quanti sorrisi di bambini
in meno.
Vittorio
Zucconi
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