“Se
lei fosse un oggetto, che cosa sarebbe ?”, o ancora “A che pensa
quando fa la doccia ?” Se vi sentite rivolgere queste domande
durante un colloquio di lavoro, probabilmente siete incappati nella
temuta “stress
interview”,
tecnica di selezione in voga negli USA, in cui i candidati vengono
sottoposti a domande bizzarre e spiazzanti per testarne la capacità
di reazione, di fronte a una situazione di forte tensione.
Altri
trabocchetti tipici sono mettere l'interlocutore a disagio,
dimostrarsi disinteressati al suo discorso, fare lunghe pause o, al
contrario, domande incalzanti per valutarne le reazioni. Ma come
funziona in Italia ? Dobbiamo preoccuparci anche noi di stilare una
lista dei pensieri sotto la doccia ? Quali sono le tecniche più
usate dai responsabili alle risorse umane ? E, soprattutto, cosa
bisogna fare per arrivare davvero preparati all'appuntamento che può
cambiare il nostro futuro ?
“Probabilmente
ci sono anche da noi dei professionisti di Human Resources, che
adottano la metodologia della stress
interview”,
spiega Stefano Giorgetti, ad di Kelly
Services Italia,
agenzia leader nella gestione delle risorse umane. “Ma in
generale qui l'approccio è un po' più soft. Alla Kelly
Services
preferiamo il colloquio situazionale, chiamato anche behavioral
interview.
E' un approccio che si basa fondamentalmente su esempi concreti
della vita professionale, e non, del candidato.
Si
mira a ricavare informazioni reali sulle situazioni che si è trovato
a gestire, sui compiti che è stato chiamato a svolgere e le azioni
messe in atto per portarli a termine. Infine, pone l'accento sui
risultati ottenuti. Difficilmente un candidato può improvvisare su
questi temi, per cui questa tecnica ci consente di formulare una
valutazione il più possibile oggettiva sul profilo
dell'intervistato”.
Dello
stesso parere anche Linda Langella e Maria Cristina Puglisi di
Unilever,
(multinazionale proprietaria di famosi marchi di alimenti, bevande,
prodotti per l'igiene e per la casa), rispettivamente HR Talent
Acquisition Italy and Greece e Leadership Development Manager Italy
and Greece.
“In
Italia le stress
interview
sono poco utilizzate. Sono colloqui che vanno gestiti con molta
cautela, perchè fanno leva su delicate dinamiche psicologiche.
Riteniamo che sia più efficace mettere il candidato a proprio agio
per far si che si apra e metta in luce il proprio talento”.
Pare
quindi che in Italia si punti molto più sulla valorizzazione della
persona tramite un colloquio dai toni rilassati. Ma siamo sicuri di
non doverci aspettare insidie o tranelli che ci colgano impreparati ?
E soprattutto, cosa non dobbiamo assolutamente fare se non vogliamo
vedere sfumata la possibilità di essere presi ?
“Non
si tratta di veri e propri tranelli”, sottolineano le responsabili
HR di Unilever,
“il nostro scopo e di mettere i candidati a loro agio. Tuttavia,
ad esempio, durante il primo contatto telefonico, poniamo sempre
delle domande in inglese per sondarne la conoscenza. Ma non
dovrebbero sorprendere, perchè chi vuole lavorare in una
multinazionale come la nostra, sa che si tratta di un requisito
necessario”.
“Solo
nei colloqui successivi vengono simulate delle prove, come un
business
case
da risolvere, un esercizio di public
speaking,
test di gruppo o individuali”, aggiungono le responsabili di
Unilever.
“La conversazione in lingua a sorpresa è uno dei modi migliori
per testarne l'effettiva padronanza”, conferma Stefano Giorgetti di
Kelly
Services.
“Un altro step è quello di andare ad approfondire le
incongruenze e le zone d'ombra che emergono dal curriculum”.
Quindi, prima di presentarvi, rispolverate per bene il vostro
inglese, (ormai per quasi tutte le posizioni ne è richiesta la
conoscenza), e assicuratevi di saper spiegare con chiarezza, il
percorso lavorativo che emerge dal vostro curriculum. Evitate
invece di mentire. “Se il selezionatore se ne accorge”,
prosegue Giorgetti, “il rapporto di fiducia cessa all'istante”.
Ricordatevi
infine di essere curiosi e reattivi. “Mai restare in silenzio di
fronte alla domanda : vorresti chiederci qualcosa ?”, spiegano
ancora da Unilever.
“Il candidato deve presentarsi con una buona conoscenza
dell'azienda e dimostrare entusiasmo e voglia di entrare a far parte
del nostro team”.
Per
colpirli fai così.
Abbiamo
visto cosa evitare per non rischiare l'insuccesso. Ma come
affrontare un colloquio al meglio ? Ovviamente dipende dalla
posizione che si va a ricoprire. Ma ci sono dei consigli sempre
utili.
“Siate
voi stessi”, sottolineano le responsabili HR di Unilever,
“perchè ci si accorge subito se state recitando una parte.
Raccontateci anche i vostri fallimenti e come li avete superati.
Fate trasparire i vostri punti di forza, ma non nascondete troppo le
vostre debolezze, perchè la capacità di riconoscerle testimonia la
volontà di crescere. Il colloquio è anche un momento di confronto
con il mondo esterno, per capire come venite percepiti”. “Sul
web ci sono molte dritte per prepararsi a un colloquio. Il mio
semplice consiglio è quello di simularlo in anticipo davanti allo
specchio, preparando esempi da poter raccontare, o testimonianze dei
risultati ottenuti. In definitiva, preparatevi a vendere voi
stessi, ma senza dimenticare di essere voi stessi”, conclude
Giorgetti.
S.R.
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