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domenica 26 febbraio 2012

Angoscia umana vendesi ! L' Urlo di Munch all'asta.



Munch dipinse la sua angoscia e creò l'opera d'arte simbolo dell'uomo moderno. Ne “l' Urlo”, come in ogni capolavoro, tutti vi trovano quel che cercano. Chi non è mai entrato in un museo, o non ha mai visto un quadro, avverte il terrore e la disperazione dell'artista, perché è quella che prima o poi ogni uomo conosce, a cui reagisce, o si lascia trascinare nel gorgo della depressione, come dalle pennellate violente e avvolgenti di Munch. “l' Urlo” andrà all'asta da Sotheby's a New York, il 2 maggio, e si prevede che raggiungerà almeno gli 80 milioni di Euro. L'apparente facilità del quadro spiega la sua popolarità, e l'uso e l'abuso a cui è stato sottoposto, come la “Monna Lisa” che troviamo sulle scatole di cioccolatini. Nei giorni di carnevale, a Venezia, a Viareggio, o a Colonia e Magonza, per strada si incontrano maschere che riprendono il volto della figura de “l' Urlo”, quasi ridotta a un teschio, eppure sempre disperatamente viva. Anche nel film “Scream”, urlo appunto, il protagonista ha una maschera che ricorda il quadro di Munch. Ma le opere d'arte resistono a ogni violenza, non solo a quella del consumismo. E “l' Urlo”, skrik in norvegese, per poco non finì distrutto dai nazisti. Adolf Hitler lo giudicava arte degenerata, insieme con quasi tutte le opere d'arte contemporanee. Una versione de “l' Urlo”, non quella che andrà all'asta, fu rubata alla Nationalgalleriet di Oslo nel 1994, e recuperata un anno dopo. Il quadro fu dipinto a 30 anni da Edvard Munch nel 1893, ma già avvertiva forse gli orrori del secolo che stava per iniziare. La storia de “l' Urlo” è anche una storia della nostra Europa. “ Credo che dipingerò solo la donna “, disse adolescente, ma il padre, il puritano Christian, gli bruciò le prime tele peccaminose. Appena gli fu possibile evase dalla provincia norvegese, andò a Parigi, come in pellegrinaggio, ma la sua nuova patria fu Berlino, dove continuò a tornare tutta la vita. Oppure andava a Warnemunde, sul Baltico, dove lo ricordano seduto per ore in silenzio, all'osteria, a bere birra e acquavite. E in quell'anno, il 1893, che Munch conosce il primo successo, con la mostra alla Kunstlervereins, l'associazione degli artisti, nella Wilhelmstrasse. “L' Urlo”, che continuerà a dipingere in diverse versioni, quasi identiche eppure diverse, suscita ammirazione e disgusto. E' un'offesa all'arte, Munch è privo di talento e si atteggia ad artista. Ma i detrattori sono in minoranza. “ Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò – Munch così racconta la nascita del quadro – il cielo si tinse di rosso sangue. Mi fermai, i miei amici continuavano a camminare e io tremavo di paura . . . e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura “. “L' Urlo” è messo all'asta da Petter Olsen, che appartiene a una nota famiglia di armatori. Il padre Thomas, fu amico di Munch e suo mecenate, e li comprò diverse tele. Altre, in tutto 28, le salvò dalle mani dei nazisti. I quadri dell'artista norvegese erano stati tolti dai musei tedeschi, ma i nazisti decisero di venderli a Oslo, per ottenere valuta pregiata. Olsen le acquistò a buon mercato, e dopo pochi anni, quando nel 1940 la Norvegia fu occupata dalle divisioni di Hitler, riuscì a nasconderle. “ Le ho salvate da sicura distruzione “, diceva. La storia degli Olsen e dei quadri di Munch è a suo modo romanzesca. Thomas Olsen nel 1955 scivola sulla scalinata di marmo nella sua villa, e rimane paralizzato. La compagnia passa nelle mani del figlio Fred, che entra in conflitto con Petter. La madre Henriette per ricompensare il figlio minore gli affida i capolavori di Munch. Una decisione che continua a dividere i due fratelli. Una vicenda che appassiona da decenni i norvegesi. Il ricavato de “l' Urlo” servirà a finanziare un nuovo museo dedicato a Munch, almeno questo è quello che è stato detto ufficialmente.

R. G.

1 commento:

  1. Domanda: chi andrà a visitare il nuovo museo su Munch che però non conterrà l'urlo? L'arte vive di icone e l'urlo è una di quelle. Il grande pubblico non capisce nulla di arte, ma vuole vedere imagini famose, per riconoscerle e sentirsi gratificato. Potremmo mettere su un museo raffinatissimo, pieno di meravigliosi e sconosciuti reperti, ma in assenza di un'icona familiare sarebbe un flop.

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