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martedì 1 novembre 2016

Referendum costituzionale: c'è chi dice no.

Io voto no. E non perché sono un fanatico nostalgico di cose che non ho vissuto. Già: non ho vissuto la resistenza, il referendum del 2 giugno, in cui avrei scelto la Repubblica, non ho vissuto il ’48 e non considero la Prima Repubblica, di cui ho vissuto e contestato la fase terminale, una sorta di Età dell’Oro.
Ho studiato la Costituzione (a differenza di tanti, che se la mettono in bocca senza conoscerla) quel che basta per conoscerne i difetti, che sono tantissimi. A qualcuno, ad esempio, è mai venuto in mente che, tranne che per la mancanza del contrappeso della monarchia e in assenza di un istituto presidenziale forte, la parte seconda della Costituzione è stata una copia malfatta dello Statuto Albertino? Non ce ne siamo accorti solo grazie al fatto che, dal ’46 in avanti, siamo stati a sovranità limitata, sennò saremmo finiti come la Repubblica di Weimar. E non ce ne accorgiamo ora solo grazie al provvidenziale sequestro di sovranità operato dall’Ue, senza la quale avremmo fatto la fine della Jugoslavia.
E, a proposito di originalità, la prima parte? Il gioiello di architettura sociale che il mondo dovrebbe invidiarci (mai letta, al riguardo la Costituzione della Bundsrepublik di Bonn, elaborata da giuristi di ben altro spessore)? Non vi puzza un po’ di “copia e incolla” dalla Carta del Lavoro fascista oppure, per andare a ritroso, della Carta del Carnaro di dannunziana memoria (anche se in realtà la elaborò Alceste De Ambris, il fondatore della Uil)?
Non amo troppo i nostri Padri della Patria Repubblicana. Grigi, più astuti che brillanti, incapaci come cattolici, spesso inetti come laici. Ma di sicuro più colti, dotati e sensibili di chi, a partire dagli anni ’60, la fortuna ci diede in sorte.
Questa Costituzione va riformata seriamente e il no, che voterò, ci farebbe restare ostaggi di una classe dirigente locale, regionale e nazionale becera, ignorante e scadente. Ma il sì sarebbe peggio: consentirebbe a una parte di questa stessa classe dirigente di chiudersi la porta dietro le spalle e, da ostaggi, diventeremmo prigionieri. Non sono costoro, buoni più a lanciare slogan che a pensare, che possono darci un esecutivo autorevole, aggiornare il welfare e ristrutturare i poteri pubblici. Non loro che sono espressione, in buona parte, di lobby non disposte a mettersi in discussione e di un parlamento illegittimo costituzionalmente e autore di una legge elettorale, l’Italicum, al setaccio della Corte Costituzionale (che, passasse la riforma, lorsignori lottizzerebbero senza troppi complimenti). Dico no per questo. Però non nutro troppa fiducia in quell’Armata Brancaleone che è il fronte del no. Li aiuteremo a farla franca se riusciremo a bocciare questa riforma. Spero che con loro l’appuntamento sia solo rinviato.


Saverio Paletta

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