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mercoledì 5 dicembre 2012

Modi di dire 13 !


Si dice . . . “ menare il can per l'aia “

Significa parlare di un argomento senza mai arrivare al dunque, o di cercare di cambiare discorso per evitare un tema spinoso. Il modo di dire è piuttosto antico e lo si ritrova in un dizionario del XVI secolo, ma è incerta l'origine della locuzione. Secondo alcuni il cane in questione è quello da caccia e dunque condurlo in giro per l'aia in cerca di selvaggina è un'assoluta e inutile perdita di tempo. Secondo altri chi mena il can per l'aia crea confusione tra oche e galline e distrae l'attenzione da ciò che conta.

Si dice . . . “ per filo e per segno “

Si riferisce a qualcosa da fare o da dire in modo esatto e meticoloso. Il detto deriva dagli antichi mestieri : un tempo infatti gli imbianchini e anche i “segantini”, ossia i taglialegna che segavano i tronchi degli alberi, avevano l'abitudine di battere la corda, ossia di trattenere sulle superfici del muro o del legno un filo intinto nella vernice colorata per poi lasciarlo andare di colpo, così da fargli disegnare una sorta di precisa impronta, indispensabile per avere il tracciato da segare o il contorno da imbiancare senza possibilità di errori.

Si dice . . . “ farsi infinocchiare da qualcuno “

Vuol dire lasciarsi ingannare, raggirare. Il termine deriva dal finocchio, il popolare ortaggio che contiene anetolo, un aroma che tra le altre proprietà possiede quella di alterare il gusto. Per questo quando un oste o un cantiniere voleva rifilare ai clienti un vino scadente o prossimo a divenire aceto, aveva prima l'accortezza di dar loro spicchi di finocchio. E se le pietanze che aveva intenzione di servire non erano proprio fresche le ricuoceva condendole con abbondante finocchio. Ecco dunque che il finocchio recitava suo malgrado il ruolo di ingannatore.

Si dice . . . “ all'ultimo sangue “

Questa locuzione, riferita a uno scontro, a un duello o a una sfida agonistica, vuol dire combattimento estremo, che termina con la morte o con la resa dello sconfitto. Il detto è riferito alle regole del duello, sfida all'arma bianca o con armi da fuoco tra due persone, le cui regole furono introdotte a partire dal XV secolo. Secondo queste regole prima del duello si stabiliva che esso fosse : 1) al primo sangue, cioè interrotto quando uno dei duellanti risultasse ferito ; 2) fermato per l'impossibilità fisica di proseguire da parte di uno dei contendenti ; 3) all'ultimo sangue, concluso cioè con la morte di un duellante.

Si dice . . . “ tagliare la corda “

Vuol dire scappare, svignarsela ed è presa dal gergo marinaresco, dove ha il significato di salpare velocemente. Alla base dell'espressione c'è il suo significato concreto : in caso di emergenza, compiere l'atto più rapido, che è il recidere la fune che lega l'imbarcazione per prendere il largo più in fretta. Troviamo questa frase anche in Virgilio, nel terzo libro dell'Eneide, quando Enea, ricordando l'episodio del ciclope Polifemo, dice che, alla vista del mostruoso essere, con i componenti l'equipaggio, “fuggimmo tutti pieni di paura e in silenzio tagliammo la corda”.

Si dice . . . “ a bruciapelo “

Si riferisce a qualcosa che viene posto all'improvviso, alla sprovvista, senza una possibilità di prepararsi prima : “domanda a bruciapelo”(a cui si deve rispondere senza riflettere), ne è un classico esempio. L'espressione trae origine dal gergo dei cacciatori, in particolare all'uso di sparare alla selvaggina avvicinandosi il più possibile e colpendola a distanza tanto breve da bruciarne la pelliccia. E ciò per togliere alla preda ogni possibilità di scampo.

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