Apparso
di recente in Europa e reso popolare da mademoiselle Schweppes, il
costume da bagno brasiliano, che lascia le natiche completamente
nude, ha conferito alle donne che l'indossano l'aspetto di longilinee
gazzelle, dalle forme sfuggenti e ispirate. Il che ci ha anche
permesso di fare la conoscenza di una natica rimontante, che sembra
non finire mai, che forse scompare sotto le ascelle, che si può
paragonare a un'immensa goccia d'acqua o anche alle graziose pere
originarie del Berry, (con la polpa un po' aspra, non troppo
succosa), chiamate curettes.
In
breve, non era chiaro se si assistesse alla caduta di una chiappa o
al suo decollo. Quella natica impressionante ebbe tuttavia curiosi effetti, poiché alcuni, dapprima entusiasti di quel costume che non
mostrava niente davanti e tutto dietro, pensarono poi che quelle
fanciulle dalle natiche sfrenate, facessero concentrare il desiderio
in quella parte della loro anatomia.
Ma
loro smentirono vivamente. Del resto, se un simile costume propone
una concezione assolutamente nuova della natica, indica peraltro ai
piccoli sfrontati, grazie all'increspatura alla quale si riduce
penetrando nel solco, che la porta resta chiusa. In breve, il costume
da bagno brasiliano sta alla nullità come il sottinteso sta alla
confessione. Meno tessuto c'è, più il simbolo è tenace. Gli organi
esposti sono altrettanti scudi posti a difesa. Sono più idee pure
che parti del corpo. Le natiche sembrano offerte, immediatamente
accessibili, ma restano intoccabili nella loro provocante noncuranza.
Al punto che quel costume da bagno, deve essere considerato
essenzialmente come un bastione della morale. E ad alcuni farà
rimpiangere quella che un tempo era una delle delizie della spiaggia:
il costume bagnato.
Quando
le ragazze uscivano dal bagno, scrive Patrick Grainville, (Il paradiso degli uragani),
"Le natiche erano così umide, così aderenti al tessuto, che si
sarebbero dette due otri spaccati". Il costume bagnato è
infatti una materia ultrasensibile, in cui si disegnano per
trasparenza fessure e rotondità. Quando il tessuto, per l'effetto
centripeto del tuffo, si è spostato nello spazio fra le cosce, le
labbra del sesso si trovano segretamente compresse e le masse dei
glutei aspirati dalla voragine centrale: il che, secondo Grainville,
colpisce l'uomo direttamente al cuore.
Ma
c'è anche qualcosa di peggio, ossia quel pallore così particolare
delle chiappe uscite dal costume bagnato, quella carne più compatta
e al tempo stesso più molle, che si manifesta nella sua goffaggine
puerile e nel suo ondeggiare un po' ottuso. Tutto questo oggi è
stato distrutto da una pelle disperatamente liscia, tesa fino a
scoppiare, da una pellicola impalpabile e uniformemente soleggiata:
la natica abbronzata.
"L'uomo
nudo è un mollusco" diceva Jacques Lacan. Ma ormai è tutto
finito. Abbiamo detto addio a quelle grosse spugne di carne umida, a
quei grossi frutti molli e opachi che sorgevano dalla pelle come se
finalmente scoprissero la luce. A quelle grosse natiche esitanti, che
costituivano il fascino equivoco di un segreto carpito. A quella
sorpresa inconfessabile della pelle bianca, che aveva qualcosa di
impenetrabile e dolce, un bianco riservato da sempre, un bianco
smarrito, ancora confuso, impubere e casto. Un bianco che faceva
venir voglia di morderlo.
Era
precisamente la poesia del cinema "in bianco e nero", che
ha offerto una versione della carne ad un tempo perfetta, diafana e
spiritualizzata. "Il cinema a colori guadagna in incanto,
(quando guadagna), quanto ha perduto in fascino", diceva Edgar Morin. Mentre il bianco e nero denuda la pelle, il colore la
opacizza, tende ad armonizzare il corpo al paesaggio. Il bianco e
nero provoca un lampo, rivelava una carne colma di morbidezza. Il
colore ha ucciso l'erotismo del biancore, il film finisce per sfumare
e attenuare il colore proprio
come un tempo faceva col grigio. La
natica colorata è diventata sinonimo di natica grigia. E il grigio
fa perdere alla natica tutta la sua magia. Sembra tetra e
spaventosamente piatta. Arriviamo persino a chiederci, di fronte a
pelli così trionfalmente abbronzate da sembrare decisamente morte,
se non converrebbe piuttosto rovesciarle, scoprendo finalmente ciò
che le ha fatte vivere e rendendo visibile la bellezza degli organi.
Se
vogliamo realmente farci un'idea della polpa della chiappa, dei suoi
muscoli e dei suoi nervi, forse dovremmo ricorrere agli scorticati
del Rinascimento, agli studi di Allori (1535-1607), ad esempio, in
cui la natica accuratamente scarnificata mostra le sue masse
palpitanti e i suoi fusi muscolari. Allora si vedrebbe che,
curiosamente, la natica dell'uomo è striata più o meno come la
carne della razza. Il che indica forse una remota origine acquatica
dell'umanità, o che l'uomo ha cominciato a costituirsi delle natiche
nelle profondità del mare.
Che
la natica sia l'origine del mondo non sarebbe, del resto la minore
delle sue bizzarrie.
Jean-Luc
Hennig
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