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sabato 1 ottobre 2016

Il culo è l'origine del mondo.

Apparso di recente in Europa e reso popolare da mademoiselle Schweppes, il costume da bagno brasiliano, che lascia le natiche completamente nude, ha conferito alle donne che l'indossano l'aspetto di longilinee gazzelle, dalle forme sfuggenti e ispirate. Il che ci ha anche permesso di fare la conoscenza di una natica rimontante, che sembra non finire mai, che forse scompare sotto le ascelle, che si può paragonare a un'immensa goccia d'acqua o anche alle graziose pere originarie del Berry, (con la polpa un po' aspra, non troppo succosa), chiamate curettes.
In breve, non era chiaro se si assistesse alla caduta di una chiappa o al suo decollo. Quella natica impressionante ebbe tuttavia curiosi effetti, poiché alcuni, dapprima entusiasti di quel costume che non mostrava niente davanti e tutto dietro, pensarono poi che quelle fanciulle dalle natiche sfrenate, facessero concentrare il desiderio in quella parte della loro anatomia.
Ma loro smentirono vivamente. Del resto, se un simile costume propone una concezione assolutamente nuova della natica, indica peraltro ai piccoli sfrontati, grazie all'increspatura alla quale si riduce penetrando nel solco, che la porta resta chiusa. In breve, il costume da bagno brasiliano sta alla nullità come il sottinteso sta alla confessione. Meno tessuto c'è, più il simbolo è tenace. Gli organi esposti sono altrettanti scudi posti a difesa. Sono più idee pure che parti del corpo. Le natiche sembrano offerte, immediatamente accessibili, ma restano intoccabili nella loro provocante noncuranza. Al punto che quel costume da bagno, deve essere considerato essenzialmente come un bastione della morale. E ad alcuni farà rimpiangere quella che un tempo era una delle delizie della spiaggia: il costume bagnato.
Quando le ragazze uscivano dal bagno, scrive Patrick Grainville, (Il paradiso degli uragani), "Le natiche erano così umide, così aderenti al tessuto, che si sarebbero dette due otri spaccati". Il costume bagnato è infatti una materia ultrasensibile, in cui si disegnano per trasparenza fessure e rotondità. Quando il tessuto, per l'effetto centripeto del tuffo, si è spostato nello spazio fra le cosce, le labbra del sesso si trovano segretamente compresse e le masse dei glutei aspirati dalla voragine centrale: il che, secondo Grainville, colpisce l'uomo direttamente al cuore.
Ma c'è anche qualcosa di peggio, ossia quel pallore così particolare delle chiappe uscite dal costume bagnato, quella carne più compatta e al tempo stesso più molle, che si manifesta nella sua goffaggine puerile e nel suo ondeggiare un po' ottuso. Tutto questo oggi è stato distrutto da una pelle disperatamente liscia, tesa fino a scoppiare, da una pellicola impalpabile e uniformemente soleggiata: la natica abbronzata.
"L'uomo nudo è un mollusco" diceva Jacques Lacan. Ma ormai è tutto finito. Abbiamo detto addio a quelle grosse spugne di carne umida, a quei grossi frutti molli e opachi che sorgevano dalla pelle come se finalmente scoprissero la luce. A quelle grosse natiche esitanti, che costituivano il fascino equivoco di un segreto carpito. A quella sorpresa inconfessabile della pelle bianca, che aveva qualcosa di impenetrabile e dolce, un bianco riservato da sempre, un bianco smarrito, ancora confuso, impubere e casto. Un bianco che faceva venir voglia di morderlo.
Era precisamente la poesia del cinema "in bianco e nero", che ha offerto una versione della carne ad un tempo perfetta, diafana e spiritualizzata. "Il cinema a colori guadagna in incanto, (quando guadagna), quanto ha perduto in fascino", diceva Edgar Morin. Mentre il bianco e nero denuda la pelle, il colore la opacizza, tende ad armonizzare il corpo al paesaggio. Il bianco e nero provoca un lampo, rivelava una carne colma di morbidezza. Il colore ha ucciso l'erotismo del biancore, il film finisce per sfumare e attenuare il colore proprio
come un tempo faceva col grigio. La natica colorata è diventata sinonimo di natica grigia. E il grigio fa perdere alla natica tutta la sua magia. Sembra tetra e spaventosamente piatta. Arriviamo persino a chiederci, di fronte a pelli così trionfalmente abbronzate da sembrare decisamente morte, se non converrebbe piuttosto rovesciarle, scoprendo finalmente ciò che le ha fatte vivere e rendendo visibile la bellezza degli organi.
Se vogliamo realmente farci un'idea della polpa della chiappa, dei suoi muscoli e dei suoi nervi, forse dovremmo ricorrere agli scorticati del Rinascimento, agli studi di Allori (1535-1607), ad esempio, in cui la natica accuratamente scarnificata mostra le sue masse palpitanti e i suoi fusi muscolari. Allora si vedrebbe che, curiosamente, la natica dell'uomo è striata più o meno come la carne della razza. Il che indica forse una remota origine acquatica dell'umanità, o che l'uomo ha cominciato a costituirsi delle natiche nelle profondità del mare.
Che la natica sia l'origine del mondo non sarebbe, del resto la minore delle sue bizzarrie.


Jean-Luc Hennig

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