Isabel
a quarant'anni e padroneggia quattro lingue : inglese e francese,
spagnolo e arabo. In due di queste lingue scrive così bene che il
lettore di "Le
Monde"
sa che lei è francese, mentre chi la legge a Madrid dà per scontato
che è spagnola.
È
stata un'inviata di guerra su alcuni fronti caldi del medio oriente.
Io l'ho conosciuto al seguito di Barack Obama, di Mitt Romney e di
altri candidati nelle ultime campagne elettorali qui negli Stati
Uniti. È quel che si dice una reporter d'assalto, nel senso più
positivo possibile. Aggressiva, determinata nel dare la caccia alle
notizie.
Da
molti mesi Isabel è diventata, dal suo punto di vista, una "travet",
una passacarte, un'impiegata con un lavoro di routine. Si è trovata
un contratto a termine all'ufficio stampa delle Nazioni Unite qui a
New York, dove perlopiù deve mettere in bella prosa dei comunicati
ufficiali.
Per
come è fatta lei, questo lavoro equivale a una specie di “morte
civile”. Con tutto il rispetto per il mestiere degli uffici stampa,
posso capirla : per una che era abituata a non avere orari, ad
ammazzarsi di lavoro pur di ottenere l'intervista giusta, lo scoop, o
semplicemente per scrivere un articolo più ricco e informato dei
concorrenti, trovarsi a timbrare il cartellino dalle 9 alle 18 tutti
i giorni, in una gigantesca organizzazione burocratica, è un
ripiego.
Ma
Isabel deve vivere, pagare le bollette della luce, l'affitto,
l'assicurazione sanitaria. I contratti a termine dell'Onu sono la sua
scialuppa di salvataggio.
Il
giornale che la stipendiava come corrispondente dagli Stati Uniti,
che fu un quotidiano spagnolo importante, non esiste più. Per un
paio d'anni, dopo la bancarotta di quel giornale, Isabel ha girato
come un'anima in pena fra Madrid e Parigi, cercando di rimettersi sul
mercato, offrendo il suo know how di corrispondente dall'estero. Ora
sta cercando di ottenere una Green Card, il permesso di residenza
permanente negli Stati Uniti. Non si sente americana, anzi è molto
critica verso questo paese. Ma si rassegna a questa realtà : per
lei, tornare indietro non è più un'opzione. Non oggi, non domani,
forse mai più ?
Ne
conosco tante e tanti, come Isabel. Non sono classificabili sotto
l'etichetta "fuga dei cervelli", che è un fenomeno
diverso. Isabel era qui al servizio dei suoi lettori spagnoli, quando
la sua casa madre è sparita in un'implosione. Quelli come lei
assomigliano piuttosto a dei naufraghi alla deriva, la cui terra
d'origine è stata sommersa da uno tsunami. In un film di
fantascienza sarebbero degli astronauti su una base spaziale, dove le
comunicazioni con la terra sono interrotte, e cominciano a chiedersi
se la terra esista ancora.
È
una nuova fauna umana, questa degli "euro-naufraghi
espatriati",
alla deriva. Vittime della crisi internazionale dell'euro zona, dove
in diversi paesi la depressione economica raggiunge livelli quasi
analoghi a quella degli anni 30'. Nel caso di Isabel si incrociano
due crisi, quella della Spagna è quella della carta stampata, ma
questo è un altro discorso.
Mi
accorgo che diventano sempre più numerosi, questi europei
abbandonati al loro destino qui a New York, da un'Europa che non può
più permettersi i loro servizi. Sono diversi dai talenti in fuga,
non certo perché le vicende dei nostri cervelli emigranti siano meno
drammatiche.
Il
giovane ricercatore scientifico italiano o francese, che lascia il
proprio paese e approda qui, fa una scelta, spesso obbligata,
provocata dai tagli ai fondi per le università ; sa che la sua
partenza forse è senza ritorno. Approda nel paese più ricco del
mondo per i finanziamenti alla scienza.
Quelli
come Isabel erano qui a servizio del loro paese, di un pubblico che
dall'altra parte dell'Atlantico avrebbe bisogno di saperne di più,
di capire dove sta andando il mondo "che cresce".
Isabel
sta pensando di usare il proprio spagnolo per riconvertirsi come
giornalista della stampa messicana o argentina o colombiana. E anche
questo un segno dei tempi : qui a New York i mass-media che reclutano
giornalisti vengono dai paesi emergenti e si chiamano Al Jazeera, Rt
(televisione russa), o Cctv (cinese).
Federico
Rampini
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