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martedì 4 marzo 2014

Orizzonte rosa. Figli ? No, grazie.

Ha fatto scalpore nei mesi scorsi la copertina di Time che ritraeva una
coppia di sposi beatamente distesa al sole su una spiaggia caraibica. Sopra di loro campeggiava il titolo: "quando avere tutto significa non avere figli". L'articolo metteva in luce i vantaggi di una vita "childfree", libera da figli. Di recente, anche alcune celebrities hanno affermato di non vedere la famiglia come una priorità: Scarlett Johansson non pensa affatto ai figli, soprattutto dopo il divorzio dall'attore canadese Ryan Reinolds.
Cameron Diaz, dopo aver interpretato una donna incinta in un film, ha dichiarato di essere rimasta "traumatizzata" dal pancione, che le impediva persino di sedersi. La giornalista Natalia Aspesi e altre donne famose hanno affidato le loro riflessioni è un libro, intitolato "Perché non abbiamo avuto figli".
C'è chi ha parlato di una nuova moda e chi, invece, sostiene che le donne reticenti al pancione ci siano sempre state, ma non uscivano allo scoperto per paura di essere disapprovate. Il punto e' che avevano ragione : la società in cui viviamo fatica ad accettare chi fa scelte diverse dalla maggioranza e tende a condannare, prima di sapere.
D'altra parte, oggi fare outing è più facile, perché le motivazioni non mancano: c'è la crisi, i figli costano, la famiglia tradizionale non è più un valore da perseguire. L'idea che la procreazione sia una scelta libera e consapevole, e non un destino ineluttabile a cui il genere femminile è predestinato dalla nascita, affonda le sue radici negli anni 30, quando la filosofa Simone de Beauvoir scandalizzò il mondo affermando che la maternità non è l'unico mezzo di realizzazione di una donna.
Chi desidera una famiglia numerosa o ha già provato le gioie della maternità, ritiene che una vita senza figli non sia "childfree", cioè all'insegna della libertà, ma "childless", cioè segnata dalla frustrazione e da un senso di vuoto, (in inglese "less" indica sempre una privazione).
Ma anche in questo caso è bene non essere troppo estremi. "La questione non è se una donna possa essere definita tale solo con un bebè in braccio, ma se questa scelta la rende davvero felice e appagata", spiega la dottoressa Alessandra Bortolotti, psicologa perinatale a Firenze e provincia. "La scelta di avere o non avere figli risponde a esigenze del tutto personali, non misurabili secondo criteri oggettivi. Pertanto, non può essere etichettata a priori come giusta o sbagliata".
Smontiamo il mito della mamma per natura. La maternità è un progetto di vita, non una "chiamata" dall'alto. L'istinto materno non è un interruttore che si accende in automatico. L'orologio biologico non suona a un orario prestabilito, come la sveglia del mattino. Sarebbe troppo facile se l'organismo femminile fosse programmato per la maternità.
Ogni donna, invece, diventa mamma con tempi e modalità diverse e imprevedibili. Anche il desiderio di accudimento è un concetto sopravvalutato : a volte nasce in modo spontaneo, in altri casi affiora più lentamente perché una serie di fattori, alcuni dipendenti dalla donna e altri no, possono ostacolarlo o rallentarlo.
Per disinteresse. Spesso, e non c'è da vergognarsi, è una scelta dettata dal disinteresse per i bambini o da convinzioni radicate, di tipo culturale o religioso.
Per dedicarsi al lavoro. Sono sempre di più anche le donne che scelgono di dedicarsi completamente alla professione, perché consapevoli che una vita in carriera sarebbe inconciliabile con i ritmi familiari.
Per motivazioni profonde. In alcuni casi il rifiuto della famiglia può nascere dalla paura di rivivere un passato doloroso o di ripetere errori commessi dai genitori, dall'ansia di non essere all'altezza del ruolo genitoriale.
Per paura di perdere autonomia. Anche il timore di perdere i propri spazi o di subire una deformazione fisica con la gravidanza giocano spesso un ruolo determinante.
Per insoddisfazione di coppia. In altre parole, la donna non disdegna l'idea di una gravidanza, ma non desidera condividere questa esperienza con l'uomo che ha accanto. In questo caso, è bene indagare il problema.
Se per alcune donne ammettere di non volere figli non è un problema, per altre è più difficile, sia con se stessi sia con gli altri. "L'incertezza e il turbamento subentrano nel momento in cui ci si rende conto che il proprio ideale di vita non corrisponde al modello proposto dalla società", continua la psicologa. "E' allora che scatta la paura di non essere normali, cioè conformi al pensare comune. Questo dimostra che, ancora oggi, le donne non si sentono libere di scegliere il loro ruolo nella vita, perché qualsiasi decisione prendano in contrasto con i dettami della società viene criticata".
"Molte scelte femminili attinenti all'essere madre, per esempio riguardo l'allattamento al seno, il parto, l'educazione dei figli", prosegue la dottoressa, "vengono giudicate strane semplicemente perché non condivise dalla maggioranza. E poi c'è il senso di colpa : verso una mamma che desidera tanto dei nipoti, verso un partner che non aspetta altro che diventare papà, verso una sorella che non può avere figli, ma li desidera tanto… La paura di deludere i propri cari può impedire di essere onesti con se stesse".
È importante che la rinuncia sia una decisione sincera e non il riflesso delle volontà altrui. "Talvolta è lui a non volerne, specialmente se ha già dei figli da una precedente relazione", afferma la dottoressa Bortolotti. "Bisogna però valutare con molta attenzione l'idea di rinunciare un progetto di vita per amore dell'altro. Ci sono tante donne che scelgono di non avere gravidanze e portano avanti questa decisione senza rimpianti. Ma ce ne sono anche molte altre che finiscono per pentirsene".
Assistere alla fatica quotidiana di amiche e colleghe alle prese con l'accudimento della prole non aiuta. “Molte donne sono restie a diventare madri perché sono spaventate dall'idea di sobbarcarsi il peso del doppio lavoro, fuori e dentro casa”, conferma l'esperta. “Non sempre le future mamme sono pronte ad affrontare i cambiamenti che questo evento comporta”.
La vita riserva sempre delle sorprese : non è raro che donne che non volevano legami improvvisamente cambino idea in seguito a incontri o eventi che favoriscono scelte diverse. Al momento dell'incontro con un nuovo partner, si può avere voglia di mettere le mani avanti, dichiarando subito la propria posizione sul tema "figli".
"È meglio mettere in comune i propri punti di vista sull'argomento. Con elasticità e apertura al cambiamento, è possibile che certe posizioni, prima irrinunciabili, vengano messe in discussione", sottolinea la psicologa. "L'importante è che la decisione venga da dentro e che non sia forzata".
E poi conclude: "non dimentichiamo i rischi di una maternità non desiderata, per se stessa, la coppia e i figli. Il pericolo è quello di andare incontro a un "disinvestimento emotivo", cioè all'incapacità di creare una relazione proficua e sincera con il bambino.
Accettare di provare dei sentimenti contrastanti può essere il primo passo per trovare un giusto equilibrio che gioverà a tutta la famiglia".

Roberta Camisasca


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