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domenica 7 agosto 2016

Orizzonte rosa. Basta con le autocritiche, siamo quel che siamo.

Neppure i nostri peggiori nemici parlano di noi come noi parliamo di noi stesse. Quella voce io la chiamo "il coinquilino odioso che abita nella nostra testa". Si alimenta denigrandoci e rafforzando le nostre insicurezze e i nostri dubbi. Mi piacerebbe che qualcuno inventasse un registratore che si possa collegare al cervello, per documentare tutto ciò che ci diciamo tra noi e noi. Solo così ci renderemmo conto di quanto è importante mettere fine a questi monologhi interiori carichi di negatività. Significa respingere il nostro coinquilino odioso, con una giusta dose di saggezza.
Il mio, di coinquilino odioso, è incredibilmente sarcastico. Una volta, mentre mi trovavo ospite del programma tv Colbert Report, ho detto a Stephen Colbert che quella voce molesta parlava esattamente come lui. "Da qualche parte dovevo pur mettere su casa", ha ribattuto il presentatore.
Sono tanti anni che tento di sfrattare il mio coinquilino odioso, e io ormai sono riuscita a relegarlo a qualche apparizione sporadica nella mia testa. Ciò che rende molto più difficile liberarsi da queste voci, è che al giorno d'oggi gran parte delle notizie e delle informazioni rivolte alle donne, sembrano fatte apposta per rinvigorirne la presenza e dare a noi la sensazione che alle nostre vite manchi vagamente qualcosa.
Ci fanno continuamente sentire che dovremmo essere più belle, più magre, più sexy, che dovremmo avere più successo, guadagnare più soldi, essere madri migliori, mogli migliori, amanti migliori, e via discorrendo.
Anche se spesso questo genere di messaggi è avvolto da una patina incoraggiante, stile "Forza ragazzi!", il sottotesto resta chiarissimo : dobbiamo sentirci in colpa perché sotto molti aspetti, non siamo all'altezza di un imprecisato ideale immaginario. Abbiamo pance, non addominali. Non siamo desiderabili perché non ci sentiamo costantemente delle gattine sexy, (o perché invece sì). Siamo incompetenti perché non teniamo organizzati i nostri documenti o le nostre ricette, con un sistema di catalogazione per colore. Non ci
sforziamo abbastanza per diventare vicepresidenti dell'azienda, o per entrare a far parte del consiglio di amministrazione, o per avere l'ufficio lussuoso. Perfino l'esistenza stessa di un'espressione come "avere tutto", per quanto se ne possa discutere, di fatto sottintende che, per un verso o per l'altro, non siamo all'altezza.
Per educare il nostro coinquilino odioso, occorre ridefinire il concetto di successo, e quel che significa vivere una vita piena di significato, che necessariamente sarà diversa per ciascuna di noi, a seconda dei nostri valori e obiettivi personali, e non di quelli che la società vorrebbe imporci.
Per tenere testa a queste costanti critiche interiori, aiuta molto il senso dell'umorismo. "Gli angeli volano perché sanno prendersi alla leggera", era solita ripetere mia madre a me e a mia sorella, citando G. K. Chesterton. Personalmente, mi è servito molto anche imparare a ricevere un messaggio alternativo, in modo costante e coerente. Dal momento che il mio coinquilino mentale si nutriva delle mie paure e delle mie fantasie negative, il messaggio che più funziona per contrastarlo è quello con cui John Roger conclude tutti i suoi seminari : "La fortuna è già qui". O per dirla come Giuliana di Norwich, la mistica inglese del 15º secolo : "E tutto sarà bene, e ogni sorta di cosa sarà bene". O ancora, come affermava con forza l'Edipo di Sofocle: "Nonostante tutte le prove, la mia tarda età e la grandezza dell'anima mia, mi fanno giudicare che tutto è bene".
Continuo a ripetermi queste parole finché non mi ritrovo immersa nella calma, in questo messaggio rassicurante che, oltretutto, ha il vantaggio di essere vero. Perciò trovate anche voi il vostro messaggio. Non lasciate che quella voce critica, querula e costante, ostacoli i vostri sogni.


Arianna Huffington

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