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domenica 6 luglio 2014

Quella strana e pericolosa gelosia : la Sindrome di Otello.

Anche i sentimenti si ereditano, se è vero che la gelosia è, almeno in parte, scritta nei nostri geni. Secondo uno studio pubblicato su Twin Research and Human Genetics, rivista scientifica dell'Università di Cambridge e realizzato da un team di ricercatori svedesi, la Sindrome di Otello è per circa un terzo questione di ereditarietà, e ha due facce, una maschile e una femminile.
Lo studio è stato condotto su 3197 coppie di gemelli, di cui un gruppo era di monozigoti, nati cioè con un identico patrimonio genetico, e per questo spesso osservati dalla scienza per tentare di stabilire, quanto l'ambiente influisca sullo sviluppo del comportamento di una persona e quanto si è invece determinato per via genetica.
I ricercatori hanno chiesto ai gemelli quanto si sentissero disturbati, in una scala da 1 a 10, dall'idea che il proprio partner avesse avuto una scappatella di una sola notte, oppure si fosse invaghito di un'altra persona.
Risultato : gli uomini più delle donne erano infastiditi dall'idea che il
proprio partner avesse fatto sesso con un'altra persona, anche solo per una volta. "Lo studio evidenzia che gli uomini provano un maggior grado di gelosia sessuale rispetto alle donne", sottolinea Hasse Walum, ricercatore dell'Università medica Karolinska Institutet e primo firmatario dello studio, in cui sono state fornite anche le stime del grado di ereditàbilità dei due tipi di gelosia : "Si deve ai geni il 32% dei fattori relativi alla gelosia di tipo sessuale, mentre per quella sentimentale i geni influiscono per un 26%", spiega Walum.
Supponendo che i condizionamenti familiari abbiano agito in modo simile in tutti i gruppi di gemelli, una maggiore concordanza di risposte nel gruppo degli omozigoti, è stata considerata come un effetto dei geni.
Il risultato dello studio sembra confermare l'interpretazione evoluzionista, secondo cui la gelosia ha aspetti "sessuati", perché negli uomini agirebbe la volontà di assicurarsi la trasmissione dei propri geni, mentre sulle donne, non tormentate dalla stessa incertezza riproduttiva, (Mater semper certa, dicevano i latini), peserebbe di più l'intenzione di garantire per il futuro cure e risorse per la prole.
Certo l'ambiente, inteso come contesto socio-culturale, è comunque il principale "veicolo di diffusione" della gelosia, che però sembra avere anche solide basi biologiche, se si pensa che in alcune patologie come morbo di Parkinson e schizofrenia, sono comuni forti manifestazioni di gelosia. Che si origina in una specifica area del cervello, secondo una ricerca dell'Università di Pisa : "Principale indiziato per la generazione delle forme più acute di gelosia, è uno squilibrio dei circuiti di serotonina e dopamina nella corteccia pre-frontale", spiega Liliana Dell'Osso, direttore della clinica psichiatrica dell'Università di Pisa e coautrice dello studio.
"Ma i geni non sono il destino", specifica la docente, "avere nel proprio DNA determinati geni, non significa che automaticamente si svilupperà una patologia, tanto meno un determinato comportamento. La componente genetica viene innescata da fattori scatenanti, che possono essere dei più vari, tant'è che per analogia al concetto di genoma, (l'intero patrimonio genetico), si parla di "esposoma", per indicare l'insieme dei condizionamenti ambientali a cui si è esposti nel corso della vita, dallo stress lavorativo familiare alla risposta immunitaria, dall'uso di alcol e droghe alle sostanze chimiche con cui si entra in contatto attraverso aria, acqua, alimentazione, fumo, droghe, farmaci eccetera".
Ma è anche un fatto di misure : "Una dose minima di gelosia è considerata fisiologica e un po' afrodisiaca", sostiene Roberto Bernorio, sessuologo dell'associazione Aispa. "Ma attenzione a non cadere nella sindrome di Sherlok Holmes", avverte lo specialista, "oggi la tecnologia da un'inedita capacità di controllo : possiamo vedere la cronologia dei siti visitati, sbirciare la posta del partner o i suoi SMS, gli scambi di battute su una chat. Tutto ciò può indurre o amplificare un circuito di pensiero ossessivo", osserva Bernorio.
Quando però si supera il limite di una condizione considerata normale "si riscontra una caratteristica : l'incoercibilità, cioè l'impossibilità di convincere, nonostante le evidenze, che la percezione di essere traditi è infondata".


Gina Pavone

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