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mercoledì 24 luglio 2013

Essere grati a Dolce&Gabbana. di Oscar Giannino

Si deve gratitudine, a Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Non solo per quello che fanno genialmente da tanti anni, nella moda. Si deve loro gratitudine proprio per l’eclatante durezza con cui hanno protestato, quando l’assessore milanese D’Alfonso ha affermato che Milano non doveva dar loro spazio, perché evasori. Le due pagine che Dolce e Gabbana hanno pagato sui giornali per esporre le loro ragioni rappresentato non solo la loro personale protesta, ma un atto d’accusa pubblico contro errori, orrori e scempio che purtroppo caratterizzano sempre più ordinamento e contenzioso tributario italiani.
Sono tanti, i paradossi del caso Dolce e Gabbana. Continua a valere per loro la maxi multa di 400 milioni stabilita a marzo dalla Commissione tributaria di primo grado. Eppure a giugno, in Tribunale – da noi vige il doppio rito, penale e tributario, viva il giustizialismo – il giudice ha dovuto riconoscere che l’accusa di dichiarazione infedele nei loro personali confronti era infondata, li ha assolti perché il fatto non sussiste. Il Tribunale ha inoltre dovuto riconoscere che era infondato che lo Stato chiedesse come imposta il doppio dei redditi conseguiti e dichiarati per la cessione dei marchi,eppure lo Stato lo aveva chiesto. Mentre il Tribunale nulla può sul fatto che le leggi applicate siano retroattive rispetto agli anni d’imposta contestati, perché la retroattività è prassi ordinaria fiscale italiana anche se proibita dal calpestatissimo Statuto del contribuente.
Ecco, tutto questo naturalmente lo hanno ignorato, i giustizialisti che hanno solidarizzato con D’Alfonso. Compreso il sindaco Pisapia, che ci ha messo giorni prima di capire la malaparata e tendere una mano. La lotta contro un fisco che attribuisce a sé poteri illegali in ogni altro ordinamento liberale ha bisogno di proteste esplicite. E di eroi, tanto meglio se noti e conosciuti come Dolce e Gabbana. Non hanno fatto come tanti altri vip, che pagano e tacciono. Hanno dato voce alla libertà. Per questo chi è libero sta con loro, non con l’oppressore.
Oscar Giannino

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