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sabato 16 aprile 2016

E' il Vaticano il Paradiso del vino.

In Francia è tradizione comprare qualche cassa di vino quando nasce un bambino. È il vino delle grandi occasioni, da bere nei momenti importanti, inclusa ovviamente la nascita. Potremmo quindi credere che la Francia sia il primo stato per consumo di vino pro capite? E invece no. Leggete qual'è quell'insospettabile paese, patria incontrastata degli imbriagoni.

Francia e Italia si contendono ormai da tempo il primato per la produzione di vino, vantando non solo una tradizione per la produzione, ma anche per il consumo. Il nettare degli dei è innegabilmente legato alle tradizioni dei due paesi, tanto che sembra naturale immaginare i loro abitanti tra i maggiori consumatori.
Se però consideriamo i dati della ricerca del California Wine Institute, (novembre 2015), i risultati potrebbero lasciare sorpresi. Nella classifica per la consumazione pro capite di vino, la Francia si trova soltanto al sesto posto. E l'Italia? Non è nemmeno tra i primi 10. Figura infatti al 13º posto, con 33,30 litri di vino pro capite consumati.
È invece il Vaticano, lo stato più piccolo del mondo, a detenere il record. Nel 2014 i suoi abitanti ne hanno bevuti ben 54,26 litri ciascuno in media, mantenendo un buon distacco con il secondo classificato, l' Andorra, dove la consumazione pro capite è stata invece di “soli” 46,26 litri.
Dato che durante la messa viene utilizzato simbolicamente soltanto un sorso di vino, pensare che lo Stato della Chiesa utilizzi la bevanda soprattutto ad uso cerimoniale, è da escludersi. Inoltre, il vino utilizzato durante le funzioni religiose, deve essere ottenuto da uva pura e non essere mischiato con altre sostanze, secondo il Codice di Diritto Canonico. Non è, insomma, il vino che compriamo al supermercato.
L'alta consumazione può però trovare comunque una spiegazione, nella conformazione demografica della sua popolazione: l'età. L'età media più elevata, la maggioranza di uomini, l'alto livello di educazione e la tendenza a condividere i pasti, sono infatti fattori correlati al consumo di vino. Lo stesso California Wine Institute, rivela inoltre che i dati
potrebbero essere alterati dalle vendite nel supermercato Vaticano; qui, infatti, la raffinata selezione di vini, proveniente anche da cantine importanti, insieme alla speciale tassazione del paese, che risulta molto più bassa di quella italiana, comportano vendite più alte di bottiglie, che presumibilmente non verranno tutte consumate all'interno dello Stato.
Tra i primi paesi di medie dimensioni, contiamo poi la Croazia, al terzo posto e la Slovenia al quarto.
l'Italia si lascia quindi sorpassare anche da Portogallo, Svizzera, Macedonia e Moldavia. Ma perché? Si potrebbe pensare che forse gli italiani preferiscono la qualità, rispetto alla quantità. Tuttavia questa non può essere la risposta alla domanda; difatti, la consumazione scende verso il basso per il vino di tutti i livelli.
Forse, allora, il consumo di vino è semplicemente calato come specchio dei cambiamenti della società, dalla frantumazione della famiglia, (sulla cui tavole il bicchiere di vino rosso aveva un posto fisso durante i pasti condivisi), all'aumento del controllo automobilistico, così come la conquista da parte del vino italiano dei mercati americani e anglosassoni, che hanno portato cambiamenti nelle caratteristiche del vino in bottiglia, per scalare la vetta degli export.
O più semplicemente gli italiani sono più attenti alla ... salute!


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