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giovedì 7 luglio 2011

Sottoinformazione italiana e rete

stampa italiana

I giornali e l'informazione italiana raccontati da Giorgio Terruzzi

Di cosa parlano i quotidiani italiani ? Di sciocchezze. Con una frequenza e un'ampiezza sconcertanti. Il tutto in sinergico abbinamento con quanto viene inserito nelle scalette dei telegiornali. Il che porta a un'offerta depistante, come se una gamma sterminata di questioni superflue, finisse per occupare gran parte dell'attenzione. Il tema è molto complesso e per molte ragioni connesso alla questione ( spalancata ), della libertà di stampa. Perché non si tratta semplicemente di discutere sull'autonomia dell'informazione, ( autonomia comunque subordinata a una proprietà e quindi a una ideologia, per non parlare del potere degli inserzionisti ). Si tratta, ( si tratterebbe ), di dibattere su ciò che va in pagina o in video a scapito di cos'altro. Non solo in termini di politica interna, s'intende. Procedo con una provocazione : il meteo, i cuccioli appena nati o salvati, il flirt dell'attrice o dello sportivo, ma anche settimane di dibattito-spot su Santoro e il suo programma. Per non parlare dei quotidiani, che fanno di questi temi i “ grandi temi “ da sparare per giorni in prima pagina e dunque funzionano allo stesso modo : occupano spazi spropositati, togliendo spazio ad altro. A cosa ? Alla verità ! Cioè a una gamma di informazioni per nulla spettacolari, semplici e semplicistiche, che permetterebbero di comprendere quanto ci circonda e accade, roba per nulla semplice e semplificabile. Ora, a parte lo sconcerto e lo sconforto, trattasi di depistare questa sorta di colossale linea editoriale che tende a trattarci tutti come bamba. I più giovani specialmente, chi ha il diritto e, ora come mai, il dovere di formare una propria cultura, un proprio indirizzo. C'è soltanto un'alternativa possibile : moltiplicare le fonti, scegliere le fonti, dedicare tempo all'approfondimento, secondo procedimenti autarchici ma ormai indispensabili. Lo scopo ? Difendersi, non farsi fregare, non farsi anestetizzare ma determinare, provare a incidere su ciò che ci circonda attraverso una conoscenza e, quindi, un'autentica competenza. Certo, è così da sempre. Ma oggi un atteggiamento del genere diventa quasi rivoluzionario. Mentre siamo qui a discutere senza limiti di tempo e spazio sul Presidente del Consiglio, mentre seguiamo passo dopo passo la Canalis, mentre ci lasciamo prendere dal panico per un'influenza, accade altro. E' quest'altro che ci riguarda davvero. Solo, servirebbe saperne di più per comprendere meglio e per muoverci di conseguenza. Tocca fare per conto proprio, faticosamente, visto che l'informazione a portata di mano e di orecchio, soli, in definitiva, ci ha lasciati.


La rete : un'oasi nella sotto-informazione italiana ?
La TV è luogo di leggende, di miti. E' ovvio che sia così, in un posto dove non esiste il vero e non esiste il falso, ma solo il finto. E' faccenda praticamente quotidiana che si citi la televisione come una cosa oggettiva, di cui si può teoricamente andare a rivedere tutto per avere conferma. Questo alimenta la leggenda che “ ciò che è passato in TV è successo davvero “, per il semplice fatto che si può rivederlo. Eppure, nonostante questa pretesa oggettiva del mezzo, i miti restano, le leggende prosperano. “ Abbiamo la registrazione ! “, esulta o minaccia il conduttore contraddetto sui fatti, l'ospite a cui vengono attribuite cose mai dette . . . Ma la registrazione, in realtà, non si rivede mai, nessuno la tira fuori, nessuno la esibisce in TV. E' strabiliante come la prova schiacciante prodotta da un media, la TV, su quel media compaia rarissimamente, e così ecco le varie pistole fumanti diventare il cuore di un altro media, la rete. Più veloce, meno verticistico, più democratico e con eccellente memoria. Del resto, che la TV possa facilmente ingannare è noto. Dalle truffe più abili alle pecionate fatte per risparmiare due soldi, una vera vergogna : si va dal falso ideologico alla piccola truffa alla Toto. Esempio. Il Tg 1 ( settembre 2003 ) riprende brani del discorso di Silvio Berlusconi all' ONU. Ma la platea è semivuota, apatica e annoiata, e così vengono montati sul discorso del Premier italiano gli applausi scroscianti, la platea piena e addirittura le standing ovation suscitate da Busch due ore prima. Chiaro esempio di depistaggio mediatico a favore del potere. Altro esempio : Studio Aperto ( settembre 2009 ) manda in onda le terribili immagini dello tsunami alle isole Samoa ; immagini in cui molto spettatori riconoscono una più casereccia tromba d'aria a Mestre di due anni prima. Esilarante figuraccia. Insomma, truffe e falsità non mancano in un mezzo che è unanimemente ( e a torto ) considerato oggettivo. Non si può chiedere alla TV di smascherare se stessa : nessun potere così potente è tanto fesso da denunciarsi da solo. E allora ci deve pensare la rete, in quella sua “ tivù dal basso “, magari precaria e traballante, ma mille volte più vera. You Tube e i numerosi derivati e siti simili rappresentano una TV capace di clonare la TV generalista per esaltarne le cose buone e sputtanarne le falsità. La rete come un cane da guardia dell'etere ? C'è di più, molto di più. C'è uno stravolgimento dei valori quantitativi che né chi fa la TV né chi la finanzia ( i pubblicitari ) ha capito. Perché i brandelli di TV che si possono pescare in rete trasfigurano il meccanismo dell'audience e lo disinnescano. Lo sketch che quando va in onda raggiunge meno di un milione di spettatori, raddoppia o triplica il pubblico una volta diffuso e cliccato in rete. Tutti vedono tutto, e l'ascolto non è più lo stare seduti davanti all'apparecchio, come ancora credono i preistorici “ soloni “ dell'audience. Hai visto il programma ? No. Hai visto quel pezzettino di programma ? Si, è in rete, accessibile da tutti. Ora si che si può dire : “ Abbiamo la registrazione ! “

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