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lunedì 24 ottobre 2011

La mia personale opinione su Polesine Camerini



La mia personale opinione su Polesine Camerini

Tanti anni fa, ( non esistevano ancora i DVD ), convivevo con una ragazza che era stata sposata con un frequentatore dei centri sociali. Un pomeriggio mi trovavo a casa sua ad aspettarla, quando mi misi a sbirciare nella sua collezione di video cassette VHS. La mia attenzione fu catturata da una VHS che portava dei simboli del partito comunista, come una falce e martello e un tipo in passamontagna. La feci inghiottire dal mitico videoregistratore e rimasi scandalizzato da quello che vi era registrato : altro non era che una video-lezione su come costruire una bomba molotov e come difendersi dagli attacchi della polizia durante le manifestazioni. Probabilmente il suo ex l'aveva dimenticata. Ora la mia è la scoperta dell'acqua calda poiché tutti sappiamo, polizia in primis, che i centri sociali ( unico esempio in Europa e nel mondo ), da sempre, fanno propaganda alla ribellione armata verso le cosidette istituzioni “ borghesi “, verso gli apparati dello stato imperialista e pseudo-fascista. Ora mi domando : è possibile costruire un paese quando nel suo interno esistono degli elementi “ sfascisti “ e violenti come questi ? La risposta che mi do è certamente no, e tutto quello che sta succedendo in questo paese, sul piano politico e sociale, ne è la chiara dimostrazione. Ho la sfortuna di vivere, per tanti mesi all' anno, in una specie di paese che tira avanti tra bucatini ed intercettazioni. Detto questo, fa grande notizia ultimamente, la centrale di Polesine Camerini, o meglio dire ex centrale, e la sua possibile riconversione a carbone. Premesso che Polesine Camerini è stata un' operazione sbagliata, nata già superata all' inizio degli anni 80, in piena crisi petrolifera, mai andata in completo esercizio per l' elevato costo di gestione, ora, che cosa dobbiamo fare di Polesine Camerini ? Faccio un veloce accenno alla questione ambientale, perchè tutti gli ambientalisti e personaggi della sinistra, ( ai quali dell'ambiente non gliene frega niente ), hanno sempre dipinto la centrale come un mostro assassino, killer implacabile della flora e della fauna del Delta. La cosa non è esatta perchè è stato dimostrato che durante i periodi in cui la centrale era operativa, le acque tiepide che fuoriuscivano dai suoi scarichi, contribuivano alla crescita delle cozze e al blocco del cuneo salino. Certamente una centrale termo-elettrica non è una cioccolateria o un caseificio, un po di “ sporco “ lo fa, ma è il prezzo che dobbiamo pagare per l' energia, altrimenti ritorniamo all' epoca delle candele. Ora, ritornando alla domanda, ammesso che Polesine Camerini è stata un' operazione sbagliata anzi fallimentare, per parare meglio il colpo, per ridurre consistentemente le perdite, nessun organo competente ha fatto delle proposte. La demolizione ha un costo elevatissimo, perchè si tratta di smontare tubo per tubo, svitare vite dopo vite, una struttura gigantesca ; la riconversione a carbone è lunga e costosa e comunque ci pone di fronte al fatto che il carbone dobbiamo sempre comprarlo all' estero e il prezzo è soggetto ad oscillazioni, quasi sempre in positivo. Ora, nessuno ha le competenze necessarie per fare un' esatta valutazione della cosa, benchè meno i signori ambientalisti e comunisti polesani che non hanno nemmeno la terza media, quindi io dico : perchè l' ENEL, che è il soggetto pubblico proprietario della struttura, non riunisce un' equipe di tecnici, ingegneri e manager, che valutino in maniera corretta il futuro di Pol. Camerini ? Perchè è questo che bisogna fare ! Di energia deve parlare chi la produce e quindi, in considerazione di tutte le motivazioni sopra esposte, qual 'è la soluzione economicamente più vantaggiosa e più sicura per Pol. Camerini ? Se non collochiamo la discussione in questi termini, diamo carta bianca a tutto un gruppo di cialtroni e politici trombati ossessionati dalla visibilità, che fanno solo della confusione e del caos. Non serve essere laureati alla Bocconi o aver conseguito il master ad Oxford. E' un ragionamento che fa anche il salumiere sotto casa : ho fatto un' investimento sbagliato ?, OK !, adesso che posso fare per avere meno perdite ? Io stesso sono fondamentalmente scettico alla riconversione a carbone, non tanto per il rischio ambientale perchè è vero che esistono questi filtri che eliminano il 99 % del particolato, ma più che altro per la reale convenienza economica della cosa. Ma queste sono opinioni personali di uno che di energia non se ne intende, a parte il pagare la bolletta. Se ENEL, non riunisce quel famoso tavolo di esperti, saremo sempre al punto di partenza. Per concludere esiste sempre quella famosa opzione della demolizione : al posto della centrale, costruire un bel camping con ristoranti, alberghi, centro commerciale, SPA e anche, perchè no, un Casinò ! Se in Polesine nessuno vuole portare aziende, almeno portiamoci il turismo !

domenica 16 ottobre 2011

Pellegrino Artusi


Commemoriamo i 100 anni dalla morte
di Pellegrino Artusi

Artusi era nato a Forlimpopoli, nel cuore della Romagna, tra Forlì e Cesena, il 4 agosto 1820. Morì a Firenze il 30 marzo 1911. Figlio di un droghiere benestante, era nato in una famiglia numerosa (aveva 12 fratelli). Come molti ragazzi di buona famiglia, compì gli studi nel seminario della vicina Bertinoro. Frequentò poi ambienti studenteschi bolognesi (in un brano afferma di essere stato iscritto all'università) e, nella locanda “Tre Re”, conobbe il patriota romagnolo Felice Orsini. Ma personalmente rimase sempre lontano dalla politica attiva. La sua politica la fece a tavola. Tornato nel paese natale, intraprese con successo il mestiere di droghiere, ma la vita della famiglia Artusi venne sconvolta per sempre dall' incursione del 25 gennaio 1851 a Forlimpopoli del brigante locale Stefano Pelloni, detto “il Passatore” (poeticamente definito da Giovanni Pascoli “Passator cortese”). Costui prese in ostaggio, nel teatro della città, tutte le famiglie più in vista, rapinandole una per una, compresa quella degli Artusi. A raccolto concluso, i banditi stuprarono alcune donne tra le quali Gertrude, sorella di Pellegrino, che impazzì per lo choc e dovette essere ricoverata in manicomio dove rimase fino alla morte. Così, l'anno dopo, tutta la famiglia Artusi decise di trasferirsi a Firenze. Qui Pellegrino si dedicò all'intermediazione finanziaria e al commercio (rilevando anche il magazzino di tessuti Coen) e contemporaneamente sviluppò le sue due più grandi passioni : la letteratura e l' arte della cucina. Sposate le sorelle e morti i genitori, potè infine vivere di rendita grazie alle tenute che la famiglia possedeva in Romagna. Acquistò una casa in piazza D' Azeglio, dove tranquillamente condusse la sua esistenza fino al 1911, quando morì, a 91 anni. Celibe (ma c'è chi disse che frequentasse molto da vicino alcune delle tante signore che da tutte le parti d' Italia gli inviavano le loro gustose ricette . . . ), visse con un domestico del suo paese natale e con una cuoca toscana. Riposa nel cimitero di San Miniato al Monte. “ La scienza in cucina e l' Arte di mangiar bene “, l' opera che gli diede la fama immortale, già nel titolo rivela chiaramente la sua matrice positivistica. Artusi esaltava il progresso ed era fautore del metodo scientifico e fu questo metodo che egli applicò anche nel suo libro. Il suo, infatti, può essere considerato un manuale “scientificamente testato” : ogni ricetta fu il frutto di prove e sperimentazioni, compiute direttamente davanti ai fornelli di casa sua e sulla sua stessa tavola, dove a realizzare le ricette e a “verificarle” erano i suoi due domestici, Francesco e Marietta (che egli ricompensò con un lauto lascito testamentario e, a Marietta, in segno di ulteriore riconoscenza, i diritti d' autore del suo manuale). Prima del suo libro c' erano già stati parecchi ricettari, però scritti in francese oppure in un linguaggio troppo ricercato e di difficile comprensione. Artusi, invece, inventò un modo quasi colloquiale di raccontare le ricette, condendole con aneddoti, curiosità e facezie e facendone prima di tutto un libro di lettura, piacevole, erudito e formativo. Eppure 120 anni fa, non fu affatto facile riuscire a trovare un editore disposto a pubblicare il suo Manuale, come egli stesso ci ricorda in uno scritto. Artusi fece però in fretta a “vendicarsi” di chi non aveva creduto nel suo lavoro, poiché il libro (pubblicato nel 1891) già nel 1931 poteva vantare ben 32 edizioni, mentre oggi le copie vendute possono essere stimate in oltre 1 milione e 200.000. Le sue 790 ricette comprendono brodi, minestre, antipasti (da lui chiamati “principii”), secondi, rifreddi, dolci, elisir e rosoli. Non tutti territorialmente ripartiti in egual modo, a dir la verità, vista la prevalenza della cucina bolognese e romagnola rispetto alle altre, tra le quali bisogna lamentare la pressoché totale assenza di piatti marchigiani, sardi e pugliesi. Ma i tempi erano quelli, e parlare e scrivere davvero in termini di Italia unita non era facile, non essendocene neanche la consapevolezza oltre che l' adeguata conoscenza. E poi, insomma, Artusi alle sue origini romagnole ci teneva, anche se, una volta trasferitosi a Firenze, in Romagna non fece più ritorno.

lunedì 10 ottobre 2011

Depositi su banche estere : ora è più facile !


Le difficoltà sui conti pubblici alimentano le notizie sulla possibilità di ulteriori interventi fiscali e per i contribuenti scatta il “ si salvi chi può “ ! I patrimoni finanziari hanno già versato il loro obolo con l'aumento dell'imposta di bollo sulle comunicazioni relative al deposito titoli, che per certi versi assume le caratteristiche di una patrimoniale, e con la nuova aliquota di tassazione delle rendite finanziarie, che, nella maggior parte dei casi, rappresenta un aumento impositivo dal 12,5 % al 20 %. Spostare i propri depositi su un conto estero potrebbe essere utile anche se, almeno ufficialmente, restano in vigore tutti gli obblighi italiani di versamento delle imposte sui redditi finanziari e il trasferimento “ dovrebbe “ essere segnalato dalla banca al fisco. Diciamo dovrebbe poiché non dobbiamo dimenticarci che il segreto bancario rimane una prerogativa assoluta della maggior parte delle banche europee, Rep. Ceca e Slovacchia in primis, dove questo è un obbligo sancito costituzionalmente. Comunque, con un recente intervento, la stessa Agenzia delle Entrate, accogliendo le istanze comunitarie, ha manifestato in merito una inattesa apertura. Con la risoluzione n. 61 del 31 maggio scorso, infatti, è stato chiarito che è possibile aprire direttamente conti presso banche estere, senza che sia necessario compilare il modello RW della dichiarazione dei redditi, ( previsto per le attività estere e per i trasferimenti all'estero ), e senza dover dichiarare i redditi eventualmente percepiti, a condizione che, contestualmente, venga dato a una società fiduciaria un incarico di amministrazione che comporti l'applicazione di tutte le imposte e ritenute previste attualmente dalla legge italiana. Certo qualche complicazione amministrativa è inevitabile : l'incarico alla fiduciaria deve prevedere l'obbligo per il cliente di comunicare ogni informazione circa i flussi reddituali, anche non fiscalmente rilevanti, che riguardano il conto estero e deve impegnarsi a non compiere atti di gestione o di amministrazione senza informare preventivamente la società fiduciaria. A parte queste complicazioni, facilmente eludibili, ci pare un'apertura importante che muove i suoi passi dalla ormai acclarata consapevolezza dell' Agenzia, sulla continua emorragia di capitali verso l'estero. A questo proposito, le banche ceche e slovacche, per i loro servizi, ( ormai ben oltre gli standard europei ), per i loro bassi costi e per la loro riservatezza, ci sembrano veramente dei “ porti sicuri “.

giovedì 6 ottobre 2011

Investimenti . . . " in fumo " !

Alcuni cominciano semplicemente perchè hanno difficoltà a inalare il fumo delle sigarette, altri invece li scelgono per il loro effetto calmante o per motivi d'immagine. Tutti però poi continuano per passione. Il sigaro non si fuma, il sigaro è una scelta di vita, il sigaro è un piacere. In Italia i sigari cubani sono arrivati solo di recente. Tuttavia è indubbio, che assieme ai nostri fantastici e “nazionalissimi” Toscani, siano tra i migliori al mondo. Rimane ancor oggi un segreto perchè il tabacco del nord ovest di Cuba sia così buono. Si tratta probabilmente di una combinazione di diversi fattori, che vanno dal suolo, alla direzione del vento e persino agli insetti. Oltre che per il sapore, i sigari cubani sono ambiti dai collezionisti anche per il loro formato. Infatti alcuni di questi si trovano solo in certi paesi in quanto sono stati sviluppati per le esigenze di un particolare mercato. La particolare politica di vendita di sigari cubani da parte della compagnia statale Habanos S. A. che ha puntato sulla loro regionalizzazione e su una notevole diversificazione dei mercati, ha fatto si che questi sigari di tipo regionale, siano molto interessanti per collezionisti e commercianti che sono disposti ad arrivare anche in capo al mondo pur di poterli acquistare. Il centro europeo principale per la vendita e per l'asta di avana rari è Londra. Per esempio, Mitchell Orchant ha organizzato nel mese di novembre 2010 per la C. Gars Ltd, un'asta spettacolare. Simon Chase dello The Cigar Smokers Club di Londra ha raccontato che si è trattato di una delle più emozionanti aste di questi tempi, soprattutto grazie a un cinese di Hong Kong e a un giapponese che si sono dati battaglia per una scatola di dieci sigari Romeo y Julieta Dunhill Seleccion No. 779 pre embargo ( 182 millimetri di lunghezza, 48/64 di calibro ). Il giapponese si è aggiudicato la scatola : dieci sigari per la bellezza di 11.500 sterline, circa 13.000 Euro. I sigari di prima dell'embargo sono particolarmente popolari tra i collezionisti. Si racconta che la sera prima che venisse annunciato il presidente John F. Kennedy mandò il suo portavoce Pierre Salinger prima nei negozi specializzati di Washington D. C. e poi a Cuba per comprare altri 1200 sigari di marca Corona per la sua riserva personale. Con l'embargo alcuni produttori di tabacco internazionali abbandonarono l'isola caraibica, rendendo così i sigari cubani delle rarità. Pertanto hanno raggiunto prezzi molto alti. Se fumare questi pezzi storici possa ancora regalare un'emozione è discutibile. Teoricamente però trent'anni di conservazione non sono un problema se in condizioni adeguate. In ogni caso ad oggi, né l'embargo né le leggi più dure contro il fumo, sono riusciti a bloccare il successo degli avana. Infatti, anche se il mercato principale nel 2010, la Spagna, ha sofferto un declino delle vendite di circa il 20 %, il volume totale rispetto al 2009 è salito del 2 % per un totale di 368 milioni di dollari, circa 255 milioni di euro. Le perdite sono state compensate in particolare dai fiorenti mercati in Asia, Europa orientale e Medio Oriente. Infatti, con una quota di mercato di circa l' 8 %, la Cina è ormai al terzo posto dopo Spagna e Francia. Anche in Italia, da quando è nata Diadema, la società che distribuisce gli avana nel nostro paese, la diffusione di questo prodotto è cresciuta notevolmente. Prova ne è la nascita di numerosi club del sigaro.

mercoledì 5 ottobre 2011

Modi di dire 4


Modi di dire . . .

Si dice . . . “ in bocca al lupo “

L'espressione augurale “ in bocca al lupo “, a cui di solito si risponde “ crepi ! “ è riservata a chi deve sostenere una prova importante ( un esame, in colloquio di lavoro ecc. ) e ha valore di scaramanzia : augurare il peggio per esorcizzarlo. L'origine del motto è controversa. C'è chi sostiene venga dal mondo dei pastori per il quale il grande predatore di pecore era il peggior nemico. C'è chi lo attribuisce al linguaggio dei cacciatori ( il lupo era la preda più prestigiosa ). Tra le altre attribuzioni, la più suggestiva è quella riferita alla leggenda di Romolo e Remo : abbandonati in una cesta nel Tevere, i fratellini vennero salvati e poi allattati da una lupa che li portò in bocca in una grotta : dunque un augurio di fortuna.

Si dice . . . “ non avere grilli per la testa “

Vuol dire avere maturità ed equilibrio rifiutando eccentricità, fantasie, idee strane e bizzarre, desideri stravaganti o capricciosi. L'origine del motto rientra nell'immaginario popolare. Il grillo è, per le sue caratteristiche peculiari, protagonista in positivo o in negativo in tutte le antiche culture regionali italiane. In questo caso ciò che colpisce è la capacità di spuntar fuori dal nulla grazie alla capacità di fare salti anche di diversi metri. Di qui la metafora di qualcosa di incontrollabile che balza fuori all'improvviso dalla testa di qualcuno.

Si dice . . . “ nessuno è profeta in patria “

Deriva dalla locuzione latina Nemo propheta in patria ( sua ) che indica la difficoltà a emergere e ad avere riconosciuti dei meriti in un ambiente in cui si è familiari, rispetto ad un ambito in cui si giunga da estranei. La frase viene dai Vangeli e viene attribuita dai 4 evangelisti a Gesù allorchè si reca in visita a Nazareth, la città in cui è cresciuto. Quando egli nella sinagoga legge le profezie di Isaia e le riferisce a se', viene rifiutato dai presenti in quanto egli è conosciuto solo come figlio del concittadino Giuseppe, andato in giro a predicare invece di essere rimasto in casa ad aiutare la famiglia, e suscitano in lui l'amaro commento.

Si dice . . . “ essere il mentore di qualcuno “

Vuol dire fare da consigliere fidato, da guida saggia, da precettore. Il termine deriva dal latino “ mentor “ che vale come consigliere, colui che sa, ma l'ispirazione primaria è Mentore, il personaggio dell' Odissea a cui Ulisse affida il figliolo Telemaco prima di partire per la guerra di Troia. Mentore era per Telemaco una sorta di precettore fidato e dietro le sue sembianze si nascondeva la voce guida della dea Atena ( per i latini Minerva, la dea della guerra e della saggezza ). Il termine si diffuse nel '700 in Europa grazie al romanzo di F. Fenelon : “ Les adventures de Telemaque “.

Si dice . . . “ mettere una pulce nell'orecchio “

Vuol dire insinuare un dubbio anche angosciante, suggerire qualcosa che metta sull'avviso un ignaro circa un fatto o una situazione fin li non considerata. L'espressione ha origine dalle cosiddette leggende metropolitane, e cioè dalla convinzione, assai raramente supportata dai fatti, che determinati insetti, in questo caso le pulci, ma il discorso si può estendere anche a zanzare, mosche, forbicine o vespe, si possano insinuare dentro i padiglioni auricolari arrecando punture e danni vari. E quindi disagi che catturano l'attenzione, fin li rivolta altrove, del malcapitato.

Si dice . . . “ seppellire l'ascia di guerra “

Vuol dire ricomporre un contenzioso, concludere un conflitto con la pace. Il motto è la traduzione della frase idiomatica inglese “ Bury the Hatchet “. Questa frase ebbe origine nel XVIII secolo e si riferisce all'usanza dei nativi nord americani che seppellivano nella terra, nascondevano o distruggevano un tomahawk, ossia un'ascia di guerra come gesto simbolico per sancire un accordo di pace tra tribù. Secondo la tradizione, la pratica ha avuto origine con gli Irochesi, un popolo formatosi dall'unione di varie tribù in conflitto tra loro che suggellarono la pace seppellendo le armi sotto un pino bianco.

Si dice . . . “ rimandare alle calende greche “

Vuol dire differire un evento o un appuntamento a una data del tutto vaga, meglio dire mai. La frase, scherzosa, si riferisce al fatto che il calendario degli antichi greci non prevedeva le “ calende “ come i romani chiamavano il primo giorno del mese. E proprio nell'antica Roma che fu inventata la locuzione, ( il biografo Svetonio ironizzava sui debitori che pagavano “ ad calendas Grecas “ ), che sbarcò nell'italiano moderno nel XVI secolo grazie a un traduttore di Svetonio, Paolo del Rosso.