Questa
volta il buon Tortora abbandona i panni del narratore fantastico ed
ironico, per indossare quelli più convenzionali, si fa per dire, del
giornalista. Lo fa con tutta l'intelligenza e l'acume di cui è
capace, visto poi l'argomento alquanto “spinoso” che
inevitabilmente si è portati a discutere con il suo interlocutore :
la senatrice Lina Merlin, l'autrice della famosa legge “chiudi
casini”.
L'intervista
dovrebbe essere grossomodo del 73', quindi siamo in pieno marasma
post sessantottino, una delle pagine più buie della storia d'Italia.
Dopo qualche anno sarebbe nato “Portobello”, con la sua rubrica
“Cuori solitari”; ve l'ha ricordate ?
Chissà,
forse ispirata proprio dalla senatrice Merlin.
Ogni
sera verso le 21, all'angolo di via Respighi, entra in “servizio”
per il suo turno, un travestito. Lo chiamano Dolly. Sulla carta
d'identità c'è scritto idraulico. Ogni sera alle 21, a pochi passi,
chiude invece pudica i suoi cancelli la “Casa della Laureata”. È
una pensione-albergo per signorine e signore di buona famiglia. Al
secondo piano vi abita, e ha da poco festeggiato il suo 81º
compleanno, quella che fu chiamata la Giovanna d'Arco delle case
chiuse. Non è difficile incontrarla, la senatrice Merlin. Basta
avvisare il portiere, che citofona solerte, e subito arriva, i
capelli di neve, esile, un po' curva per gli acciacchi, ma vivace
come un cardellino.
Sono
passati giusto 15 anni, dall'entrata in vigore della sua legge. Era
il 20 settembre 1958. “La breccia di Porta
Merlin”,
dice sorridendo quella che non nasconde d'essere stata la personalità
politica più vituperata degli ultimi anni. "Ma chiariamo
subito”, precisa stringendomi la mano, “che la legge, la mia
legge, non si tocca. E nemmeno si ritocca. La si applica, e basta."
Penso
al travestito che è fuori, a meno di 5 metri dal luogo, una saletta
soggiorno, dove stiamo chiacchierando. Applicarla, come, questa
benedetta legge ? "Con intelligenza", replica pronta Lina Merlin.
Per il momento, tuttavia, l'intelligenza, una intelligenza sottile,
vivace, proteiforme, dimostra di averla il mondo della malavita. Ai
sensi della legge Merlin, per esempio, può essere semplicemente
fermato chi adesca in modo scandaloso e molesto. Il travestito in
servizio lì fuori per esempio, si accarezza semplicemente la
parrucca. Lo proteggono le leggi: non ancheggia, non dondola, non
scodinzola. Non parla nemmeno. Non può essere, una recente sentenza
della Cassazione lo ha affermato, neppure imputabile di alterazione
di stato. Sta lì. Con gli occhioni parlanti: ma non è reato.
"Ma
chi mai", irrompe la senatrice, che non ha perso un grammo della
sua carica polemica, "chi ha mai preteso di eliminare la
prostituzione ? Non certo io. Questo è un bell'equivoco. Tempo fa,
in televisione, (è stata la mia ultima sortita pubblica, perché qui
non vedo più televisione, non leggo neppure i giornali), polemizzai
addirittura con un gesuita, padre Perico. Gli dissi che non aveva le
idee chiare sulla mia legge, e neppure sulla Bibbia.
Se
a eliminare il peccato non c'era riuscito Iddio, prima del Diluvio
Universale e poi con le tavole delle leggi date a Mosé, dovevo
riuscirci io, povera senatorina ? Non debbono ritenermi così
ingenua. La prostituzione è un male antico come il mondo. Non ho mai
inteso aggredirlo con uno strumento inadeguato come una legge. Il mio
obiettivo era diverso; liberare la donna, salvaguardare la sua
dignità, affermare la sua indipendenza, la sua parità assoluta con
l'uomo."
Penso,
ma scaccio subito il pensiero, che gli anni ruggenti di quelle
battaglie sono un po' lontani. La parità dei diritti l'ha raggiunta
anche il battone all'angolo: si chiama Dolly, e fa l'idraulico.
"Non
dica sciocchezze", precisa la senatrice, "il mezzo c'era
anche prima della mia legge. Non si faccia incantare dalle cifre.
Fuori da quelle case pullulava un mondo marcio esattamente simile a
quello di oggi. Prima di presentarla, la legge, feci un giro per
Milano, in centro. Prostitute a migliaia. Forse un po' meno di oggi,
ma l'aumento è imputabile a diversi fattori".
Chiedo
a lei, che è stata legislatrice, che intende per "eccitamento".
Ne ho una risposta singolare: "ma non so, tutte queste
urlatrici, per esempio. Queste ragazzine che si truccano da Mina, da
Milva, che so io: mi pare che sia una corsa sfrenata verso la
volgarità, un addio ai valori autentici".
Cara,
candida senatrice. Dopo averla conosciuta, è rigorosamente
impossibile non volerle bene. Se le sottopongo i referti,
agghiaccianti, fornitimi dagli uomini che hanno in una metropoli
italiana, contatti col mondo del vizio, risponde esattamente come un
italiano "che se la prende con la legge Merlin". Soltanto,
è evidente, lei trascura di essere Lina Merlin.
Dice per esempio: "pulire le strade! È diventato uno sconcio!
Le strade si puliscono, l'importante non è schedare. Non ci devono
essere cittadini o cittadine di seconda categoria. Si fermino gli
scandalosi e i molesti ".
Le
replico che detto così, con quel dolce accento veneto, sembra
semplice. Ma la polizia, gli uomini del Buon
Costume,
i questori, sudano freddo. Lei parlava di povere donne per esempio.
Lo sa, la senatrice, che le povere donne oggi guadagnano una media,
per le meglio dotate, di 200.000 a sera ? Lo sa ! "E sono
perfettamente d'accordo sulla necessità di tassarle, esattamente
come tutti i cittadini. È ingiusto che le prostitute non riempiano
il modulo Vanoni. Le si tassino, le si tassino, altroché.
D'accordissimo".
Le
chiedo, con una punta di ironia, che dovranno mettere sul modulo
Vanoni, alla voce “professione”. Non raccoglie, perché si lancia
subito in un'altra, solo apparentemente sconcertante, proposta.
Sconcertante perché proviene da una socialista, (non di destra o di
sinistra precisa, “perché per me nel socialismo destra e sinistra
sono buffonate”): ed ecco la proposta. "Io tasserei anche le
donne di servizio. Scusi: facciamo i conti. Qui a Milano una
cameriera prende sulle 100.000. Ha spese pagate di vitto e alloggio.
Ora prendiamo una povera maestra, o una povera professoressa. Alla
stessa somma pulita non ci arriverà mai. E dunque tassino anche le
cameriere".
Le
ricordo, è recentissimo, che in Francia 40 deputati gollisti si sono
affrettati a chiedere il ripristino delle maisons.
"Follie", dice seccamente. E se oso ricordare che una
senatrice francese, Marthe Richard,
autrice di una legge abolizionista precedente alla sua, è stata
definita dalla stampa italiana la “Merlin francese”, ha uno
scatto di rabbia inaudito. "Non mi parli di quella donna. La
Richard è stata spia dei nazisti. Ed ha un passato dinanzi al quale
quello di molte ospiti delle maisons
che ha fatto chiudere è liliale".
Scopro
così che detesta, cordialmente, la senatrice Richard che ha ora
ottant'anni come lei. L'idea di queste due vegliarde, che hanno fatto
voltare una pagina al costume europeo, e che si oltraggiano a
distanza, è singolare.
"Ma
io sono così", dice la senatrice, "sincera. Ho mandato al
diavolo il partito, con una lettera molto secca, dopo che,
sgambettata al Senato, ero riuscita in barba a certi compagni a farmi
eleggere alla Camera. E scoprii che volevano fisicamente
distruggermi, obbligandomi a fare visite a cinquantine di paesi in
pochi giorni. Politica basta. Socialismo sempre".
C'è
un altro aspetto del problema, legato, (lei dice senza
“giustificazione alcuna”), alla sua legge: l'aumento vorticoso
delle malattie veneree. Lo dicono quei medici che, nei giorni roventi
del progetto lei aveva definito “falsi medici” forse, o meglio
senza forse, con una punta di generosa ingenuità. "Le malattie
si curano", dice lapidaria. "Occorre una coscienza
sanitaria. Invece di emettere lamenti, il paese potrebbe dotarsi di
un libretto sanitario obbligatorio per tutti; e non per specifiche
categorie. Ma lei mi dice: la lue.
Ho fatto indagini, (dice proprio indagini), e ho scoperto che è
stato l'uomo, e non la donna, ad inventare la sifilide. Un uomo che,
nei tempi antichi, ebbe contatti con una capra".
È
una vecchia storia, glielo dico io. Qui è inutile prendersela con
l'uomo, come dice la generosa senatrice. È come litigare sul
problema dell'uovo e della gallina. D'altronde, le dico, se in una
famiglia torna a casa un ragazzo con la lue
addosso,
è semplicemente stolto che sua madre, anche se socialista, se la
prenda con un antenato di suo marito, marinaio di Cristoforo Colombo,
che cinquecento anni fa ebbe stravaganti effusioni con un ovino.
Il
problema c'è, è atroce, bisogna affrontarlo senza palleggiarsi
responsabilità fra Adamo ed Eva. "Certo ", replica la
senatrice, "ma ripeto che io non c'entro. Non mi sento
minimamente corresponsabile di tanti orrori e di tante brutture. Ci
sono medici, ci sono attrezzature sanitarie che devono entrare in
funzione. Lo si faccia, una buona volta, senza sospirare sulle
persiane chiuse. Il problema è quello della profilassi. E' forse
anche quello della continenza, per il maschio latino".
Anche
continenza è una parola curiosa, in questo mondo. Esco dall'incontro
con la senatrice e mi ripeto: continenza, microgonna, dignità.
All'angolo c'è ancora il travestito. Estremamente dignitoso, mormora
soltanto: "10.000".