Il “ divino marchese “ de Sade
Donatien-Alphonse-Francois, marchese de Sade, signore di La Coste e di Saumane, co-signore di Mazan, luogotenente generale per le provincie di Bresse, Bugey, Valromey e Gex, nacque a Parigi, nel palazzo Condè, il 2 giugno 1740. Fra i suoi nobili avi contava la celebre Laura cantata dal Petrarca. Fra il 1744 e il 1755, egli risiedette a Saumane, dove gli fu precettore lo zio paterno, lo studioso di storia, abate de Sade d' Ebreuil. A dieci anni entrò in collegio presso i gesuiti, per uscirne nel 1754 ed essere ammesso a far parte dei cavalleggeri. L'anno dopo passa nel reggimento del Re, fanteria ; nel 1757 è alfiere nel corpo dei carabinieri. Partecipa quindi alla guerra dei Sette Anni e si conquista sul campo di battaglia, in Germania, il grado di capitano. In quel periodo, avrebbe viaggiato ( forse nel corso di una licenza ) fino a Costantinopoli. Riformato, tornò a Parigi : il suo comportamento, pur mentre prestava servizio come ufficiale, era stato improntato a un deciso libertinaggio, tanto che suo padre nel 1763 minacciò di diseredarlo qualora non avesse rinunciato ai suoi facili amori per sposare la figlia di un ricco magistrato, Renèe-Pelagie Cordier de Launay de Montreuil. Il matrimonio venne celebrato quello stesso anno, e Sade ebbe da quella moglie che non amava e non rispettava due figli e una figlia. Cinque mesi dopo le nozze, il marchese fu imprigionato per 15 giorni a Vincennes per libertinaggio spinto, bestemmie e profanazione della immagine del Cristo. Sade continua a comportarsi a modo suo : nel 1765 diventa l'amante di M.lle Colette, attrice del Theatre-Italien e ha parecchie relazioni con diverse giovani danzatrici dell' Academie Royale de Musique ; nel 1766 “ affitta “ la cortigiana Beauvoisin Dorville ; con la Beauvoisin si reca a Lione nel 1767, lasciando a Parigi la moglie incinta di 5 mesi. La vita di Sade, che suscita lo scandalo di quanti ne sono al corrente, non si limita a questo, ma consiste in una continua caccia ai piaceri che si svolge tra la capitale, Versailles, Arcueil e La Coste. Il 3 aprile 1768, egli pesca in place des Victoires a Parigi una certa Rose Keller ( una bella vedova di 36 anni, filatrice disoccupata da un mese ) che sta facendo la questua e l'invita nel suo “ buen retiro “ di Arcueil ; qui giunti, la fa spogliare, la flagella più volte, la rinchiude poi in una camera. La Keller riesce a fuggire da una finestra, dà l'allarme, suscita l'indignazione contro il marchese, affermando di aver creduto alla possibilità di trovare un lavoro. Il 7 aprile le viene versata una somma notevole perchè desista dalla sua accusa. Ma denuncia e processo vanno avanti ugualmente ; c'è dell'ostilità nei confronti di Sade. Questi, che possiede alcune “ Lettere d'abolizione “ ( cioè documenti firmati dal Re che cancellano qualsiasi delitto commesso ) non se ne avvale, e viene incarcerato prima a Saumur e in un secondo tempo nella fortezza di Pierre-Incise : il che impedisce ai magistrati di averlo tra le mani ; per volontà del Re, la sua prigionia dura fino al novembre di quell'anno. Nel 1771, il marchese si trova con la moglie al castello di La Coste, in Provenza ; con loro c'è anche la giovane cognata, la bella canonichessa Anne-Prospere de Launay, e il nostro la seduce, anche per vendicarsi dell'odiatissima suocera, la presidentessa di Montreuil. Nel giugno 1772, a Marsiglia, combina una serie di pasticci con donne di malaffare : gli episodi principali sono un'orgia con 4 ragazze e il domestico-complice Latour, in cui vengono effettuate pressoché tutte le esperienze sessuali possibili, e l'offerta di confetti all'anice e alla cantaridina. Una prostituta, cui Sade fa visita la sera dello stesso giorno in cui è avvenuta l'orgia, ne inghiotte troppi, si sente male e denuncia il suo cliente. Il marchese viene accusato di avvelenamento e sodomia. Fugge allora in Italia con la cognata Anne-Prospere, che asserisce esser sua moglie. Condannato a morte in contumacia, viene giustiziato in effige il 12 settembre ad Aix. Rifugiatosi a Chambery in ottobre, l' 8 dicembre viene arrestato per ordine del Re di Sardegna ( il quale agisce in conseguenza di una richiesta fattagli dalla suocera di Sade, presidentessa di Montreuil ), e condotto nella fortezza di Miolans da cui evade il I° maggio 1773, grazie all'intervento di un gruppo di armati al soldo di sua moglie. Ripara quindi a Grenoble. Dal 1774 al 1777, egli risiede nel suo castello di La Coste, salvo che per un breve viaggio in Italia nel 1775 che ha scopi “ prudenziali “, ma è interrotto dalla mancanza di fondi. Non si è certo calmato, anzi : allo spettacolo delle orge di La Coste ( e in particolare a quelle che hanno fra le protagoniste della ragazze reclutate a Lione e a Vienne, cui si aggiunge il giovane segretario di Sade ), assiste anche la marchesa de Sade, non si sa quanto passivamente. Di passaggio a Parigi nel febbraio 1777, viene preso e cacciato a Vincennes a motivo di un'ordine d' imprigionamento ottenuto dalla presidentessa di Montreuil. Nel giugno 1778 viene ricondotto ad Aix, dove viene annullata la precedente sentenza alla pena capitale, non avendo compiuto il principale fatto imputatogli, cioè il tentativo di avvelenamento. Teoricamente libero, ma “ tenuto a disposizione del Re “ e scortato dalla polizia, riesca a scappare durante il viaggio di ritorno ad Aix, mentre si trovava a Valence, rifugiandosi a La Coste, dove viene tratto in arresto il 26 agosto. Riportato a Vincennes, vi resta dal 7 settembre 1778 al 29 febbraio 1789, quando viene trasferito alla Bastiglia. Qualche giorno prima del 14 luglio, fatto uscire dalla fortezza, è condotto presso i religiosi di Charenton-Saint-Maurice ; liberato il 2 aprile 1790, 2 anni più tardi è, ( o sembra ), immerso fino al collo nei problemi della rivoluzione, come segretario della Sezione delle Picche, di cui diviene presidente nel 1793. Passa quasi tutto il 1794 in prigione e scampa di poco alla morte sotto il Terrore. Durante il Direttorio, Sade ( che non si occupa più di politica ) riceve spesso in rue du Pot-de-Fer-Saint-Sulpice, dove si è sistemato ; al suo fianco fa da padrona di casa una donna che gli è devota fin dal 1790, la pallida, malinconica e distinta Marie-Constance Quesnet, che egli a volte chiama “ Justine “. Bisogna notare che dal 1790 sua moglie, staccatasi in modo definitivo da lui, aveva ottenuto una sentenza che equivaleva al divorzio. In difficoltà economiche, Sade tentò la fortuna non solo come romanziere, ma anche e soprattutto come commediografo, arrivando a recitare ( per 40 soldi al giorno ) nel suo dramma “ Oxtiern, ou les malheurs du libertinage “ nel dicembre 1799 il personaggio di Fabrice, un saggio albergatore, un uomo virtuoso che riuscirà a sventare i piani del malvagio conte Oxtiern. Nel mese di luglio del 1800 appare un romanzo a chiave, “ Zoloè e i suoi due accoliti “, in cui vengono satireggiati il Primo Console, Josephine da Beauharnais, Tallien e sua moglie, Barras e altri ; lo si attribuisce a Sade, forse a torto. Napoleone è irritatissimo : il 5 marzo si decide di arrestare l'ex marchese quale autore dei 2 libri “ Justine “ e “Juliette “ ; la cattura avviene mentre egli è in visita presso il suo editore. Rinchiuso prima a Sainte-Pelagie, di li trasferito all'ospedale di Bicetre, come pazzo, è infine relegato nell'ospizio di Charenton il 27 aprile 1803. A Charenton ottiene di avere vicino la sua compagna, Marie-Constance Quesnet. Muore il 2 dicembre 1814 : nel suo testamento, scritto nel 1806, aveva scritto minuziose disposizioni per una sepoltura atta a occultare la sua tomba, ed espresso la speranza di poter essere dimenticato dagli uomini.
Il “ divin marchese “ e la psicanalisi
La scienza medica, o per meglio dire quella parte della medicina che s'interessa della psicologia, si è interessata piuttosto tardi di de Sade e di certi fenomeni, mentre il “ divin marchese “ è stato il primo non solo a narrare diffusamente episodi di aberrazione sessuale, ma ad attribuire a essi importanza, classificandoli a uno a uno, e trovandoli altrettanto naturali di qualsiasi altro atto umano. Tra la fine dell' 800 e il principio del secolo, fu uno psichiatra tedesco ad aprire la fila ( che si sarebbe presto ingrossata ), degli studi, delle analisi dedicate a de Sade e in genere a quella che oggi si chiama sessuologia : era il dott. Iwan Bloch, che prudentemente si firmò Eugen Duhren per i 2 libri “ Der marquis da Sade und seine Zeit “ e “ Neue Forschungen uber den marquis de Sade und seina Zeit “. Nel 1901 apparve “ Le marquis de Sade et son oeuvre devant la science medicale et la litterature modene “ del dott. Jacobus X ; nel 1902 Bloch pubblicò “ Beitrage zur Actiologie der Psychopathia sexualis “ ; solo nel 1903 apparve il testo fondamentale di Krafft-Ebing, “ Psycopathia sexualis “, cui si attribuisce comunemente il merito di aver trattato in maniera affatto originale sia del “ sadismo “ che del “ masochismo “. In effetti, già Duhren-Bloch, riferendosi agli scritti di Sade, aveva affermato : “ Queste opere sono soprattutto istruttive per il fatto stesso che ci mostrano tutto ciò che nella vita si trova strettamente connesso all'istinto sessuale, che, come ha riconosciuto il marchese de Sade con innegabile perspicacia, influisce sulla quasi totalità dei rapporti umani in una qualche maniera. Qualsiasi investigatore voglia determinare l'importanza sociologica dell'amore dovrà leggere le opere principali del marchese de Sade “. Lo stesso Duhren pubblicò nel 1904, in una edizione assai scorretta, il manoscritto che si credeva perduto delle fondamentali “ Centovento giornate di Sodoma “, in cui sono descritte appunto in dettaglio le varie combinazioni possibili e immaginabili dei rapporti amorosi a 2, a 3, a 4 ecc., dalle più dirette alle più indirette, dalle più semplici alle più mostruose, dalle piccole stravaganze ai delitti più efferati. Dopo di allora, la psicologia ha scavato a fondo in questo terreno, e se anche ha conservato il nome di sadismo a un certo tipo di comportamento ha scoperto, com'era logico, che esso non era stato inventato da Sade, il quale, sotto il profilo materiale, era rimasto parecchio indietro rispetto a vari individui che hanno attirato l'attenzione degli psicologi e degli psichiatri. In breve elenco dei “grandi sadici” comprende, ad esempio, Sawney Bean, la sua compagna e i loro 14 figli che per 25 anni infuriarono in una zona della Scozia, mangiando le loro vittime, e furono giustiziati a Edimburgo nel 1435 ; Blaise Ferrage, che intorno al 1780, catturava i viaggiatori sui Pirenei, per farli a pezzi e divorarli, e che sembra abbia costituito il modello di Sade per il suo gigante Minski nella “Juliette” ; Remrick Williams che lacerò 30 donne col pugnale, 1790 ; il sergente Bertrand, arrestato nel 1849 e soggetto a lieve condanna, il cui maggior piacere consisteva nello smembrare cadaveri dissotterrati a bella posta ; lo sventratore di Bozen (1892) e Jack lo sventratore che infieriva sulle prostitute di Londra, amputando loro gli organi sessuali ; Menesclou, Bichel, Garayo e Vetzeni, che facevano a pezzi le fanciulle loro vittime e inclinavano tutti all' antropofagia o al vampirismo ; il necrofilo Victor Ardisson, arrestato nel 1901, il quale aveva profanato, per i suoi bisogni sessuali, i cadaveri di un centinaio di persone dell'altro sesso, dai 4 ai 60 anni d'età ; per non parlare né dei mostri recenti, né di quelli in cui allo stimolo sessuale si aggiungeva la sete di potere o l'intrigo politico. La psicanalisi ha fornito nuove interpretazioni del fenomeno, tanto più accurate in quanto essa riallacciava ogni comportamento umano ai caratteri, più o meno repressi, dell'istinto sessuale. In un primo tempo, la psicanalisi definì il sadismo come una tendenza aggressiva e, sul piano pratico, come un'esperienza di eccitazione sessuale, e di soddisfacimento nel mentre si provoca in un'altra persona qualche specie di dolore, per lo più fisico. Solo in un secondo tempo, Freud giunse a considerare il sadismo, secondo una traccia che esisteva negli scritti del “ divin marchese “, come uno spostamento da sé all'altro di una originaria tendenza auto-distruttiva.
Che cos'è in realtà il sadismo ?
Oltre che un modo di comportamento, e una malattia della mente, il sadismo è un'idea letteraria e anche una concezione del mondo. Innanzitutto esso distingue 2 categorie di individui : da un lato gli “ insensibili “ ai più complessi stimoli della carne e della coscienza ( che talvolta Sade chiama sprezzantemente “ i virtuosi “) e dall'altro coloro che, per non suicidarsi, per avere una sensazione di potenza, per sentirsi rivivere ogni giorno, hanno bisogno di trovare uno sbocco a tutte le loro energie. Questo spartire in 2 l'umanità veniva dai filosofi razionalisti come La Metrie che, nel suo “L'uomo macchina “, dopo un elogio delle doti proprie degli animali, scriveva : “ La natura ci aveva dunque fatti per stare al di sotto degli animali, o almeno perchè prendessero un giusto risalto i prodigi dell'educazione, che sola ci trae da quel livello e ci eleva infine al di sopra di essi. Ma si vorrà accordare la medesima distinzione ai sordi, ai ciechi nati, agli imbecilli, ai pazzi, agli uomini selvaggi, o che son stati cresciuti nei boschi insieme con le bestie, a quelli la cui affezione ipocondriaca ha guastato l'immaginazione, infine a tutte quelle bestie dalla figura umana, che non palesano altro se non l'istinto più grossolano. No, tutti questi uomini per il corpo, e non per lo spirito, non meritano di appartenere a una classe particolare “. C'è chi ha detto che questa maniera di considerare quasi reietti o peggio moltissimi individui, e di applicare a essi, o ad altri di maggior pregio i principi e le tecniche della crudeltà, fa di Sade un anticipatore del nazismo. A parte le innegabili componenti sado-masochiste della personalità di Hitler, dei Goebbels, degli Himmler, ciò non è del tutto esatto, primo : perchè il “divin marchese” è da considerarsi uno studioso di certi fenomeni, nel momento stesso in cui ne patisce ; secondo, perchè quando egli ebbe il potere politico, come abbiamo visto, non mescolò la sua voluttà all'esercizio di questo potere. In realtà, più che un mediocre scrittore, egli è un pessimo filosofo : in quanto non gli riesce né di abbattere il sistema che detta legge, né di costruirne un altro plausibile, né di applicare nella vita quotidiana i suoi concetti. Sade mette la natura al posto di Dio, ma la natura è ancora Dio, sia pure alla rovescia, difatti la natura è la fonte di tutti gli interdetti e di tutte le trasgressioni : ossia, egli ha bisogno, per agire, del senso del peccato ; senza di che, la sua aggressività si spegne o si ritorcerebbe contro di lui. Si deve sempre tener conto, nel caso di Sade, che il suo pensiero ha preso forma via via mentre si trovava solo con se stesso o almeno recluso : sembra che nulla ecciti e alimenti l'erotismo come la solitudine, o la prigionia, o il peso di tali emozioni che costringono chi le prova, a sentirsi isolato dal resto dell'umanità, spingendolo a gesti di violenza o all'appagamento di voglie angoscianti o alla ricerca di sensazioni insolite o brutali, quasi per sentirsi in tal modo partecipe dell'umanità, o per dimenticare le emozioni da cui è turbato. E' nei conventi, nei collegi, nelle carceri, nei manicomi, nei sanatori, nelle plaghe deserte cui approdava affranto un naufrago che han preso consistenza di volta in volta le più straordinarie manifestazioni dell'erotismo : sovente esso non aveva alcun oggetto terreno cui indirizzarsi, e s'innalzava verso la divinità, ma con altrettanta frequenza trovava prima o poi sfogo in un azione concreta. Oggi ciò può accadere nel mezzo delle grandi città, in cui è sempre più difficile stabilire un contatto autentico con i nostri simili : l'amore che portiamo in noi può allora volgersi a nostro danno o a danno degli altri, della comunità. In questo senso si può accettare Kafka, il quale ha definito Sade “ il vero e proprio patrono del nostro tempo ! “.
Leopold von Sacher-Masoch e il masochismo
Leopold von Sacher-.Masoch fornì, con le sue vicende personali e con gli elementi contenuti nel suo romanzo a fondo autobiografico “ Venere in pelliccia “, il materiale di base a Krafft-Ebing per definire “ masochismo “ un comportamento sessuale in cui il piacere dipende in tutto o in parte dalle sofferenze che si patiscono per mano di qualche complice o della persona amata. Egli nacque nel 1836 a Leopoli in Galizia, da una famiglia di origine spagnola. Suo padre era il capo della polizia locale, la madre una nobildonna polacca appartenente all'illustre casato dei Masoch. Il piccolo Leopold fù iniziato all'erotismo dapprincipio dai racconti della sua bambinaia ( Venere, ecc. : “ Fui colpito da un particolare sovraeccitamento allorquando, circa a 10 anni, mi capitarono fra le mani le leggende dei santi ; mi ricordo di averle lette con un orrore che in realtà era una sorta di estasi per come essi languivano nelle carceri, venivano posti alla graticola, trafitti dalle frecce, immersi nella pece bollente, dati in pasto alle fiere, crocifissi. E tutte queste atrocità essi le accettavano quasi con gioia. Il soffrire dolori e tormenti atroci mi sembrò fin da quell'epoca un godimento, soprattutto se le torture venivano inflitte da una bella donna, giacché da sempre ai miei occhi ogni demonsimo e ogni poeticità si erano concentrati nella donna. Trasformai codesto atteggiamento in un vero e proprio culto “). In un secondo tempo a instradarlo furono le sregolatezze di una zia paterna, come descrive ( sotto il pretesto romanzesco ) nella Venere : “ . . . Una mia lontana parente, una specie di zia, venne a far visita ai miei genitori. Era una donna di grande bellezza, maestosa, dal sorriso provocante ; io la detestavo, poiché in famiglia godeva la fama di una Messalina e nei suoi confronti mi comportavo in modo assai villano, essendo il più possibile irriguardoso e scortese. Un giorno, i miei genitori si recarono nella città vicina. La zia decise di approfittare della loro assenza per sottopormi a processo. Apparve, inaspettata, con al seguito la cuoca, la sguattera e la servetta che avevo respinta. Senza perdersi in chiacchiere, mi afferrarono, mi legarono mani e piedi benché opponessi una strenua resistenza : quindi, mia zia, si rimboccò le maniche con un risolino maligno e cominciò a picchiarmi con una robusta verga, ma così forte che sprizzò subito il sangue, e io, nonostante i miei eroici furori, presi a gridare, a piangere, a chiederle mercé. Infine mi fece slegare, ma fui costretto a ringraziarla stando in ginocchio per la punizione subita, e a baciarle la mano. Ma guardate un po' che sciocco trascendentale ero io ! Sotto le vergate di quella bella dama voluttuosa che mi appariva come una regina sdegnata nella sua giacca di pelliccia, si risvegliò in me il desiderio della donna e mia zia mi sembrò subito la femmina più eccitante che ci fosse sulla Terra. “ “ Giovanissimo, andai all'università, che si trovava nella capitale in cui abitava mia zia. “ “ . . . Una mattina . . . andai ( da lei ), che mi accolse amichevolmente, anzì con cordialità e mi dette un bacio di benvenuto, che mi sconvolse i sensi. Adesso era abbastanza vicina ai 40 anni, ma come la maggioranza delle donne di mondo intramontabili, era sempre appetitosa . . . “ Il primo, notevole sentimento d'amore di Masoch s'indirizzò a un'attrice, una certa Kolar, che interpretava di solito le parti di Zarina e di Sultana, indossando magnifiche pellicce tempestate d'oro e di gemme. In letteratura, egli esordì con uno studio storico su “ La ribellione a Gand “, che presentava buone qualità e gli diede subito un certo nome. Docente di storia all'università di Graz, Masoch dette le dimissioni per potersi dedicare interamente alle sue tempestose passioni pervertite, e ai suoi romanzi e racconti che di quelle costituivano lo specchio, suscitando uno scalpore non indifferente. Il suo libro più celebre è appunto “ Venere in pelliccia “, che uscì nel 1870 ; ma sono conosciuti anche “ Falso ermellino “ e “ Storie galiziane “. Nel 1883 ( venticinquesimo anniversario della “ Ribellione a Gand sotto Carlo V “) si svolsero pubblici festeggiamenti in suo onore a Leopoli e Lipsia ed egli ricevette l'omaggio di artisti e scienziati come Ibsen, Pasteur, Gounod e Hugo. In complesso, scrisse una novantina di opere e per qualche tempo fu considerato uno scrittore degno o quasi di essere paragonato a Goethe. Ebbe 2 relazioni piuttosto squallide con 2 donne che han fornito qualche tratto di se alla figura dell'eroina di “ Venere in Pelliccia “ : Anna von Kottowitz e Fanny Pistor. Nel 1869 stipulò un contratto, appunto con Fanny Pistor, che, pur essendo manifestamente assurdo e illegale, si presenta come un documento autentico, e venne regolarmente firmato ; di cui fa ampio cenno anche nel romanzo : “ Il signor Leopold von Sacher-Masoch si impegna sul suo onore con la signora a diventare lo schiavo di lei e a obbedire senza condizioni per 6 mesi a ogni suo desiderio o comando. Per parte sua, la signora Fanny Pistor si impegna a non pretendere da lui azioni contrarie all'onore, ovverosia azioni che potrebbero intaccare il suo onore di cittadino e di uomo. Gli concederà inoltre 6 ore di libertà al giorno, affinché egli sia in grado di espletare il suo lavoro, e garantisce che non leggerà né la sua corrispondenza privata né i suoi scritti letterari. L'amante-padrona, Fanny Pistor, ha il diritto di punire il suo schiavo Leopold von Sacher-Masoch in tutte quelle maniere che le sembreranno opportune per ogni suo sbaglio, negligenza o delitto di lesa maestà. In breve, lo schiavo deve concedere alla sua padrona la più intera e servile obbedienza, e accettare quale squisita condiscendenza di lei ogni trattamento benigno ella vorrà riservargli ; egli riconosce di non possedere il minimo diritto all'amore di lei e rinuncia a qualsiasi pretesa propria di un amante. Dal canto suo, Fanny Pistor, gli garantisce che ogni qual volta le sarà possibile indosserà le sue pellicce, in specie quando si sentirà spinta dal suo stato d'animo a essere crudele. Il periodo di schiavitù avrà termine allo scadere di 6 mesi dalla firma di codesto contratto e, allorchè tale termine sarà spiato, non sarà permessa alcuna allusione al suddetto periodo di schiavitù. Tutto ciò che potrà essere avvenuto dovrà venire dimenticato, e si tornerà alle precedenti relazioni amorose. I 6 mesi di durata potranno anche non essere continuativi, ma subire delle interruzioni più o meno prolungate, di cui la padrona stabilirà inizio e fine. Le firme dei contraenti sanciscono in calce codesto contratto . . . “ Dopo aver cercato una vera dominatrice della propria esistenza nelle 2 citate e con altre sciagurate amanti, nonché in 2 mogli, Masoch venne ricoverato in manicomio a Mannheim nel 1895, e vi rimase fino alla morte, verificatasi nel 1905. A differenza del protagonista di “ Venere in pelliccia “, egli non aveva saputo, o potuto, guarire dalla sua “ insolita “ malattia.
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